Guerra Israele, il consenso di Netanyahu in crisi dopo l’attacco di Hamas: cosa succede
Nonostante l'esecutivo di unità nazionale, i giorni di "Bibi" alla guida di Israele potrebbero avviarsi verso la fine: è probabile che al termine del conflitto gli israeliani tornino a votare, premiando questa volta Benny Gantz e il suo partito centrista Unità nazionale. A pesare nel giudizio sull'attuale premier non solo l’attacco di Hamas, ma anche la gestione politica successiva e le trattative per liberare gli ostaggi
- Anche nel mezzo di un conflitto, emerge chiaramente come per il premier Benjamin Netanyahu, questi giorni (o mesi) potrebbero essere gli ultimi alla guida di Israele. Profetiche le parole pronunciate da un ministro, che ha detto: "Questo governo sarà ritenuto responsabile, al potere c’eravamo noi"
- Nonostante il momento difficile, con gli ostaggi nelle mani di Hamas e una difficile avanzata via terra nella Striscia da attuare, non mancano le proteste nei confronti di Netanyahu, il premier più longevo nella storia di Israele. "Bibi dimettiti", "in galera", "vergogna", hanno urlato i familiari degli ostaggi, che hanno manifestato sabato davanti al Ministero della Difesa a Tel Aviv sventolando bandiere israeliane e i manifesti con i volti dei rapiti
- Per il momento sembrano infatti dimenticate tutte le proteste che nei mesi scorsi avevano infiammato Israele in merito alla riforma della Giustizia, un tema sul quale c’erano state anche divisioni nel governo, specie tra il ministro della Difesa Gallant e Netanyahu
- La folla si mostra particolarmente agitata nei confronti di “Bibi”, che accusano di non fare niente. Tra i manifestanti anche una mamma, che mostra la foto di sua figlia Lili, militare di 18 anni, che il 7 ottobre si trovava vicino al confine con la Striscia di Gaza. "L'hanno portata via in pigiama", dice piangendo e lanciando un appello "a tutto il mondo"
- Il premier sembra essere rimasto all’oscuro di tutto, fino a invasione cominciata: come fa sapere il suo ufficio Netanyahu è stato chiamato solo all’alba di sabato 7 ottobre, a invasione iniziata, non è mai stato informato né del confronto fra capi dell’intelligence venerdì sera, causato da movimenti sospetti dei paramilitari di Hamas, né della decisione presa dai servizi segreti di rinforzare il sud con un’unità d’intervento rapido la mattina successiva, quando era già troppo tardi
- Non c’è da sorprendersi, quindi, che le percentuali nei sondaggi pubblicati da Maariv diano in questo momento ragione a Benny Gantz: il leader di opposizione, nel Gabinetto di Guerra di Bibi, oggi si vedrebbe riconoscere più del triplo dei seggi attuali, con un contemporaneo crollo del Likud. La fiducia degli israeliani è riposta soprattutto in Gantz ma anche nel ministro della Difesa Yoav Gallant, che si è spesso scontrato con il premier
- Colpisce il crollo della fiducia nel premier, che raggiunge i minimi storici arrivando appena al 42% tra gli elettori e salendo a solo il 67% tra gli elettori del Likud, il suo partito
- Nonostante quanto accaduto il 7 ottobre, il 71% degli intervistati afferma di avere molta o abbastanza fiducia nell'IDF, cioè nell'esercito israeliano, per proteggere il Paese
- I giornali israeliani imputano al premier anche l’aver impiegato troppo tempo per accettare la proposta di Gantz di un governo di unità nazionale con dentro anche Gallant, manovrando e contrattando come se nulla fosse successo
- "Per Netanyahu questa intesa è il male minore: in questo modo evita le liti con la destra radicale, continuando a prendere decisioni importanti dal punto di vista militare", sottolinea Yossi Verter sul quotidiano Haaretz. Per Gantz, invece, il consiglio è uno: “Appena terminerà il conflitto deve andarsene e mettersi al lavoro per mandare a casa Netanyahu"