Medio Oriente, media: dieci feriti durante operazione Israele in Cisgiordania

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Secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa, le forze israeliane hanno "picchiato violentemente" i residenti vicino alla città di Tubas: quattro di loro sono stati portati in ospedale. Le Forze di difesa israeliane in precedenza avevano annunciato un'operazione nel nord della Cisgiordania, nell'ambito di una "vasta operazione antiterrorismo"

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Dieci palestinesi sono rimasti feriti durante un'operazione su larga scala delle forze di sicurezza israeliane in Cisgiordania. Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa palestinese Wafa, le forze israeliane hanno "picchiato violentemente" i residenti vicino alla città di Tubas, di cui quattro sono stati portati in ospedale. Le Forze di difesa israeliane in precedenza avevano annunciato che l'esercito, il servizio di intelligence interna Shin Bet e la polizia di frontiera israeliana avevano lanciato un'operazione nel nord della Cisgiordania durante la notte, nell'ambito di una "vasta operazione antiterrorismo" di cui non sono stati forniti altri dettagli. 

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Tregua Gaza, quali Paesi potrebbero entrare nella forza multilaterale di pace? Gli scenari

Dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Israele e Hamas, nella Striscia di Gaza cresce l’attesa per la riapertura dei valichi di frontiera e l’ingresso degli aiuti umanitari alla popolazione. Nel frattempo, il ritiro dell’Idf pone la questione della sicurezza con diversi Stati che hanno dato la disponibilità a inviare forze di peacekeeping. Di questo si è parlato nella puntata di "Numeri", approfondimento di Sky TG24

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La questione israelo-palestinese, cos'è e come è nata

L'attacco del 7 ottobre 2023 lanciato da Hamas contro Israele e la conseguente offensiva a Gaza hanno riacceso i riflettori su una contrapposizione che va avanti da decenni e su cui finora non si è riusciti a trovare una soluzione definitiva. Anche se, negli anni, qualche tentativo è stato fatto. Ultimo, il piano Usa accettato dalle due parti (anche se solo per quanto riguarda la prima fase) nell'ottobre del 2025

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Tregua Gaza, chi sono gli ostaggi israeliani rilasciati da Hamas. FOTO

Venti persone rapite nell’attacco del 7 ottobre 2023 sono state liberate, consegnate alla Croce Rossa e riportate in Israele. Ecco le loro storie

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Israele-Palestina, da Oslo a Sharm el-Sheikh: i piani di pace negli ultimi decenni

Dagli accordi di Camp David al vertice di Sharm el-Sheikh, da tempo si cerca una via diplomatica per la pace in Medio Oriente. Un percorso costellato da tanti fallimenti. Ora, con la firma dell'accordo sulla prima fase del piano Trump per Gaza, l'impressione è di essere a una svolta. Dalla stretta di mano Rabin-Arafat alle proposte per “Due Stati, due popoli”: ecco le tappe per risolvere la questione israelo-palestinese

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Farnesina: "Deputati Pd rientrati in albergo a Gerusalemme"

I parlamentari, rimasti per ore bloccati in Cisgiordania nell'ambito di un'operazione antiterrorismo, sono rientrati in albergo a Gerusalemme dopo essere stati recuperati con due automobili blindate dal console generale a Gerusalemme con la sua scorta e un ufficiale israeliano del Cogat. Lo rende noto la Farnesina. Si tratta di Laura Boldrini, Mauro Berruto, Ouidad Bakkali, Sara Ferrari e Valentina Ghio e dell'ex ministro Andrea Orlando. I parlamentari erano in visita a Gerusalemme e in Cisgiordania dal 23 e domattina dovrebbero ripartire per l'Italia dall'aeroporto di Tel Aviv. 

Ben Givr: "Solidarietà con soldati che hanno sparato"

Il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano ha offerto il suo "pieno sostegno" alla polizia e ai soldati che hanno ucciso due palestinesi a Jenin, nella Cisgiordania occupata, mentre erano in piedi con le braccia alzate. "Pieno sostegno alle guardie di frontiera e ai combattenti dell'Idf che hanno sparato ai terroristi ricercati usciti da un edificio a Jenin", ha scritto Itamar Ben Gvir su X. "I combattenti hanno agito esattamente come previsto: i terroristi devono morire!" ha aggiunto l'eminente figura dell'estrema destra israeliana dopo la pubblicazione di un filmato che mostrava soldati israeliani sparare a distanza ravvicinata a due uomini che si arrendevano e l'annuncio dell'esercito di aver avviato un'indagine sull'"incidente".

Delegazione Pd bloccata in Cisgiordania: interviene console

Una delegazione di 6 parlamentari del Pd é rimasta bloccata per alcune ore in Cisgiordania, mentre rientrava a Gerusalemme da Gerico, a causa di un blocco stradale effettuato dalle forze di sicurezza israeliane durante un'operazione antiterrorismo. La delegazione ha udito esplosioni e ha abbandonato il van su cui viaggiava per riparare in una casa di un cittadino palestinese. Su richiesta del ministro Antonio Tajani, l'ambasciata d'Italia ha allertato lo Shin Bet e il comando militare Cogat per la messa in sicurezza della delegazione. I parlamentari sono stati recuperati con due automobili blindate dal console generale a Gerusalemme.

Quanti gli ostaggi liberati? Quanti i morti, tra Israele e Gaza? I numeri della guerra

All'indomani della firma ufficiale dell'accordo di pace di Donald Trump a Sharm el Sheikh, i mediatori stanno già lavorando alla "fase 2" del piano, in particolare sulla sicurezza e la futura amministrazione della Striscia, quando ancora la prima parte resta fragile.  Ma quali sono le cifre di due anni di conflitto?

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Ben-Gvir: "Pieno sostegno ai soldati che hanno sparato ai terroristi a Jenin"

Il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha espresso il suo "pieno sostegno" ai soldati che - come mostra un video diventato virale - avrebbero ucciso due palestinesi con le braccia alzate mentre venivano colpiti a Jenin, in Cisgiordania.

