Introduzione
Esattamente 365 giorni fa i terroristi penetravano nel Sud dello Stato ebraico e attaccavano i kibbutz vicini al confine con la Striscia di Gaza, uccidendo famiglie e sequestrando persone. Le vittime del massacro, in totale, sono state oltre 1.200.
Israele ha risposto lanciando l’operazione "Spade di Ferro" con massicci bombardamenti su Gaza, a cui poi è seguita un'offensiva di terra. Ancora oggi la Striscia è stretta nella morsa israeliana. Si contano oltre 40mila morti.
Ma nel corso dei mesi il conflitto si è allargato a Hezbollah nel Sud Libano, e all'Iran, il Paese al centro dell' "Asse della resistenza", cioè dell'insieme dei gruppi contrari a Israele. Teheran, varcando di fatto una nuova soglia, ha attaccato direttamente il territorio israeliano, ad aprile e a ottobre 2024. E in Medio Oriente, ogni giorno, è più concreto il rischio dell’esplosione di una guerra su larga scala, a livello regionale.
Quello che devi sapere
A un anno dal 7 ottobre
- È passato esattamente un anno dal 7 ottobre 2023, la data che ha cambiato - per sempre - lo scenario del conflitto tra Israele e Hamas. Quel giorno iniziava l’operazione "Alluvione Al-Aqsa", pianificata in segreto per due anni. Le brigate Al-Qassam, l'ala militare di Hamas, annunciavano l'offensiva lanciando razzi sui territori israeliani. Contemporaneamente i terroristi penetravano in Israele, a piedi, con velivoli artigianali o motociclette, e compivano massacri nei kibbutz vicini al confine con la Striscia, uccidendo famiglie e sequestrando persone. Veniva preso di mira anche un rave party, con i giovani partecipanti uccisi o rapiti mentre ballavano e ascoltavano musica. Le vittime del massacro, in totale, sono state oltre 1.200. La reazione di Israele è arrivata poche ore dopo la carneficina: il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato che lo Stato ebraico era entrato in guerra. Iniziava l’operazione "Spade di Ferro"
Per approfondire:
La situazione in Medio Oriente
- Netanyahu, fin da subito, ha posto come obiettivo della risposta israeliana la "distruzione di Hamas" e ha promesso una "vittoria totale", ma senza indicare tempistiche chiare. "Vittoria totale" che lo stesso Netanyahu ha evocato ancora durante il suo discorso all'Assemblea generale dell'Onu il 27 settembre 2024. Dopo quasi un anno di bombardamenti e di offensiva di terra, intanto, Gaza è stretta in una morsa senza precedenti. Israele però non è ancora riuscito a recuperare tutti i suoi ostaggi, punto che ha scatenato - e scatena ancora oggi - ripetute proteste da parte di una fetta della società isrealiana oltre che delle famiglie di chi è prigioniero a Gaza (degli oltre 200 ostaggi iniziali, ancora una sessantina sarebbero nelle mani di Hamas, ndr).
- Non solo Gaza. Durante quest'anno ci sono stati raid israeliani anche in Siria e in Cisgiordania. E poi c'è il fronte del Libano, con la presenza di Hezbollah nel Sud del Paese: il 30 settembre 2024, dopo giorni di raid aerei, è iniziata l'invasione limitata israeliana. Dura la risposta dell'Iran, da sempre sostenitore di Hezbollah, che ha lanciato centinaia di missili contro i territori israeliani. E così in Medio Oriente, ogni giorno, è più concreto il rischio dell’esplosione di una guerra a livello regionale
La reazione iniziale di Israele
- Ma partiamo dall’inizio. Subito dopo il massacro del 7 ottobre, Israele dava il via ai bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Poi, da lì a poche settimane, iniziava anche l’offensiva di terra con combattimenti strada per strada, e incursioni dell'esercito israeliano nei tunnel usati da Hamas per muoversi all'interno della Striscia
L’assedio di Gaza
- L'assedio alla Striscia di Gaza di questi mesi ha avuto risvolti che hanno colpito soprattutto i civili: da 12 mesi vivono sotto ai bombardamenti e sono spesso costretti a spostamenti in diverse parti dell’area che già di per sé è molto densamente popolata. Ci sono carenza di acqua potabile e cibo e l'ingresso di aiuti umanitari internazionali è molto limitato. I numeri, ad oggi, parlano di oltre 41.000 morti, di cui oltre 11.000 bambini, e di più di 95.000 feriti
Il Libano ed Hezbollah
- E poi c’è il Libano, con Hezbollah - il movimento sciita (letteralmente Partito di Dio) che domina il Sud del Paese - che già dallo scorso 8 ottobre lanciava missili verso Israele, in supporto all’offensiva di Hamas. Durante tutto quest’anno, la tensione al Nord di Israele, e cioè al confine proprio con il Libano, ha avuto diversi picchi di intensità, ma in quest’ultimo periodo, Israele ha deciso di concentrarsi sempre più su quest’area. La tensione è esplosa a fine luglio, con la rappresaglia israeliana arrivata pochi giorni dopo il massacro di bambini drusi a Majdal Shams, nel Golan settentrionale. Israele, con un’esplosione, ha ucciso il numero due di Hezbollah, Ibrahim Aqil
