Nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 furuno uccisi centinaia di studenti e lavoratori a Pechino. L'Esercito di Liberazione Popolare represse con violenza le proteste dei cittadini cinesi che chiedevano più libertà e democrazia
- Sono passati 35 anni dal massacro di piazza Tienanmen, in Cina. Nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 morirono centinaia o forse migliaia di persone sotto i colpi delle milizie cinesi inviate a Pechino per reprimere le rivolte di studenti e lavoratori che chiedevano più democrazia
- Nella memoria collettiva resta la foto simbolo del "Tank Man". Un giovane, solo e disarmato, il 5 giugno 1989 si fermò davanti ai carri armati nel tentativo di arrestare la loro marcia. L'immagine fu scattata da Jeff Widener, un fotografo dell’Associated Press, da un balcone del Bejing Hotel
- Le proteste iniziarono un mese e mezzo prima della tragica notte in cui l'Esercito di Liberazione Popolare spense con una violenta repressione le manifestazioni
- La data di inizio delle proteste fu quella del 15 aprile 1989. Dopo la morte di Hu Yaobang, l'ex-capo del Partito comunista e sostenitore di riforme democratiche, circa 100mila studenti si erano riuniti per commemorare il leader ed esprimere la loro insoddisfazione verso il governo di Pechino
- I giovani chiedevano più libertà e democrazia, riforme, salari più equi e condizioni di vita migliori
- Il 27 aprile gli studenti provenienti da più di 40 università marciarono su piazza Tienanmen. A loro si unirono anche operai, intellettuali e altri funzionari pubblici
- A metà maggio migliaia di persone iniziarono uno sciopero della fame a oltranza. Più di un milione di cittadini riempì piazza Tienanmen a Pechino. Per disperdere i manifestanti furono inviate truppe corazzate
- Inizialmente i militari, di fronte alla folla, avevano desistito dal compiere azioni violente per sedare le proteste. Nel corso di sette settimane, però, le rivolte pro-democrazia condotte dagli studenti diventarono la più grande protesta politica della Cina dalla fine della decennale rivoluzione culturale più di un decennio prima. Le manifestazioni, infatti, erano arrivate sulle televisioni di tutto il mondo
- La stampa internazionale era a Pechino per l'arrivo del segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov. Gorbaciov stava arrivando nel Paese per una riconciliazione russo-cinese. Gli studenti iniziarono a rilasciare dichiarazioni ai media esteri e cominciarono a tentare di boicottare gli appuntamenti istituzionali
- Il 19 maggio 1989 il segretario del Partito Comunista, Zhao Zhiyang, scese in piazza tra i manifestanti nel tentativo di trovare un compromesso
- Il governo, il 20 maggio, impose la legge marziale. Le proteste proseguirono e il 27 maggio 1989 lo studente Wang Dan chiese ai giovani e ai lavoratori di partecipare a una lunga marcia a Pechino. Il 3 giugno 1989 studenti e lavoratori si riunirono fuori dalla Grande Sala del Popolo in Piazza Tiananmen, armati di bastoni di legno. I presenti urlarono slogan chiedendo che il premier Li Peng, che aveva dichiarato la legge marziale, fosse cacciato dal Governo
- Nell'arco di un mese e mezzo la situazione precipitò rapidamente portando alle dimissioni il segretario del Partito Comunista Zhao Zhiyang
- Deng Xiaoping, all'epoca Capo della Commissione militare, e il primo ministro Li Peng ordinarono infine all’esercito la definitiva repressione della protesta di Piazza Tienanmen. Il risultato fu un massacro il cui bilancio ufficiale non è ancora stato accertato. Finora il governo cinese non ha mai reso pubblico alcun documento riguardo ai fatti di Piazza Tienanmen