"Sostegno totale alle guardie di frontiera e ai combattenti di Tsahal che hanno sparato a terroristi ricercati usciti da un edificio a Jenin", ha scritto su X. "Hanno agito esattamente come ci si aspetta: i terroristi devono morire!", ha aggiunto.

Operazione antiterrorismo, delegazione Pd bloccata in Cisgiordania

Una delegazione di sei parlamentari del Partito democratico è rimasta bloccata per alcune ore in Cisgiordania, mentre rientrava a Gerusalemme da Gerico, a causa di un blocco stradale effettuato dalle forze di sicurezza israeliane durante un'operazione antiterrorismo. La delegazione - riferisce la Farnesina in una nota - ha udito esplosioni e ha abbandonato il van su cui viaggiava per riparare in una casa di un cittadino palestinese. 

Su richiesta del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, l'ambasciata d'Italia ha allertato il servizio di sicurezza israeliano Shin Bet e il comando militare Cogat per la messa in sicurezza della delegazione. I parlamentari sono stati recuperati con due automobili blindate dal console generale a Gerusalemme con la sua scorta e un ufficiale israeliano del Cogat. I parlamentari stanno rientrando nel loro albergo di Gerusalemme e domattina dovrebbero ripartire per l'Italia dall'aeroporto di Tel Aviv.

Farnesina: "In albergo parlamentari bloccati in Cisgiordania"

Sono in albergo a Gerusalemme i parlamentari della delegazione italiana del Pd bloccata per alcune ore oggi in Cisgiordania durante operazioni militar, lo precisa una nota della Farnesinai. I parlamentari in visita a Gerusalemme e in Cisgiordania dal 23 al 28 novembre sono gli onorevoli Laura Boldrini, Mauro Berruto, Ouidad Bakkali, Sara Ferrari e Valentina Ghio e l'ex ministro Andrea Orlando.

“Modello IRA” per il disarmo di Hamas, cos’è e perché se ne parla per il futuro di Gaza

Mentre regge - a fatica - il cessate il fuoco a Gaza, ci si interroga su quale possa essere il percorso della seconda fase del piano di Donald Trump verso la pace. E tra le diverse possibilità che sono state ventilate, si è parlato anche di un “modello IRA” per la fine della lotta armata di Hamas. Ma come si arrivò alla fine del conflitto in Irlanda del Nord, ed è davvero replicabile per far terminare la guerra che ha devastato la Striscia?

Gaza, cos'è il 'modello IRA' per il disarmo di Hamas

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Gaza, il nuovo piano Usa: ipotesi divisione della Striscia in due parti. Cosa sappiamo

La possibile nuova idea americana per la Striscia di Gaza vedrebbe una divisione in due aree, una sotto il controllo di Israele e l'altra sotto Hamas. L'ipotesi è circolata dopo la visita del vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance in Israele. Ecco di cosa si tratta.

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Anp: "Uccisione palestinesi Jenin è crimine di guerra"

L'Autorità Palestinese ha accusato le forze israeliane di aver deliberatamente commesso un "crimine di guerra" uccidendo a Jenin, in Cisgiordania, due uomini che si erano appena arresi. In una nota, il ministero degli Esteri ha "condannato fermamente la brutale esecuzione sul campo compiuta dall'esercito di occupazione israeliana contro due giovani palestinesi". Si tratta, si legge, di un "crimine di guerra documentato e completo, e di una flagrante violazione di tutte le leggi, convenzioni internazionali, norme e valori umani". 

Hamas: "Israele impedisce la soluzione a due Stati"

E' Israele a non volere una soluzione a due Stati che metta fine per sempre al conflitto con i palestinesi. A sottolinearlo è stato Ali Baraka, uno dei nuovo leader di Hamas, in un'intervista per il programma '5 minuti' di Bruno Vespa. Il premier israeliano Benjamin "Netanyahu ha dichiarato più volte che non accetterà mai uno stato palestinesi a ovest del fiume Giordano. L'attuale governo estremista di Israele considera la Cisgiordania come Giudea e Samaria, come il cuore di Israele. E' il governo israeliano che impedisce la soluzione dei due Stati", ha spiegato. Barak ha poi riconosciuto il ruolo del presidente Donald Trump nella tregua a Gaza. "Non è questione di fidarsi di Trump. Tutti sanno che l'unica a poter influenzare Israele è l'amministrazione americana e ora l'amministrazione americana è Trump", ha detto. "Netanyahu ha accettato l'accordo per terminare questa guerra perché c'è stata la pressione dell'America", ha sottolineato. Ma gli Usa hanno avuto un ruolo anche nel sostenere la guerra. "I responsabili sono gli occupanti sionisti e coloro che li sostengono", ha detto, "ci sono 70mila palestinesi martirizzati in questa guerra, per la maggior parte donne e bambini, uccisi dall'esercito israeliano sostenuto dall'amministrazione Usa". Il conflitto, poi, "non e' iniziato il 7 ottobre: l'occupazione esiste dal 1948", ha ricordato, "le uccisioni non si sono mai fermare, la giudeizzazione non si è mai fermata". L'esponente di Hamas ha poi difeso l'operato dei miliziani anche dopo la fine della tregua, comprese le esecuzioni sommarie. "Hanno avuto luogo una settimana dopo l'inizio del cessate il fuoco e sono state compiute dalla polizia palestinese contro ladri, agenti dell'occupazione israeliana, contro chi rubava aiuti umanitari che entravano a Gaza. E contro chi ha ucciso civili palestinesi e gli ha obbligati a emigrare", ha detto, "la polizia ne ha arrestati alcuni e li ha giustiziati per impartire agli altri una lezione".

Hamas: "Responsabile del 7 ottobre è regime sionista e chi lo sostiene"

I "responsabili" della guerra con Israele iniziata il 7 ottobre 2023 sono "gli occupanti sionisti e chi li sostiene". Lo ha detto Ali Baraka – uno dei nuovi leader di Hamas con base a Beirut – intervistato da Cinque Minuti su Rai Uno. Baraka ha sostenuto che "la guerra non è iniziata il 7 ottobre" e che "le uccisioni non si sono mai fermate" dal 1948. "Ci sono 70.000 palestinesi martirizzati in questa guerra, la maggior parte donne e bambini, uccisi dall’esercito israeliano sostenuto dagli Stati Uniti", ha dichiarato.

