Guerra in Medio Oriente, cosa sappiamo sul potenziale nucleare dell’Iran
Dopo il raid lanciato sabato notte su Israele, torna lo spettro dell'arsenale atomico di Teheran. Nel 2015 l’accordo di Vienna aveva abolito le sanzioni in cambio di maggiori controlli ma, con l’uscita degli Stati Uniti dal patto, la Repubblica Islamica è tornata a intensificare il programma. Secondo l’intelligence americana, tuttavia, al momento non sarebbero in atto le attività chiave per finalizzare la costruzione di una bomba
- L’attacco missilistico lanciato sabato notte dall’Iran su Israele riaccende gli interrogativi sulla costruzione di armi atomiche da parte di Teheran. Il raid, intercettato dalle forze di difesa israeliane, è stato interpretato come una risposta al bombardamento del 1° aprile sul consolato iraniano a Damasco, in Siria, ed è il primo attacco diretto verso quella "entità sionista" a cui la Repubblica Islamica nega, secondo la retorica degli ayatollah, il diritto a esistere
- Israele attualmente è l’unico Paese mediorientale a disporre di armi nucleari. Secondo il Wall Street Journal, Teheran - sebbene privo di un arsenale completo - è l'unica potenza al mondo capace di "arricchire l'uranio al 60%". E avrebbe un combustibile nucleare "quasi pronto" per costruire tre bombe atomiche
- Nel 2015 a Vienna i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito) raggiunsero un accordo sui controlli al programma nucleare iraniano. Il via libera spianò la strada all'abolizione graduale delle sanzioni sul regime di Teheran
- Tre anni più tardi, col ritiro Usa deciso dall'amministrazione Trump, l’Iran è tornato ad intensificare il programma nucleare beneficiando di un allentamento dei controlli. Ad oggi formalmente l’accordo non è stato ripristinato e, nonostante le ispezioni condotte dall’Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), nessuno è in grado di stabilire lo stadio di sviluppo dell'atomica
- Secondo un recente rapporto dell’intelligence americana al momento l’Iran non starebbe mettendo in atto le attività chiave per produrre la bomba atomica
- Un’ulteriore conferma arriverebbe da una recente ispezione dell'Aiea pubblicata il meso scorso: da ottobre 2023 a febbraio 2024 in Iran gli stock di uranio arricchito al 60% sarebbero scesi da 128,3 a 121,5 chilogrammi
- Nel frattempo però aumentano i sospetti intorno allo sviluppo "sottotraccia" dell’arsenale nucleare iraniano. Come rivela un recente articolo del settimanale britannico The Economist, l’Iran starebbe mettendo sempre più sottoterra i laboratori per l’arricchimento dell’uranio
- L’arricchimento dell’uranio al 60%, indispensabile per produrre 3 bombe atomiche, richiede tuttavia tempi lunghi. Secondo dati Aiea, Teheran avrebbe bisogno di 2 settimane per portare l’arricchimento al 90% e altri 6 mesi per l'assemblaggio della bomba. Ulteriori 2 anni sarebbero necessari per rendere l’arma adatta ad essere lanciata da un missile
- Nell’ipotesi di una controffensiva israeliana, Teheran può contare su una dispersione degli impianti nucleari, in parte nascosti e difficili da neutralizzare. Tra questi i reattori di ricerca di Bonab, Ramsar e Teheran, quello per la produzione di acqua pesante di Arak e la centrale di Bushehr, realizzata in passato col contributo della Russia. Nell'elenco figurano inoltre la miniera d'uranio di Gachin, l'impianto di conversione di Isfahan, laboratori di Natanz, di Qom e quello "bunker" di Fordow
- Oltre a Israele e Stati Uniti altri paesi, centrali nella regione mediorientale, guardano con preoccupazione alla prospettiva del nucleare a Teheran. Lo scorso settembre il principe ereditario di Riad Mohammed Bin Salman ha dichiarato che “se l’Iran avrà l’atomica anche l’Arabia Saudita ne farà una”