
Numerosi i momenti cruciali dal voto del 23 giugno 2016 con il quale il 51,9% dei britannici disse sì a un'uscita: le bocciature degli accordi di May alla Camera dei Comuni, le lacrime della prima ministra al momento delle dimissioni, l'avvento di Boris Johnson, fino al deal raggiunto il 24 dicembre 2020

Dal referendum del giugno 2016 all'accordo sul divorzio raggiunto nel dicembre 2020 sono passati circa 4 anni e mezzo. Tra colpi di scena, dimissioni, accordi bocciati il percorso della Brexit è stato parecchio accidentato, ma la separazione tra l'Ue e Londra è ormai cosa fatta
Brexit, accordo Ue-Regno Unito
Il 23 giugno 2016 si tiene il referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea. Ne viene fuori un risultato a sorpresa, con i favorevoli all'uscita dall'Ue che raggiungono il 51,9%, contro il 48,1% degli elettori che vota per la permanenza
Brexit, Johnson: "Alba di una nuova era"
Il 27 luglio 2016 Michel Barnier viene nominato capo negoziatore dell'Unione europea nella trattativa sulla Brexit
Cosa cambia con la Brexit
Il 29 marzo 2017, l’ambasciatore del Regno Unito presso l'Unione europea consegna ufficialmente al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk (nella foto) la lettera del Primo ministro Theresa May , dando così l'avvio alla procedura che invoca l’articolo 50 del trattato sull’Unione europea
Dal no deal al backstop, il significato delle parole della Brexit
Il 29 aprile 2017, il Consiglio europeo, nel formato Ue 27 (senza il Regno Unito), adotta gli orientamenti per i negoziati sulla Brexit. I negoziati iniziano il 19 giugno 2017
Accordo sulla Brexit, le reazioni dal mondo politico in tutto il mondo
Il 10 novembre 2017, la prima ministra britannica Theresa May fissa una prima deadline e propone l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea per il 29 marzo 2019
Brexit, tutte le tappe dell’addio del Regno Unito all’Ue
Nel luglio del 2018, si dimettono il ministro della Brexit David Davis e il ministro degli esteri Boris Johnson, in disaccordo con i principi sulle relazioni future con l'Unione europea adottati dal governo. Entrambi sono per la cosiddetta hard Brexit e non per la soft Brexit proposta dalla prima ministra May
Brexit, 60 anni di rapporti difficili tra l'Europa e il Regno Unito
Il 13 novembre 2018 Regno Unito e Unione europea raggiungono un accordo provvisorio sul testo del trattato che regolerà la Brexit. Il 14 novembre l’annuncio di Barnier e May. Il 25 novembre 2018 arriva il sì anche da parte dei 27 Paesi Ue, dopo un summit straordinario

Il 13 dicembre 2018, dopo il vertice dei capi di Stato e di governo, i 27 Paesi Ue preparano una bozza di conclusioni sulla Brexit che viene presentata a Theresa May (nella foto con la cancelliera tedesca Angela Merkel). Nel testo viene chiarito lo scopo e il funzionamento del "backstop", il meccanismo di garanzia sulle frontiere aperte in Irlanda

Il 15 gennaio 2019 la Camera dei Comuni boccia l'accordo raggiunto da Theresa May con 432 voti contrari (202 i voti favorevoli)

Dopo aver trovato una nuova intesa con l'Ue, Theresa May (nella foto a Bruxelles) non trova la sponda in Parlamento. Westminster il 12 marzo 2019 boccia per la seconda volta, dopo quella di metà gennaio, la proposta della premier con 391 voti contro 242

Il 13 marzo 2019 Westminster boccia anche un'uscita dall'Ue senza un accordo. La Camera dei Comuni, infatti, vota contro l'opzione di una Brexit "no deal” nel giorno fissato fino ad allora al 29 marzo 2019. Il 14 marzo Westminster approva un emendamento che prevede un rinvio della data di uscita oltre il 29 marzo. Nel frattempo i Remain continuano a manifestare nel Paese

Il 29 marzo 2019, dopo aver offerto le sue dimissioni, in cambio del sì all'accordo di divorzio dall'Ue, Theresa May sottopone per la terza volta alla Camera dei comuni l'intesa con Bruxelles. E viene sconfitta ancora, con 344 no contro 286 sì. Tramonta così la possibilità offerta dalla Ue di far slittare la Brexit dal 29 marzo al 22 maggio. Lo scenario del "no deal" si fa sempre più probabile, con la data chiave fissata al 12 aprile

Il 4 aprile 2019 passa per un soffio (313 sì e 312 no) una legge che obbliga il governo May a evitare il no deal e a chiedere un'ulteriore proroga della Brexit all’Ue. E l'11 aprile, i 27 Capi di Stato e di governo trovano a Bruxelles una nuova intesa: altri sei mesi per trovare un accordo per l’uscita dall’Ue con termine ultimo fissato al 31 ottobre 2019

