Nell’ultima giornata della 48esima edizione del Forum a Cernobbio spazio ai temi della competitività del nostro Paese, degli ecosistemi digitali e delle riforme abilitanti per il Pnrr. Parola poi alla politica. Per la prima volta durante la campagna elettorale si sono ritrovati insieme i big dei principali schieramenti: Carlo Calenda, Giuseppe Conte (in video-collegamento), Enrico Letta, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, che si sono confrontati su programmi e idee per governare
Ultima giornata di incontri e dibattiti al Forum Ambrosetti a Cernobbio (IL PROGRAMMA E GLI OSPITI). Dopo le discussioni sull'economia globale e sull'Agenda Europea, oggi il focus è sulle prospettive dell'Italia: competitività, ecosistemi digitali e riforme abilitanti per il Pnrr. La parola è poi passata ai big della politica che si sono confrontati con gli imprenditori presenti sui programmi elettorali e le idee per governare il Paese. Il palco del Forum Ambrosetti ha ospitato i sei leader dei principali schieramenti politici chiamati per la prima volta a confrontarsi tutti insieme in questa campagna elettorale (LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI). A intervenire al workshop sul Lago di Como che riunisce il gotha della finanza e della politica Carlo Calenda, Giuseppe Conte (in video-collegamento), Enrico Letta, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. La formula è stata quella del giro di tavolo, con due ore di dibattito moderato dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana (L'INTERVENTO A CERNOBBIO DEL MINISTRO FRANCO).
Calenda: "Ricominciamo dal metodo Draghi. Scuola e sanità al centro della politica"
Calenda guarda ai prossimi mesi sperando in un percorso in continuità con l’operato del governo dimissionario. “Ricominciamo dal metodo Draghi: dire sì e dire no netti, guardare solo alle cose che vanno fatte”. Il leader di Azione ha detto di voler “spezzare il bipopulismo” tipico degli ultimi anni della politica italiana, prerogativa già chiara dal nome che ha voluto dare all’alleanza con Matteo Renzi: il Terzo Polo. “La scuola e la sanità”, che in Italia “sono un disastro”, sono tra i settori su cui concentrarsi di più. Spazio ad ampie riforme per migliorare in primis quindi la sanità, poi “ogni altro euro va messo sull'educazione - ha detto Calenda - e non sulle pensioni su cui spendiamo un'ira di Dio di soldi". C’è poi l’energia. "Bisogna ottenere il disallineamento delle rinnovabili dal gas, prevedere indennizzi per chi ha pagato troppo e poi rigassificatori. Chi oggi chiede più produzione di gas, ieri chiedeva di chiudere le trivelle". Un passaggio anche sulla transizione ambientale, che per Calenda “si fa mettendo cose gestite, perché non ci sono cose da fare di sinistra o di destra, ci sono solo cose di buon senso". Chi dovrebbe rimanere alla guida del Paese, dice Calenda, è sempre il premier Draghi: “Non ho problemi a candidarmi alla guida del Paese, ma Draghi è più bravo. Non è una competizione, dobbiamo cercare di tenercelo". Far tornare Draghi, ha concluso, "può succedere se prendiamo molti voti. Se fossi in lui starei già su una navetta per Marte. Ma che sia lui o meno non si può perdere il modo in cui si è lavorato".
