Hamas attacca Israele, razzi da Gaza e irruzione di militari: le cause del conflitto
L’operazione lanciata da Hamas il 7 ottobre è sia via aria sia via terra: oltre ai razzi sono stati segnalati anche miliziani che si sono introdotti nel territorio israeliano. Gli analisti hanno individuato molte analogie con la guerra dello Yom Kippur del 1973. Dalla spartizione territoriale dell’Onu alle guerre, fino agli accordi (interrotti) di Oslo: le tappe di un conflitto che non finisce
- Questa mattina, 7 ottobre, Israele si è svegliata sotto i razzi lanciati da Gaza. Secondo Hamas sono 5mila solo nelle prime ore. Alcuni analisti hanno intravisto analogie con il conflitto dello Yom Kippur del 1973. L’esercito israeliano ha richiamato i riservisti, mentre il premier israeliano Netanyahu ha detto: "Cittadini di Israele siamo in guerra"
- L’operazione di Hamas è sia via aria sia via terra: oltre ai razzi sono stati segnalati anche miliziani che si sono introdotti nel territorio iraeliano. Ci sono morti e feriti. Sirene di emergenza anche a Tel Aviv e Gerusalemme
- Come detto, sono molte le analogie con il conflitto del 1973, di cui quest’anno ricorre – ieri 6 ottobre – il cinquantesimo anniversario. Gli studiosi ipotizzano un tentativo da parte dei terroristi di riproporre la guerra dello Yom Kippur, che prevedeva un attacco a sorpresa contro Israele. Ci sono però anche differenze: i miliziani non dispongono di aerei da guerra o di una forza convenzionale
- L'attacco di Hamas è partito da Gaza. La Striscia confina a sud-ovest con l’Egitto e a est con Israele, che l’ha ottenuta nel ‘67. Da sempre è il cuore di attacchi reciproci fra le due parti. Il suo territorio ha una superficie di circa 360 kmq ed è abitato da circa 1,8 milioni di palestinesi. Israele l’ha occupata fino al 2005, poi ha scelto di ritirarsi
- Il territorio fu perciò lasciato all’Autorità Palestinese e in particolare finì sotto il controllo di Fatah, organizzazione politica moderata fondata alla fine degli anni Cinquanta. Nel 2007 però salì al potere Hamas, che vinse le elezioni. Governa la Striscia di Gaza ancora oggi
- Il punto di partenza del conflitto fra israeliani e palestinesi viene in genere considerato la cosiddetta dichiarazione Balfour del 2 novembre 1917: il governo inglese dichiarava di vedere “con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico” e si sarebbe adoperato “per facilitare il raggiungimento di questo scopo”. La lettera, che nascondeva anche interessi strategici, fu scritta in un periodo in cui alcuni sostenevano che gli ebrei dovessero tornare ad abitare in Terra Santa
- Al tempo stesso, precisava che non andava fatto nulla che pregiudicasse “i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni”. In seguito, l'Assemblea generale dell'Onu pensò a una suddivisione territoriale della Palestina. Nacque così lo Stato di Israele, che fu proclamato il 14 maggio 1948
- La prima guerra della “questione palestinese” risale al 1956, quando Israele oltrepassò il confine egiziano col sostegno di Francia e Regno Unito, facendo esplodere la cosiddetta crisi di Suez. Alcuni anni dopo - 1967 – scoppiò la Guerra dei sei giorni, un conflitto nato per ragioni simili a quelle che già avevano determinato tensioni nel 1949. Israele conquistò altri territori, compresa la Cisgiordania. È da qui che si inizia a parlare di ‘territori occupati’: la comunità internazionale, infatti, non li riconobbe come legittimi di Israele
- Le ostilità determinarono un nuovo conflitto nel 1973, noto come la guerra dello Yom Kippur. Vinse Israele. Fu poi la volta dei negoziati segreti di Camp David, sottoscritti alla Casa Bianca dal presidente egiziano Anwar Sadat e dal primo ministro israeliano Menachem Begin il 17 settembre 1978. Gli accordi portarono al trattato di pace israelo-egiziano del 1979 e al ritiro delle truppe israeliane dal Sinai. L’Egitto divenne il primo Paese arabo a riconosce Israele. Gli costò caro: fu espulso dalla Lega Araba
- Il 9 dicembre del 1987 scoppiarono di nuovo le tensioni: manifestanti palestinesi lanciarono sassi e molotov contro le forze dell’ordine israeliane. L’episodio fu ricordato come la prima “intifada delle pietre”
- Il 13 settembre del 1993 è una data storica: si incontrarono il primo ministro israeliano Ytzhak Rabin e Yasser Arafat, leader dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp). Firmarono nel cortile della Casa Bianca gli accordi di Oslo. Per la prima volta, Israele riconobbe all’Olp il diritto di governare su alcuni dei territori. Il processo di pace subì però una brusca interruzione: Rabin venne ucciso da un fanatico religioso. Poco dopo salì al potere di Israele Benjamin Netanyahu, che si era definito poco incline ai compromessi
- La seconda intifada scoppiò nel 2000 dopo che il leader israeliano Ariel Sharon visitò la spianata delle Moschee, luogo storicamente rivendicato dagli arabi e considerato sacro. Nel 2014 invece si innescò un nuovo conflitto che provocò oltre 100mila sfollati. Si parlò inoltre di una nuova intifada nel 2015. Ulteriori inasprimenti si verificarono nel 2020, quando Netanyahu annunciò l’intenzione di annettere le colonie israeliane in Cisgiordania: un piano che andava in direzione contraria agli accordi di Oslo
- Due anni fa scoppiò una nuova guerra, che provocò 200 morti e durò 11 giorni. Il fattore scatenante fu individuato nel rischio che alcune famiglie palestinesi fossero sfrattate da Sheikh Jarrah, un quartiere di Gerusalemme Est. Ancora tensioni nel 2022, quando si verificano alcuni attacchi terroristici ai danni di Israele. Si innescò un nuovo bombardamento sulla striscia di Gaza, a seguito del lancio di un missile da parte di Hamas. Nel 2020 erano stati firmati gli Accordi di Abramo: per la prima volta Emirati Arabi e Bahrein riconoscevano Israele