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Chat segreta su attacchi Houthi in Yemen, Casa Bianca: "Aperta inchiesta". Cosa sappiamo

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©IPA/Fotogramma
Usa, giornalista aggiunto per errore in chat del Pentagono
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Usa, giornalista aggiunto per errore in chat del Pentagono
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Introduzione

La Casa Bianca ha annunciato l’avvio di un’inchiesta per far luce su quanto denunciato da Jeffrey Goldberg, giornalista che era stato aggiunto per sbaglio a una chat privata tra alcuni dei più alti funzionari Usa in cui si sarebbe discusso dei piani per attaccare le milizie Houthi in Yemen. Si cercherà di capire “come il numero di Goldberg sia stato inavvertitamente aggiunto” alla conversazione Houthi PC small group sull’app Signal, ha riferito la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt.

 

Al tempo stesso si minimizza però la questione, rimarcando come “grazie alla leadership forte e decisa del presidente Trump e di tutti nel gruppo, gli attacchi degli Houthi sono stati efficaci e di successo” e “i terroristi sono stati uccisi”. E ci si para già le spalle: "Nessun piano di guerra è stato discusso" e "nessun materiale classificato è stato mandato nello scambio di messaggi", scrive sempre Leavitt su X, smentendo quindi la versione dei fatti raccontata da Goldberg su The Atlantic, testata da lui diretta e già bollata da Trump come una “rivista terribile”. La Casa Bianca definisce inoltre la questione della fuga di notizie sulla sicurezza come un "tentativo politico coordinato" per distogliere l'attenzione. 

 

Il segretario alla Difesa Pete Hegseth - tra i membri della chat - si scaglia contro Goldberg, "un giornalista disonesto e altamente screditato". Anche lui nega di aver inviato piani di guerra tramite sms, nonostante sia già stato smentito dai suoi colleghi: il portavoce della Sicurezza nazionale ha già confermato l'autenticità della catena di messaggi della chat.

Quello che devi sapere

Michael Waltz e l'invito per Goldberg alla chat segreta

  • In un articolo uscito lunedì 24 marzo, Goldberg ha spiegato che tutto è iniziato l’11 marzo, quando il consigliere per la sicurezza Usa Michael Waltz gli ha inviato una richiesta per entrare nella chat. “Non può essere vero", scrive di aver pensato il reporter. Dopo essere entrato nella conversazione, sembra che tutti gli altri partecipanti – compreso il vicepresidente JD Vance – non si fossero accorti della sua presenza. Secondo quanto denunciato da Goldberg, si parlava nei dettagli del piano per attaccare gli Houthi, ad esempio con informazioni sulle armi che sarebbero state utilizzate. 

Per approfondire: 

Bombe sugli Houthi: gli Usa attaccano in Yemen con un occhio all'Iran

L’attacco Usa alle milizie Houthi in Yemen del 15 marzo

  • Alle 11:44 del 15 marzo, il segretario alla Difesa Hegseth annunciava che due ore dopo sarebbero iniziati i raid sulle milizie yemenite. Così è stato.

Per approfondire:

Yemen, chi sono gli Houthi e quale è il loro ruolo nel Mar Rosso

JD Vance e l’odio per “il parassita europeo”

  • Al di là dei dettagli militari, che Goldberg non ha fornito, nella chat si parlava anche di altri temi. “Non sopporto di salvare di nuovo l'Europa”, scriveva il vicepresidente JD Vance, definendo poi il Vecchio Continente un “parassita”, appoggiando “l’odio” espresso dal segretario alla Difesa Hegseth. Nella chat, ha riferito Goldberg, si parlava anche della possibilità che l'Unione europea paghi per la protezione Usa sulle rotte di navigazione chiave

Vance: “L’offensiva contro gli Houthi è un errore”

  • Dal contenuto della conversazione come riportato dal giornalista emergerebbero anche alcune diversità di vedute tra Vance e Trump. Il 14 marzo il vicepresidente definiva infatti "un errore" l’offensiva Usa contro gli Houthi. "Penso che stiamo commettendo un errore. Non sono sicuro che il presidente sia consapevole di quanto ciò sia incoerente con il suo messaggio sull'Europa in questo momento. C'è un ulteriore rischio che assistiamo a un picco moderato o grave nei prezzi del petrolio. Sono disposto a sostenere il consenso del team e a tenere queste preoccupazioni per me. Ma ci sono forti argomenti per ritardare questo - l'attacco, ndr - di un mese, fare il lavoro di comunicazione sul perché questo è importante, vedere dove si trova l'economia, etc", spiegava Vance

Trump difende Waltz: “Ha imparato la lezione, è un brav’uomo”

  • Il presidente Trump ha subito fatto scudo intorno alla sua squadra. È sceso soprattutto in difesa di Michael Waltz, principale responsabile del fiasco. “Ha imparato la lezione ed è un brav'uomo", ha detto in un'intervista con NBC News, sostenendo che la presenza di Goldberg non ha comunque avuto "alcun impatto" sull'operazione militare. Quando gli è stato chiesto cosa gli era stato detto su come Goldberg fosse stato aggiunto alla chat di Signal, Trump ha risposto che "era una delle persone di Michael sul telefono, un membro dello staff aveva il suo numero lì".
  • Molto più duro con Goldberg, "un viscido che fa male agli Stati Uniti" che sta solo cercando di "farsi pubblicità con la storia della chat del Pentagono"

 

Le possibili implicazioni legali

  • Secondo Goldberg la vicenda potrebbe però avere dei risvolti giudiziari. Si sottolinea innanzitutto come per informazioni così sensibili di solito si utilizzino sistemi criptati governativi che vietano l'uso dei cellulari (e non chat su app come Signal). Secondo i legali sentiti dal giornalista potrebbero essere quindi state violate diverse previsioni dell'Espionage Act. Un altro profilo legale ruota intorno al fatto che i partecipanti, abbandonando il gruppo, violerebbero la legge sui documenti federali: i messaggi dei funzionari pubblici sono considerati atti da conservare.
  • "Vale la pena notare che Donald Trump, in quanto candidato alla presidenza (e in quanto presidente), ha ripetutamente e a gran voce chiesto che Hillary Clinton venisse imprigionata per aver utilizzato un server di posta elettronica privato per affari ufficiali quando era segretario di stato. Vale anche la pena notare che Trump è stato incriminato nel 2023 per cattiva gestione di documenti classificati, ma le accuse sono state ritirate dopo la sua elezione", ha evidenziato Goldberg nel suo articolo

Nyt: "Se Hegseth avesse un minimo di onore, si dimetterebbe"

  • Anche The New York Times dice la sua, senza mezzi termini, in un editoriale dal titolo “Se Pete Hegseth avesse un minimo di onore, si dimetterebbe". A scriverlo è David French, un veterano dell'operazione Iraqi Freedom e un ex avvocato dell'esercito. "Non c'è un ufficiale vivo la cui carriera sopravvivrebbe a una violazione della sicurezza del genere. Normalmente si tradurrebbe in conseguenze immediate seguite da un'indagine completa e, potenzialmente, da accuse penali", dice.
  • "La legge federale - spiega French - considera un reato quando una persona, per grave negligenza, rimuove informazioni 'relative alla difesa nazionale' dal 'suo luogo di custodia appropriato o le consegna a chiunque violando la sua fiducia, o le smarrisce, le ruba, le sottrae o le distrugge". Si precisa comunque che "è troppo presto per dire se l'incompetenza di Hegseth sia anche criminale".

Per approfondire: 

Raid Usa sullo Yemen contro Houthi, almeno 31 morti. Trump segue in diretta, Iran protesta