Perché Israele ha attaccato la missione dei militari italiani in Libano? Le ipotesi

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Introduzione

L’Idf ha preso di mira la missione Unifil nel quartier generale a Naqura, dove sono rimasti feriti due militari indonesiani, e le due basi italiane 1-31 e 1-32A, danneggiando veicoli, telecamere e sistemi di comunicazione.

 

Fonti di sicurezza ipotizzano che l’attacco alla forza di pace dell'Onu avrebbe l'obiettivo di "costringerla a ritirarsi" per non avere "testimoni scomodi" in vista di "pianificazioni future" dell'esercito. Ma dietro quanto accaduto potrebbe esserci anche la volontà di allontanare l’Unifil per usare la zona come corridoio sulla costa e intrappolare i combattenti di Hezbollah in una tenaglia.

Quello che devi sapere

Israele spara contro l’Unifil

  • L’allerta all’Unifil era alta da giorni, da molto prima degli spari del 10 ottobre di Israele contro la missione nel sud del Libano. L'ordine per i militari, schierati lungo la Linea blu al confine, era di restare protetti, non uscire dalle basi e continuare a presidiare le loro postazioni, nonostante i ripetuti moniti dell'Idf a spostarsi per facilitare le sue azioni contro Hezbollah. Da parte loro, persino i leader del partito di Dio avevano ordinato ai loro miliziani di non mettere in pericolo i caschi blu. E invece il pericolo è arrivato proprio dall'esercito israeliano che ha "deliberatamente" preso di mira la forza di pace dell'Onu nel quartier generale a Naqura, dove sono rimasti feriti due militari indonesiani, e le due basi italiane 1-31 e 1-32A

Per approfondire:

Crosetto dopo attacco di Israele all'Unifil: "Potrebbe essere un crimine di guerra"

Cos’è successo

  • Secondo la ricostruzione del portavoce dell'Unifil, Andrea Tenenti, ieri mattina un carro armato Merkava dell'Idf "ha sparato verso una torre di osservazione presso il quartier generale di Naqura", colpendola e facendo cadere i due caschi blu che sono rimasti feriti. L'esercito israeliano ha quindi colpito la posizione Unp 1-31, dopo aver sorvolato ripetutamente la base con un drone, colpendo l'ingresso del bunker dove si erano rifugiati i caschi blu italiani. Nell'attacco sono stati danneggiati veicoli, i sistemi di comunicazione tra la base e il comando di Naqura e le telecamere di monitoraggio perimetrale della posizione. Infine l'Idf ha sparato anche sull'altra postazione, "la Unp 1-32A, dove si tenevano regolari riunioni tripartite (tra libanesi, israeliani e i vertici Unifil) prima dell'inizio del conflitto, danneggiando l'illuminazione e una stazione di trasmissione", ha aggiunto Tenenti

Per approfondire:

Su Insider: "Missione Unifil, perché l'esercito italiano opera in Libano?"

I motivi militari dell’attacco

  • Fonti di sicurezza ipotizzano che l’attacco di Israele all'Unifil avrebbe l'obiettivo di "costringerla a ritirarsi" per non avere "testimoni scomodi" in vista di "pianificazioni future" dell'esercito in Libano. Perfino dopo l'attacco, infatti, l'ambasciatore israeliano all'Onu, Danny Danon, ha "raccomandato" ai peacekeeper di "spostarsi di 5 km a nord per evitare pericoli mentre i combattimenti si intensificano e mentre la situazione lungo la Linea Blu rimane instabile a causa dell'aggressione di Hezbollah". Un invito che, nonostante il tentativo di accusare i miliziani libanesi, dopo quanto accaduto suona più come una minaccia. E che, ancora una volta, l'Unifil ha respinto, determinato a resistere: "In questo momento l'unica cosa che possiamo fare è proteggerci. Restiamo nelle nostre basi a fare il nostro dovere, nel perimetro della nostra sicurezza, fin quando ci sarà consentito dall'Onu e dalla Difesa"

L’ipotesi di una ragione tattica

  • Secondo gli esperti potrebbe però anche esserci una ragione tattica per quanto accaduto. Considerando che i soldati di Israele stanno entrando il Libano dall’area agricola delle fattorie di Sheb’a - un villaggio sulle pendici occidentali del monte Hermon, punto d'incontro tra i territori di Siria, Libano e Israele -, se l’Unifil optasse per il ritiro si aprirebbe un varco lungo la costa, nella zona sud-occidentale dell’area, che permetterebbe all’Idf di intrappolare i combattenti di Hezbollah in una tenaglia

L’immagine internazionale di Israele

  • Non è escluso tuttavia che dietro l’attacco ci possa essere anche la volontà di Israele di spingere l’Unifil a lasciare il territorio per non avere testimoni durante i combattimenti: va ricordato che le Nazioni Unite hanno già denunciato l’uso di armi chimiche vietate come il fosforo bianco

Cosa potrebbe succedere

  • L’Unifil non ha per il momento intenzione di ritirarsi, anche se i protocolli dell'Onu prevedono la possibilità di sospendere la missione dei peacekeeper per motivi di sicurezza. Una decisione che però potrebbe essere presa solo dalla linea di comando delle Nazioni Unite passando poi dall’Assemblea generale per la ratifica. In questo caso i militari Onu sarebbero trasferiti fuori dall'area delle operazioni israeliane, ma pronti a rientrare laddove si creino nuovamente le condizioni

Per approfondire:

Iran, basi militari e siti sotterranei: i possibili obiettivi per l’attacco di Israele