Israele-Hamas, da Gaza al ruolo degli Usa: la strategia di Netanyahu per il dopoguerra
Mentre nella Striscia si continua a combattere, il premier israeliano pensa già alla tattica da adottare successivamente al conflitto. Già convocato un team ristretto con uomini dello Stato ebraico e del Mossad e previsti colloqui con Stati Uniti, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti
- Mentre il conflitto nella Striscia di Gaza è ancora in corso, Israele prepara il piano per il dopoguerra. Il governo guidato da Benjamin Netanyahu, malgrado le pressioni americane ed europee, ha ribadito più volte di non volere l'Autorità nazionale palestinese (Anp) di Abu Mazen al governo della Striscia una volta finita la guerra e sradicata Hamas
- Su questo punto, nella serata di ieri 16 dicembre, Netanyahu è stato ancora una volta molto chiaro. "Dobbiamo dire la verità e non coltivare illusioni - ha detto il premier israeliano -. Dopo l'eliminazione di Hamas, la Striscia sarà smilitarizzata e sarà sotto il controllo della sicurezza israeliana". E ha aggiunto: "Nonostante il dolore, nonostante la pressione internazionale, andiamo avanti fino alla fine, niente ci fermerà"
- "Non cederemo nello sforzo militare e politico per restituire i nostri ostaggi. La pressione militare è necessaria sia per il ritorno degli ostaggi che per la vittoria. Senza la pressione militare, non abbiamo nulla", ha detto Netanyahu, sottolineando che "la guerra andrà avanti fino alla distruzione di Hamas"
- Ma, in concreto, cosa sta facendo Netanyahu per preparare il dopoguerra? Nei giorni scorsi il premier israeliano ha indicato un team ristretto per elaborare una strategia, delle cui direttrici principali viene informata passo dopo passo anche l'amministrazione Biden. Il presidente americano ha anche parlato con re Abdullah di Giordania degli ultimi sviluppi del conflitto
- Alla guida del team c'è il consigliere della Sicurezza nazionale israeliana Tzachi Hanegbi (a sinistra nella foto), stretto alleato di Netanyahu. Insieme a lui, il ministro degli Affari strategici Ron Dermer ed esponenti dell'esercito, dello Shin Bet e del Mossad, oltre all'attuale inviato negli Usa Mike Herzog
- Resta da capire quale futuro devono aspettarsi le centinaia di migliaia di civili palestinesi, non appartenenti ad Hamas, che dopo le bombe hanno dovuto lasciare le loro case. Secondo quanto riferito dal portavoce del governo Eylon Levy, l'intenzione di Israele non sarebbe quella di spingere la popolazione di Gaza fuori dalla Striscia. A questo proposito, Levy ha definito "scandalose e false" le accuse rivolte allo Stato ebraico su questo punto
- In particolare Levy si è riferito a quanto sostenuto a Doha, in Qatar, dal ministro degli Esteri della Giordania Ayman Safadi, che ha parlato di uno "sforzo sistematico di Israele di svuotare Gaza della sua gente". Israele, ha precisato il portavoce del governo, ha esortato la popolazione a lasciare le principali aree di guerra, non la Striscia
- E dal punto di vista politico, oltre agli Stati Uniti, quali sarebbero gli Stati esteri direttamente coinvolti nella strategia del dopoguerra? Stando alle parole attribuite al consigliere Hanegbi, ci sarebbe "una forte probabilità" che il day after preveda una "cooperazione con Arabia Saudita (in foto il re Salman) ed Emirati Arabi Uniti"
- I combattimenti si fanno aspri in tutto il territorio della Striscia. A testimoniarlo sono le vittime palestinesi che continuano a salire: secondo il ministero della Sanità di Hamas, che non distingue tra civili e appartenenti all'organizzazione, i morti sono oltre 18mila. I soldati israeliani uccisi dall'inizio dell'operazione di terra sono 104
- Ma non c'è solo Gaza: nel nord di Israele continua sempre più intenso lo scontro con gli Hezbollah libanesi. Nei giorni scorsi, l'esercito ebraico ha riposto agli otto razzi lanciati da oltre confine. E in un attacco israeliano è stato ucciso il sindaco della cittadina di Tayybe, nel sud del Libano: si chiamava Hussein Mansur e aveva 75 anni