Introduzione
Rimangono da chiarire le circostanze delle esplosioni che hanno causato morti e feriti in Libano e in Siria, a partire dall’innesco simultaneo: frutto di un messaggio inviato a tutti contemporaneamente dai vertici dell’organizzazione o di un impulso partito da chi ha sabotato i device?
Nessuna ipotesi può essere del tutto esclusa, anche se secondo alcuni esperti sarebbe più probabile lo scenario di una manomissione manuale piuttosto che quello di un hackeraggio che potrebbe aver causato il surriscaldamento delle batterie.
Circostanza che fa rientrare nel quadro anche l’Iran, principale fornitore delle attrezzature di Hezbollah, e che secondo l’analista militare Elijah Magnier avrebbe richiesto l'intervento di più servizi segreti: "Ciò significa che non solo hanno preso tempo, ma hanno anche conservato questa fornitura per molto tempo prima che raggiungesse la destinazione finale, e molto probabilmente gli iraniani ora esamineranno tutti i loro prodotti e le loro attrezzature per assicurarsi che nessuno abbia manomesso ciò che hanno acquisito".
Quello che devi sapere
L’attacco in Libano e Siria
- È avvolto nel mistero l'attacco che ha trasformato i cercapersone degli uomini di Hezbollah in micro-bombe. Esplosi contemporaneamente, hanno causato almeno 18 morti e 4mila feriti fra Libano e Siria. Un video registrato in un mercato libanese mostra una di queste deflagrazioni: l'uomo che aveva addosso il dispositivo è rimasto ferito, mentre non hanno subìto alcun danno il banco di frutta che aveva davanti e le persone che in quel momento gli erano vicine
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Le ipotesi sull’innesco
- Come tutto questo sia stato possibile non è ancora chiaro. Negli ultimi tempi, Hezbollah aveva invitato i suoi a non usare il cellulare perché considerato una forma di comunicazione poco sicura, ripiegando sul più antico sistema dei cercapersone. Così come non è chiaro il meccanismo dell'innesco simultaneo: frutto di un messaggio inviato a tutti, contemporaneamente, da parte dei vertici di Hezbollah, oppure di un impulso partito da chi ha sabotato i device?
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Attacco a Hezbollah, Libano, Iran e Hamas accusano Israele. Usa: "Noi non informati"
Un accesso alle forniture dell’Iran?
- Secondo l’analista militare Elijah Magnier, intervistato da Al-Jazeera, si tratta di un attacco molto sofisticato e, solitamente, su questa scala, "richiede la collaborazione di più entità". Hezbollah ha accusato Israele della "totale responsabilità" dell’attacco, e Magnier osserva che se l'intelligence israeliana è riuscita a compromettere i cercapersone forniti a Hezbollah, ciò non esclude che siano riusciti ad accedere alla fornitura dell'Iran, perché è l'Iran che fornisce a Hezbollah la maggior parte delle sue attrezzature
La manomissione manuale
- "Un'operazione di questa portata richiede la presenza di esplosivi ad alto potenziale, anche in piccole quantità, e un tempo terribilmente lungo per sedersi a ogni singolo cercapersone e inserire manualmente da 1 a 3 grammi di materiale altamente esplosivo e tuttavia preservare la funzionalità del cercapersone, dello schermo e di tutta l'elettronica senza che tutto ciò venga compromesso", spiega l’analista, a lungo di base a Beirut e con più di 30 anni di esperienza in teatri di guerra in tutta la regione
Un collaborazione fra servizi segreti
- Secondo Magnier, tutto ciò richiederebbe l'intervento di più servizi segreti e un'interruzione del canale di fornitura e potrebbe anche indicare la presenza di un esplosivo, perché le batterie non esplodono da sole. Non si tratta di un problema legato al malfunzionamento del cercapersone, ma di qualcosa che è stato implementato in esso e trasmesso tramite "una frequenza specifica o un segnale codificato che attiva l'ordigno esplosivo all'interno del ricevitore. Ciò richiede sia sofisticazione tecnica che tempismo preciso per massimizzare le vittime": "Ciò significa che non solo hanno preso tempo, ma hanno anche conservato questa fornitura per molto tempo prima che raggiungesse la destinazione finale e molto probabilmente gli iraniani ora esamineranno tutti i loro prodotti e le loro attrezzature per assicurarsi che nessuno abbia manomesso ciò che hanno acquisito"
Secondo alcuni esperti l’hackeraggio è improbabile
- Fra le ipotesi non viene esclusa quella di un hackeraggio che potrebbe aver causato il surriscaldamento delle batterie del cercapersone e quindi le esplosioni. Tuttavia, spiega il corrispondente della Bbc Joe Tidy, sembra improbabile che l'attacco sia stato portato a termine in questo modo: alcuni esperti sottolineano che le immagini delle esplosioni non sono compatibili con un surriscaldamento della batteria e sembrerebbe più plausibile che si sia trattato di un cosiddetto attacco alla supply chain, in cui i cercapersone sono stati manomessi durante la produzione o il trasporto
Le batterie in corto
- "È probabile" che gli attentatori "abbiano intercettato i lotti di cercapersone di cui gli Hezbollah si sono approvvigionati di recente e abbiano modificato i dispositivi prima della consegna, introducendo delle modifiche che sono poi state sfruttate nell'attacco". sostiene anche Pierluigi Paganini, esperto di sicurezza e professore di Cybersecurity presso l'Università Luiss Guido Carli. "Le ipotesi sono due", spiega all'Ansa: "O i sabotatori hanno individuato falle in fase di produzione e le hanno sfruttate da remoto, oppure, ipotesi che ritengo più probabile in base alle informazioni pubblicamente disponibili - precisa - gli attaccanti, con agenti sul campo, hanno intercettato i lotti di cercapersone di cui gli Hezbollah si sono approvvigionati di recente e li hanno modificati prima della consegna introducendo delle falle che sono poi state sfruttate nell'attacco". Ciò sarebbe possibile, spiega l'esperto, "attraverso una vulnerabilità nel software presente nei chip della batteria che controllano i processi di carico e scarico". In pratica, i sabotatori avrebbero messo in corto le batterie dei dispositivi generando un calore elevato, fino a 4-500 gradi, che porta all'esplosione
Ipotesi Petn
- Anche Sky News Arabia cita fonti secondo cui l'attacco è stato possibile perché l'agenzia di spionaggio del Mossad è entrata in possesso dei dispositivi di comunicazione di Hezbollah prima che venissero consegnati al gruppo terroristico. Secondo la fonte, l'agenzia di spionaggio israeliana avrebbe posizionato una quantità di Petn, un materiale altamente esplosivo, sulle batterie dei dispositivi e li avrebbe fatti esplodere aumentando la temperatura delle batterie da lontano. In precedenza, il Wall Street Journal aveva riferito che alcuni membri di Hezbollah avevano sentito i loro cercapersone surriscaldarsi e li avevano eliminati prima della serie di esplosioni. Al Jazeera invece cita una fonte della sicurezza libanese che afferma che il peso dell'esplosivo inserito in ogni dispositivo era inferiore a 20 grammi e che i cercapersone fatti saltare in aria erano stati importati cinque mesi fa
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