Vaccino Covid, Burioni: “Fare la terza dose, non c’è bisogno di dosare gli anticorpi”
Salute e BenessereL’importanza della terza dose e la sicurezza del vaccino, unitamente al tema legato al dosaggio degli anticorpi. Ne ha parlato, nella consueta lezione durante la trasmissione “Che tempo che fa”, in onda su Rai 3, il professore di microbiologia e virologia presso l’Università San Raffaele di Milano. “Bisogna fare la terza dose di vaccino anti-Covid, che è un vaccino non sperimentale ma sperimentato. Ed è inutile fare il dosaggio degli anticorpi”, ha sottolineato l’esperto
“Facciamo la terza dose quando deve esser fatta, non c'è bisogno di dosare gli anticorpi. Proprio sulla terza dose stanno arrivando i primi dati: oltre l'Inghilterra, anche da Israele. I dati sono entusiasmanti, sia dalla sicurezza che dalla protezione”. E’ questo il post, pubblicato sulla pagina ufficiale di Twitter della trasmissione “Che tempo che fa”, che introduce la consueta lezione tenuta da Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia presso l’Università San Raffaele di Milano. Al centro dell’intervento dell’esperto, questa volta, l’importanza della terza dose di vaccino anti-Covid ed il tema del dosaggio degli anticorpi.
Il concetto di “correlato di protezione”
“Bisogna fare la terza dose di vaccino anti Covid, che è un vaccino non sperimentale ma sperimentato. È inutile fare il dosaggio degli anticorpi”, ha sottolineato Burioni in apertura. “Qualche settimana fa abbiamo raccontato come il dosaggio degli anticorpi non sia particolarmente utile prima di fare la terza dose di vaccino. Questo ha suscitato curiosità e domande. Per chiarire questa questione dobbiamo illustrare un concetto, ovvero il correlato di protezione”, ha riferito. “Si tratta di un esame del sangue che si può far fare ad un paziente e a seconda del risultato si può dire che il paziente è protetto dall'infezione o meno”. Ma come funziona? Burioni è partito da alcuni esempi. “Nel caso della rosolia, sappiamo che è un'infezione molto pericolosa in gravidanza quindi immaginiamo una signora incinta che dice di non ricordare se è stata vaccinata o meno. A quel punto si prende il sangue per dosare gli anticorpi contro il virus della rosolia”, ha continuato. “Se sono superiori a un certo livello, posso dirle di stare tranquilla, se invece sono di meno le dico di stare attenta. Questa è una situazione semplice, il correlato di protezione c'è. Ma non sempre le cose sono così lineari. Se parliamo ad esempio dell'influenza è vero che c'è correlato di protezione, cioè alcuni anticorpi proteggono, ma non tutti”, ha proseguito con un altro esempio. “Quindi dosare gli anticorpi non serve. In altri casi, addirittura il correlato di protezione non c'è. Per esempio, nel caso del vaccino contro il papilloma, noi non sappiamo distinguere in nessun modo chi è protetto e chi non lo è”, ha detto ancora. E per quanto concerne il Covid-19? “Sarebbe molto importante avere un dato, un livello di anticorpi che ci dice se un paziente è protetto. Ma questo ancora non siamo riusciti ad ottenerlo. C'è stato uno studio molto ampio che è avvenuto in Israele e che ha riguardato l'osservazione di pazienti che si erano infettati nonostante la vaccinazione. Ma i ricercatori non sono riusciti a definire un titolo anticorpale protettivo”, ha sottolineato il professore. “Per questo tutte le organizzazioni sanitarie internazionali raccomandano di non valutare la protezione di una persona attraverso la quantità degli anticorpi. Il che non serve neanche per capire se ci saranno degli effetti collaterali”, ha ribadito.
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L’importanza della terza dose e la sicurezza del vaccino
“Facciamo la terza dose quando deve essere fatta, non c'è bisogno di dosare gli anticorpi. Piuttosto, stanno cominciando ad arrivare i primi dati da Uk e Israele, che per primi hanno cominciato le somministrazioni. Si tratta di dati entusiasmanti dal punto di vista della sicurezza che è confermata ma anche dal punto di vista della protezione perché arriva vicino al 100%”, ha proseguito Burioni, sgombrando anche alcuni dubbi. “Qualcuno continua a dire che questo è un vaccino sperimentale, ma non è vero: è sperimentato. Gli effetti a lungo termine? Non esiste nessun vaccino oggi conosciuto che abbia dato effetti oltre le due settimane dalla somministrazione e non esiste nessuna plausibile ragione scientifica che faccia pensare che questo vaccino possa avere effetti a lungo termine. Molto più preoccupante è il potenziale effetto a lungo termine del Covid”, ha detto. “Se voi entrate in una farmacia e continuate a scegliere tra gli scaffali un farmaco, sappiate che nessuno di quei farmaci è stato sperimentato tanto quanto questo vaccino che è stato somministrato sotto controllo medico a miliardi di persone”, ha poi concluso.