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Guerra Israele Medio Oriente, Amnesty: "Genocidio a Gaza". Usa: "Accuse infondate"

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Medioriente, Katz ottimista su accordo con hamas per ostaggi
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Medioriente, Katz ottimista su accordo con hamas per ostaggi
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Il nuovo rapporto aaccusa Israele di "genocidio" contro i palestinesi dall'inizio della guerra. Questo studio dovrebbe "servire da campanello d'allarme alla comunità internazionale", auspica l'organizzazione. Gli Usa: "Non siamo d'accordo. Abbiamo detto in precedenza e continuiamo a credere che le accuse di genocidio siano infondate". L'esercito siriano ha riconosciuto di aver perso il controllo della città strategica di Hama, nella Siria centrale, dopo l'ingresso dei ribelli jihadisti

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Il nuovo rapporto di Amnesty International accusa Israele di "genocidio" contro i palestinesi dall'inizio della guerra a Gaza. Questo studio dovrebbe "servire da campanello d'allarme alla comunità internazionale", auspica l'organizzazione che afferma di essersi basata su "dichiarazioni genocide e disumanizzanti del governo israeliano" e immagini satellitari che documentano la distruzione del territorio e ricerche sul campo con gli abitanti di Gaza. 

Israele ha respinto il rapporto definendolo "fabbricato" e "completamente falso". Il ministero israeliano degli Esteri ha definito il report "inventato". "L'organizzazione deplorevole e fanatica Amnesty International ha prodotto ancora una volta un rapporto inventato, completamente falso e basato su bugie", ha affermato in una nota un portavoce del ministero degli Esteri israeliano. 

L'esercito siriano ha riconosciuto di aver perso il controllo della città strategica di Hama, nella Siria centrale, dopo l'ingresso dei ribelli jihadisti. "Nelle ultime ore, gruppi terroristici sono riusciti a sfondare diversi fronti della città e ad entrarvi", ha affermato l'esercito in un comunicato, aggiungendo che le sue forze si sono "ridistribuite fuori città".


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Ong, "dopo cattura Hama, decine di migliaia in fuga da Homs"

Decine di migliaia di siriani sono fuggiti da Homs, la terza città della Siria, temendo l'avanzata delle forze ribelli che hanno preso le città di Hama e Aleppo più a nord. Lo afferma l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh). Homs si trova a soli 40 chilometri (25 miglia) a sud di Hama, che i ribelli hanno catturato oggi. Secondo gli analisti, i combattenti guidati dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (Hts) potrebbero spingersi verso la città, un collegamento chiave tra Damasco e Hama. Rami Abdel Rahmane, direttore dell'Osdh, ha denunciato un "esodo di massa di siriani alawiti dai quartieri di Homs, decine di migliaia diretti verso la costa siriana". I ribelli hanno lanciato un'offensiva a sorpresa il 27 novembre dalla loro roccaforte di Idlib (nord-ovest), conquistando decine di località, la maggior parte di Aleppo (nord) e Hama. Secondo l'Ong, le ostilità hanno provocato più di 800 morti. "Quello che è successo oggi" ad Hama "è una misura tattica temporanea, le nostre forze sono ancora vicino alla città", ha detto il ministro della Difesa siriano Ali Abbas, riferendosi ad una "ridistribuzione" delle truppe governative. Ma gli abitanti di Homs, la terza città della Siria, dicono di temere l'avanzata dei ribelli.

Guerra in Siria, migliaia di civili in fuga e i timori dell'Europa. Cosa può succedere

Si rischia una nuova ondata migratoria dalla Siria: lo scontro tra i ribelli islamisti e il presidente Bashar al-Assad può portare nuovi migranti sul continente europeo. A fuggire non sarebbero solamente siriani ma anche libanesi, che di recente erano riparati proprio a Damasco per sfuggire alla guerra nel loro Paese. COSA SAPERE

Bashar al-Assad, chi è il presidente della Siria in guerra con i ribelli jihadisti

Al potere dal 2000, è laureato in Medicina e ha studiato oftalmologia a Londra. Ha iniziato la carriera politica dopo la morte del fratello Basil, primogenito del padre Hafez, rimasto al potere per anni. Negli ultimi giorni il suo regime è stato colpito dall'invasione di forze jihadiste filo-turche, che hanno assediato Aleppo: non è ancora chiaro se abbia lasciato il Paese. È accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità compiuti durante la guerra in Siria. IL PROFILO

Idf: '18mila evacuati da Beit Lahiya nei giorni scorsi'

Circa 18.000 civili palestinesi sono stati evacuati da Beit Lahiya nel nord di Gaza nei giorni scorsi, secondo un rapporto della radio dell'esercito, riferisce il Times of Israel. Prima di entrare nella città il mese scorso, l'Idf ha stimato che solo poche migliaia di palestinesi vi risiedessero. Durante l'evacuazione della popolazione da diversi rifugi nella zona di combattimento, le truppe hanno arrestato circa 100 sospetti terroristi che sono stati portati in Israele per essere interrogati, afferma il rapporto. L'esercito ha precedentemente negato di voler spostare forzatamente i palestinesi a Gaza, affermando che "gli avvertimenti alla popolazione civile di prendere temporaneamente le distanze dalle aree che si prevede saranno esposte a un intenso conflitto sono fatti in conformità con l'obbligo previsto dal diritto internazionale di prendere precauzioni praticabili per mitigare i danni ai civili fornendo avvertimenti in anticipo prima degli attacchi. L'Idf opera solo in aree in cui è nota la presenza di militanti e sta ancora lavorando per smantellare l'infrastruttura militare di Hamas in varie aree della Striscia di Gaza". Le truppe hanno ucciso circa 20 terroristi durante i combattimenti a Beit Lahiya nei giorni scorsi, afferma Army Radio, una cifra relativamente bassa rispetto alle ultime settimane, poiché i combattimenti nell'area sono diventati meno intensi.

