Approvata la risoluzione in Consiglio di sicurezza, gli Usa si astengono. Netanyahu ha annullato la partenza per Washington. Il voto degli Usa "è un passo indietro chiaro dalle posizioni costanti degli Usa dall'inizio della guerra", dice il premier israeliano. Hamas: pronti subito a scambio ostaggi-prigionieri. Tel Aviv: "Una vergogna che l'Onu non condanni Hamas"
Dopo mesi di stallo, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approva una risoluzione che chiede il 'cessate il fuoco' a Gaza per il Ramadan e la liberazione 'immediata e incondizionata' degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Il documento ha ottenuto 14 voti a favore ed è passato grazie all'astensione degli Usa. 'Ora un fallimento sarebbe imperdonabile', dice il segretario generale Guterres. Ira di Israele: 'Non cesseremo il fuoco fino al ritorno degli ostaggi'. Netanyahu annulla la visita di una delegazione di Israele a Washington: 'Dagli Usa un passo indietro'. Hamas esulta: 'Disponibili a un processo per lo sgambio di prigionieri. Tajani: 'La risoluzione primo passo positivo'. Ventuno persone sono state uccise da un attacco aereo israeliano su un condominio nel centro di Gaza. Lo riporta il Guardian citando funzionari sanitari palestinesi che affermano che un attacco aereo israeliano su un condominio nel centro di Gaza ha sterminato due famiglie allargate.
Gli approfondimenti:
- LO SPECIALE
- Guerra Israele-Hamas, cosa c'è da sapere
- Dalla A di Ali Qadi alla Z di Zaka: le parole-chiave del conflitto
- Cos'è Hamas
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Onu approva per prima volta la risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza
La tregua chiesta per il Ramadan. Il testo della risoluzione ha ottenuto il via libera grazie al fatto che gli Stati Uniti si sono astenuti. Una decisione, ha precisato il portavoce del Consiglio nazionale di Sicurezza della Casa Bianca John Kirby, che "non rappresenta un cambiamento nella nostra politica". Esulta Hamas. Ira di Tel Aviv: "Vergongoso". Netanyahu revoca la missione a Washington di una delegazione che doveva confrontarsi sulle alternative a un'operazione di terra a Rafah. LEGGI L'ARTICOLO
Marco Mancini, l'ex agente segreto a Sky TG24: "Bisogna catturare Sinwar a Gaza"
Dall'inizio carriera nella squadra speciale dei carabinieri guidata dal Generale Dalla Chiesa, fino ai 35 anni trascorsi nell'intelligence del nostro Paese. L'ex 007, che ha da poco pubblicato un libro intitolato "Le regole del gioco", si racconta. Soffermandosi anche sulla guerra in Medio Oriente, il rischio di attentati in Italia e il cyberterrorismo di origine russa L'INTERVISTA
Israele-Hamas, cosa c'è da sapere sul conflitto in corso
Con la situazione sul campo che è in costante evoluzione, abbiamo deciso di raccogliere qui di seguito alcune informazioni che permettano di farsi un'idea del contesto più ampio in cui gli eventi di queste settimane si inseriscono. L'APPROFONDIMENTO
Medioriente, a Gaza si spera risoluzione Onu porti tregua
Unrwa, cosa è e come funziona l'agenzia Onu per i palestinesi
È stata per molto tempo un'ancora di salvezza vitale nella Striscia di Gaza e motivo di contesa con Israele, molto prima che alcuni dipendenti dell'agenzia fossero accusati di essere coinvolti nell'assalto di Hamas del 7 ottobre scorso. LEGGI
Rafah, la disperazione della popolazione dopo il raid israeliano
Oxfam: bene risoluzione Onu, ma tregua due settimane non basta
"Per quanto una tregua di 2 settimane non sia assolutamente sufficiente a risolvere la situazione a Gaza, l'adozione da parte del Consiglio di Sicurezza di una risoluzione per il cessate il fuoco rappresenta sicuramente una condizione essenziale per mettere in campo, almeno in parte, la risposta umanitaria di cui la popolazione ha un disperato bisogno". Lo sottolinea, in una nota, Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia. "Purtroppo però la risoluzione ancora una volta non chiede una tregua permanente, che rappresenterebbe un passo decisivo verso la Pace e arriva troppo tardi per gli oltre 32.000 palestinesi di Gaza uccisi e per le altre migliaia di persone scomparse sotto i bombardamenti", aggiunge Pezzati ricordando che "da quasi sei mesi, il resto della comunità internazionale chiede la fine del conflitto, il rilascio di tutti gli ostaggi e la fornitura di aiuti senza restrizioni a Gaza, ed è ora che gli Stati membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite diano finalmente ascolto a questo appello. Adesso sarà cruciale - conclude - fare tutto ciò che è necessario perché questa risoluzione venga attuata, interrompendo immediatamente la fornitura di armamenti a Israele e ai gruppi armati palestinesi".
