Israele-Palestina, da Oslo a Trump: i piani di pace falliti negli ultimi decenni
Dopo mesi di conflitto a Gaza, si lavora a una road map per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi ancora in vita. Si lavora a un accordo di pace e una soluzione che appare complicata, anche guardando ai tentativi di risolvere le tensioni sempre naufragati negli ultimi decenni. Dalla stretta di mano Rabin-Arafat al vertice di Camp David, fino alle proposte per “Due Stati, due popoli” e il Peace for Prosperity: ecco le tappe senza esito per risolvere la questione
- Dopo oltre quattro mesi di conflitto a Gaza tra Israele e Hamas, le cancellerie internazionali continuano a cercare soluzioni diplomatiche per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi ancora in vita. Si lavora a un accordo di pace e una soluzione che appare complicata, anche guardando ai tentativi di risolvere le tensioni sempre naufragati negli ultimi decenni. Ecco le tappe senza esito delle mediazioni
- Un anno intero di negoziati segreti a Oslo "aveva creato una congiunzione astrale senza precedenti", disse Yossi Beilin, vice ministro degli Esteri israeliano che nel 1992 aveva avviato i contatti con i palestinesi. Dopo aver appoggiato l'aggressione di Saddam Hussein al Kuwait, Arafat non aveva più l'aiuto né il denaro dei Paesi arabi. Nel giugno 1992 i laburisti avevano vinto le elezioni con Yitzhak Rabin: Beilin convinse il ministro degli Esteri Shimon Peres (in foto qualche anno dopo con Arafat), che convinse Rabin
- Il dialogo fu annunciato e furono coinvolti gli americani. Alla Casa Bianca il 13 settembre 1993, ci fu la storica stretta di mano fra il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il leader palestinese Yasser Arafat. Si decise di partire con l'esperimento: "Gaza e Gerico first", con l'autonomia alle due città. Ci fu un certo successo. Ma la destra israeliana, Hamas e soprattutto il terrorismo, da entrambe le parti, fecero saltare tutto. Nel 1994 un ebreo estremista assassinò Yitzhak Rabin a Tel Aviv
- Al vertice di pace in Medio Oriente di Camp David, tra l'11 e il 24 luglio 2000, presero parte l'allora premier israeliano Ehud Barak e il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Yasser Arafat. Sotto l'egida del presidente Usa Bill Clinton. Barak, sotto forti pressioni Usa, propose ad Arafat uno Stato palestinese nella Striscia di Gaza e in parte della Cisgiordania, il ritorno di un certo numero di profughi, la smilitarizzazione dello Stato palestinese e lo smantellamento dei gruppi terroristici
- Arafat rifiutò l'offerta. Clinton avrebbe voluto che Camp David chiudesse la sua vita da presidente con un successo storico. Invece due mesi dopo scoppiò la seconda Intifada. Arafat non la fermò
- La proposta di due Stati per due popoli che prevedeva la creazione di uno Stato di Palestina con la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, e con capitale Gerusalemme est, nel rispetto degli accordi presi durante l'armistizio del 1949, era alla base della soluzione di pace proposta dell'Arabia Saudita nel 2002
- La proposta fu accettata dall'Autorità Nazionale Palestinese e da tutti i Paesi della Lega Araba. Il piano promise in cambio della tregua le relazioni diplomatiche tra i Paesi arabi e Israele e il ritorno ai confini precedenti il 1967. Soluzione diffusa anche in Israele nel movimento del sionismo socialista. È stata approvata dall'Onu ma mai realizzata
- Nel 2020 Donald Trump presentò in conferenza stampa con Benyamin Netanyahu il Peace for Prosperity, un piano che in cambio di alcune concessioni extra imponeva il riconoscimento degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Per i palestinesi, un'espansione territoriale significativa, con un territorio di dimensioni paragonabili a quelle della Cisgiordania e di Gaza. Il piano è stato respinto subito dai palestinesi. Che non furono invitati al meeting
- E siamo ai giorni nostri: lo scorso 7 ottobre l’attacco di Hamas ha scatenato l’offensiva israeliana su Gaza, che va avanti da mesi. Ora gli Stati Uniti e i partner arabi stanno accelerando i propri sforzi per realizzare un piano di pace a lungo termine in Medio Oriente e si lavora anche ad una tempistica precisa per la creazione di uno Stato palestinese
- Il primo passo è un cessate il fuoco tra Israele e Hamas di sei settimane, durante le quali Washington annuncerebbe il progetto e la formazione di un governo palestinese ad interim. Una strategia ambiziosa che però rischia di infrangersi sul muro di Netanyahu, da sempre contrario alla soluzione dei due Stati: "Non è tempo di regali", è stato il commento del suo portavoce all'iniziativa americana, che è suonato come una bocciatura
- Il piano di pace, secondo il Wp, è legato ai negoziati per una tregua finalizzata al rilascio di altri ostaggi. L'obiettivo è ottenere un'intesa prima del Ramadan, il 10 marzo, per evitare che il mese di digiuno peggiori le condizioni della popolazione di Gaza. Ci sarebbe così tempo di annunciare la road map: ritiro delle comunità di coloni (molte, se non tutte) dalla Cisgiordania, una capitale palestinese a Gerusalemme Est, la ricostruzione di Gaza, accordi di sicurezza e governance per i Territori nella loro ritrovata unità
- Per Israele, come contropartita, garanzie specifiche di sicurezza e normalizzazione nei rapporti con Riad e altri Stati arabi. Tra le opzioni valutate da Washington c'è anche il riconoscimento anticipato di uno Stato palestinese. Dai Paesi arabi filtra ottimismo sulla possibilità di riunire i gruppi palestinesi per istituire un governo di tecnocrati che porti a nuove elezioni. L'incognita principale resta Israele: il premier Netanyahu considera irricevibili le richieste di Hamas sugli ostaggi e soprattutto si oppone alla nascita di uno Stato palestinese