Guerra Israele Medio Oriente, Amnesty: "Genocidio a Gaza". Usa: "Accuse infondate"

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Il nuovo rapporto aaccusa Israele di "genocidio" contro i palestinesi dall'inizio della guerra. Questo studio dovrebbe "servire da campanello d'allarme alla comunità internazionale", auspica l'organizzazione. Gli Usa: "Non siamo d'accordo. Abbiamo detto in precedenza e continuiamo a credere che le accuse di genocidio siano infondate". L'esercito siriano ha riconosciuto di aver perso il controllo della città strategica di Hama, nella Siria centrale, dopo l'ingresso dei ribelli jihadisti

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Il nuovo rapporto di Amnesty International accusa Israele di "genocidio" contro i palestinesi dall'inizio della guerra a Gaza. Questo studio dovrebbe "servire da campanello d'allarme alla comunità internazionale", auspica l'organizzazione che afferma di essersi basata su "dichiarazioni genocide e disumanizzanti del governo israeliano" e immagini satellitari che documentano la distruzione del territorio e ricerche sul campo con gli abitanti di Gaza. 

Israele ha respinto il rapporto definendolo "fabbricato" e "completamente falso". Il ministero israeliano degli Esteri ha definito il report "inventato". "L'organizzazione deplorevole e fanatica Amnesty International ha prodotto ancora una volta un rapporto inventato, completamente falso e basato su bugie", ha affermato in una nota un portavoce del ministero degli Esteri israeliano. 

L'esercito siriano ha riconosciuto di aver perso il controllo della città strategica di Hama, nella Siria centrale, dopo l'ingresso dei ribelli jihadisti. "Nelle ultime ore, gruppi terroristici sono riusciti a sfondare diversi fronti della città e ad entrarvi", ha affermato l'esercito in un comunicato, aggiungendo che le sue forze si sono "ridistribuite fuori città".


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Ong, "dopo cattura Hama, decine di migliaia in fuga da Homs"

Decine di migliaia di siriani sono fuggiti da Homs, la terza città della Siria, temendo l'avanzata delle forze ribelli che hanno preso le città di Hama e Aleppo più a nord. Lo afferma l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh). Homs si trova a soli 40 chilometri (25 miglia) a sud di Hama, che i ribelli hanno catturato oggi. Secondo gli analisti, i combattenti guidati dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (Hts) potrebbero spingersi verso la città, un collegamento chiave tra Damasco e Hama. Rami Abdel Rahmane, direttore dell'Osdh, ha denunciato un "esodo di massa di siriani alawiti dai quartieri di Homs, decine di migliaia diretti verso la costa siriana". I ribelli hanno lanciato un'offensiva a sorpresa il 27 novembre dalla loro roccaforte di Idlib (nord-ovest), conquistando decine di località, la maggior parte di Aleppo (nord) e Hama. Secondo l'Ong, le ostilità hanno provocato più di 800 morti. "Quello che è successo oggi" ad Hama "è una misura tattica temporanea, le nostre forze sono ancora vicino alla città", ha detto il ministro della Difesa siriano Ali Abbas, riferendosi ad una "ridistribuzione" delle truppe governative. Ma gli abitanti di Homs, la terza città della Siria, dicono di temere l'avanzata dei ribelli.

Guerra in Siria, migliaia di civili in fuga e i timori dell'Europa. Cosa può succedere

Si rischia una nuova ondata migratoria dalla Siria: lo scontro tra i ribelli islamisti e il presidente Bashar al-Assad può portare nuovi migranti sul continente europeo. A fuggire non sarebbero solamente siriani ma anche libanesi, che di recente erano riparati proprio a Damasco per sfuggire alla guerra nel loro Paese. COSA SAPERE

Bashar al-Assad, chi è il presidente della Siria in guerra con i ribelli jihadisti

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Idf: '18mila evacuati da Beit Lahiya nei giorni scorsi'