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Iron dome, cos'è e come funziona il sistema anti missile israeliano

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Medio Oriente, chi sono i leader eliminati da Israele in un anno di guerra

Yahya Sinwar, capo politico di Hamas, è stato ucciso il 16 ottobre dall'Idf. Ma i leader di peso “eliminati” da Israele nell’ultimo periodo, durante la campagna militare che va avanti da oltre un anno nella Striscia di Gaza, sono diversi. Un martellamento che ha preso di mira Hamas, ma anche altri gruppi legati a Teheran, come Hezbollah in Libano o le milizie delle Guardie rivoluzionarie iraniane. LE FOTO

Crosetto a ministro Israele: "Cessare fuoco Libano e Gaza"

"Stasera ho avuto un colloquio telefonico molto importante e molto cordiale con il mio omologo israeliano, Israel Katz. È stata un'occasione importante per ribadire come l'Italia consideri il cessate il fuoco in Libano come pure, e come sarebbe auspicabile, a Gaza e in tutta la Palestina, un'opportunità cruciale per la stabilità della regione, da non disperdere né sprecare". Cosi' su X il Ministro della Difesa Guido Crosetto.

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Create nel 1948, ogg contano su 170mila soldati effettivi, grazie alla coscrizione obbligatoria di tre anni per gli uomini e di due per le donne. Dispongono, inoltre, di 3.500 carri armati. L'APPROFONDIMENTO

Usa: infondata accusa genocidio di Amnesty a Israele

Gli Stati Uniti hanno dichiarato di non essere d'accordo con un rapporto di Amnesty International che accusa Israele di "genocidio" a Gaza e hanno detto che i suoi fornitori di armi rischiano la complicità'. "Non siamo d'accordo con le conclusioni di tale rapporto. Abbiamo detto in precedenza e continuiamo a ritenere che le accuse di genocidio siano infondate", ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel.

Saar: "Vedo un'opportunità per un accordo sugli ostaggi"

Il ministro degli Esteri israeliano ha evocato la possibilità di un accordo a breve sugli ostaggi. "Presto potrebbe esserci presto un'opportunità" per un accordo a Gaza, ha rilevato Gideon Saar.

Il capo di Hezbollah: "Siamo al fianco di Damasco"

Il capo di Hezbollah Naim Qassem ha affermato che il gruppo libanese, alleato del presidente siriano Bashar al-Assad, sarà al fianco di Damasco mentre i ribelli guidati proseguono la loro offensiva. In un discorso televisivo, Qassem ha denunciato "gruppi terroristici" che "vogliono far cadere il regime in Siria", aggiungendo: "Non saranno in grado di raggiungere i loro obiettivi nonostante ciò che hanno fatto nei giorni scorsi, e noi come Hezbollah saremo al fianco della Siria per sventare gli obiettivi di questa aggressione il più possibile". Secondo Qassem, "l'aggressione in Siria è orchestrata dagli Stati Uniti e da Israele".

Qassem: crisi orchestrata da Israele-Usa, noi con Assad

"L'aggressione in Siria è orchestrata dagli Stati Uniti e da Israele. Questi gruppi takfiri (infedeli, ndr) sono strumenti usati per cercare di distruggere la Siria. Saremo al fianco" di Damasco per "fermare questa aggressione". Lo ha affermato Naim Qassem, leader di Hezbollah, commentando l'offensiva lanciata da ribelli sunniti contro il regime siriano di Bashar al-Assad.

Erdogan: Assad trovi urgentemente soluzione politica

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha esortato l'omologo siriano Bashar al-Assad a trovare urgentemente "una soluzione politica" alla luce dell'offensiva lanciata dai ribelli islamisti che hanno conquistato Aleppo e Hama.

Media: "Proposta aggiornata della tregua non da Israele ma dall'Egitto"

La proposta aggiornata di accordo sugli ostaggi presentata a Hamas dall'Egitto non era un'offerta israeliana ma del Cairo. Lo scrive il Times of Israel citando un funzionario israeliano, sottolineando che Israele è completamente disponibile a discutere l'iniziativa. Il funzionario ha sottolineato in ogni caso che la proposta non è per la fine della guerra, ma per un cessate il fuoco esteso che consentirà agli ostaggi anziani, bambini, donne e feriti gravi di essere rilasciati. Hamas non ha ancora indicato se è intenzionata a discutere la proposta e, se lo farà, Israele invierà una delegazione al Cairo per negoziare, ha sottolineato il funzionario. Israele "ha interesse" che l'Egitto rimanga al centro dei colloqui, afferma il funzionario, aggiungendo che il Qatar rimane aggiornato dietro le quinte e vorrà prendere parte pienamente alla mediazione se ci saranno progressi. Il funzionario afferma che la minaccia del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump di punire i responsabili se gli ostaggi non saranno rilasciati prima del suo insediamento dovrebbe avere un effetto positivo sui tentativi di raggiungere un accordo. 

Hamas: "Il rapporto di Amnesty mostra che il mondo deve agire"

Hamas ha affermato che il rapporto di Amnesty International che accusa Israele di "genocidio" a Gaza è un invito al mondo ad agire contro le azioni dello Stato ebraico. Il rapporto è "un nuovo messaggio alla comunità internazionale sulla necessità di agire per porre fine a questo genocidio che dura da oltre 400 giorni", ha affermato la fazione islamista palestinese in una dichiarazione. 

Siria, Wfp: "280mila sfollati per l'escalation nel nordovest"

Sono più di 280.000 gli sfollati a causa dell'escalation nel nordovest della Siria, che arriva dopo "anni di sofferenze". Lo denuncia via X il World Food Programme, che sta intensificando l'impegno per fornire generi alimentari alle "famiglie, ovunque si trovino", ma ha "urgente bisogno di supporto per soddisfare le necessità in aumento".

Hama, centro simbolico e strategico, "termometro" del regime di Assad

Dopo aver conquistato Aleppo, i ribelli hanno scacciato l'esercito siriano anche da Hama, città dal grande valore simbolico e strategico, considerata dagli analisti 'termometro' della stabilità del regime di Assad. Mantenere Hama, situata nel centro della Siria, era fondamentale per l'esercito di Bashar al-Assad per salvaguardare la capitale e sede del potere, Damasco. Per questo motivo, gli analisti hanno spesso suggerito che una caduta di Hama avrebbe potuto significare la caduta del regime stesso. 

Hama è profondamente associata alla repressione violenta dell'insurrezione dei Fratelli Musulmani da parte del regime di Hafez al-Assad, il padre di Bashar. Durante il 'Massacro di Hama' del 1982, decine di migliaia di civili furono uccisi dall'esercito siriano, che riuscì a consolidare il proprio potere attraverso un atto di forza brutale. L'evento ha lasciato un'eredità di risentimento anti-governativo che è riesploso nel 2011 nei moti di protesta sull'onda della 'primavera araba', quando Hama fu uno dei centri principali delle proteste contro il regime.

