Guerra Israele-Hamas, Netanyahu: "Forse necessaria un'operazione militare al nord"

Il premier israeliano spiega che l'esercito avanzerà nel sud della Striscia "a prescindere dall'accordo" eventuale con Hamas, le cui richieste vengono definite "folli". Poi fa riferimento a un nuovo possibile impegno militare nello scontro con gli Hezbollah in Libano. I ministri del G7 hanno "chiesto un'azione urgente per affrontare la catastrofica crisi umanitaria a Gaza, in particolare la difficile situazione di 1,5 milioni di civili che si rifugiano a Rafah"

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"Forse sarà necessaria un'operazione militare al nord". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu riferendosi allo scontro con gli Hezbollah in Libano. Netanyahu ha poi confermato che le richieste di Hamas per un cessate il fuoco "sono folli" e ha confermato: "Entreremo a Rafah a prescindere dall'accordo".

I negoziati in questi ultimi giorni per un cessate il fuoco a Gaza "non sono molto promettenti". Lo ha detto Sheikh Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani, primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar. 

I ministri degli Esteri del G7 hanno "chiesto un'azione urgente per affrontare la catastrofica crisi umanitaria a Gaza, in particolare la difficile situazione di 1,5 milioni di civili che si rifugiano a Rafah, ed hanno espresso profonda preoccupazione per le conseguenze potenzialmente devastanti sulla popolazione civile di un'ulteriore operazione militare su vasta scala da parte di Israele in quella zona". Lo si legge nella dichiarazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine della riunione G7 Esteri a Monaco.



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Israele-Palestina, da Oslo a Trump: i piani di pace falliti negli ultimi decenni

Dopo mesi di conflitto a Gaza, si lavora a una road map per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi ancora in vita. Si lavora a un accordo di pace e una soluzione che appare complicata, anche guardando ai tentativi di risolvere le tensioni sempre naufragati negli ultimi decenni. Dalla stretta di mano Rabin-Arafat al vertice di Camp David, fino alle proposte per “Due Stati, due popoli” e il Peace for Prosperity: ecco le tappe senza esito per risolvere la questione. L'APPROFONDIMENTO

Tajani: "Civili palestinesi non hanno nulla a che vedere con Hamas"

"Oggi al G7 abbiamo affrontato anche la questione di Gaza e abbiamo detto cose precise: bisogna arrivare a due popoli, due Stati perché è l'unica soluzione per risolvere i problemi di quell'area. Poi bisogna lavorare per un immediato cessate il fuoco per permettere la liberazione degli ostaggi israeliani e per portare aiuti alla popolazione civile palestinese che non ha nulla a che vedere con Hamas". Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Chesarà su Rai3. "Voglio ricordare che l'Italia sta aiutando la popolazione civile - ha aggiunto - con la chiarezza che neanche un euro debba finire nelle mani dei terroristi". Tajani ha infine sottolineato che bisogna "ridare potere all'autorità nazionale palestinese per riammodernarsi e buttare fuori Hamas dalla Striscia di Gaza. Bisogna anche dare una speranza ai palestinesi altrimenti Hamas rischia di diventare un catalizzatore delle speranze". 

Guerra Israele-Hamas, Wall Street Journal: "Egitto costruisce muro al confine con Gaza"

La struttura di 8 miglia quadrate servirebbe a contenere un nuovo afflusso di sfollati palestinesi nel deserto del Sinai, creando un campo profughi capace di ospitare fino a 100mila persone. Le immagini satellitari mostrano i dettagli dei lavori, ma il Cairo nega. LEGGI L'ARTICOLO

Tel Aviv, migliaia in piazza chiedono le dimissioni di Netanyahu

Migliaia di israeliani sono scesi in piazza a Tel Aviv ed altre città per chiedere le dimissioni del governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu e nuove elezioni. I dimostranti, tra i quali vi sono i familiari degli ostaggi, chiedono al premieri di accettare il cessate il fuoco e l'accordo per il rilascio degli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Proteste si sono registrate anche nei pressi della villa di Netanyahu a Caesarea. 

