Melanoma, bimbi più protetti dal sole: -4,4% scottature in 15 anni

Salute e Benessere

Lo ha rilevato uno studio dell’Intergruppo Melanoma Italiano (Imi) che ha messo a confronto i dati della campagna di sensibilizzazione “Il Sole per Amico”, con quelli del Progetto “SoleSi-SoleNo”, svolti rispettivamente nel 2015 e 2001 nelle scuole primarie, con questionari rivolti a genitori e insegnanti. In 15 anni si è registrato il calo delle scottature, un dato utile a ridurre l'incidenza di tumori della pelle nelle nuove generazioni

“Il melanoma si può battere, facciamolo insieme”. A far proprio uno degli slogan della campagna triennale (2019-2021) del World Cancer Day, che si celebra il 4 febbraio, è l’Intergruppo Melanoma Italiano (Imi) che ha presentato i dati di uno studio, pubblicato su “Medicine”, che ha messo a confronto i dati della campagna di sensibilizzazione “Il Sole per Amico” con quelli del Progetto “SoleSi-SoleNo”, svolti rispettivamente nel 2015 e 2001 nelle scuole primarie, con questionari rivolti a genitori e insegnanti. Ne è emerso come, grazie ad un maggior uso di creme e magliette, i bambini oggi sono più protetti dagli effetti dannosi dei raggi solari. In 15 anni infatti, si è registrato il -4,4% di scottature, un calo utile a ridurre l'incidenza di tumori della pelle nelle nuove generazioni.

L’importanza delle campagne di prevenzione

“Le campagne di prevenzione ripetute funzionano, lo dimostrano i dati dei nostri studi: non solo il sole è sempre più amico della pelle dei bambini italiani, ma sta calando anche l’incidenza dei melanomi tra gli under quaranta”, ha sottolineato Ignazio Stanganelli, presidente dell’Imi. “Non abbassiamo la guardia con il Covid. Le mancate visite solo nel primo trimestre della pandemia ci hanno fatto tornare ai numeri degli anni ’80, quando la diagnosi precoce intercettava appena il 65% dei casi contro una media di quasi il 90% del periodo pre-Coronavirus”, ha aggiunto. I numeri parlano chiaro e tornano a ribadire l’importanza della prevenzione, della diagnosi e della cura, di questo tumore della pelle molto aggressivo. Infatti, nonostante quasi un bambino su quattro (23,3%) subisca una esposizione intensa soprattutto al mare (87,7% del campione), la prevalenza delle scottature è calata, come detto, del 4,4% negli ultimi 15 anni. Contemporaneamente è aumentato anche del 14,7% l’uso di creme solari (dal 71,1% all’85,8%) e dell’11,1% (dal 19,7% al 28,8%) l’uso della maglietta ogni volta che si sta al sole. Ed è proprio grazie a queste strategie che, dopo essere aumentati per molti anni, i tassi del melanoma in Italia si sono stabilizzati tra i nati dopo il 1975 e, per le ultimissime generazioni, hanno cominciato a diminuire.

I due progetti messi a confronto

Obiettivo dello studio, ha ribadito Stanganelli, è stato quello di fare il punto della situazione su come e quanto ci si espone ai raggi Uv e su “quanto spesso ci scottiamo per poter mettere a punto efficaci campagne di sensibilizzazione mirate a bassa intensità, ma continue, anche subliminali, sul corretto comportamento da tenere per prevenire i tumori della pelle”. Le due campagne in questione, nello specifico, si erano svolte nelle scuole primarie. In particolare, “SoleSI-SoleNo” (2001-2004) aveva riguardato 11.230 bambini di seconda e terza elementare appartenenti a 122 scuole in 47 città italiane. Invece, la campagna “Il Sole per Amico” (2015-2016) aveva coinvolto 12.188 alunni di 66 scuole in 52 città. Complessivamente, rilevano gli esperti, si è scottato il 9,4% dei bambini contro il 13,8% del precedente studio. “Se da un lato cresce l’attenzione su come far prendere il sole ai propri figli, dall’altro quasi un genitore su due (44,7%) dichiara di far uso dei lettini abbronzanti, il 17,9% pensa siano utili per limitare il rischio di ustioni solari e purtroppo ben il 43,9% non sa dare una risposta in merito. Il 72,1% però sa che sono vietate ai minori”, rileva l’Imi. Ma non è tutto, perchè anche se all’85,8% dei bambini viene messa regolarmente una crema con un elevato fattore protettivo, uno su quattro (25,5%) si scotta per la prima volta prima dei 6 anni di età. Si tratta di numeri che indicano che “c’è qualche cosa che ancora non va nel modo di esporre i bambini al sole” e che secondo gli esperti, oltre ad essere ancora troppo elevati, sottolineano la necessità di proseguire con campagne di prevenzione mirate.

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