Baraka ha poi rivendicato la natura globale del movimento: "Hamas esiste ovunque si trovi il popolo palestinese. È nato nella Striscia di Gaza nel 1987, ma poi si è diffuso". Il gruppo oggi "ha un’ala politica che cura le relazioni internazionali e un’ala militare in Palestina che conduce operazioni contro le forze israeliane di occupazione".

Sul capitolo degli omicidi pubblici avvenuti a Gaza, Baraka sostiene che "sono stati eseguiti dalla polizia palestinese contro ladri, agenti dell’occupazione e chi rubava gli aiuti umanitari", affermando che le esecuzioni avevano lo scopo di "impartire una lezione". Quanto alla prospettiva di una soluzione a due Stati, ha accusato il premier israeliano: "Netanyahu ha dichiarato più volte che non accetterà uno stato palestinese a ovest del Giordano. È il governo israeliano a impedirlo. Noi abbiamo diritto a uno Stato con Gerusalemme capitale". E sul ruolo di Donald Trump: "Non è questione di fiducia. L’unica a poter influenzare Israele è l’amministrazione americana. E oggi è Trump". 

Leader Hamas: "I palestinesi hanno diritto ad un loro Stato"

"I responsabili" della guerra scoppiata dopo il 7 ottobre "sono gli occupanti sionisti e coloro che li sostengono". "Circa 70mila palestinesi" sono morti, "la maggior parte donne e bambini, uccisi dall'esercito israeliano sostenuto dall'amministrazione Usa". Ma "la guerra con Israele non è iniziata il 7 ottobre, l'occupazione esiste dal '48, poi è ricominciata nel '67 e le uccisioni non si sono mai fermate". Lo ha detto Ali Baraka, uno dei nuovi leader di Hamas, in un'intervista che andrà in onda stasera a 'Cinque Minuti' su Rai1. Baraka, alla domanda se fosse quindi "necessario" l'attacco del 7 ottobre contro Israele, non ha tuttavia risposto. Rispetto poi alla questione dei negoziati di pace e la prospettiva dei due Stati, il leader della fazione islamica ha affermato che "Netanyahu ha dichiarato più volte che non accetterà uno Stato palestinese a ovest del fiume Giordano". E "l'attuale governo estremista israeliano considera la Cisgiordania come Giudea e Samaria, il cuore di Israele", quindi è "quel governo che impedisce la soluzione dei due stati", ma "noi come popolo palestinese abbiamo diritto di avere uno Stato con Gerusalemme come capitale. Ed alla domanda se Hamas abbia fiducia in Donald Trump per il buon esito del processo negoziale, Ali Baraka ha risposto: "Non è questione di fiducia, tutti sanno che l'amministrazione Usa è l'unica a potere influenzare Israele e l'amministrazione Usa oggi è Trump. Netanyahu ha accettato l'accordo per terminare la guerra perché c'e' stata la pressione dell'America". 

Video: soldati Idf uccidono due palestinesi inermi (2)

Secondo l'Autorità nazionale palestinese, i due uomini uccisi sono Billah Mahmoud Qassem Abdullah, 26 anni, e Yousef Ali Yousef Asaasa, 37 anni. Il filmato è diventato virale e ha suscitato indignazione tra i palestinesi per quella che appare un'esecuzione sommaria. Mustafà Barghouti, leader dell'Iniziativa Nazionale Palestinese, ha parlato di "crimini di guerra". In difesa dei militari si è invece schierato il ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir: "Pieno sostegno alla Guardia di Frontiera e ai militari dell'Idf che hanno aperto il fuoco contro i terroristi ricercati usciti da un edificio a Jenin", ha scritto su X. "I combattenti hanno agito esattamente come ci si aspettava da loro: i terroristi devono morire!", ha aggiunto.

Video: soldati Idf uccidono due palestinesi inermi

Due agenti della polizia di frontiera israeliana sono stati filmati mentre uccidevano a sangue freddo due palestinesi inermi a Jenin, in Cisgiordania. A riportare il video-shock, diffuso dalla tv egiziana Al-Raid, è il quotidiano israeliano Haaretz. Nelle immagini, riprese a distanza con probabilmente con un telefono cellulare, si vedono due uomini a terra e con le mani alzate. I militari li fanno rimettere in piedi e li costringono a rientrare in un edificio passando sotto una serranda parzialmente alzata. Appena i due si abbassano, i soldati aprono il fuoco e li uccidono. Poi con un bulldozer fanno crollare la serranda sui cadaveri. L'Idf e la polizia hanno assicurato che "i comandanti sul campo stanno esaminando l'accaduto e la questione sarà trasferita agli uffici competenti". Secondo i militari, i due palestinesi facevano parte di un'organizzazione terroristica locale e in passato avevano lanciato esplosivi e sparato contro le forze israeliane. L'uccisione dei due è arrivata, secondo l'Idf, dopo un'azione per farli arrendere durata ore. Quando sono usciti dall'edificio, "è stato aperto il fuoco contro i sospettati", si legge in una nota ufficiale. Secondo testimoni citati da Haaretz, l'esercito aveva lanciato razzi contro la costruzione, nell'ambito di un'operazione più ampia condotta oggi a Jenin.