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Conte: "Avanti con transizione ecologica. Extra deficit? Strumento per proteggere tenuta sociale e imprenditoriale"
Secondo Giuseppe Conte, parlare di “agenda Draghi” senza sostanziarla con programmi definiti “non vuol dire niente”. Un premier tecnico come Draghi, ha detto, è una soluzione “emergenziale”: “non si può governare un Paese senza confronto e dialettica politica. Le elezioni, lo dico per gli orfani di Draghi, ci sarebbero comunque state dopo 5 mesi aggiuntivi". Sulla possibilità che Draghi resti al governo, Conte ha detto che "qualcuno dovrebbe parlare con il diretto interessato per capire se è disponibile a continuare, sennò stiamo parlando del nulla". Anche per il leader dei Cinque Stelle è centrale lavorare per una “vera transizione ecologica”. Conte ha ricordato come “la presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen, prima del conflitto russo-ucraino, aveva già preventivato 360 miliardi l’anno per l’ambiente, ora siamo oltre i 400”. Una politica seria verso la transizione ecologica “triplica i posti di lavoro rispetto alle fonti fossili. Ecco perché dobbiamo abbracciarla". Guardando a come reperire le risorse necessarie per mettere in piedi le riforme in programma, per Conte “l’extra deficit in un quadro serio diventa uno strumento per proteggere il tessuto imprenditoriale e sociale". L'inflazione – “una tassa nefasta” per famiglie e imprenditori - non può essere "un pretesto per tornare a politiche di austerity". Bisogna invece guardare a una "crescita" che guarda alla "sostenibilità". Tra i progetti da portare avanti, secondo Conte, ci sono: abolizione dell’Irap “a favore di tutti” e taglio del cuneo fiscale “non solo per i lavoratori ma anche per le imprese”.
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Letta: “In gioco c'è il futuro dell'Italia. Noi siamo dalla parte dell'Europa"
Per il segretario del Pd Enrico Letta, alle prossime elezioni "c'è in gioco il futuro dell'Italia". Da evitare, a tutti i costi, è il rischio “recessione”, puntando in particolare su “il tema energetico, le tasse sul lavoro e il Pnrr". Letta ha voluto rimarcare come l’alleanza stretta con +Europa e Verdi-Si metta il Partito Democratico dalla parte dell’Europa. “Non dobbiamo discutere con l'Europa perché noi siamo l'Europa. Siamo lineari e affidabili – ha detto - sempre per il progresso del nostro Paese". Entrando nei temi al centro della campagna elettorale anche Letta ha parlato di energia, toccando il tema dei rigassificatori. “Bisogna portare avanti i due rigassificatori di Piombino e Ravenna che vanno costruiti", ha detto. "Diversificare vuol dire andare a cercare ulteriori fonti di approvvigionamento anche di gas. Serve mettere il tetto europeo e disaccoppiare l'elettricità che viene da rinnovabili e gas". Insomma "serve che l'Europa sia all'altezza - ha concluso - sennò è a rischio la competitività non solo dell'Italia ma dell'intero continente". Punto di riferimento e “stella polare” è il Pnrr, nell’ambito del quale Letta chiude alle “rinegoziazioni” chieste da altri partiti, come Fratelli d’Italia. “Se ci mettessimo in un confronto con Bruxelles perderemmo soldi e prospettive per il futuro”, ha detto Letta. Riguardo alla compagine europea, per il leader Pd “se l'Italia ha un governo che sta nella serie A con Francia, Germania, Spagna, Bruxelles è meglio. Se andrà con la serie B Polonia, Ungheria credo che sarà peggio per il Paese. Per noi l'Europa è l'immagine del treno di Kiev con Francia e Germania e noi insieme".