L'attacco con i cercapersone
- Nel pomeriggio del 17 settembre 2024, poi, si sono registrate diverse esplosioni di ricetrasmittenti in Libano e Siria. A esplodere sono stati i cosiddetti ‘cercapersone’ utilizzati da membri di Hezbollah. Decine i morti e migliaia i feriti. Hezbollah ha detto da subito che dietro le esplosioni c'era "il nemico Israele". Da quel momento, altri raid israeliani si sono susseguiti sul Libano, Beirut compresa, con un'intensità crescente, un milione di persone sfollate e migliaia di vittime
L'uccisione di Nasrallah e l'offensiva limitata di terra
- Il 28 settembre un'altra svolta nel conflitto: Israele ha ucciso, con un attacco su Beirut, Hassan Nasrallah, leader libanese di Hezbollah. E due giorni dopo sono iniziate "operazioni terrestri limitate" in Libano da parte dell'esercito israeliano. I raid aerei sui quartieri generali dell’organizzazione militare, nel mentre, non sono mai cessati, con altri pesanti colpi inflitti ai vertici del "Partito di Dio"
Il ruolo dell'Iran
- Il legame tra Hezbollah e l’Iran è strettissimo e dura da decenni. Teheran da molto tempo fornisce armi ai combattenti libanesi e, anche da prima del 7 ottobre, più volte Israele aveva accusato gli iraniani di stare armando il gruppo con l'obiettivo di attaccare lo Stato ebraico. Non solo. C'è l'Iran al centro dell' “Asse della resistenza” cioè quell'alleanza tra Hezbollah, palestinesi, siriani e altri gruppi sostenuti da Teheran e contrari a Israele
Gli attacchi iraniani contro Israele
- Dopo il 7 ottobre, l'Iran ha giocato un ruolo sempre più centrale nella crescente tensione in Medio Oriente. Il 13 aprile 2024 ha attaccato Israele varcando di fatto una nuova soglia, con il lancio di oltre 300 fra missili e droni, direttamente dal suo territorio a quello di Israele, senza però provocare molti danni. La mossa iraniana è arrivata in risposta all’attacco dell’1 aprile, attribuito a Israele, contro l'ambasciata iraniana a Damasco, in cui sono stati uccisi diversi alti ufficiali dei Pasdaran.
- Un nuovo attacco iraniano è poi andato in scena la sera dell'1 ottobre quando Teheran ha lanciato missili verso Israele (IL VIDEO), come vendetta per l’uccisione di vari esponenti di spicco dell'"Asse della resistenza". Non ci sono state vittime, ma l'Idf ha ammesso che alcuni missili hanno centrato alcune basi nel Paese, senza tuttavia causare gravi conseguenze
Gli scenari per il futuro
- In questa situazione, in così rapida evoluzione, è difficile capire quali saranno gli scenari futuri. Netanyahu ha assicurato che Gaza verrà “demilitarizzata” alla fine delle operazioni. Ma le tempistiche sono molto incerte e sicuramente non brevi: il consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, Tzachi Hanegbi, ha affermato che l’anno 2024 è stato "definito come un anno di combattimento" dal gabinetto di guerra israeliano.
- In Libano l'operazione limitata di terra è in corso, accompagnata da bombardamenti giornalieri.
- E l'Iran? Netanyahu ha garantito che la risposta israeliana all'attacco dell'1 ottobre ci sarà. Secondo la stampa israeliana, che cita fonti dell'esercito, questo potrebbe avvenire "all'inizio di questa settimana". Gli analisti ipotizzano una rappresaglia mirata, su un’infrastruttura strategica degli ayatollah, come un impianto petrolifero o per l’estrazione di gas. Ma non si esclude che il target siano, invece, i siti nucelari
Il problema dei combattimenti su più fronti
- Israele ha ingenti risorse militari ed è protetto, per quel che riguarda gli attacchi missilistici, da diversi sistemi, tra cui il formidabile Iron Dome. Inoltre può contare sull'aiuto degli Usa, che, per esempio, durante l'ultimo attacco dell'Iran hanno sparato almeno 12 munizioni antimissili dai cacciatorpedinieri Uss Cole e Uss Bulkeley che operano nel Mediterraneo. Ma ciò non significa che lo Stato ebraico sia inattaccabile, soprattutto quando combatte su due - o più - fronti diversi. Orna Mizrahi, esperta di Hezbollah presso l'INSS, ha spiegato alla Cnn: "Quando combatti su più di un fronte, non puoi investire troppo su ognuno di questi fronti. Quindi sarà un modo diverso di combattere"
I numeri dell'esercito israeliano: ci sono abbastanza soldati?
- Ma con le truppe impegnate sia a Sud, a Gaza, sia a Nord, al confine con il Libano, Israele ha militari a sufficienza? Non sembrerebbe. Analisti e funzionari dell'esercito citati dai media israeliani hanno ripetutamente affermato che l'Idf soffre di carenze. All’inizio della guerra con Hamas, l’esercito aveva recultato circa 295.000 riservisti. Ma quel numero si sta rivelando insufficiente. Inoltre, oltre 700 soldati israeliani sono morti dal 7 ottobre a oggi
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