Media: "Hamas aveva pianificato un grande attentato in Germania"

Il settimanale tedesco Die Zeit pubblica oggi un dettagliato resoconto sui preparativi di un grande attentato in Germania apparentemente attribuito ad Hamas, sventato dalle autorità che erano state avvertite dai servizi israeliani. Il settimanale ricostruisce anche come le forze di sicurezza tedesche siano convinte della mano di Hamas dietro i preparativi, mentre più cauto è l'Ufficio federale per la difesa della Costituzione "si tratta per lo più di proxy criminali, ma non di militanti di Hamas". L'intera operazione inizia in estate con la segnalazione del Mossad alle autorità tedesche e si conclude il primo ottobre 2025 quando tre uomini vengono arrestati. Nelle settimane successive saranno arrestate altre due persone, mentre un sesto sarà fermato nel Regno Unito. Se ancora da chiarire sono i legami con l'organizzazione terrorista, la polizia è invece riuscita a recuperare elementi importanti, come armi, pistole e kalashnikov, e munizioni, e a ricostruire una rete fatta di corriere che percorrono l'Europa per consegnare la armi. Il settimanale tedesco avverte anche che "Hamas avrebbe molto da perdere con un attentato spettacolare in Europa. Anche l'aura di Hamas come presunto combattente della resistenza, accumulata nei circoli radicalmente antisraeliani, sarebbe messa a repentaglio dopo un atto del genere contro dei civili". Non è chiaro quali potrebbero essere gli obiettivi: un attentato "contro la sinagoga di Oranienburger Strasse o contro la Società tedesco-israeliana? Contro l'ambasciata israeliana, che era già stata spiata in passato? E dietro tutto questo c'è davvero Hamas o un gruppo scissionista?". Una possibilità potrebbe essere costituita da una sorta di zona grigia tra la criminalità organizzata e pezzi delle organizzazioni terroristiche, con patti più o meno taciti per scambiarsi armi e informazioni e il coinvolgimento di persone che non sono al corrente della totalità dei piani. 

Media: "Idf spara a militanti a distanza ravvicinata". Esercito "in corso indagine"

I palestinesi hanno pubblicato filmati di soldati a Jenin che sparano a distanza ravvicinata contro i militanti usciti da un edificio in cui erano rimasti barricati per ore. Il filmato alterna la scena in cui i militanti sembrano arrendersi e quella in cui i soldati sparano contro di loro. 

Una dichiarazione congiunta del portavoce delle Idf e della polizia israeliana afferma: "Le forze stavano operando per arrestare i sospetti ricercati dell'organizzazione terroristica a Jenin che, tra le altre cose, hanno lanciato esplosivi e aperto il fuoco contro le forze di sicurezza. Dopo che sono state utilizzate attrezzature ingegneristiche sull'edificio in cui erano barricati, i due ricercati sono usciti. Dopo essere usciti dall'edificio, ci sono stati spari contro di loro. L'incidente è in fase di indagine da parte dei comandanti sul campo e sarà inoltrato per la verifica alle autorità competenti".

Media: "Israele libera un 16enne americano tenuto 9 mesi in cella"

Le autorità israeliane hanno disposto il rilascio dal carcere di Mohammed Ibrahim, un 16enne palestinese-statunitense rimasto detenuto per nove mesi con l'accusa di aver tirato pietre a coloni in Cisgiordania: lo riferiscono Al Jazeera e il Guardian. La decisione, assunta da una corte dopo un patteggiamento, è stata resa nota dalla famiglia del ragazzo, spiega il quotidiano britannico. "Non si può descrivere con le parole l'infinito sollievo che sentiamo in questo momento come famiglia", recita un comunicato citato da entrambi i media e attribuito a un amico stretto dei cari di Ibrahim, Zeyad Kadur. Quando aveva ancora 15 anni, a febbraio scorso, il giovane palestinese-statunitense era stato arrestato da militari israeliani nella località di al-Mazraa ash-Sharqiya, vicino a Ramallah. Il ragazzo si trovava nella casa che la sua famiglia possiede in Cisgiordania, secondo le testate indicate. Il suo caso aveva suscitato negli Stati Uniti un'intensa campagna a favore della sua liberazione, portata avanti in particolare da gruppi pro-diritti civili e congressisti democratici. "Ora siamo concentrati sull'assistenza sanitaria di cui ha bisogno Mohammed, dopo esser stato soggetto ad abusi e condizioni inumane da parte di Israele", afferma il comunicato citato da Kadur. 

Hamas: "In corso negoziati su dossier miliziani ancora nei tunnel"

Sono in corso negoziati per la sorte dei miliziani di Hamas ancora chiusi nei tunnel della Striscia di Gaza controllata dai militari israeliani, hanno reso noto fonti informate all'agenzia Afp. I contatti con i mediatori di Egitto, Turchia e Qatar e gli americani proseguono con l'obiettivo di risolvere questo problema, ha spiegato un dirigente di Hamas. Il tema è stato discusso in Egitto questa settimana. 

Media: "Una persona uccisa dalle Idf nel campo profughi palestinese di Jenin"

I media arabi riferiscono che almeno una persona è stata uccisa dalle Idf nel campo profughi palestinese di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale, dove ieri l'esrcito israeliano e lo Shin Bet hanno avviato un'operazione su larga scala. Nel frattempo, la Mezzaluna Rossa Palestinese ha riferito che due minori di Jenin sono stati portati in ospedale dopo essere stati colpiti dal fuoco delle Idf.

Francia, Germania, Italia e Regno Unito: "Ferma condanna violenze coloni in Cisgiordania, a rischio piano Trump" (2)

"Indebolire l’Autorità Palestinese compromette la sua capacità di attuare la propria agenda di riforme e di assumere responsabilità a Gaza, come previsto dalla Risoluzione 2803 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Un collasso finanziario dell’Autorità Palestinese danneggerebbe la stabilità regionale e la sicurezza stessa di Israele", avvertono ancora i quattro Paesi. Infine, concludono, "riaffermiamo il nostro impegno per una soluzione giusta e complessiva del conflitto israelo-palestinese, basata sulla soluzione a due Stati, con lo Stato di Israele e uno Stato di Palestina indipendente, democratico, contiguo, sovrano e effettivo, che vivano fianco a fianco in pace, sicurezza e reciproco riconoscimento. Ribadiamo che non esiste alternativa a una soluzione negoziata a due Stati".

Francia, Germania, Italia e Regno Unito: "Ferma condanna violenze coloni in Cisgiordania, a rischio piano Trump"

"Noi - Francia, Germania, Italia e Regno Unito - condanniamo fermamente il massiccio aumento della violenza dei coloni contro i civili palestinesi e invochiamo stabilità in Cisgiordania. Le attività destabilizzanti rischiano di compromettere il successo del piano in 20 punti per Gaza e le prospettive di una pace e sicurezza nel lungo termine". E' quanto si legge in una nota congiunta dei ministri degli Esteri dei quattro Paesi europei (E4), nella quale si denuncia che il numero di attacchi ha raggiunto nuovi picchi: secondo l’Ocha, nel mese di ottobre si sono registrati 264 episodi, il numero più alto di aggressioni da parte di coloni in un singolo mese da quando le Nazioni Unite hanno iniziato a monitorare tali incidenti nel 2006".