In Egitto un'area logistica per ricevere gli aiuti per Gaza

Le forze armate egiziane stanno allestendo una zona logistica per ricevere gli aiuti per Gaza vicino al valico di Rafah. Lo ha annunciato il governatore del Nord Sinai Abdel Fadil Shusha, spiegando che scopo dell'opera è ridurre il traffico della regione, ora ingolfato dai camion, e facilitare il trasporto e il lavoro della Mezzaluna Rossa egiziana. L'area, in fase di realizzazione, comprende parcheggi per camion, magazzini custoditi, uffici amministrativi e alloggi per gli autisti, ed è dotata di mezzi di sussistenza ed elettricità. Gli aiuti arrivano via terra, mare e aria. Oggi sono entrati a Gaza 60 camion di aiuti umanitari e 4 cisterne di carburante, tutte attraverso il valico di Rafah, regolarmente aperto dopo i disordini di ieri sul lato palestinese. Verso Gaza si sono diretti carichi di alimentari, medicinali e carburante consegnati all'Unrwa e alla Mezzaluna Rossa Palestinese, mentre in Egitto sono giunti feriti e malati, e persone con doppia nazionalità. Al porto di Al-Arish è arrivata intanto una nave con 4.544 tonnellate di aiuti proveniente dagli Emirati, la seconda proveniente dal vicino Paese del Golfo. 

Unrwa: "Non ci sono parole"

Medioriente, Ramaphosa (Sudafrica) incontra il premier palestinese

Il primo ministro palestinese, Mohammad Shtayyeh, e il Presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, si sono incontrati oggi ad Addis Abeba, in Etiopia, a margine del vertice dell'Unione africana. Shtayyeh ha espresso il suo apprezzamento per l'azione del Sudafrica davanti alla Corte delle Nazioni Unite che ha presentato l'accusa di genocidio contro Israele, affermando che "il Sudafrica sta processando Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia in nome di tutte le persone libere del mondo e per la vittoria della giustizia, verità e umanita'". Ieri, la Corte internazionale di giustizia ha respinto una richiesta di misure aggiuntive contro Israele da parte del Sud Africa, in quello che equivaleva a un tentativo di convincere la Corte a ordinare lo stop all'operazione militare di Rafah pianificata da Israele. 

Netanyahu: "Entreremo a Rafah a prescindere da un accordo"

Israele andrà avanti con l'operazione militare a Rafah a prescindere da un accordo sugli ostaggi. Il premier Benyamin Netanyahu in una conferenza stampa ha confermato l'intenzione di entrare nell'ultima città del sud di Gaza - ad un passo dall'Egitto - dove si concentrano oltre un milione di sfollati palestinesi. Anche se si dovesse ottenere "un accordo sugli ostaggi - ha spiegato Netanyahu - entreremo a Rafah. Non c'è alternativa per una vittoria totale e non c'é altra maniera per eliminare Hamas e i suo battaglioni sul posto". Una mossa avversata dagli Usa e dalla comunità internazionale. "Coloro che voglio impedirci di agire a Rafah, in pratica - ha ribattuto Bibi - ci dicono di perdere la guerra. Così ho ripetuto anche al presidente Biden. 

Rafah

©Ansa

Netanyahu: "Le elezioni si terranno tra qualche anno"

"Le elezioni hanno una data: tra qualche anno. Suggerisco di non dividerci, abbiamo bisogno di unità in questo momento". Lo ha detto il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu nella conferenza stampa convocata stasera, facendo riferimento alle richieste di nuove elezioni. 

Netanyahu: "Allucinanti richieste di Hamas su ostaggi"

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ribadito che le richieste del gruppo palestinese Hamas per liberare gli ostaggi sono "allucinanti". "Le richieste di Hamas sono allucinanti e non possiamo accettarle. Ma quando Hamas lascerà perdere queste richieste allucinanti, potremo andare avanti", ha detto Netanyahu in un discorso televisivo. Il leader politico del movimento islamista palestinese Hamas, Ismael Haniyeh, ha insistito oggi sul fatto che non accetterà uno scambio di ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi, se l'esercito israeliano non cessa la sua offensiva e si ritira dalla Striscia di Gaza.