All'inizio delle proteste, decine di migliaia di persone si radunarono ad Hama per manifestare pacificamente, chiedendo riforme democratiche e la fine della repressione. Il regime rispose con violenza, inviando carri armati e forze di sicurezza per reprimere il dissenso. Nel luglio 2011, un'incursione massiccia dell'esercito governativo portò a violenti scontri e bombardamenti, causando centinaia di morti e l'arresto di numerosi oppositori. La brutalità della repressione ad Hama attirò l'attenzione internazionale, diventando uno degli episodi simbolo della lotta tra il regime e il movimento di opposizione. Nonostante il centro della città fosse tornato presto sotto il controllo del governo, le aree rurali circostanti rimasero a lungo un bastione di ribelli, dando il via a una lunga fase di guerriglia e contro-offensive che hanno segnato profondamente la regione.

Medio Oriente, atteso nuovo discorso del leader di Hezbollah

E' atteso un nuovo discorso del leader degli Hezbollah libanesi, Naim Qassem. Lo ha annunciato Hezbollah, come riportano i media libanesi, comunicando che l'intervento del segretario generale del Partito di Dio è atteso per le 18 ora locale, le 17 in Italia. 

L'ultimo discorso di Qassem risale al 29 novembre ed era stato il primo dall'entrata in vigore del cessate in fuoco in Libano tra Hezbollah e Israele.

Qassem

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Uomini armati sparano contro la sede dei servizi di sicurezza palestinesi a Jenin

All'alba uomini armati hanno aperto il fuoco a Jenin contro il quartier generale dei servizi di sicurezza palestinesi e hanno rubato due vetture. Lo ha riferito il portavoce Anwar Rajab, citato dall'agenzia di stampa Wafa, denunciando i loro "miserabili tentativi" di ostacolare l'attività delle forze di sicurezza palestinesi, "cercando di diffondere caos e anarchia". "I servizi di sicurezza - ha assicurato - continueranno i loro sforzi per far rispettare e attuare la legge e perseguire e ritenere responsabile chiunque minacci la pace civile e la sicurezza della comunità". 

Blackout delle comunicazioni nella regione di Aleppo, Damasco accusa i terroristi

Blackout delle comunicazioni nella provincia di Aleppo, in Siria, teatro dell'offensiva delle fazioni armate guidate da Hayat Tahrir al-Sham. A riferire dell'interruzione delle comunizioni è l'agenzia ufficiale siriana Sana che punta il dito contro gli "attacchi dei terroristi contro centraline dati nelle zone centrali e settentrionali" della regione.

Blinken a Sa'ar: "Da Tel Aviv più sforzi per gli aiuti a Gaza"

Nell'incontro con l'omologo israeliano, Gideon Sa'ar, a margine della ministeriale Osce di Malta, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha ribadito che "Israele deve fare di più per facilitare la fornitura di assistenza umanitaria in tutta Gaza". Lo riferisce un comunicato del dipartimento di Stato americano diffuso a margine dell'incontro. Al ministro degli esteri Sa'ar, il capo della diplomazia Usa ha anche evidenziato - si legge - "l'urgenza di riportare a casa tutti gli ostaggi, di porre fine alla guerra a Gaza e di stabilire un percorso per il periodo postbellico che garantisca pace e sicurezza durature sia per gli israeliani che per i palestinesi".  Il capo della diplmazia americana e il ministro degli esteri israeliano "hanno discusso anche della cessazione delle ostilità in corso in Libano e dell'importanza di garantire la piena attuazione dell'accordo". 

Blinken

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Siria, Pechino ai cinesi: "Lasciate il Paese prima possibile"

L'ambasciata cinese ha esortato i connazionali in Siria a "lasciare il Paese prima possibile". Otto giorni fa i ribelli islamisti di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) hanno lanciato un'offensiva nel nord e hanno gia' conquistato Aleppo e Hama, città strategica nel centro del Paese. 

Siria, i profughi vogliono tornare ad Aleppo, Ankara frena

I profughi siriani in Turchia originari della provincia di Aleppo premono per tonare a casa, sull'onda dell'entusiasmo scaturito dalle vittorie ottenute dai ribelli siriani contro il regime di Bashar Al Assad. Lunghe file di civili hanno caratterizzato negli ultimi giorni il traffico di Cilvegozu, valico tra Turchia e Siria distante dal centro di Aleppo poche decine di chilometri. Un inizio di un possibile esodo che ha però spinto il governo di Ankara a lanciare un appello alla prudenza. "Abbiamo incontrato dei rappresentanti della comunita' siriana originari di Aleppo e vogliono fare ritorno a casa. E' nostro dovere invocare prudenza, al momento l'area potrebbe non essere sicura" ha dichiarato il ministro degli Interni Ali Yerlikaya. Al momento sono circa 4 milioni i rifugiati siriani in Turchia, un quarto dei quali è originaria proprio della provincia di Aleppo, ha affermato Yerlikaya. Una comunità di 880 mila siriani abita le città di Urfa, Kilis e Gaziantep, le ultime due situate proprio al confine con la provincia che i ribelli hanno sottratto al regime di Bashar Al Assad. Mezzo milione di siriani vive invece nella metropoli di Istanbul.In base ai dati resi noti dal ministero degli Interni turco 715 mila siriani hanno abbandonato la Turchia per fare ritorno in Siria tra il 2016 e il 2024.

Siria, media statali: "Abbattuti due droni nemici a Damasco"

Le difese aeree siriane hanno abbattuto due droni "nemici" su Damasco. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, citando una fonte militare. "Poco tempo fa, le nostre difese aeree hanno affrontato droni nemici nei cieli di Damasco", ha affermato la fonte, aggiungendo che "due velivoli sono stati abbattuti, senza perdite umane o materiali". 

Guerra in Siria, ribelli jihadisti combattono per la conquista di Hama. VIDEO

Sa'ar a Blinken: "Israele serio sull'accordo per gli ostaggi"

Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar ha riferito all'omologo americano Antony Blinken, che Israele è seriamente intenzionato a raggiungere un accordo per la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas. Secondo quanto riferito dall'ufficio di Sa'ar, i capi della diplomazia di Usa e Israele hanno anche discusso dei combattimenti in Siria e Libano. 