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Meloni: “No a scostamenti di bilancio. Pnrr? Si può modificare in corso d’opera”
La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha risposto a chi, come Letta, chiede di non modificare in corsa il Pnrr. "Non può essere un'eresia dire che il Pnrr non può essere perfezionato: è previsto nella norma", ha detto. Per reperire le risorse necessarie alle casse statali, anche per mitigare i rincari energetici, Meloni ha invece chiuso all’ipotesi scostamento di bilancio. “Penso si può provare a parlare con l'Ue per usare le risorse della nuova programmazione europea”, ha proposto. La leader di Fratelli ha detto però di non comprendere “la timidezza europea sul prezzo del tetto del gas”, che se oggi non c'è “è perché non è conveniente alla Germania e all'Olanda". Oltre al price cap, ha aggiunto, "si può scorporare l'energia elettrica dal gas. Lo si può fare anche a livello nazionale". Meloni ha poi toccato il tema della guerra in Ucraina. C’è chi chiede di bloccare le sanzioni a Mosca e chi di non inviare armi a Kiev. "Se l'Italia si sfila dai suoi alleati, per l'Ucraina non cambia niente ma per noi sì", ha detto Meloni, parlando di una questione "di credibilità" ma anche “economica, visto che l'80% dell'export avviene con l'Occidente”. E ancora: "Pensate veramente che l'Italia determina il destino del conflitto in Ucraina? Se l'Italia non mandasse più le armi o non partecipasse più alle sanzioni cosa farebbe l'Occidente? Niente, continuerebbe a mandargliele". Parlando in generale dell’economia, Meloni chiede di “riportare le catene del valore sotto il controllo nazionale". È sempre il conflitto in Ucraina a imporlo. "Siamo in una guerra e la divisione tra i blocchi durerà. Se l'Ucraina cade e l'Occidente perisce, il vincitore non sarà solo la Russia di Putin ma la Cina". In un contesto in cui “totem che consideravamo indiscutibili come la globalizzazione hanno messo a nudo la nostra fragilità e la necessità di ripensare il nostro modello di sviluppo", l’Italia sta decidendo “la nostra posizione e il nostro futuro e la nostra credibilità", ha concluso.
Meloni: “In centrodestra sfumature diverse, ma stessa visione”
Meloni ha anche voluto commentare le voci su frazioni interne alla coalizione di centrodestra. “Ci sono sfumature, ma sulla visione siamo d'accordo. Per esempio sull'approccio produttivista, sul tema delle tasse, sulla centralità della famiglia e sulla libertà economica", ha detto. "Poi io posso dire che la flat tax deve essere incrementale, Berlusconi la propone al 23% e Salvini al 15% - ha concluso - ma sul principio di abbassare le tasse siamo d'accordo".
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Salvini: "Difendiamo interessi nazionali. Sanzioni a Mosca? Siamo d'accordo, ma non vorrei danneggiassero l'Italia"
Tra chi critica l’impostazione delle sanzioni alla Russia c’è anche il leader della Lega Matteo Salvini. Al dibattito ha ricordato come il Carroccio abbia “convintamente votato in Italia e in Europa tutti i provvedimenti a favore dell'Ucraina, sanzioni comprese”, tuttavia ha il timore che le sanzioni vadano a danneggiare “più chi le fa che chi le subisce". Avanti quindi "con le punizioni per l'aggredito ma proteggendo i nostri lavoratori. Vincere le elezioni ereditando un Paese in ginocchio non sarebbe una grande soddisfazione". Salvini chiede quindi a Bruxelles di lavorare a “uno scudo europeo” nelle prossime ore. "Difendo solo e soltanto l'interesse nazionale italiano, delle imprese degli artigiani e degli operai italiani", ha detto. A Cernobbio Salvini ha anche proposto di spostare a Milano il Ministero dell'Innovazione. "Propongo che il ministero per l'intelligenza artificiale, dell'innovazione e della digitalizzazione sia a Milano, dove ci sono i brevetti", ha detto.
