
Israele Palestina, accordi e i piani di pace falliti dal 1937 ad oggi. MAPPE
La storia del conflitto israelo-palestinese è fatta di piani naufragati e di accordi falliti. Ripercorriamo i tentativi che sono stati promossi da più attori a partire dal 1937, quando la Palestina era sotto controllo britannico e venne convocata una prima commissione d'inchiesta, fino al 2020 e al "Peace for Prosperity" dell'amministrazione Trump.
A cura di Ludovica Passeri

Con la disgregazione dell'Impero ottomano, la Palestina passa sotto il controllo del Regno Unito, diventando un Mandato. Contro la crescente immigrazione di ebrei e l’acquisto di terre da parte dell’Agenzia Ebraica nata nel '23 per rappresentare la comunità nella regione, scoppia una rivolta araba. Una commissione, chiamata Peel, delinea, nel 1937, un primo progetto: due Stati divisi dall’enclave di Gerusalemme sotto l'autorità britannica. Un piano che viene affossato
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Nel '17 il ministro degli esteri inglese Balfour, prima che il Regno Unito inaugurasse il mandato, aveva dichiarato che la Corona vedeva positivamente la nascita di uno Stato ebraico nell'area. Si intensifica il fenomeno migratorio cominciato a fine Ottocento. Dieci anni più tardi gli ebrei sono 170mila. Solo nel '39 gli inglesi mettono freno ai nuovi arrivi per arginare il malcontento arabo. Le persecuzioni e lo scoppio della Seconda guerra mondiale segnata dalla Shoah spingono sempre più ebrei a lasciare l'Europa e a riversarsi nella "terra promessa"

La Commissione Peel era arrivata alla conclusione che la spartizione in due Stati fosse l'unica soluzione percorribile, data l'impossibilità di una convivenza pacifica. Su questa strada prosegue la Commissione Woodhead che elabora 3 piani. Quello C viene "raccomandato" alla Corona dalla stessa Commissione, perché, sebbene si evidenziasse "un'ostilità profondamente radicata della popolazione araba della Palestina alla spartizione, in qualsiasi sua forma", è ritenuto il più accettabile dal punto di vista arabo e quindi il più attuabile
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Si tenta una conferenza arabo-ebraico-britannica a Londra nel febbraio '39: un nuovo fallimento. Alla fine della Seconda guerra mondiale il Regno Unito annuncia il ritiro dall’area, delegando la questione alle Nazioni Unite che mettono nero su bianco un progetto di spartizione con Gerusalemme sotto amministrazione internazionale. Il piano viene rifiutato dagli arabi, mentre Israele nel ‘48 si dichiara unilateralmente indipendente
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Inizia una stagione di guerre con gli Stati arabi che culmina nel ‘67 (La guerra dei "Sei Giorni") con la massima espansione israeliana e la conquista di Alture del Golan, Striscia di Gaza, Cisgiordania, Sinai

Il generale Allon presenta un piano di spartizione dei Territori occupati, ma con i "tre no di Khartoum" gli arabi rifiutano il piano e l’esistenza stessa di Israele. La guerra del Kippur del '73 con l'attacco a sorpresa arabo non comporta stravolgimenti territoriali, ma scalfisce il mito dell'invincibilità israeliana. Nel '92 il neo Premier laburista Rabin prepara un piano che si rivolge per la prima volta al popolo palestinese. Un progetto alternativo e meno "generoso" arriva dal nazionalista Sharon, futuro Premier
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Durante la Prima Intifada iniziano i negoziati segreti tra Rabin e il leader dell'Olp Arafat: a Washington nel ‘93 la storica stretta di mano. Le trattative continuano. Arafat abbandona il tavolo alla vista della bozza, ribattezzata “cartina groviera”: ‘Sono solo cantoni!' disse. Una versione con un +5% dell’area di gestione congiunta viene firmata. Israele si impegna al ritiro progressivo e a frenare gli insediamenti che presero piede alla fine degli anni '70. Rabin viene ucciso da un estremista israeliano La mappa fotografa un ritiro successivo
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Ci riprova Clinton nel 2000 convocando a Camp David un summit senza esito. Nei successivi sei mesi continuano i lavori sulla base di una sua proposta con Gerusalemme capitale di entrambi gli Stati e il controllo da parte palestinese del 95% della Cisgiordania e dell’intera Gaza, in cambio della rinuncia al diritto al ritorno nei luoghi d’origine dei rifugiati. "Il rifiuto da parte di Arafat della mia proposta dopo che Barak l’aveva accettata è stato un errore di proporzioni storiche", scrisse Clinton nella sua autobiografia "My life"
https://tg24.sky.it/mondo/2023/10/31/israele-iron-dome-missili
Sullo sfondo della Seconda Intifada e del fallimento di Camp David, viene promosso un tentativo non governativo su impulso di un accademico svizzero: protagonisti il politico israeliano Beilin e l’ex ministro dell’Olp Rabbo. Si ipotizza il ritorno ai confini del '67, il passaggio della maggior parte degli insediamenti israeliani allo Stato palestinese con Gaza e Cisgiordania, una forza internazionale a sorveglianza della frontiera. L'iniziativa è accolta con ottimismo, ma viene ignorata soprattutto dal governo israeliano
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"Gli israeliani devono riconoscere che, proprio come il diritto di Israele ad esistere, non può essere negato nemmeno quella della Palestina", queste le parole di Obama all'inizio del mandato. Le speranze riposte sulla sua mediazione si infrangono contro due tentativi di negoziazione falliti. Nel 2020 Trump presenta in una conferenza con Netanyahu il “Peace for Prosperity” che in cambio di alcune concessioni extra imponeva il riconoscimento degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Un piano rigettato subito dai palestinesi che non furono invitati al meeting
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