A dirlo è Bloomberg che cita le parole dell’ambasciatore Usa alla Nato Matthew Whitaker. È "molto importante", ha detto il diplomatico, che l'obiettivo del 5% si riferisca specificamente alla difesa e alle spese correlate e che l'impegno sia "assunto con fermezza”. La replica del Mit: "L'eventuale utilizzo di risorse Nato non è all'ordine del giorno e, soprattutto, non è una necessità irrinunciabile"
Gli Usa dicono no all’inserimento dei costi relativi al Ponte di Messina tra le spese militari Nato. La notizia arriva da Bloomberg che cita un'intervista all'ambasciatore Usa alla Nato Matthew Whitaker. Gli Stati Uniti, afferma il sito di notizie finanziarie, hanno detto di non approvare qualsiasi forma di “contabilità creativa da parte degli alleati europei” attuata per raggiungere l’obiettivo della spesa militare dell'Alleanza, "mettendo così in guardia l'Italia mentre il governo valuta se conteggiare il ponte sullo Stretto come spesa militare". "Ho avuto conversazioni anche oggi con alcuni Paesi che stanno adottando una visione molto ampia della spesa per la difesa", ha spiegato Whitaker, ed è "molto importante" che l'obiettivo del 5% si riferisca specificamente alla difesa e alle spese correlate e che l'impegno sia "assunto con fermezza". "Seguo con molta attenzione", ha aggiunto il diplomatico.
5% del Pil
L'Italia, insieme agli altri 31 Paesi membri della Nato, si è impegnata ad aumentare il budget per le spese militari. Entro il 2035, come previsto dall’intesa siglata al vertice dell’Aja dello scorso giugno, gli alleati devono investire il 5% del Pil annuo nelle esigenze fondamentali di difesa e sicurezza. Al momento del vertice, l'Italia era al quinto posto tra i Paesi che più contribuiscono alle spese Nato con 35 miliardi di euro spesi lo scorso anno. Ora la Penisola dovrà fare di più per raggiungere il target fissato all'Aja e, anche per questo, il governo aveva pensato di inserire il Ponte che collegherà la Sicilia alla terraferma tra le spese militari classificandolo come relativo alla difesa.
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Cosa è chiaro (e cosa no) in quel 5% del Pil da investire nella Difesa
Ambasciatore Usa contrario
Matthew Whitaker è stato chiaro quando gli è stata rivolta una domanda specifica proprio sul Ponte sullo Stretto. Per l'ambasciatore statunitense alla Nato, che ieri ha parlato in occasione del Bled Strategic Forum in Slovenia, per quanto riguarda le spese militari "non si tratta di ponti che non hanno alcun valore strategico militare". E ha aggiunto: "Ho osservato la situazione con molta attenzione. La cosa positiva di questo momento alla Nato rispetto al vertice del Galles del 2014 è che abbiamo dei meccanismi di monitoraggio". Al diplomatico statunitense ha risposto il ministero dei Trasporti in una nota: "Il Ponte sullo Stretto è già interamente finanziato con risorse statali e non sono previsti fondi destinati alla Difesa. Al momento - si legge - l'eventuale utilizzo di risorse Nato non è all'ordine del giorno e, soprattutto, non è una necessità irrinunciabile. L'opera non è in discussione".