"Questi attacchi devono cessare. Essi seminano terrore tra i civili, danneggiano gli sforzi di pace in corso e compromettono la stabile sicurezza dello stesso Stato di Israele", ammoniscono. 

Coloni israeliani danno fuoco a moschea in Cisgiordania

Coloni israeliani hanno imbrattato con vernice spray e dato fuoco alla moschea di Al-Falah, a nord del villaggio di Biddya, vicino a Kafr Qasem in Cisgiordania. Lo scrive Haaretz, citando fonti palestinesi. Le riprese delle telecamere di sicurezza mostrano tre uomini mascherati arrivare sulla scena dell'attentato, con in mano degli oggetti. Fra le frasi scritte dai coloni sui muri, c'era anche "Am Yisrael Chai" ("Il popolo di Israele vive", ndr), con il graffito di una Stella di David.

Unrwa: "In Cisgiordania 32.000 palestinesi sfollati"

Circa 32mila palestinesi sono stati costretti a fuggire a causa delle incursioni israeliane nei campi profughi nella Cisgiordania settentrionale.  Lo ha riferito l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), precisando che gli attacchi israeliani hanno svuotato i campi profughi di Jenin, Tulkarem e Nur Shams.

"Eppure, persino in queste città fantasma che un tempo erano campi pieni di vita, le forze israeliane vedono ancora la necessità di ordinare demolizioni per i cosiddetti 'scopi militari'", ha detto Rolan Friedrich, direttore degli affari dell'Unrwa per la Cisgiordania, facendo notare che le autorità israeliane hanno emesso due ordini di demolizione di massa per circa 190 edifici nel campo profughi di Jenin, mentre altri 12 saranno demoliti nei prossimi giorni, il che rappresenta "l'ultimo episodio nei continui sforzi per riprogettare la topografia dei campi profughi nella Cisgiordania settentrionale".

Il funzionario dell'Unrwa ha dichiarato inoltre che la distruzione sistematica da parte di Israele viola i principi fondamentali del diritto internazionale e amplia il controllo dell'esercito nel lungo termine. Friedrich ha chiesto la ricostruzione dei campi profughi e il ritorno degli sfollati. "Non devono rimanere intrappolati in uno sfollamento interminabile", ha affermato.

Egitto: "Per Gaza forza di pace temporanea, poi poteri a Anp"

La forza di stabilizzazione nella Striscia di Gaza dovrà avere una funzione temporanea, per consentire all'Autorità Nazionale Palestinese (Anp) di assumere la piena governance: lo ha detto il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, al vicepresidente palestinese Hussein Al-Sheikh, durante un colloquio telefonico. Abdelatty ha affermato che tutti gli accordi di sicurezza a Gaza, compresi quelli previsti dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per l'invio di una Forza Internazionale di Stabilizzazione per supervisionare il cessate il fuoco e la distribuzione degli aiuti, devono rimanere rigorosamente temporanei per consentire all'Autorità Nazionale Palestinese di assumersi la piena responsabilità di governance e sicurezza. Ha inoltre ribadito la necessità di consolidare il cessate il fuoco, garantire un accesso umanitario senza ostacoli e rilanciare un processo politico credibile basato su accordi internazionali e sulla soluzione dei due Stati, in linea con gli esiti del vertice di pace di Sharm El-Sheikh. Il ministro ha anche sottolineato l'importanza di un coordinamento continuo in vista della prossima Conferenza Internazionale sulla Rapida Ripresa, Ricostruzione e Sviluppo di Gaza, compresi gli sforzi per garantire il sostegno regionale e internazionale all'efficace attuazione dei piani di ricostruzione. Al Cairo si susseguono intanto i colloqui tra i mediatori sulla seconda fase del cesaste il fuoco, tra le preoccupazioni per l'escalation in atto in Cisgiordania. 

Idf: "Perquisiti più di 220 edifici e arrestati ricercati in Cisgiordania"

Durante il primo giorno dell'operazione 'Cinque Pietre' nella "Samaria settentrionale" (nord della Cisgiordania, ndr), le forze israeliane hanno perquisito più di 220 edifici, interrogato decine di sospettati nella zona e arrestato diversi individui ricercati. Lo ha riferito il portavoce dell'Idf.

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Erdogan: "Apprezzo la posizione del Papa sulla questione palestinese"

"Abbiamo sempre apprezzato la posizione risoluta del nostro stimato ospite e dei suoi predecessori soprattutto per quanto riguarda la questione palestinese". Lo ha affermato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, durante un discorso trasmesso dalla tv di Stato Trt dopo un colloquio con Papa Leone XIV ad Ankara. "Il governo israeliano ha bombardato per mesi insediamenti civili, tra cui chiese, moschee, ospedali e scuole. Uno dei luoghi di culto colpiti da Israele è stata la Chiesa della Sacra Famiglia, l'unica chiesa cattolica di Gaza. Vorrei cogliere l'occasione per porgere nuovamente le mie condoglianze", ha aggiunto Erdogan durante il discorso, presso la biblioteca del palazzo presidenziale di Ankara, a cui ha assistito lo stesso Pontefice. 

Erdogan

©Ansa

Si amplia operazione dell'Idf in Cisgiordania, nel mirino anche Jenin

Si amplia l'operazione delle forze armate israeliane nel nord della Cisgiordania: nel mirino delle truppe anche Jenin, dopo che da ieri sono in corso attività militari nelle zone di Tubas, Tammun e al Aqaba. A sostegno delle operazioni dei soldati a terra, sono stati impiegati anche elicotteri. Dall'avvio dell'operazione oltre 100 palestinesi sono stati arrestati nel governatorato di Tubas, ha riferito Kamal Bani Awda, direttore locale del Palestinian Prisoners' Club, precisando che in 27 sono stati rilasciati nella notte. Secondo media palestinesi, tra i fermi odierni ci sono anche due giornalisti, Yazan Hamayel, corrispondente dell'emittente indipendente al-Fajer TV con sede a Tulkarem, e Shadi Jararaa, cameraman dell'emittente egiziana al-Ghad Tv, quest'ultimo già rilasciato. 