Israele e Palestina unite nel messaggio di pace di due padri
Negli occhi il dolore per la perdita di una figlia, nel cuore la speranza che nessun altro debba provare lo stesso sentimento. Rami Elhanan e Bassam Aramin sono di nazionalità diverse, il primo israeliano e il secondo palestinese, ma la voragine che li ha inghiottiti quando i proiettili hanno colpito le loro figlie, ponendo fine ai loro sogni prima del tempo, è la stessa. Era il 1997 quando Smadar Elhanan, una ragazzina di 14 anni con gli occhi curiosi, è stata uccisa durante un attacco suicida di Hamas a Gerusalemme. Qualche anno dopo, nel 2005, suo padre conosce Bassam Aramin in una manifestazione organizzata dal movimento Combattenti per la pace. "Per i palestinesi non è un onore avere un amico israeliano perché li considerano come occupanti, ma io mi sono subito affezionato a Rami e abbiamo scoperto di avere gli stessi valori, alla fine siamo tutti esseri umani" spiega Aramin. Due anni dopo, il 16 gennaio 2007, anche lui avrebbe scoperto il dolore per la perdita della propria bambina. Abir aveva dieci anni, la carnagione olivastra e il sorriso gentile del padre, quando un agente di frontiera israeliano le sparò alla nuca. Rami corse al capezzale della figlia dell'amico e ci restò per i due giorni di lotta tra la vita e la morte della bimba. "È stato come perdere mia figlia una seconda volta" commenta, gli occhi velati. "È stato doloroso - spiega Bassam - vedere il senso di colpa sul viso di Rami perché israeliano". Da quel giorno, Rami e Bassam raccontano la loro storia. Il motivo? "Lanciare il messaggio che c'è un'altra possibilità, un'altra strada. E che questo conflitto non finirà mai, se continuiamo a non parlarci" spiegano a Venezia, dove sono arrivati per raccontarsi, visto che la loro storia è diventata un libro, "Apeirogon" con cui l'autore irlandese Colum McCann ha vinto il Premio Terzani 2022. Sono passati tanti anni dalla morte delle figlie dei due eppure mai come oggi il conflitto è acceso, in Medio Oriente. "Vedere i bambini morire ti riporta alla perdita di tua figlia. I civili sono civili, soprattutto i bambini" concludono.
Lega Araba: ora si abbassino le armi e vengano puniti i crimini
La Lega Araba ha preso atto della risoluzione su Gaza approvata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, affermando che "il passo successivo richiede un'azione internazionale concertata per tradurre questo una risoluzione in modo da porre fine allo spargimento di sangue, ritenere l'occupazione responsabile e giudicarla per i suoi crimini". Il segretario generale della Lega, Aboul Gheit ha sottolineato che la lezione da imparare ora è "attuare la decisione sul campo, porre fine immediatamente e completamente alle operazioni militari e all'aggressione israeliana e facilitare l'ingresso degli aiuti umanitari attraverso le consuete rotte terrestri, in modo da ridurre il catastrofico deterioramento della situazione umanitaria a Gaza, e risparmiare alla sua popolazione le conseguenze di una carestia imminente. Jamal Rushdi, portavoce ufficiale del Segretario generale, ha sottolineato come la risoluzione rifletta "un chiaro cambiamento nella posizione internazionale riguardo alla guerra di aggressione contro Gaza, compresa la posizione degli Stati Uniti, che hanno scelto di non usare il veto".
Ambasciata Israele: 12% dipendenti dell'Unrwa a Gaza fa parte di Hamas
L'Unrwa, l'organizzazione dell'Onu per i rifugiati palestinesi, è "ideologizzata" contro Israele e "non è neutrale" anzi è "coinvolta" con Hamas al punto che alcuni di coloro che hanno preso parte all'attacco del 7 ottobre "erano contemporaneamente dipendenti dell'Unrwa e membri di Hamas". Lo ha spiegato nel corso di un briefing con la stampa l'ambasciatore d'Israele in Italia Alon Bar mostrando i risultati di una approfondita raccolta di informazioni nella Striscia sulle relazioni pericolose tra Unrwa e Hamas "che tutti a Gaza conoscono". Tra i 13.000 dipendenti dell'Unrwa nella Striscia, secondo i dati raccolti da Israele, il 12% sono "membri effettivi e non solo semplici sostenitori" di Hamas e della Jihad islamica palestinese pari a 1468 persone. Il 50% dei dipendenti dell'organizzazione delle Nazioni Unite hanno familiari stretti che hanno legami con Hamas e la Jihad. Sono almeno 13 i dipendenti dell'Unrwa che hanno partecipato in prima persona all'attacco del 7 ottobre e al rapimento di israeliani, tutti identificati con nomi, cognomi, indirizzi e posizione nel gruppo. Ma non basta. L'ambasciatore ha sottolineato che il "forte coinvolgimento" dell'Unrwa passa da molteplici canali, per esempio il suo mancato intervento sulla diffusione nelle scuole di Gaza di testi nei quali "si demonizzano gli ebrei e Israele". Una ragione in più perché l'Unrwa diventi davvero neutrale. Ma sulla deideologizzazione dell'organizzazione Bar è scettico, convinto che "la situazione a Gaza è realmente drammatica ma gli sforzi si concentrano sull'attribuire responsabilità a Israele e non nel fare tutto il possibile per alleviare la situazione delle persone". D'altra parte, argomenta il diplomatico, quello dell'Unrwa è l'unico caso di organizzazione esclusivamente mirata a una popolazione e che trova la sua ragion d'essere nella perpetuazione all'infinito dello status di rifugiato dei palestinesi per i quali detiene il "monopolio esclusivo degli aiuti". A Gaza per esempio, sostiene ancora Bar, ci sono uffici di rappresentanza del Programma alimentare mondiale (Pam) e dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) che potrebbero sostituire la gestione degli aiuti nei rispettivi campi.