Katz: "Possibilità concreta di raggiungere accordo sugli ostaggi"

''Questa volta c'è la possibilità concreta di raggiungere un accordo sugli ostaggi'' con Hamas. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa Israel Katz esprimendo il suo ottimismo durante una visita alla base aerea di Tel Nof e sottolineando che ''riportare a casa gli ostaggi è una priorità per Israele''. Katz ha quindi spiegato che c'è una ''crescente pressione'' su Hamas affinché accetti l'accordo.

"La cosa più importante oggi nella guerra è riportare a casa gli ostaggi. Questo è l'obiettivo supremo che ci sta di fronte e stiamo lavorando in ogni modo per far sì che ciò accada", ha affermato Katz in una nota diffusa dal suo ufficio. "L'intensità della pressione su questa mostruosa organizzazione chiamata Hamas sta aumentando e c'è la possibilità che questa volta possiamo davvero arrivare a un accordo sugli ostaggi", ha aggiunto.

Domani una delegazione israeliana guidata dal capo dello Shin Bet Ronen Bar sarà al Cairo per portare avanti i negoziati finalizzati a raggiungere un accordo che permetta di arrivare a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e al rilascio degli ostaggi ancora nell'enclave palestinese. Lo rende noto il quotidiano del Qatar Al-Araby Al-Jadeed citando proprie fonti ben informate. Queste stesse fonti hanno spiegato che l'Egitto ha elaborato una nuova bozza di proposta che potrebbe servire come base per i colloqui, in seguito a "forti indicazioni" da parte di Hamas della sua serietà nel raggiungere un accordo.

Hamas: "Netanyahu direttamente responsabile per la morte degli ostaggi"

Hamas ha accusato il premier Benjamin Netanyahu di essere “direttamente responsabile” della morte degli ostaggi rapiti durante gli attacchi del 7 ottobre 2023, ribadendo che “non c'è alternativa alla fine dell'aggressione” contro la Striscia di Gaza per ottenere il loro rilascio. Lo riporta il quotidiano 'Filastin', legato ad Hamas.

“Netanyahu è direttamente responsabile della morte di decine di prigionieri a causa del suo mancato accordo”, ha dichiarato il gruppo islamista, ribadendo la richesta di ritiro delle forze israeliane da Gaza e un “accordo per scambiare” gli ostaggi con i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane.  

Hamas ha inoltre accusato l'esercito israeliano di essere responsabile della morte di sei ostaggi ad agosto, confermando “il fallimento della teoria di Netanyahu sulla possibilità di liberare i prigionieri con la forza”. “La pressione militare non libera i prigionieri, li uccide”, si legge.

Siria, soccorsi nelle aree colpite dalle truppe di Assad. VIDEO

Siria, le forze di Assad: "Riconquisteremo le aree in cui sono entrati i terroristi"

Riconquisteremo le aree "in cui sono entrati i gruppi terroristici". Lo affermano le forze fedeli al leader siriano Bashar al-Assad dopo l'ingresso a Hama delle fazioni armate guidate da Hayat Tahrir al-Sham e la conferma del ritiro delle truppe di Damasco, che si sono riposizionate fuori dalla città.

"Nelle scorse ore, con l'intensificarsi degli scontri tra i nostri soldati e i gruppi terroristici e l'aumento del numero dei martiri tra le nostre fila, questi gruppi sono riusciti a penetrare su diversi assi e a entrare nella città, nonostante abbiano subito perdite pesanti fra le loro fila", si legge nel comunicato del ministero della Difesa di Damasco, che conferma "il ridispiegamento e riposizionamento delle unità militari fuori dalla città" di Hama.

Ribelli jihadisti: "A Hama nessuna vendetta per il massacro del 1982"

Il leader dei ribelli di Hayat Tahrir al-Sham, Abu Mohammed al-Jolani, ha affermato che non ci sarà "nessuna vendetta" dopo che il suo gruppo jihadista ha preso la città siriana di Hama, teatro di un sanguinoso massacro da parte delle forze governative nel 1982. "Chiedo a Dio onnipotente che sia una conquista senza vendetta", ha detto Jolani in un messaggio video su Telegram, dopo aver annunciato che i combattenti erano entrati ad Hama "per ripulire la ferita che dura da 40 anni in Siria".

Esercito siriano: "Abbiamo perso il controllo di Hama"

L'esercito siriano ha riconosciuto di aver perso il controllo della città strategica di Hama, nella Siria centrale, dopo l'ingresso dei ribelli. "Nelle ultime ore (...), gruppi terroristici sono riusciti a sfondare diversi fronti della città e ad entrarvi", ha affermato l'esercito in un comunicato, aggiungendo che le sue forze si sono "ridistribuite fuori città".

Ong: i ribelli in diversi quartieri di Hama, scontri in strada

I ribelli "sono entrati in diversi quartieri della città di Hama, e lì si stanno svolgendo scontri di strada con le forze del regime". Lo ha indicato l'Osservatorio siriano per i diritti umani, confermando che gli insorti sono entrati nella città dopo aver preso Aleppo la scorsa settimana.

Tajani: "A Gaza non è genocidio"

"Io posso non essere d'accordo con quello che fa l'esercito israeliano: è ora di fermarsi, è ora di arrivare al cessate il fuoco. Ma non si tratta di genocidio a Gaza". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine delle celebrazioni per i 120 anni del Tempio Maggiore di Roma. "I presupposti del genocidio sono la predeterminazione e la decisione", ha aggiunto, e il 7 ottobre "non è stato un attentato, un bombardamento o un attacco militare: è stata una caccia all'ebreo" con "predeterminazione". "Vedere una madre violentata mentre le mettono un neonato nel forno è una cosa che neanche la Gestapo e le SS facevano".

Fonti: gli insorti siriani sono entrati a Hama

Insorti siriani sono entrati a Hama, terza città della Siria e da giorni assediata dall'offensiva anti-governativa sostenuta dalla Turchia. Lo riferiscono all'Ansa fonti locali presenti nella città. In particolare, gli insorti sono entrati nella prigione centrale della città e stanno ora liberando i detenuti.