Libano, Idf conferma raid al sud: "Colpiti obiettivi di Hezbollah"

Le forze armate israeliane hanno confermato di aver condotto attacchi in diverse aree nel sud del Libano contro "infrastrutture terroristiche di Hezbollah". Nel mirino, hanno riferito in una nota, "diverse basi di lancio dove erano conservate armi" del gruppo sciita filo-iraniano. Per l'Idf, "la presenza di siti infrastrutturali e di attività di Hezbollah in queste aree costituiscono una violazione degli accordi tra Israele e Libano". 

Media, raid Idf su due villaggi nel sud del Libano

Attacchi aerei israeliani nei pressi dei villaggi di Jarmaq e Mahmoudiyeh, nel sud del Libano. Lo hanno riferito media libanesi. Domenica scorsa l'Idf ha compiuto un raid mirato alla periferia meridionale di Beirut costato la vita al capo di Stato maggiore de facto di Hezbollah, Haytham Ali Tabatabai. 

La questione israelo-palestinese, cos'è e come è nata

L'attacco del 7 ottobre 2023 lanciato da Hamas contro Israele e la conseguente offensiva a Gaza hanno riacceso i riflettori su una contrapposizione che va avanti da decenni e su cui finora non si è riusciti a trovare una soluzione definitiva. Anche se, negli anni, qualche tentativo è stato fatto. Ultimo, il piano Usa accettato dalle due parti (anche se solo per quanto riguarda la prima fase) nell'ottobre del 2025.

La questione israelo-palestinese, cos'è e come è nata

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Iraq, attacco al giacimento di gas di Khor Mor: interrotta la produzione. VIDEO

Aggressione a palestinesi, colono incriminato per terrorismo

E' stato incriminato per terrorismo il giovane colono che il mese scorso e' stato filmato mentre picchiava con un bastone una donna palestinese fino a farle perdere i sensi. La 52enne Afaf Abu Olia, che stava raccogliendo olive vicino al villaggio di Turmus Ayya, in Cisgiordania, è rimasta gravemente ferita alla testa e ricoverata in ospedale. Il 24enne Ariel Dahari, che risiede nell'avamposto illegale di Oz Yair, a nord-est di Ramallah, è già noto alle forze di sicurezza israeliane. E' accusato di essersi unito ad altri estremisti ebrei che, a volto coperto, hanno attaccato diversi contadini palestinesi nella zona. Dahari è stato incriminato sia per l'aggressione alla donna che a un altro uomo. Quest'ultimo aveva cercato di fuggire in auto ma il giovane colono aveva forzato la portiera della macchina, lo aveva tirato fuori e lo aveva inseguito giù per la collina lanciandogli contro delle pietre. Arrestato il 9 novembre, il 24enne dovrà rispondere di aggressione e di danneggiamento di un veicolo in gruppo, con motivazioni razziste, nell'ambito di un caso di terrorismo. I pubblici ministeri hanno chiesto per lui la custodia cautelare fino alla conclusione del procedimento giudiziario a suo carico. Ieri il ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva sostenuto, in una riunione a porte chiuse della Commissione Esteri e Difesa della Knesset, che gli attacchi violenti dei coloni in Cisgiordania non sono terrorismo ma disturbo dell'ordine pubblico. 

Gaza, ipotesi divisione della Striscia in due parti: cosa sappiamo

La possibile nuova idea americana per la Striscia di Gaza vedrebbe una divisione in due aree, una sotto il controllo di Israele e l'altra sotto Hamas. L'ipotesi è circolata dopo la visita del vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance in Israele. Ecco di cosa si tratta.

Gaza, ipotesi divisione della Striscia in due parti: cosa sappiamo

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Viaggio Papa Turchia-Libano, Leone XIV in volo per Ankara. VIDEO

Iraq, Amb. Fontana incontra il capo del National Wisdom Movement

L'ambasciatore d'Italia a Baghdad, Niccolo' Fontana, ha incontrato il capo del National Wisdom Movement, Ammar al-Hakim. "Un incontro amichevole e una stimolante discussione sulle sfide politiche dell'Iraq dopo le elezioni legislative", dichiara l'ambasciatore.

Media: "Katz, milizie Siria valutano attacco in Golan"

Gruppi armati in Siria stanno valutando l'invasione delle Alture del Golan: lo ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz durante la riunione di ieri della Commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset, secondo quanto riportato da Kan. Secondo quanto riferito, Katz ha affermato che Israele "non è sulla buona strada" per un accordo di sicurezza o una normalizzazione con Damasco, e si sta preparando a scenari in cui le forze siriane, o varie milizie all'interno del paese, tenteranno di attaccare le comunità israeliane o di minacciare nuovamente le comunità druse siriane.    Katz ha dichiarato alla commissione che gli Houthi sono tra le forze operative in Siria, con il gruppo ribelle yemenita sostenuto dall'Iran che sta valutando un'invasione via terra delle alture del Golan, aggiunge ancora l'emittente israeliana.    L'Idf è stata dispiegata in nove postazioni nel sud della Siria dalla caduta del regime di Bashar al-Assad nel dicembre 2024, per lo più all'interno di una zona cuscinetto pattugliata dalle Nazioni Unite al confine tra i due paesi. Due degli avamposti si trovano sul versante siriano del Monte Hermon.