Israele: ministro Saar si dimette per dissensi sulla guerra
Il ministro centrista Gideon Saar ha annunciato di aver rassegnato oggi le dimissioni dal governo di emergenza nato lo scorso ottobre in seguito ad un'intesa fra Benyamin Netanyahu e Benny Gantz. Saar ha spiegato di aver cercato per mesi di influenzare la conduzione della guerra e, negli ultimi tempi, di imporre sul terreno un ritmo piu' accelerato. Ma i suoi sforzi - ha precisato - non hanno dato esito. Ha anche chiesto di essere incluso nel gabinetto di guerra, ma sia Netanyahu sia Gantz gli hanno opposto un rifiuto. Malgrado le dimissioni di Saar (e della sua collega della lista 'Nuova Speranza', Ifat Shasha-Biton), il governo attuale mantiene alla Knesset una solida maggioranza di 72 deputati su 120.
Parigi: immediata attuazione della risoluzione Onu su Gaza
Il Ministro degli Affari Esteri francese, Stéphane Séjourné, ha accolto con favore l'adozione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiede un cessate il fuoco immediato a Gaza e ha insistito sulla sua "piena attuazione". "Accolgo con favore l'adozione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza sul Medio Oriente. Che chiede un cessate il fuoco duraturo e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi. Deve essere pienamente attuata", ha scritto su X.
Israele: non cesseremo il fuoco fino a ritorno ostaggi
"Lo Stato di Israele non cesserà il fuoco. Distruggeremo Hamas e continueremo a combattere finché l'ultimo dei rapiti non ritornerà a casa". Lo ha scritto su X il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz dopo il voto all'Onu della risoluzione che chiede il cessate il fuoco a Gaza.
Usa: 'Nessun segno che l'offensiva a Rafah sia imminente' 'Spetta ad Israele decidere'
"Non ci sono indicazioni che l'offensiva israeliana contro Rafah stia per avvenire nei prossimi giorni". Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, in un briefing con la stampa sottolineando che spetta agli israeliani decidere quando dare inizio all'operazione.
Gantz: 'Dialogo con Usa essenziale, Netanyahu vada da Biden'
Forti divergenze nel gabinetto di guerra di Israele in seguito alla risoluzione del Consiglio di sicurezza sul cessate il fuoco a Gaza. Il ministro centrista Benny Gantz ha osservato che quella risoluzione ''non ha un significato operativo per Israele'' ma ha criticato la decisione del premier Benyamin Netanyahu di annullare la partenza per Washington di una delegazione israeliana. ''Il dialogo con l'Amministrazione è per noi essenziale - ha aggiunto - e sarebbe opportuno che non solo la delegazione ma anche lo stesso Netanyahu vada negli Usa per discutere con il presidente Biden''. Immediata la reazione dell'ufficio del premier: ''Dopo che Hamas si è felicitato della risoluzione dell'Onu - ha affermato - Gantz adesso vorrebbe che la delegazione vada negli Usa. Il primo ministro ha respinto la sua proposta''.
Gli studenti occupano il rettorato della Sapienza: "Basta complicità con Israele"
"Nel giorno precedente il Senato accademico della Sapienza, gli studenti occupano il rettorato: basta complicità con Israele, fuori la rettrice da Med-Or, no alla partecipazione al bando del ministero degli Esteri, basta accordi con università israeliane e filiera bellica". Lo afferma una nota degli studenti di Cambiare Rotta su Instagram. "Dopo i partecipati cortei cittadini e dentro l'ateneo, dopo le numerose iniziative di solidarietà con la resistenza palestinese, la comunità studentesca riprende iniziativa. La rettrice e la governance di ateneo finora hanno rifiutato di ascoltarci, ora il Senato Accademico di domani dovrà discutere le nostre rivendicazioni e mettere fine alla complicità con Israele".
Usa: 'Il porto a Gaza è solo per gli aiuti, non per le truppe'
Il porto a Gaza che "stiamo costruendo è solo per le consegne di aiuti umanitari, non per l'arrivo di truppe americane o per il trasferimento dei palestinesi. Lo precisa il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller.
Metsola: bene risoluzione Onu su Gaza, ora implementare
"Accogliamo con favore la risoluzione adottata oggi dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiede un cessate il fuoco immediato, il rilascio incondizionato degli ostaggi e maggiori aiuti a Gaza". Lo scrive su X la presidente dell'Eurocamera, Roberta Metsola. "Si tratta di un significativo passo avanti, dopo la risoluzione di gennaio del Parlamento europeo ed è l'unica via verso la pace. Ora deve essere implementato", aggiunge Metsola.