Circa 18.000 civili palestinesi sono stati evacuati da Beit Lahiya nel nord di Gaza nei giorni scorsi, secondo un rapporto della radio dell'esercito, riferisce il Times of Israel. Prima di entrare nella città il mese scorso, l'Idf ha stimato che solo poche migliaia di palestinesi vi risiedessero. Durante l'evacuazione della popolazione da diversi rifugi nella zona di combattimento, le truppe hanno arrestato circa 100 sospetti terroristi che sono stati portati in Israele per essere interrogati, afferma il rapporto. L'esercito ha precedentemente negato di voler spostare forzatamente i palestinesi a Gaza, affermando che "gli avvertimenti alla popolazione civile di prendere temporaneamente le distanze dalle aree che si prevede saranno esposte a un intenso conflitto sono fatti in conformità con l'obbligo previsto dal diritto internazionale di prendere precauzioni praticabili per mitigare i danni ai civili fornendo avvertimenti in anticipo prima degli attacchi. L'Idf opera solo in aree in cui è nota la presenza di militanti e sta ancora lavorando per smantellare l'infrastruttura militare di Hamas in varie aree della Striscia di Gaza". Le truppe hanno ucciso circa 20 terroristi durante i combattimenti a Beit Lahiya nei giorni scorsi, afferma Army Radio, una cifra relativamente bassa rispetto alle ultime settimane, poiché i combattimenti nell'area sono diventati meno intensi.

Hezbollah, cosa sapere sul gruppo antisionista libanese

Tra i protagonisti dell'escalation di tensione in Medio Oriente c’è anche l’organizzazione militare e politica libanese. Sostenuta ideologicamente e finanziariamente dall’Iran, controlla una larga parte del Paese, quasi “uno Stato nello Stato”, e partecipa attivamente alla vita politica. Il suo leader è stato a lungo - dal 1992 - Hassan Nasrallah, che ha guidato il gruppo fino al 28 settembre 2024, quando è stato ucciso da un attacco israeliano su Beirut. L'ANALISI

Iron dome, cos'è e come funziona il sistema anti missile israeliano

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Medio Oriente, chi sono i leader eliminati da Israele in un anno di guerra

Yahya Sinwar, capo politico di Hamas, è stato ucciso il 16 ottobre dall'Idf. Ma i leader di peso “eliminati” da Israele nell’ultimo periodo, durante la campagna militare che va avanti da oltre un anno nella Striscia di Gaza, sono diversi. Un martellamento che ha preso di mira Hamas, ma anche altri gruppi legati a Teheran, come Hezbollah in Libano o le milizie delle Guardie rivoluzionarie iraniane. LE FOTO

Crosetto a ministro Israele: "Cessare fuoco Libano e Gaza"

"Stasera ho avuto un colloquio telefonico molto importante e molto cordiale con il mio omologo israeliano, Israel Katz. È stata un'occasione importante per ribadire come l'Italia consideri il cessate il fuoco in Libano come pure, e come sarebbe auspicabile, a Gaza e in tutta la Palestina, un'opportunità cruciale per la stabilità della regione, da non disperdere né sprecare". Cosi' su X il Ministro della Difesa Guido Crosetto.

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Create nel 1948, ogg contano su 170mila soldati effettivi, grazie alla coscrizione obbligatoria di tre anni per gli uomini e di due per le donne. Dispongono, inoltre, di 3.500 carri armati. L'APPROFONDIMENTO

Usa: infondata accusa genocidio di Amnesty a Israele

Gli Stati Uniti hanno dichiarato di non essere d'accordo con un rapporto di Amnesty International che accusa Israele di "genocidio" a Gaza e hanno detto che i suoi fornitori di armi rischiano la complicità'. "Non siamo d'accordo con le conclusioni di tale rapporto. Abbiamo detto in precedenza e continuiamo a ritenere che le accuse di genocidio siano infondate", ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel.

Saar: "Vedo un'opportunità per un accordo sugli ostaggi"

Il ministro degli Esteri israeliano ha evocato la possibilità di un accordo a breve sugli ostaggi. "Presto potrebbe esserci presto un'opportunità" per un accordo a Gaza, ha rilevato Gideon Saar.

Il capo di Hezbollah: "Siamo al fianco di Damasco"

Il capo di Hezbollah Naim Qassem ha affermato che il gruppo libanese, alleato del presidente siriano Bashar al-Assad, sarà al fianco di Damasco mentre i ribelli guidati proseguono la loro offensiva. In un discorso televisivo, Qassem ha denunciato "gruppi terroristici" che "vogliono far cadere il regime in Siria", aggiungendo: "Non saranno in grado di raggiungere i loro obiettivi nonostante ciò che hanno fatto nei giorni scorsi, e noi come Hezbollah saremo al fianco della Siria per sventare gli obiettivi di questa aggressione il più possibile". Secondo Qassem, "l'aggressione in Siria è orchestrata dagli Stati Uniti e da Israele".

Qassem: crisi orchestrata da Israele-Usa, noi con Assad

"L'aggressione in Siria è orchestrata dagli Stati Uniti e da Israele. Questi gruppi takfiri (infedeli, ndr) sono strumenti usati per cercare di distruggere la Siria. Saremo al fianco" di Damasco per "fermare questa aggressione". Lo ha affermato Naim Qassem, leader di Hezbollah, commentando l'offensiva lanciata da ribelli sunniti contro il regime siriano di Bashar al-Assad.