Papa: in viaggio porto messaggio di pace e unità per mondo

"E' importante trasmettere il messaggio di verita' e armonia delle quali il mondo ha bisogno e in particolare e' il significato di questo viaggio in Turchia e Libano e' l'unita' dei cristiani" in occasione del 1.700esimo anniversario dal Concilio di Nicea. Lo ha sottolineato Papa Leone XIV sul volo per Ankara, rivolgendosi, a braccio e in inglese, agli oltre 80 tra giornalisti, producer, fotografi e cameramen a bordo. "Ho desiderato questo viaggio specialmente per il messaggio di unita' tra i cristiani ma e' anche un messaggio per tutto il mondo la mia presenza, quella della Chiesa e quella dei credenti sia in Turchia che in Libano", ha scandito il Pontefice. "Spero arrivi un messaggio di pace, invito tutti a unirsi e a cercare insieme la pace, l'unita' e l'armonia", ha proseguito ribadendo l'invito a "uomini e donne a sentirsi fratelli e sorelle al di la' di ogni differenza, differenza tra le religioni, per cercare la pace e l'unita' nel mondo".

Ministro Esteri Iran discute di nucleare con l'omologo francese

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha discusso ieri a Parigi con l'omologo francese Jean-Noel Barrot di varie questioni tra cui il dossier nucleare iraniano, nel contesto della fine dell'accordo del 2015 e del ripristino della sanzioni Onu contro Teheran. "I ministri degli Esteri di Iran e Francia hanno esaminato gli sviluppi nella regione dell'Asia occidentale, il conflitto ucraino, la situazione della sicurezza internazionale e la questione nucleare pacifica iraniana, sottolineando la necessità di sforzi responsabili per contribuire a ridurre le tensioni e rafforzare la pace e la giustizia internazionali", si legge in un comunicato del ministero degli Esteri di Teheran. Durante il colloquio di ieri a Parigi, Araghchi ha nuovamente sollevato critiche riguardo agli attacchi degli Stati Uniti sui siti nucleari iraniani durante l'estate e "ha inoltre ribadito il diritto legale dell'Iran di utilizzare l'energia nucleare per scopi pacifici e ha ribadito la buona volontà e la serietà della Repubblica Islamica dell'Iran nel perseguire negoziati ragionevoli e razionali volti a garantire la fiducia nella natura pacifica del programma nucleare iraniano". Il capo della Diplomazia di Teheran ha chiesto all'omologo francese che i tre Paesi europei firmatari dell'accordo del 2015, ovvero Germania e Regno Unito oltre alla Francia, adottino "un approccio responsabile e indipendente basato sul diritto internazionale" riguardo alla questione nucleare iraniana.

Mattarella: "È tempo di iniziative di pace nel Mediterraneo"

"L'armonia interreligiosa e il pluralismo culturale hanno a lungo costituito tratti fondamentali delle civiltà sorte lungo le rive del Mediterraneo, anche se ora stentiamo a ricordarlo. È tempo che l'anelito alla pace e alla stabilità, proprio di tutti i popoli, si traduca in iniziative concrete. La Sua presenza in Turchia e Libano senz'altro rinvigorirà le ragioni dell'unità e della fratellanza umana. Con questi auspici, desidero rivolgere alla Santità Vostra i più fervidi auguri per questa missione pastorale, rinnovando, al contempo, le espressioni della mia profonda stima e considerazione". Lo scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio inviato a papa Leone in occasione del viaggio del Pontefice in Turchia e Libano. "Santità - scrive il Capo dello Stato -  desidero farLe pervenire il  mio ringraziamento per il messaggio che ha voluto indirizzarmi nel  momento in cui si accinge a partire per il Suo primo viaggio apostolico  in Turchia e Libano. Il pellegrinaggio all'antica Nicea, in occasione  del millesettecentesimo anniversario del primo Concilio ecumenico della  storia, e gli altri significativi incontri in programma suscitano  sentimenti di speranza e di fiducia in tutti coloro che condividono  l'impegno a favore del rispetto della dignità umana e del diritto  fondamentale alla libertà religiosa. Su tali presupposti dell'ecumenismo  e del dialogo tra le fedi trovano solide fondamenta anche le  prospettive di una pacifica convivenza tra le genti. Nel corso del Suo  viaggio visiterà terre dove la Chiesa ha una presenza antichissima e  tuttora vivace, lì dove, lungo i secoli, si sono incontrati e  confrontati popoli e culture diverse in un processo di reciproco  arricchimento. Sono certo che ovunque la Sua testimonianza conforterà le  donne e gli uomini di buona volontà, che ripudiano violenze e  sopraffazioni, adoperandosi ogni giorno affinché tacciano le armi e  prevalgano le ragioni del dialogo, della ricerca del bene comune".

A Roma murale con Thunberg, Albanese e miliziano di Hamas

Alla vigilia della grande mobilitazione nazionale e della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, aleXsandro Palombo ha scelto di lasciare il suo segno davanti alla stazione Termini di Roma con un murale intitolato Human Shields ("Scudi Umani"), con cui l'artista e attivista dà il benvenuto alle due protagoniste attese alle manifestazioni, Greta Thunberg e Francesca Albanese.    In Human Shields, l'autore ritrae Greta Thunberg, simbolo della lotta alla crisi climatica, e Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi occupati. Le due compaiono fianco a fianco, con le braccia conserte, vestite con uniformi color kaki e una kefiah al collo. Albanese indossa un casco blu dell'Onu, mentre Thunberg, con la sua iconica treccia, mostra un'espressione determinata.Ai loro piedi compare il cartello Skolstrejk för klimatet, simbolo delle battaglie ambientaliste della giovane attivista, oggi intrecciate con nuove forme di militanza. Alle loro spalle appare la sagoma di un miliziano di Hamas, in uniforme militare e con il volto coperto da un passamontagna, che le abbraccia da dietro.    Palombo invita così a a riflettere sui rischi di strumentalizzazione dell'attivismo occidentale e sulle ambiguità del dibattito contemporaneo, chiamando in causa anche il ruolo dell'Onu nel contesto palestinese. Il titolo Human Shields richiama in modo esplicito la pratica di Hamas di utilizzare civili come scudi umani, ma al tempo stesso suggerisce come figure pubbliche possano trasformarsi in scudi ideologici nei conflitti narrativi globali. L'opera, spiega una nota, "apre interrogativi sulla fragilità dell'attivismo contemporaneo, esposto al caos di messaggi e all'opportunismo mediatico, fino al rischio di diventare megafono della propaganda jihadista e della retorica estremista, che mira a delegittimare Israele, insinuare instabilità nelle democrazie occidentali e distorcere profondamente il dibattito internazionale".