Tajani, legittima critica a Israele, ma no antisemitismo

"Il 7 ottobre dell'anno scorso si è ripetuta la stessa modalità, con la quale venivano presi e uccisi gli ebrei durante la seconda guerra mondiale. In Europa ci sono troppi rigurgiti antisemiti e troppi messaggi negativi. Non si può certamente confondere la critica legittima al governo di Israele con la lotta al popolo ebraico, non c'entra niente. Sono due cose completamente diverse ma mi pare che adesso in troppi facciano coincidere queste due cose". Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine della celebrazione per i 120 della Sinagoga di Roma. 

Fonti, Qatar riprende ruolo mediatore per tregua

Dopo una breve sospensione, il Qatar ha ripreso il suo ruolo di mediatore nei negoziati per arrivare a una tregua nella guerra tra Israele e Hamas a Gaza. Lo ha riferito una fonte a conoscenza dei colloqui, senza fornire dettagli su eventuali incontri recenti tra funzionari. 

Gaza, 44.580 persone uccise e 105.739 ferite da inizio guerra

Sono 44.580 le persone uccise e 105.739 quelle ferite nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra, con migliaia di persone ancora disperse. Lo riferisce il ministero della Salute di Gaza, precisando che 48 persone sono state uccise e 201 ferite nelle ultime 24 ore. 

Al Jazeera: 7 morti in raid Israele a Beit Lahia, 2 a Rafah

L'attacco dell'Idf che ha colpito i serbatoi dell'acqua dell'ospedale indonesiano Kamal Adwan di Beit Lahia ha causato la morte di almeno sette palestinesi, in un'abitazione dietro la struttura sanitaria assediata. Lo riferisce al Jazeera, aggiungendo che altre due persone sono state uccise in un raid israeliano nella zona di Khirbet al-Adas, vicino a Rafah, nel sud della Striscia.

Al Jazeera: Idf ha colpito serbatori d'acqua ospedale a Gaza

Le forze israeliane hanno colpito i serbatoi d'acqua dell'ospedale indonesiano della Striscia di Gaza settentrionale. L'ospedale di Beit Lahia non è operativo a causa della mancanza di carburante, di forniture mediche e di personale paramedico, ma la gente si è rifugiata lì, scrive al Jazeera, aggiungendo che nel raid un quadrirotore israeliano ha anche ferito tre persone che si trovavano nelle vicinanze.

Fadlun: "Dopo 7 ottobre antisemitismo in crescita"

"Voglio ringraziare, a nome dell’intera nostra Comunità, tutte le forze dell’ordine che vigilano sulla sicurezza dei nostri figli come se fossero i propri, e che ci hanno consentito di continuare a svolgere la nostra normale vita ebraica. Grazie al governo italiano, e alle istituzioni che ci manifestano ogni giorno solidarietà contro un antisemitismo che è in crescita dopo il 7 ottobre. Un antisemitismo insieme antico e nuovo. Ignobile, sempre. Che ha radici profonde. Che è quella particolare forma di odio per cui le donne vittime di violenza il 7 ottobre non sono riconosciute come tali". Lo afferma Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma, nel corso della celebrazione dei 120 anni della Sinagoga. "E che nega lo spirito e la lettera della nostra Costituzione: l’articolo 3 ('tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge') e gli articoli 8 e 19, sulla libertà religiosa", aggiunge.

Amnesty: "Rammaricati da sede Israele, confermiamo rapporto"

"Amnesty International si è detta profondamente rammaricata per la decisione di alcuni colleghi della sezione israeliana dell'organizzazione di prendere le distanze dal rapporto sul genocidio di Israele nei confronti della popolazione palestinese di Gaza. Amnesty International conferma le sue solide ricerche e conclusioni". Lo scrive la branca internazionale dell'organizzazione in un comunicato dopo che la sede israeliana dell'ong ha preso le distanze dal rapporto che accusa lo Stato ebraico di portare avanti un genocidio a Gaza. "Determinare se una situazione costituisca genocidio è compito del diritto internazionale, non è un'opinione. Amnesty International è orgogliosa dalla qualità delle sue ricerche. Ricerche imparziali, basate sui fatti, etiche e partecipate sono il cuore pulsante di tutto ciò che facciamo e tutti i nostri rapporti sono soggetti a un rigoroso processo di revisione. Il rapporto in questione è il prodotto di scrupolose ricerche e analisi giuridiche. È stato rivisto dai più alti livelli dell'organizzazione e ha beneficiato della consultazione di esperti internazionali nel campo del diritto internazionale", sottolinea l'organizzazione. 

Lasciano presidente e 2 membri palestinesi Amnesty Israele

Il presidente di Amnesty Israele e due esponenti palestinesi del direttivo dell'associazione si sono dimessi. Lo afferma la sede centrale dell'ong in una nota in cui "si rammarica" della condanna di Amnesty Israele del rapporto sulle accuse di genocidio: "Le dimissioni del presidente di Amnesty International Israele e di due esponenti palestinesi del direttivo dell'associazione riflettono le profonde divisioni all'interno della sezione stessa. La messa a tacere delle voci dei palestinesi da parte di Amnesty International Israele è inaccettabile e verrà valutata attraverso i processi democratici internazionali dell'organizzazione". 

In corso nello Yemen operazione di salvataggio equipaggio mercantile

È in corso un'operazione di salvataggio per l'equipaggio di una nave cargo battente bandiera panamense, abbandonata al largo del porto yemenita di Hodeidah, nel Mar Rosso. Lo rendono noto fonti della sicurezza marittima, senza specificare quale potrebbe essere la causa dell'incidente che ha coinvolto il mercantile.

