Spese Nato al 5%, come cambiano gli impegni dopo l’accordo e cosa farà la Spagna. I dati
L'intesa siglata al summit dell'Aja fissa al 2035 i nuovi oneri per le spese militari e in sicurezza che potrebbero toccare anche settori civili come le infrastrutture. Scontro a distanza tra Trump e Sanchez, che pur firmando ha strappato una deroga al 2,1% del Pil. "Da Madrid scelta terribile, pagherà dazi doppi", dice il presidente Usa. Di questo si è parlato a Numeri, l’approfondimento di Sky TG24, nella puntata del 25 giugno
VERTICE NATO DELL'AJA, INTESA SUL 5% DEL PIL
- La due giorni di vertice all'Aja ha sancito l'intesa tra i 32 Paesi membri dell'Alleanza Atlantica sull'aumento delle spese militari fino al 5% del Pil annuo entro il 2035. Il presidente Usa Donald Trump ha parlato di "vittoria monumentale", attaccando poi la Spagna del primo ministro Pedro Sanchez che aveva fissato l'asticella per il suo Paese al 2,1% del Pil. Di questo si è parlato a "Numeri", l’approfondimento di Sky TG24, nella puntata del 25 giugno
COME CAMBIA L'IMPEGNO DEI PAESI MEMBRI?
- L'accordo ufficiale si compone di due elementi, con il 3,5% del Pil destinato esclusivamente alle spese militari e il restante 1,5% ad altri oneri legati alla sicurezza come telecomunicazioni e infrastrutture strategiche. Per l'Italia, che lo scorso anno ha destinato 33 miliardi di euro, l'intesa si traduce in un aumenta di spesa che potrebbe toccare i 78 miliardi nei prossimi dieci anni
SANCHEZ SI SMARCA
- La Spagna, insieme a Italia, Portogallo e altri Paesi figura tra i membri Nato che lo scorso anno non hanno raggiunto il target del 2% fissato per la prima volta nel 2006. Di fronte alla richiesta di incrementare la spesa, Sanchez ha affermato che per il suo Paese equivarrebbe a uno sforzo di 350 miliardi di euro, fondi da reperire attraverso "un aumento delle tasse, una riduzione del 40% delle pensioni o un dimezzamento degli investimenti in istruzione"
QUANTO SPENDE MADRID PER LA DIFESA?
- Sanchez, che in Parlamento non avrebbe la maggioranza per approvare un ambizioso piano di incremento della spesa militare, ha garantito per il suo Paese un limite del 2,1%. Stando ai dati Nato, equivale a uno sforzo finanziario da 33,4 miliardi l'anno contro i 19,7 attuali, ben lontani dai 55,7 miliardi richiesti
LA DEROGA DI RUTTE
- Di fronte alle rimostranze di Madrid, il segretario generale della Nato Mark Rutte ha garantito in una lettera (in foto) a Sanchez come l'accordo darà "la giusta flessibilità nel raggiungimento degli obiettivi di capacità militare"
COSA PREVEDE IL DOCUMENTO CONGIUNTO
- L'impasse politico si è quindi sbloccato con la firma di tutti i Paesi membri, inclusa la Spagna, del documento congiunto che impegna "gli alleati a investire il 5% del Pil per la difesa e la sicurezza entro il 2035". Al termine del summit in Olanda, gli alleati hanno ribadito l'unità "di fronte a profonde minacce e sfide alla sicurezza, in particolare la minaccia a lungo termine rappresentata dalla Russia per la sicurezza euro-atlantica e la persistente minaccia del terrorismo"
SCONTRO TRUMP-SANCHEZ
- Subito dopo la firma, Sanchez ha parlato di "vittoria" e ringraziato gli alleati "per aver rispettato la sovranità" ostentando fiducia nella capacità di raggiungere gli obiettivi di capacità militari senza sforare il 2,1% del Pil annuo. Di tutt'altro tenore è stata la reazione di Trump che in conferenza stampa ha minacciato di far pagare a Madrid "dazi doppi" per una scelta "terribile"
QUANTE ARMI IMPORTA L'ITALIA?
- Soddisfazione per l'esito del vertice è stata espressa dalla premier italiana Giorgia Meloni che ha escluso l'attivazione della clausola di salvaguardia così come eventuali tagli ad altri settori. Roma si impegna ad aumentare la spesa in difesa che per gli armamenti lo scorso anno ha visto la quasi totalità della produzione (circa l'85%) concentrata a livello nazionale
QUALI PAESI VENDONO PIU' ARMAMENTI?
- L'Italia destina alle importazioni di armamenti una minima quota così come minima (ma non insignificante) è la quota di mercato in termine di vendite. Secondo i dati dell'istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri), tra il 2020 e il 2024 le esportazioni italiane hanno toccato il 4,8%, dietro a potenze economiche come Germania, Cina, Russia e Francia. La parte del leone la fanno gli Stati Uniti che da soli occupano il 43% delle vendite totali
DA CHI L'ITALIA ACQUISTA ARMI?
- Come mostra il documento programmatico Difesa 2024-26, l'Italia affida alla dalla produzione interna l'acquisto di armamenti necessari alla marina militare, come sottomarini e fregate. Sul fronte dei mezzi blindati e corazzati è in vigore una partnership strategica con la Germania mentre con la Francia l'accordo congiunto verte sui lanciamissili. Roma guarda invece agli Stati Uniti per l'acquisto di vettori per la difesa nei cieli, dagli F-35 ai lanciarazzi