Iran, l’arsenale degli Ayatollah: droni, missili e lo spettro nucleare
Durante l’attacco a Israele, Teheran avrebbe lanciato nel complesso centinaia di proiettili, di cui almeno 100-150 droni e 40-60 missili. Si tratta dei droni kamikaze del tipo Shahed 137, missili balistici ipersonici modello Kheibar e missili da crociera tipo Paveh 351. Sono le armi più sofisticate mai affrontate dalle difese israeliane, oltre che le più numerose in un solo attacco, ma di certo non sono le più potenti nel temibile e variegato arsenale iraniano
- Sabato notte l’Iran ha attaccato Israele: secondo fonti israeliane, Teheran avrebbe lanciato nel complesso centinaia di proiettili, di cui almeno 100-150 droni e 40-60 missili. L’attacco è stato in larga parte intercettato
- Incrociando varie fonti, il New York Times ha azzardato la stima di 185 droni kamikaze, del tipo Shahed 137, 110 missili balistici (superficie-superficie) ipersonici modello Kheibar e 36 missili da crociera tipo Paveh 351. Si tratta delle armi più sofisticate mai affrontate dalle difese israeliane, oltre che le più numerose in un solo attacco, ma di certo non le più potenti nel temibile e variegato arsenale degli ayatollah
- Iran e Israele sono separati da una distanza minima, da confine a confine, di circa 1.000 km, con in mezzo gli spazi aerei di Iraq e Giordania, oltre che di una fetta meridionale di Siria. Le armi iraniane sono notoriamente capaci di percorrere queste distanze, anche in meno tempo rispetto a quanto hanno impiegato sabato notte droni e missili
- Nel bombardamento a ondate durato circa 5 ore, secondo quanto detto da una fonte al sito iraniano Nournews, il ruolo principe lo hanno avuto i missili balistici ipersonici di lungo raggio Kheibar. Noti anche come Khorramshahr 4, cioè di quarta generazione, possono raggiungere la velocità di Mach 8 nell'atmosfera (16 fuori) con un'autonomia fino a 2.000 km e una testata enorme di 1.500 kg: caratteristiche tecniche superiori al compito richiesto dall'attacco, ma che probabilmente intendevano costituire un atto dimostrativo oltre che un collaudo sul campo
- Secondo un post su X di Fabian Hinz, esperto tedesco di armamenti dell'International Institute for Strategic Studies (Iiss) di Berlino, il missile da crociera usato da Teheran è il modernissimo Paveh 351, in dotazione ai Guardiani della Rivoluzione. Cruise di lungo raggio che vola come un aereo, ha un'autonomia di 1.650 km a una velocità fra i 600 e i 900 km orari. Secondo Hinz, diverse variazioni di questo missile sono state fornite dall'Iran anche agli alleati Houthi yemeniti e alle milizie filo-iraniane irachene
- Per quanto riguarda i droni, che dell'attacco sono stati la componente più numerosa, fonti di intelligence Nato ritengono che si trattasse dei “kamikaze” (fin dal nome) Shahed 136. Prodotti dalla Iran Aircraft Manufacturing Industries Corporation (Hesa), sono in servizio dal 2021 e vengono regolarmente acquistati dai russi che li impiegano a profusione in Ucraina
- Piccoli, economici, versatili, lunghi 3 metri e mezzo, guidati da remoto, questi droni portano una testata esplosiva relativamente piccola, fino a 50 kg, e possono raggiungere bersagli fino a 1.200 km volando però a velocità bassa, circa 180-200 km orari. Caratteristica, questa, che li rende anche vulnerabili. Per percorrere lo spazio che li separava dai bersagli nel Golan o nel Negev hanno impiegato diverse ore
- Ma, come detto prima, l’arsenale degli ayatollah non si ferma qui e conta armi diverse e molto più temibili. Ufficialmente l’Iran non ha armi nucleari. Tuttavia, come spiega il Wall Street Journal, è al momento l'unico Paese al mondo privo di un arsenale nucleare ma capace di “arricchire l'uranio al 60%”
- In ogni caso sembra certo che Teheran abbia fatto progressi dal 2018, anno in cui Washington (sotto l'amministrazione Trump) si ritirò dall'accordo sui controlli Onu sull'energia atomica iraniana sottoscritto nel 2015 a Vienna. Anche se non risulta che il Paese abbia compiuto l'ultimo miglio verso la ripresa di operazioni concrete di assemblaggio di ordigni, come confermato dall’ultimo aggiornamento del rapporto annuale dell'intelligence Usa, viene ritenuto in grado di disporre di combustibile nucleare "quasi pronto" per non meno di 3 bombe atomiche