Libano, "caschi blu" italiani consegnano aiuti per gli sfollati

Sentito e unanime è stato il ringraziamento all'Italia e ai soldati italiani di Unifil da parte delle autorità presenti, tra cui Hassan Dbouk, sindaco e presidente dell'Unione delle municipalità di Tiro, Afif Bazzi, sindaco di Bint Jubayl, e Faraj Hamadeh, direttore dell'ospedale Jabal Amel, che hanno lodato l'impegno e la solidarietà mostrata nei confronti della popolazione locale in un periodo così delicato, segnato da un conflitto che da oltre un anno continua a colpire le persone più vulnerabili, provocando gravi sofferenze e conseguenze devastanti.L'assistenza alla popolazione libanese è uno dei principali compiti assegnati al contingente italiano di Unifil nel rispetto della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

Libano, "caschi blu" italiani consegnano aiuti per gli sfollati

Un nuovo importante carico di aiuti umanitari - cibo, coperte, farmaci, materiale sanitario e prodotti per l'igiene - è stato consegnato dai "caschi blu" italiani della Forza delle Nazioni Unite (Unifil) ai responsabili dell'Unità di crisi di Tiro, dell'ospedale Jabal Amel dell'omonimo distretto e a rappresentanti della municipalità di Bint Jubayl. A beneficiare della donazione saranno gli sfollati delle aree di confine del Libano meridionale, che riceveranno gli aiuti a pochi giorni dall'annuncio della cessazione delle ostilità tra Libano e Israele in cui le parti, al fine di attuare pienamente la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, si impegnano a consentire ai civili di entrambi i lati della "Blue line" di tornare in sicurezza alle loro terre e alle loro case. La cerimonia di consegna è stata presieduta dal generale Stefano Messina, comandante del contingente italiano e del settore Ovest di Unifil, il quale ha sottolineato che il carico di aiuti è stato acquistato con fondi del Ministero della Difesa, ma che una parte significativa di esso è frutto della generosità dell'Associazione "Volontari Aiuti Umanitari" - ODV di Civitanova Marche, dell'Associazione Nazionale Arma di Cavalleria (A.N.A.C. - Sezione di Salerno), dell'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (Sezione di Torino), nonche' di enti, imprenditori e associazioni di Benevento e provincia.Il successo dell'iniziativa è stato reso possibile grazie al coordinamento tra il Comando Operativo di Vertice Interforze della Difesa e la componente di cooperazione civile-militare del contingente italiano di Unifil.

"Inviato Trump in Medio Oriente per spingere su tregua a Gaza"

L'inviato di Donald Trump per il Medio Oriente si è recato in Qatar e Israele per dare il via all'iniziativa diplomatica del presidente eletto degli Stati Uniti per contribuire a raggiungere un cessate il fuoco a Gaza e un accordo sul rilascio degli ostaggi prima del suo insediamento il 20 gennaio. Lo scrive Reuters online citando una fonte informata sui colloqui, secondo cui Steve Witkoff, che assumerà ufficialmente l'incarico sotto l'amministrazione Trump, ha incontrato separatamente a fine novembre il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. Le conversazioni di Witkoff - scrive Reuters - sembrano mirate a consolidare quasi 14 mesi di diplomazia infruttuosa da parte dell'amministrazione Biden, del Qatar e dell'Egitto mirata a un cessate il fuoco. Gli incontri segnalano anche che Doha ha ripreso il suo ruolo di mediatore chiave dopo aver sospeso il suo ruolo il mese scorso, ha detto la fonte, aggiungendo che è probabile che i negoziatori di Hamas torneranno presto nella capitale del Qatar per ulteriori colloqui. 

Sede Amnesty in Israele contro il rapporto sul genocidio (2)

La branca israeliana del gruppo per i diritti internazionali sostiene di non essere stata coinvolta nella ricerca, nel finanziamento o nella stesura del rapporto pubblicato oggi e che "non accetta l'affermazione che sia stato dimostrato che il genocidio si sta verificando nella Striscia di Gaza e non accetta i risultati operativi del rapporto". Sebbene "la portata delle uccisioni e della distruzione perpetrate da Israele a Gaza abbia raggiunto proporzioni orribili e debba essere fermata immediatamente", non ritiene che gli eventi "rispondano alla definizione di genocidio come rigorosamente stabilita nella Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio", continua la dichiarazione. Nonostante abbia respinto l'accusa di genocidio, Amnesty Israele afferma comunque che le azioni delle forze israeliane a Gaza "sollevano sospetti di violazioni diffuse e gravi del diritto internazionale e crimini contro l'umanità", e chiede che vengano prese misure che pongano fine immediatamente alla guerra a Gaza. La dichiarazione sembra anche criticare un doppio standard adottato da Amnesty International nei confronti di Israele e Hamas. In una dichiarazione separata ottenuta dal quotidiano Haaretz, diversi membri di Amnesty Israele e membri ebrei di Amnesty International vanno oltre e accusano il rapporto di produrre un'"analisi artificiale" della situazione nella Striscia di Gaza. "Fin dall'inizio, il rapporto è stato definito nella corrispondenza internazionale come 'rapporto sul genocidio', anche quando la ricerca era ancora nelle sue fasi iniziali", scrive Haaretz citando i membri di Amnesty. "Questo è un forte indizio di parzialità" e "conclusioni predeterminate di questo tipo non sono tipiche di altre indagini di Amnesty International". 

Sede Amnesty in Israele contro il rapporto sul genocidio

La sede in Israele di Amnesty ha respinto un rapporto pubblicato dalla branca internazionale dell'organizzazione che accusa Israele di aver commesso un genocidio nella Striscia di Gaza. Lo ha riferito la stessa branca locale in un comunicato rilanciato dal Times of Israel, con alcuni membri che accusano gli autori dei rapporti di essere giunti a una "conclusione predeterminata". 

L'Iran ribadisce il sostegno al governo di Damasco

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha riaffermato il sostegno di Teheran "al governo, al popolo e all'esercito siriano nella loro lotta contro i gruppi terroristici" in una telefonata con l'omologo egiziano, Badr Abdelatty, nel contesto dell'avanzata delle forze filo-turche che si oppongono al presidente siriano Bashar Al Assad. Durante il colloquio, Araghchi ha descritto "il ritorno dei gruppi terroristi in Siria e la loro diffusione nella regione come una seria minaccia per la pace, la sicurezza e la stabilità", lanciando un appello affinché gli sforzi diplomatici in corso tra gli attori regionali affrontino la questione, riferisce Irna. 

Siria, Unicef: Uccisi 7 bambini e 32 feriti, "sopportano il peso maggiore del conflitto"

"Sono profondamente allarmato dalla recente escalation di ostilità nel nord-ovest della Siria, che secondo quanto riferito ha portato alla tragica uccisione di almeno sette bambini e al ferimento di altri 32. Ancora una volta, i bambini stanno sopportando il peso maggiore del conflitto". A dichiararlo è stato il Direttore regionale dell'Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa Edouard Beigbeder.