Erdogan: Assad trovi urgentemente soluzione politica

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha esortato l'omologo siriano Bashar al-Assad a trovare urgentemente "una soluzione politica" alla luce dell'offensiva lanciata dai ribelli islamisti che hanno conquistato Aleppo e Hama.

Media: "Proposta aggiornata della tregua non da Israele ma dall'Egitto"

La proposta aggiornata di accordo sugli ostaggi presentata a Hamas dall'Egitto non era un'offerta israeliana ma del Cairo. Lo scrive il Times of Israel citando un funzionario israeliano, sottolineando che Israele è completamente disponibile a discutere l'iniziativa. Il funzionario ha sottolineato in ogni caso che la proposta non è per la fine della guerra, ma per un cessate il fuoco esteso che consentirà agli ostaggi anziani, bambini, donne e feriti gravi di essere rilasciati. Hamas non ha ancora indicato se è intenzionata a discutere la proposta e, se lo farà, Israele invierà una delegazione al Cairo per negoziare, ha sottolineato il funzionario. Israele "ha interesse" che l'Egitto rimanga al centro dei colloqui, afferma il funzionario, aggiungendo che il Qatar rimane aggiornato dietro le quinte e vorrà prendere parte pienamente alla mediazione se ci saranno progressi. Il funzionario afferma che la minaccia del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump di punire i responsabili se gli ostaggi non saranno rilasciati prima del suo insediamento dovrebbe avere un effetto positivo sui tentativi di raggiungere un accordo. 

Hamas: "Il rapporto di Amnesty mostra che il mondo deve agire"

Hamas ha affermato che il rapporto di Amnesty International che accusa Israele di "genocidio" a Gaza è un invito al mondo ad agire contro le azioni dello Stato ebraico. Il rapporto è "un nuovo messaggio alla comunità internazionale sulla necessità di agire per porre fine a questo genocidio che dura da oltre 400 giorni", ha affermato la fazione islamista palestinese in una dichiarazione. 

Siria, Wfp: "280mila sfollati per l'escalation nel nordovest"

Sono più di 280.000 gli sfollati a causa dell'escalation nel nordovest della Siria, che arriva dopo "anni di sofferenze". Lo denuncia via X il World Food Programme, che sta intensificando l'impegno per fornire generi alimentari alle "famiglie, ovunque si trovino", ma ha "urgente bisogno di supporto per soddisfare le necessità in aumento".

Hama, centro simbolico e strategico, "termometro" del regime di Assad

Dopo aver conquistato Aleppo, i ribelli hanno scacciato l'esercito siriano anche da Hama, città dal grande valore simbolico e strategico, considerata dagli analisti 'termometro' della stabilità del regime di Assad. Mantenere Hama, situata nel centro della Siria, era fondamentale per l'esercito di Bashar al-Assad per salvaguardare la capitale e sede del potere, Damasco. Per questo motivo, gli analisti hanno spesso suggerito che una caduta di Hama avrebbe potuto significare la caduta del regime stesso. 

Hama è profondamente associata alla repressione violenta dell'insurrezione dei Fratelli Musulmani da parte del regime di Hafez al-Assad, il padre di Bashar. Durante il 'Massacro di Hama' del 1982, decine di migliaia di civili furono uccisi dall'esercito siriano, che riuscì a consolidare il proprio potere attraverso un atto di forza brutale. L'evento ha lasciato un'eredità di risentimento anti-governativo che è riesploso nel 2011 nei moti di protesta sull'onda della 'primavera araba', quando Hama fu uno dei centri principali delle proteste contro il regime.

All'inizio delle proteste, decine di migliaia di persone si radunarono ad Hama per manifestare pacificamente, chiedendo riforme democratiche e la fine della repressione. Il regime rispose con violenza, inviando carri armati e forze di sicurezza per reprimere il dissenso. Nel luglio 2011, un'incursione massiccia dell'esercito governativo portò a violenti scontri e bombardamenti, causando centinaia di morti e l'arresto di numerosi oppositori. La brutalità della repressione ad Hama attirò l'attenzione internazionale, diventando uno degli episodi simbolo della lotta tra il regime e il movimento di opposizione. Nonostante il centro della città fosse tornato presto sotto il controllo del governo, le aree rurali circostanti rimasero a lungo un bastione di ribelli, dando il via a una lunga fase di guerriglia e contro-offensive che hanno segnato profondamente la regione.

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