Ponte sullo Stretto, da costi a Ue: i nodi da sciogliere dopo stop della Corte dei Conti
La magistratura contabile ha bocciato la delibera con la quale il Cipess aveva dato il via libera al progetto. Il governo Meloni attende ora le motivazioni e ha promesso che risponderà punto su punto ai rilievi. Ma quali potrebbero essere i dubbi della Corte? Anche di questo si è parlato a Numeri, l’approfondimento di Sky TG24, nella puntata del 30 ottobre 2025
LO STOP
- Il governo di Giorgia Meloni studia le prossime mosse dopo che la Corte dei Conti ha bocciato la delibera con la quale il Cipess aveva dato il via libera al progetto del Ponte sullo Stretto. L’esecutivo ha promesso di rispondere punto su punto ai rilievi della magistratura contabile, ma per ora evita lo scontro. Anche di questo si è parlato a Numeri, l’approfondimento di Sky TG24, nella puntata del 30 ottobre 2025.
LA RIUNIONE
- Dopo una riunione tra la premier Giorgia Meloni, i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, una nota di Palazzo Chigi ha spiegato che “si è convenuto di attendere la pubblicazione delle motivazioni della delibera. Solo dopo averne esaminato i contenuti, il governo provvederà a replicare puntualmente a ciascun rilievo. Rimane fermo l'obiettivo di procedere con la realizzazione dell'opera”.
LA RISERVA
- Formalmente, comunque, il governo avrebbe potuto ignorare questa bocciatura della Corte dei Conti. Lo dice la stessa Conte: se il governo ignora la bocciatura, l’atto viene tecnicamente “registrato con riserva” ma è efficace. Tuttavia, aggiunge la Corte, “può dare luogo a una responsabilità politica del governo”. Partire per un’opera del genere senza la bollinatura della Corte dei Conti, comunque, sarebbe un grosso rischio (anche in vista di eventuali ricorsi futuri).
I MOTIVI DEL NO
- Ma perché la Corte dei Conti ha detto no alla delibera del Cipess? Bisogna ricordare che nella Corte non ci sono ingegneri o geologi, ci sono dei magistrati contabili che verificano che quello che è stato fatto sia a posto per quello che riguarda i conti pubblici e i costi. Per fare un esempio di un possibile rilievo: la Corte non dice che un cavo deve essere di 1 metro o di 2, ma se nei documenti si parla di una valutazione che deve essere fatta su quel cavo, la Corte può chiedere di quanto eventualmente può cambiare il costo.
IL COSTO
- Negli anni il costo del Ponte è salito, per ragioni legate all’inflazione e non solo. La società che lo costruisce è la stessa. Uno dei temi è: essendo così salito il costo, siamo sicuri che non ci fosse bisogno di rifare il bando di gara per vedere se anche altri volessero partecipare? Le norme europee dicono che se ci sono aumenti più del 50% bisogna rifare la gara. Il governo si dice sicuro che la procedura sia corretta. Ma visto che le motivazioni della Corte ancora non ci sono, non sappiamo se questo sia uno dei nodi che ha portato alla bocciatura.
LA REDDITIVITÀ
- Un altro tema riguarda la redditività dell’opera. Ad esempio, quanto si pagherà per passare sul Ponte con la macchina? La stessa società “Stretto di Messina”, in documenti diversi e anche di natura diversa, ha indicato cifre molto diverse nel corso degli ultimi anni. Potrebbe anche essere questo uno dei temi su cui la Corte dei Conti vuole capire meglio.
UE
- Altro tema grosso riguarda l’Europa. Ad aprile il governo ha inserito il Ponte tra le opere che hanno “imperativi motivi di interesse pubblico”. Questa classificazione consente, ad esempio, delle deroghe alle norme ambientali. L’Ue ha chiesto chiarimenti lo scorso 15 settembre. La Corte dei Conti aveva già fatto sapere che avrebbe chiesto al governo come sta andando l’interlocuzione con Bruxelles: non sappiamo se ci siano state delle novità e se la risposta del governo sia stata convincente. Le tempistiche potrebbero dipendere anche dalle risposte dell’Ue.
INTERESSE MILITARE
- Il Ponte, in realtà, è stato inserito dal governo tra le opere che hanno “imperativi motivi di interesse pubblico” o anche militare. Il fatto che si parli di interesse militare, però, non vuol dire che l’Italia possa inserirlo nelle famose spese militari. Su questo la Nato è già stata chiarissima ed è arrivato anche il no degli Stati Uniti.
L’ATTESA
- Insomma, ci sono tanti aspetti da chiarire su un progetto tanto complicato e con un iter tortuoso. Si attendono le motivazioni della Corte dei Conti, che dovrebbero arrivare entro trenta giorni. Il ministro Matteo Salvini si è detto sicuro che i cantieri partiranno a febbraio e ha aggiunto: “Abbiamo aspettato un secolo, aspetteremo un secolo e tre mesi”.