"Dal 27 novembre, più di 48.500 persone sono state sfollate, soprattutto bambini e donne", ha aggiunto. "La maggior parte dei bambini è stata sradicata più volte a causa di crisi precedenti. Le violenze in corso ci ricordano l'urgente necessità che tutte le parti in conflitto rispettino il diritto internazionale umanitario e diano priorità alla protezione dei civili, soprattutto dei bambini. È indispensabile garantire agli operatori umanitari un accesso rapido, sicuro e senza ostacoli per fornire servizi salvavita e sostegno alle persone colpite da questo conflitto".

"In Siria - prosegue - i bambini stanno affrontando una delle emergenze più complesse al mondo, una combinazione di ostilità prolungate, ripetuti sfollamenti di civili, recessione economica, epidemie di malattie e terremoti devastanti. L'Unicef chiede a tutte le parti di cessare immediatamente le ostilità e di adottare tutte le misure possibili per garantire la sicurezza e il benessere di ogni bambino in Siria colpito da questo conflitto. La protezione dei bambini e delle infrastrutture civili da cui dipendono, come scuole e ospedali, è fondamentale. I bambini siriani meritano di vivere in pace e sicurezza e noi dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere le loro vite e il loro futuro. Rimaniamo impegnati a lavorare con i nostri partner per fornire assistenza umanitaria e per sostenere i diritti e la protezione di ogni bambino colpito da questo conflitto". 

Israele respinge rapporto Amnesty: "E' fabbricato" (2)

Il ministero israeliano degli Esteri ha respinto come "inventato" un rapporto dell'organizzazione per i diritti umani Amnesty International che accusa Israele di "aver commesso un genocidio" contro i palestinesi nella Striscia di Gaza. "L'organizzazione deplorevole e fanatica Amnesty International ha prodotto ancora una volta un rapporto inventato, completamente falso e basato su bugie", ha affermato in una nota un portavoce del ministero degli Esteri israeliano. 

Israele respinge rapporto Amnesty: "E' fabbricato"

Israele respinge il rapporto di Amnesty che parla di "genocidio a Gaza" definendolo "fabbricato" e "completamente falso". 

Israele, accusa Amnesty genocidio: "Piena di falsità"

Israele bolla come "infarcito di falsita'" il rapporto di Amnesty International che accusa lo Stato ebraico di genocidio nella guerra a Gaza.

Siria, Iran: "Ritorno terrorismo minaccia stabilità della regione"

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha parlato al telefono con il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty. "La politica dell'Iran è coerente nel suo sostegno al governo, all'esercito e al popolo siriano contro il terrorismo", gli ha detto Araghchi. "Il ritorno del terrorismo minaccia la sicurezza e la stabilità della regione ed è necessario continuare gli sforzi diplomatici di tutti gli attori per affrontare il pericolo". 

Abdelatty ha assicurato al ministro iraniano che il suo paese "sostiene la sovranità della Siria, la sua integrità territoriale e la protezione delle istituzioni legali".

Media: "Hezbollah mira a ricostruirsi e sarà a lungo termine"

L'Hezbollah libanese è stato significativamente degradato militarmente da Israele, ma il gruppo sostenuto dall'Iran probabilmente cercherà di ricostruire le sue scorte e le sue forze e rappresenterà una minaccia a lungo termine per gli Stati Uniti e i suoi alleati regionali. E' l'analisi affidata di quattro fonti informate sui dati aggiornati dell'intelligence statunitense, scrive Reuters sul suo sito web.  Le agenzie di intelligence statunitensi hanno valutato nelle ultime settimane che Hezbollah, anche nel mezzo della campagna militare di Israele, aveva iniziato a reclutare nuovi combattenti e stava cercando di trovare modi per riarmarsi attraverso la produzione di armi e contrabbandando materiali attraverso la Siria, hanno affermato un alto funzionario statunitense, un funzionario israeliano e due legislatori statunitensi informati sui dati dell'intelligence, parlando a condizione di anonimato, scrive ancora Reuters. 

Qatar riprende il ruolo di mediatore tra Hamas e Israele

Il Qatar sta riprendendo il ruolo di mediatore nei colloqui tra Israele e Hamas, come confermano gli incontri che l'inviato di Donald Trump per il Medio Oriente ha avuto prima a Doha e poi in Israele per cercare di raggiungere il cessate il fuoco a Gaza e l'accordo per il rilascio degli ostaggi. Secondo una fonte citata dal Times of Israel, Steve Witkoff ha incontrato separatamente a fine novembre il primo ministro Benjamin Netanyahu e il primo ministro del Qatar Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, segno che lo stato del Golfo ha ripreso il suo ruolo di mediatore chiave dopo averlo sospeso brevemente. "Ci sono progetto per un successivo round di colloqui indiretti tra Israele e Hamas che potenzialmente avrà luogo a Doha presto, anche se non è stata fissata una data specifica", ha aggiunto la fonte. Il Qatar è stato un mediatore chiave dei colloqui indiretti tra Israele e Hamas fino a quando non ha annunciato il mese scorso che avrebbe sospeso il suo ruolo finché le due parti non avessero mostrato "volontà e serietà" di riprendere il negoziato. Martedì, il Ministero degli Esteri a Doha ha affermato che la pausa era ancora in atto, un annuncio che sembrava contraddire le dichiarazioni fatte la scorsa settimana dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, secondo cui il Qatar, con Egitto e Turchia, avrebbero dato nuovo impulso a un accordo sugli ostaggi.

Ben Gvir spera in Trump per incoraggiare emigrazione da Gaza

Il ministro israeliano per la sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir afferma di nutrire grandi speranze che il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump collabori con Israele per fare "grandi cose" nella Striscia di Gaza quando entrerà alla Casa Bianca a gennaio e fa riferimento in particolare ad "un programma per incoraggiare la migrazione e gli insediamenti a Gaza". In un'intervista al podcast Maariv, Ben Gvir afferma che se dipendesse da lui, presenterebbe a Trump "un programma per incoraggiare la migrazione e gli insediamenti a Gaza". Il piano, chiarisce, sarebbe duplice. Mentre prima di tutto, incoraggerebbe gli israeliani a stabilirsi nella Striscia di Gaza, promuoverebbe anche "l'emigrazione" dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Lo riferisce il Times of Israel. 