Netanyahu: entreremo a Rafah a prescindere dall'accordo

Le truppe israeliane entreranno a Rafah a prescindere da un eventuale accordo con Hamas sul rilascio degli ostaggi. Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu nella conferenza stampa di stasera. "Anche se dovessimo ottenerlo, entreremo a Rafah", ha avvertito Netanyahu aggiungendo che "coloro che voglio impedirci di agire a Rafah, in pratica ci dicono di perdere la guerra. Così ho detto anche al presidente Biden". 

Netanyahu: "L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno sono elezioni, esorto alla pazienza"

"L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento sono le elezioni". Così il premier Benjamin Netanyahu, in una conferenza stampa, risponde alle richieste di elezioni anticipate, affermando che andare al voto ora dividerebbe il Paese e favorirebbe Hamas. "Esorto tutti ad aspettare con pazienza", ha aggiunto, affermando che le elezioni si svolgeranno "tra qualche anno". 

Riguardo poi alla decisione di Moody's di declassare per la prima volta il rating di Israele ha detto di "non credere che vi sia un'economia in fallimento, i dati macro economici sono molto buoni" e il declassamento è dovuto solo alla guerra in corso.

In centinaia protestano a Gerusalemme: "Accordo ostaggi ed elezioni"

Centinaia di persone stanno manifestando davanti la residenza del presidente a Gerusalemme, chiedendo un accordo per il rilascio degli ostaggi e elezioni immediate. La manifestazione è stata convocata dopo che il premier Benjamin Netanyahu ha deciso di non inviare la delegazione israeliana ai negoziati al Cairo giovedì, con una decisione definita "una sentenza di morte" dal Forum che riunisce le famiglie degli ostaggi ancora in mano ad Hamas. I manifestanti intendono spostarsi in corteo verso al residenza del primo ministro.

Netanyahu: "Attacco a Rafah solo dopo che i civili saranno sfollati"

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, parlando in una conferenza stampa, ha affermato che "Israele combatterà fino alla vittoria completa. Ciò include anche l'azione a Rafah. Naturalmente, dopo aver consentito ai civili nelle zone di combattimento di evacuare in aree sicure". 

Netanyahu

Israele, colpite sale comando di Hamas a Gaza nel centro di Gaza

L'esercito israeliano ha effettuato numerosi raid contro "diverse sale di comando" di Hamas nella parte centrale della Striscia. Lo ha detto, citato dai media, il portavoce militare definendo i siti "quartier generali operativi" della fazione islamica a Nuseirat e Deir al-Balah, "in base a informazioni dell'intelligence secondo cui operativi di Hamas erano sul posto". 

Partito di opposizione Novo denuncia Lula per donazioni a Unrwa

Il partito brasiliano di opposizione Novo ha presentato una denuncia penale alla procura generale contro il presidente Luiz Inácio Lula da Silva per aver annunciato nuove donazioni all'agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). L'esposto, depositato dal direttorio nazionale del partito, si basa su un discorso fatto dal capo dello Stato durante una visita all'ambasciata palestinese, a Brasilia, l'8 febbraio. Nell'occasione, Lula ha criticato la decisione di più di 16 Paesi di tagliare i finanziamenti all'Unrwa, dopo che alcuni dipendenti sono stati accusati di aver aiutato Hamas a realizzare gli attacchi terroristici di ottobre in Israele. Novo sostiene che il leader progressista, rendendo pubblica la decisione di aumentare gli stanziamenti all'Unrwa, "dimostra a tutta la comunità internazionale che siamo complici del terrorismo". 

Netanyahu: "Se Hamas rinuncia a richieste deliranti progressi possibili"

Le richieste "deliranti" di Hamas sono il punto critico per arrivare ad un accordo sugli ostaggi e la sospensione delle ostilità, se il gruppo ci rinuncia potranno esserci progressi. Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in una conferenza stampa, secondo quanto riferisce il Jerusalem Post.

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