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Tajani: “Basta con il partito dei No. Forza Italia non lascerà mai il centrodestra”
La parola è poi passata al coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha rilanciato la proposta di produrre energia nucleare “di ultima generazione” per sganciarsi da Mosca. Ha inoltre polemizzato con “il partito del No, che blocca sempre tutto”, portando l’esempio della “Gronda di Genova”. E forse anche il Ponte Morandi, ha detto, “non sarebbe crollato se non ci fossero stati quei No". Oltre ai "no" al nucleare, Tajani critica anche quelli all'estrazione di gas in Italia, che andrebbe invece "raddoppiata". La formula economica per il futuro proposta da Tajani è quella della riduzione della pressione fiscale “per tutte le imprese, grande o piccola che sia”, in modo da “pagare meno ma pagare tutti". Alle imprese - ha aggiunto - si deve poi “ridurre anche il fardello burocratico che per il nostro Paese rappresenta un blocco per gli investimenti stranieri. E sul fardello burocratico pensiamo al codice degli appalti oppure a tutte le autorizzazioni ed i permessi ambientali che le imprese devono avere". Un altro peso per lo sviluppo italiano per Tajani è “la giustizia civile lumaca”, che “vale il 2% del nostro Pil”. La giustizia, ha detto, “non è una questione personale ma la riforma è uno strumento per una visione di crescita del Paese e di sostegno all'economia reale". Come Meloni, anche Tajani, ha parlato dello stato di salute della coalizione di cui fa parte. “Noi siamo parte di una coalizione e non lasceremo mai il centrodestra", ha assicurato. Tajani ha spiegato che la posizione di Fi nel contesto nazionale è del tutto diversa da quanto accaduto in Europa con la formazione della maggioranza Ursula "per scongiurare che diventasse presidente della commissione" un esponente del partito socialista che aveva perso le elezioni. Nell’argomentare, a Tajani è scappato un piccolo lapsus. "Matteo Renzi si ricorda della telefonata che gli ho fatto allora", ha detto. Ma in realtà si è confuso: si trattava del segretario della Lega, che al dibattito è intervenuto per avvisarlo che aveva "sbagliato Matteo, era Matteo Salvini".
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Brunetta: "Possibile chiudere anno a +4%"
Ospite del Forum anche il ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta. I conti italiani, ha detto, potrebbero segnare un +4% a fine anno “nonostante tutto quello che sta succedendo". Questo perché il governo Draghi – anche se dimissionario - "continua a tenere". Brunetta ha però rimarcato come la fine anticipata della legislatura “ha prodotto incertezza e paura". Il problema, per il ministro, “non sono le elezioni, che sono il massimo momento della verità”, quanto più il fatto di aver chiuso “questa straordinaria avventura del governo Draghi prima del dovuto". In ogni caso, “l’Italia ce la farà ancora una volta”, ha detto Brunetta, “a condizioni che continui con lo spirito repubblicano per completare il Pnrr e dire sì alle sanzioni alla Russia per la nostra libertà, quella dell'Ucraina e quella del mondo". Sul perché abbia deciso di non candidarsi alle elezioni del 25 settembre, il ministro ha detto: “Tornerò magari a fare il mio vecchio mestiere facendo il professore", decisione “non facile e dolorosa”.
Orlando: "Pd protagonista dell'agenda sociale"
In tema di lavoro è invece intervenuto il ministro Andrea Orlando, che ha invitato a “vedere cosa è stato fatto in questi mesi" sui temi della cosiddetta agenda sociale. Guarda con ottimismo anche al futuro: "Le risorse ci sono e sono molto importanti. Parliamo di 4,5 miliardi sulle politiche attive. Il programma Garanzia Occupabilità vede il più importante investimento sulle politiche attive nella storia del nostro Paese". L’intervento – ha aggiunto Orlando – “prevede cinque tipologie di percorsi. Abbiamo quindi un impianto e un insieme di risorse sufficienti ma naturalmente abbiamo il tema del dualismo del nostro Paese. In questo momento possiamo dire che tutti i target saranno raggiunti". Il ministro ha voluto sottolineare come sia stato il suo partito, il Pd, il “protagonista sull’agenda sociale in questi mesi”. A volte con la collaborazione dei Cinque Stelle, a volte senza. "Molte mie proposte non hanno trovato sostegno da parte del M5s, poi non c'è stato un momento in cui il M5S ha posto questioni di carattere sociale che non hanno trovato il sostegno da parte del Pd".
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I numeri del Forum
La quarantottesima edizione del Forum Ambrosetti ha visto la partecipazione di oltre 200 manager. Oltre al messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Cernobbio sono arrivati quindici ministri del Governo Italiano, due commissari europei e numerosi esponenti politici italiani ed esteri. I lavori sono stati seguiti in tutto il mondo grazie al collegamento con oltre 200 hub. Ottanta i relatori, ventidue sessioni di lavoro ed oltre venti Paesi rappresentati.