Il 24 maggio 2019 Theresa May, all’indomani delle elezioni europee nel Regno Unito, annuncia le dimissioni, dicendo che le formalizzerà il 7 giugno. "Ho fatto il possibile per trovare un accordo per la Brexit e ho il rammarico di non esserci riuscita”, dice la premier in lacrime

Il 23 luglio 2019, Boris Johnson, brexiteer convinto, viene eletto a capo dei conservatori, sconfiggendo grazie al voto degli iscritti al partito lo sfidante Jeremy Hunt. Il giorno successivo, il 24 luglio, Johnson viene nominato ufficialmente primo ministro del Regno Unito, dopo che Elisabetta II gli chiede di formare un governo

A fine agosto 2019, Johnson annuncia la chiusura del Parlamento inglese dal 9 settembre fino al 14 ottobre. Una mossa che nei piani del premier britannico punta a ridurre il tempo a disposizione del fronte trasversale dei deputati contrari alla 'hard Brexit’, che è nei piani del governo. La decisione scatena l'ira dei parlamentari britannici e non solo. Viene inoltre lanciata una petizione online, che raccoglie più di un milione di firme contro la chiusura di Westminster

Ma prima della chiusura, a inizio settembre con 328 voti a favore e 301 contrari, il Parlamento britannico approva la calendarizzazione nell'ordine dei lavori della legge - voluta dai laburisti - contro una Brexit senza accordo e per cercare d'imporre al governo la richiesta di un nuovo rinvio oltre la scadenza del 31 ottobre 2019. Il 24 settembre 2019, inoltre, la Corte suprema britannica, presieduta da Brenda Hale (nella foto) giudica illegale la decisione di Johnson di sospendere il Parlamento

La decisione della Corte suprema britannica è una vittoria anche per Gina Miller (nella foto), attivista che ha dato vita al ricorso contro BoJo. Miller già nel 2016 aveva sfidato il governo britannico sostenendo che non avesse l’autorità per far scattare l’articolo 50 (quello che determina l’avvio per la procedura di uscita dall’Ue) senza prima il consenso del parlamento. Nel 2017 la Corte suprema le diede ragione

Il 17 ottobre Unione europea e Johnson comunicano di aver raggiunto una nuova intesa. "Abbiamo un grande nuovo accordo - sottolinea Johnson - che ci restituirà il controllo del nostro Paese”

Nemmeno l’ultimo accordo raggiunto in extremis da Londra e Bruxelles viene approvato in tempi utili dal Parlamento britannico. Johnson è quindi costretto a chiedere all’Unione europea un secondo rinvio della Brexit al 31 gennaio 2020, necessario per evitare il verificarsi del “no deal”. Il 28 ottobre il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk (nella foto), annuncia il "sì" europeo al rinvio

Dopo l’ok dei laburisti il 12 dicembre 2019, si svolgono le elezioni anticipate in Gb che vedono stravincere i Tories sui Labour. ”Con questo mandato finalmente realizzeremo la Brexit", dice Johnson dopo la vittoria. Il trionfo dei conservatori spiana la strada verso l’uscita dall’Ue

Il 22 gennaio 2020, il Parlamento britannico chiude l'iter per la ratifica della legge attuativa dell'accordo sull'uscita dall'Ue, aprendo definitivamente la via alla Brexit alla scadenza del 31 gennaio. Il giorno successivo arriva l'atto dovuto della firma della regina Elisabetta (qui in una foto con Johnson del 24 luglio 2019). Il 24 gennaio, arrivano anche le firme di Boris Johnson e dei presidenti di Consiglio europeo, Charles Michel, e della Commissione Ue, Ursula von der Leyen

Il 29 gennaio 2020 il Parlamento europeo approva a larghissima maggioranza l'accordo sulla Brexit, con 621 sì, 49 contrari e 13 astenuti, Gli eurodeputati britannici lasciano Bruxelles, ma c’è chi fino all’ultimo mostra la sua opposizione al divorzio fra Ue e Londra

Da marzo 2020 è iniziata la seconda fase dei negoziati per raggiungere l’accordo di libero scambio ed evitare il ritorno di dazi e controlli doganali. Il 24 dicembre 2020, dopo mesi di rinvii che hanno visto crescere il rischio di un “no deal”, la trattativa è arrivata alla svolta finale. E alla vigilia di Natale, tra Ue e Regno Unito è arrivata la fumata bianca. Londra e Bruxelles hanno formalizzato il via libera al compromesso finale su un accordo di libero scambio che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2021, scadenza della fase di transizione post divorzio
Brexit, accordo Ue-Regno Unito