Hamas condanna morti detenuti palestinesi in Israele

Hamas ha condannato le morti di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane o sotto custodia militare dal 7 ottobre 2023, che le organizzazioni israeliane per i diritti umani stimano a 98, secondo una dichiarazione pubblicata sui suoi canali ufficiali. "Le statistiche riflettono un approccio criminale organizzato che ha trasformato le carceri in campi di sterminio per annientare i figli del nostro popolo", si legge nella dichiarazione dell'organizzazione islamista. Almeno 98 palestinesi sono morti nelle carceri israeliane o sotto custodia militare israeliana dal 7 ottobre 2023, secondo un rapporto dell'Ong israeliana Physicians for Human Rights Israel (PHRI). L'organizzazione israeliana, una delle prime nel Paese ad accusare il governo di Benjamin Netanyahu di aver commesso un genocidio nella Striscia di Gaza, ha documentato la morte di 94 palestinesi tra ottobre e agosto scorso (46 in carcere e 52 in custodia militare). A queste morti - 68 provenienti dalla Striscia di Gaza e 26 dalla Cisgiordania occupata o da cittadini israeliani - se ne aggiungono altre quattro registrate dopo la conclusione del rapporto. "I risultati iniziali dell'autopsia pubblicati dalle famiglie delle vittime, insieme alle testimonianze degli avvocati che hanno visitato le carceri e alle informazioni mediche ottenute in alcuni casi, indicano un modello sistematico di violenza grave", afferma l'organizzazione. Tra i casi riscontrati ci sono lesioni alla testa, emorragie interne e costole rotte, e altri casi, afferma il rapporto, "rivelano gravi negligenze mediche, come estrema malnutrizione o rifiuto di cure salvavita". Un gruppo di Ong israeliane per i diritti umani ha denunciato alle Nazioni Unite l'uso della tortura da parte dello Stato di Israele come strumento di "violenza di stato istituzionalizzata" contro i detenuti palestinesi nei territori occupati e all'interno dello stesso territorio israeliano, una situazione che e' peggiorata dopo l'attacco di Hamas dell'ottobre 2023.

Ankara contesta l'accordo Cipro-Libano sui confini marittimi

La Turchia ha contestato l'accordo sui confini marittimi per delimitare le zone economiche esclusive che è stato firmato ieri tra Cipro e Libano, sostenendo che il patto non prende in considerazione gli interessi dei turco ciprioti presenti nel nord dell'isola, territorio amministrato da una repubblica autoproclamata e riconosciuta internazionalmente soltanto da Ankara. "La firma di un simile accordo da parte del Libano o di altri stati costieri della regione con l'Amministrazione greco-cipriota riguarda da vicino la parità di diritti e interessi dei turco-ciprioti sull'isola. Vorremmo ricordare che l'Amministrazione greco-cipriota non rappresenta i turco-ciprioti né l'intera isola e non ha alcuna autorità per prendere decisioni che riguardano l'intera isola", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri turco, Oncu Keceli. "Invitiamo la comunità internazionale, in particolare i Paesi della regione, a non sostenere queste misure unilaterali dell'Amministrazione greco-cipriota e a non diventare strumenti per tentativi di usurpare i legittimi diritti e interessi dei turco-ciprioti, che sono i costituenti sovrani e paritari dell'isola", ha aggiunto il funzionario in una nota.

Haaretz, nessun progresso nei colloqui del Cairo

Né Israele né Hamas sarebbero disposti al momento a proseguire con il cessate il fuoco a Gaza. Lo rivelano a Haaretz fonti vicine ai colloqui del Cairo. Secondo fonti palestinesi e arabe infatti Hamas non si disarmera' senza un chiaro ritiro israeliano e un piano per la gestione delle armi consegnate, di fatto non ci sarebbe quindi nessun reale progresso. Sempre secondo le stesse fonti il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non sarebbe interessato a progressi finché non ci sarà una reale pressione internazionale, principalmente da parte degli Stati Uniti". 

Papa a Mattarella: "In Turchia e Libano per incoraggiare pace"

"Fervidi auspici per il progresso spirituale civile e sociale della diletta Italia". E' quanto rivolge Papa Leone XIV al presidente Sergio Mattarella nel suo telegramma inviato dopo la partenza per Ankara, prima tappa del suo primo viaggio apostolico in Turchia e Libano. "Nel momento in cui mi accingo a compiere il mio viaggio apostolico in Turchia e Libano, per incontrare quelle popolazioni, in particolare fratelli e sorelle nella fede, incoraggiando percorsi di pace e di fraternita', mi e' caro rivolgere a Lei signor Presidente e alla Nazione italiana il mio cordiale saluto", scrive il Pontefice.

Media: dieci feriti durante operazione Israele in Cisgiordania

Dieci palestinesi sono rimasti feriti durante un'operazione su larga scala delle forze di sicurezza israeliane in Cisgiordania, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa palestinese Wafa, la quale riferisce che le forze israeliane hanno "picchiato violentemente" i residenti vicino alla città di Tubas, di cui quattro sono stati portati in ospedale. Le Forze di difesa israeliane in precedenza avevano annunciato che l'esercito, il servizio di intelligence interna Shin Bet e la polizia di frontiera israeliana avevano lanciato un'operazione nel nord della Cisgiordania durante la notte, nell'ambito di una "vasta operazione antiterrorismo" di cui non sono stati forniti altri dettagli. I media palestinesi hanno riferito che Tubas e diverse città vicine sono state coinvolte nell'operazione: le forze israeliane avrebbero perquisito edifici e chiesto ai residenti di lasciare temporaneamente le loro case, mentre le scuole e i negozi nella zona sarebbero momentaneamente chiusi. Le tensioni nella Cisgiordania occupata sono aumentate in seguito al massacro perpetrato da hamas il 7 ottorbe 2023 e la conseguente guerra a Gaza. Il ministero della Salute palestinese afferma che da allora più di mille palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania in operazioni militari israeliane, scontri armati e attacchi. Allo stesso tempo si stanno intensificando gli attacchi di coloni israeliani radicali contro i palestinesi in Cisgiordania.

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