Media: "Raid di Israele nel Libano meridionale vicino al fiume Litani"

Israele ha attaccato stamattina la città di Zawtar, vicino al fiume Litani, nel Libano meridionale. Lo riferisce La rete di informazione al-Manar, affiliata a Hezbollah.

Medioriente, inviato Trump ha avuto colloqui con Netanyahu e Qatar

La scorsa settimana, la senatrice repubblicana Linsey Graham ha detto in modo simile ad Axios che Trump vuole che un accordo sugli ostaggi sia garantito prima di tornare alla Casa Bianca. Il Times of Israel ha rivelato già ad ottobre che Trump stesso ha trasmesso questo messaggio a Netanyahu quando si sono incontrati durante l'estate al resort Mar-a-Lago del presidente eletto. Il quotidiano Times of Israel, nel riportare le varie informazioni, sottolinea che la ripresa del coinvolgimento del Qatar nei colloqui è degno di nota perchè lo stato del Golfo ha dichiarato in precedenza di aver sospeso il suo ruolo di mediatore a causa della mancanza di progressi nei colloqui. Per giunta la fonte anonima ha detto a Reuters che i negoziatori di Hamas potrebbero tornare a Doha "presto" per un nuovo round di colloqui e "sostengono un accordo di cessate il fuoco a Gaza". Ieri, tuttavia, il ministero degli Esteri del Qatar ha affermato che la pausa istituita da Doha nei suoi sforzi di mediazione alla fine del mese scorso era ancora in atto. L'annuncio sembrava contraddire le dichiarazioni fatte la scorsa settimana dal presidente Joe Biden, che aveva affermato che il Qatar, insieme a Egitto e Turchia, avrebbe lanciato una nuova spinta per un accordo sugli ostaggi. Witkoff, uno sviluppatore immobiliare ebreo-americano e amico golfista di Trump, ha stretto diversi accordi commerciali con gli stati del Golfo, tra cui la vendita per 623 milioni di dollari del Park Lane Hotel di New York al fondo di investimento del Qatar. Trump ha anche nominato Massad Boulos, suocero della figlia di Trump, come suo consigliere senior per il Medio Oriente.

Medioriente, raid israeliani diffusi su Gaza dopo "orrore" ad Al-Mawasi

L'emittente Al-Aqsa TV, con sede a Gaza, ha riferito che l'esercito israeliano ha lanciato una "violenta campagna di bombardamenti" nella parte settentrionale di Gaza City nelle prime ore di questa mattina. Sono sotto attacco i quartieri di Sabra e Tal al-Hawa. Al Jazeera Arabic, citando fonti palestinesi, sta anche segnalando raid aerei israeliani nella parte settentrionale di Gaza, oltre a bombardamenti a Beit Lahiya e Jabalia, nel nord, e nel campo profughi di Nuseirat nell'area centrale, ma al momento non ci sono segnalazioni di vittime. Questi nuovi raid israeliani si verificano dopo quello che i soccorritori hanno descritto come scene di "orrore" nell'area di Al-Mawasi, vicino a Khan Yunis, dove l'Idf ha bombardato le tende degli sfollati. Sul posto, i reporter hanno documentato vittime bruciate "irriconoscibili" e altre "fatte a pezzi", secondo quanto riferito da Al Jazeera. L'agenzia di difesa civile di Gaza, gestita da Hamas, ha affermato che almeno 20 persone, tra cui cinque bambini, sono state uccise, e altre decine ferite. Per giunta, gli attacchi hanno provocato incendi di grandi dimensioni, che le squadre della protezione civile hanno faticato a contenere, causando ulteriori distruzioni. L'esercito israeliano ha affermato di aver colpito "terroristi di Hamas di alto livello" nell'area.

Medioriente, report Amnesty accusa Israele di genocidio a Gaza

Nel suo ultimo rapporto pubblicato oggi, Amnesty International accusa Israele di "commettere un genocidio" contro i palestinesi dall'inizio della guerra a Gaza. Per giungere a questa conclusione, l'organizzazione per i diritti umani afferma di essersi basata su "dichiarazioni improntate al genocidio e disumanizzanti del governo israeliano", immagini in particolare satellitari che documentano la distruzione del territorio e ricerche sul campo con gli abitanti di Gaza, svolte tra il 7 ottobre 2023 e luglio 2024. "Mese dopo mese, Israele ha trattato i palestinesi di Gaza come un gruppo di subumani, indegni del rispetto dei diritti umani e della dignità, dimostrando la sua intenzione di distruggerli fisicamente", ha dichiarato Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International. "I nostri risultati schiaccianti devono servire da campanello d'allarme per la comunità internazionale: questo è un genocidio. Tutto questo deve finire adesso", ha detto in una nota. Dall'attacco senza precedenti di Hamas il 7 ottobre 2023, Israele ha difeso la sua offensiva con il desiderio di sradicare il movimento islamista. "Ma siamo chiari: gli obiettivi militari possono coincidere con intenti a commettere un genocidio", ha

insistito Callamard durante una conferenza stampa all'Aia. Il rapporto di 300 pagine cita l'esempio di 15 attacchi aerei effettuati tra il 7 ottobre 2023 e il 20 aprile 2024, che avrebbero ucciso 334 civili tra cui 141 bambini, e per i quali l'organizzazione "non ha trovato prove che fossero diretti verso obiettivi militari". Dall'inizio della guerra, a Gaza sono morte almeno 44.532 persone, in maggioranza civili, secondo i dati del ministero della Sanità di Hamas per Gaza, ritenuti attendibili dall'Onu. Amnesty evidenzia anche le condizioni di vita dei palestinesi nell'enclave, dove sono soggetti a "malnutrizione, carestia e malattie", che "li espongono a una morte lenta e calcolata". "Gli Stati che inviano armi a Israele violano i loro obblighi di prevenire il genocidio e rischiano di diventarne complici", ha ulteriormente accusato Callamard. La Ong ha annunciato che pubblicherà anche un rapporto sui crimini commessi da Hamas durante l'attacco del 7 ottobre 2023, che ha provocato la morte di 1.208 persone da parte israeliana, la maggior parte civili, in base a dati ufficiali, compresi gli ostaggi uccisi o morti in prigionia. 

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