Gaza, il nuovo piano Usa: ipotesi divisione della Striscia in due parti. Cosa sappiamo

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© Ansa, Getty

Introduzione

La possibile nuova idea americana per la Striscia di Gaza vedrebbe una divisione in due aree, una sotto il controllo di Israele e l'altra sotto Hamas. L'ipotesi è circolata dopo la visita del vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance in Israele. Ecco di cosa si tratta.

Quello che devi sapere

Striscia di Gaza divisa in due?

Gli Stati Uniti e Israele starebbero valutando un piano per dividere la Striscia di Gaza in enclave separate controllate dallo Stato ebraico e da Hamas, con la ricostruzione che verrebbe avviata solo nella parte sotto il controllo israeliano fino al disarmo del gruppo palestinese. Lo ha riportato il Wall Street Journal. Gli stessi JD Vance, vicepresidente degli Usa, e Jared Kushner, inviato americano e genero del presidente Donald Trump, avevano ipotizzato una "strategia" nella conferenza stampa in Israele dei giorni scorsi.

 

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L'area sicura e l'area pericolosa

Durante il suo viaggio in Israele, JD Vance ha affermato che ci sono due regioni a Gaza: una relativamente sicura, controllata da Israele (pari al 53% dell'intero territorio), e l'altra pericolosa, gestita da Hamas (il restante 47%). L'obiettivo, ha sottolineato, è quello di espandere geograficamente l'area sicura. Fino ad allora, ha aggiunto Kushner, nessun fondo per la ricostruzione andrà alle aree che rimangono sotto il controllo del gruppo palestinese.

 

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Ipotesi osteggiata dagli arabi

L'ipotesi di una Gaza divisa in due sarebbe osteggiata dai mediatori arabi. Secondo il Wall Street Journal, i governi arabi si opporrebbero fermamente all'idea di spartire la Striscia. In sostanza, spiega ancora la testata americana, il possibile nuovo piano Usa affronterebbe le difficoltà ancora irrisolte di disarmare Hamas e di istituire un governo alternativo che possa supervisionare l'enclave e creare un ambiente sicuro per i trilioni di dollari di investimenti necessari per la ricostruzione. 

 

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La ricostruzione

Secondo funzionari della Casa Bianca citati dal Wall Street Journal, è Kushner la forza trainante del piano di ricostruzione divisa, avendolo ideato con l'inviato speciale Steve Witkoff. "Ci sono considerazioni sull'avvio della ricostruzione a Gaza in aree che oggi sono sotto il controllo di Israele", ha detto il genero di Trump durante la conferenza stampa in Israele insieme al vicepresidente americano JD Vance. Kushner ha assicurato che nessun fondo per la ricostruzione andrà nelle aree controllate da Hamas.

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Il pressing su Hamas

La visita di JD Vance in Israele è servita a tentare di blindare l'accordo di cessate il fuoco a Gaza, mettendolo al riparo dalle fughe in avanti dell'estrema destra al governo con Benjamin Netanyahu e reiterando le minacce contro Hamas. Stesso obiettivo, del resto, della visita in Israele del segretario di Stato Usa Marco Rubio, secondo cui "Israele sta rispettando gli impegni presi nell'accordo", mentre Hamas è ancora inadempiente. "Se rifiuta di disarmarsi, sarà considerata una violazione", ha sottolineato Rubio, ricordando che il gruppo armato palestinese deve ancora consegnare tutti i corpi degli ostaggi uccisi trattenuti a Gaza.

Il Centro di coordinamento Usa

Rubio ha parlato al Centro di Coordinamento civile-militare (Ccmc), l'organismo incaricato di monitorare il cessate il fuoco a Gaza e istituito a Kiryat Gat, nel sud di Israele, con circa 200 soldati americani. A guidarlo è un diplomatico di lungo corso, Steve Fagin, ambasciatore degli Stati Uniti presso il governo dello Yemen con sede in Arabia Saudita, che affianca il generale Patrick Frank. Il Centro supervisiona anche la consegna degli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza che, secondo le organizzazioni umanitarie, entrano a rilento con il valico di Rafah ancora chiuso in entrambe le direzioni.

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La Forza di stabilizzazione

Rubio è tornato anche sulla Forza di stabilizzazione internazionale che dovrebbe dispiegarsi a Gaza secondo il piano Trump per poi procedere con la ricostruzione della Striscia. Molti Paesi hanno espresso interesse a partecipare, ma dovranno essere Stati "con i quali Israele si sente a suo agio", ha affermato il segretario Usa. Lo Stato ebraico avrà diritto di veto e potrebbe escludere da tale Forza la Turchia, ritenuta troppo vicina ad Hamas.

 

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Il Comitato di tecnocrati

A seguito delle riunioni tra Hamas e al Fatah al Cairo, le fazioni palestinesi hanno accettato di affidare temporaneamente a un "Comitato palestinese di tecnocrati indipendenti" la gestione dei servizi di base nella Striscia di Gaza e di "rivitalizzare l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) come unico rappresentante legittimo del popolo palestinese". Hamas, va ricordato, non fa parte dell'Olp. Il leader americano Trump sembra oltretutto intenzionato a voler mettere da parte l'attuale presidente dell'Olp e Anp Abu Mazen.

 

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Verso la liberazione di Barghouti?

Trump non ha inoltre escluso di voler fare pressioni su Israele per far liberare Marwan Barghouti, figura di spicco di al Fatah e possibile successore dell'anziano  leader, da 20 anni in carcere in Israele per diversi attentati. "Prenderò una decisione", ha detto il presidente americano. E così la moglie Fadwa Barghouti, la moglie di Marwan, ha colto il momento per scrivergli: "Signor Presidente, un vero partner la attende, qualcuno che può aiutarla a realizzare il nostro sogno comune di una pace giusta e duratura nella regione. Per la libertà del popolo palestinese e la pace, aiuti a liberare Marwan Barghouti".

 

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