Dallo strappo in Senato sulla Tav, con Salvini che ha iniziato a chiedere un ritorno alle urne, ai botta e risposta e alla parziale retromarcia del ministro dell'Interno, fino al M5s che liquida il leader leghista. GLI AGGIORNAMENTI - LA GIORNATA POLITICA IN FOTO
Sono stati giorni intensi per la politica italiana quella che l'8 agosto ha visto iniziare la crisi del governo giallo-verde, in attesa del voto sulla mozione di sfiducia al premier Conte del 20 agosto. Dopo il voto in Senato sulla Tav, che ha spaccato la maggioranza, il leader della Lega Matteo Salvini ha detto: "Andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c'è più una maggioranza", dando inizio a una crisi che ha reso probabile la caduta dell'esecutivo
Il 9 agosto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sale al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per poi avere un faccia a faccia con Salvini a Palazzo Chigi. Dopo l'incontro il premier convoca una inaspettata conferenza stampa in cui spiega: "Matteo Salvini mi ha detto di voler interrompere il governo per capitalizzare il suo consenso". Intenzione confermata dal leader del Carroccio che spiega: "La maggioranza non c'è più"
Il 12 agosto arriva il contrattacco del vicepremier M5S Luigi Di Maio che, in una diretta Fb, accusa Matteo Salvini "di mettere a rischio il Paese" perché con il ritorno al voto sarebbe difficile approvare la manovra di bilancio entro il 31 dicembre 2019, il che introdurrebbe l'esercizio provvisorio con conseguente aumento dell'Iva
Intanto, per il 12 agosto, viene convocata la Capigruppo al Senato che segna il primo atto parlamentare dalla presentazione della mozione di sfiducia a Giuseppe Conte firmata dalla Lega
Iniziano a circolare voci di un accordo tra parte del Pd e M5s. In una conferenza stampa subito prima del voto a palazzo Madama Matteo Renzi tende una mano al M5S lanciando la proposta per un governo istituzionale e pronostica che "i numeri ci sono"
In effetti a palazzo Madama il 13 agosto non passa la linea del Carroccio (che avrebbe voluto votare la sfiducia entro il 14 agosto): il Senato dà il via libera alla calendarizzazione delle comunicazioni di Giuseppe Conte all'Aula il 20 agosto nonostante una prima apertura agli alleati di governo da parte di Salvini, che nel suo intervento in Aula si rende disponibile ad "approvare il taglio dei parlamentari e poi andare subito al voto"
Si arriva al 14 agosto con Matteo Salvini che ribadisce che la Lega sta facendo “tutto il possibile perché gli italiani possano votare" aggiungendo in riferimento alla probabile intesa M5S-Pd che non ci sarà "nessun governo strano, prima si vota, meglio è”. Intanto gli scontri all'interno dell'esecutivo si consumano su vari terreni, dal reddito di cittadinanza alla questione migranti, sollecitata dal caso "Open Arms"
Mosso dagli ultimi avvenimenti e dalla vicenda della nave della Ong spagnola bloccata al largo di Lampedusa per giorni con a bordo oltre cento migranti, il 15 agosto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte pubblica su Facebook una lettera aperta a Matteo Salvini nella quale il premier accusa il leader della Lega di "condotta istituzionale sleale"
Sempre su Facebook arriva la replica di Matteo Salvini alla lettera aperta del premier. "Leggo con stupore che mi rimprovera una 'ossessione' per i 'porti chiusi', parla di rabbia, slealtà, ansia, foga e altro ancora - scrive il vicepremier. Sono stato leale e sempre lo sarò nel pieno rispetto di ogni carica istituzionale e, prima di tutto, nei confronti dei cittadini che incontro e che mi chiedono di intervenire", rimarcando la distanza, apparentemente incolmabile, tra lui e il resto dell'esecutivo
Nel botta e risposta tra Salvini e Conte si inserisce anche Luigi Di Maio che accusa il ministro dell'Interno di essere il responsabile della crisi e chiude a una possibile nuova intesa con la Lega. "Salvini si è pentito, ma la frittata è fatta", scrive sui social
Nel corso della giornata, il 15 agosto, Matteo Salvini torna a tendere una mano ai pentastellati. Ai microfoni di Sky TG24 il vicepremier leghista dice di "avere il telefono sempre acceso", rispondendo alla domanda se con il M5S fosse tutto finito e aggiungendo che "con i sì, si può andare avanti"
Il 16 agosto circolano voci secondo cui Salvini sarebbe disposto a offrire la presidenza del Consiglio a Di Maio in segno di distensione, pur di mantenere viva l'alleanza giallo-verde. Ipotesi fermamente smentita dal leader M5s, che la bolla come "fake news clamorosa"
Due giorni più tardi, il 18 agosto, Beppe Grillo chiama a raccolta i vertici del M5s. Presenti Di Maio, Davide Casaleggio, Roberto Fico, Alessandro Di Battista, Paola Taverna e i capigruppo Patuanelli e D'Uva. Dopo il vertice i 5 Stelle liquidano Salvini: "Salvini è diventato un interlocutore inaffidabile e senza credibilità. La sua - spiegano - è una vergognosa retromarcia, e lui pugnala il Paese"
Salvini non ci sta e attacca sull'ipotesi di un esecutivo M5S-Pd, che si fa sempre più largo: "Sarebbe una truffa", afferma. E annuncia: "Se ci sarà da scendere in piazza, ci saremo". Il ministro dell'Interno non cede sulle proprie dimissioni e afferma: "Non lascerò il Viminale"
Allo stesso tempo però Salvini prova sino alla fine a ricucire con gli alleati e lancia un ultimo appello perché si ritorni al "tavolo e si lavori". "Se qualcuno ha deciso ribaltoni e inciucioni allora lo dica ad alta voce. Se non c'è un governo la via maestra sono le elezioni. Altrimenti ci si risiede al tavolo e si lavora", afferma in una diretta Facebook
Allla vigilia del voto in Senato alla sfiducia a Giuseppe Conte. In attesa della mossa del premier, continua a farsi strada l'ipotesi di una maggioranza M5s-Pd. Dopo il vertice con Grillo, i pentastellati aprono a un'alleanza
Tra i sostenitori di un governo "istituzionale" di coalizione c'è Romano Prodi. Per l'ex premier si dovrebbe arrivare a un esecutivo M5s-Pd che si occupi della manovra economica e sia improntato in chiave europeista, con le due forze che dovrebbero pensare di costruire le basi di una linea comune, anche attraverso l'ausilio, di due congressi interni
Ma all'interno i dem restano divisi tra le posizioni di Matteo Renzi, sponsor del "governo istituzionale" e Carlo Calenda, sostenitore del voto subito, che minaccia di lasciare il partito. Il segretario Zingaretti resta nel mezzo, sensibile dalla posizione favorevole all'intesa di Romano Prodi ma preoccupato dai rischi dell'operazione
Un'altra ipotesi per evitare in ritorno alle urne, è che alla coalizione tra Pd e M5s si aggiunga Forza Italia. Si tratta dei tre partiti che hanno votato insieme la nomina di Ursula Von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea: da qui il nome "coalizione Ursula" per la possibile alleanza a tre (nella foto Anna Maria Bernini, capogruppo di Fi al Senato)