Direttiva Ue sulle case green, c’è il via libera finale del Consiglio Ecofin: cosa cambia
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I ministri dell'Economia e delle finanze degli Stati membri hanno confermato l'accordo raggiunto con l'Eurocamera a dicembre sulle nuove norme per rendere il parco immobiliare dell'Ue a emissioni zero entro il 2050. Italia e Ungheria hanno votato contro l'intesa, mentre Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute. Si tratta di una direttiva dai vincoli più soft rispetto alla prima proposta di legge presentata da Bruxelles. Ecco i principali elementi
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- La direttiva sulle case green arriva al traguardo, con il via libera dagli Stati membri Ue. I ministri europei dell'Economia e delle finanze riuniti al Consiglio Ue Ecofin, infatti, hanno confermato l'accordo raggiunto con l'Eurocamera a dicembre sulle nuove norme per rendere il parco immobiliare dell'Unione a emissioni zero entro il 2050. Italia e Ungheria hanno votato contro l'intesa, mentre Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute
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- "Abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, si è concluso l'iter. Il tema è chi paga. Abbiamo esperienze purtroppo note in Italia", ha detto il ministro italiano dell'Economia Giancarlo Giorgetti. “È una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga? Noi abbiamo esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani, e diciamo che è un'esperienza che potrebbe insegnare qualcosa"
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- La nuova direttiva prevede case nuove a emissioni zero e per tutte le altre requisiti più stringenti di efficienza. La dibattuta svolta dell'Europa sulle emissioni degli edifici pubblici e privati ha incassato il sì finale del Parlamento europeo il 12 marzo 2024 (370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti). Si tratta di una direttiva dai vincoli più soft rispetto alla prima proposta di legge presentata da Bruxelles, che concede maggiore flessibilità ai 27 Paesi membri per le ristrutturazioni. Ecco i principali elementi del testo
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- Gli edifici nuovi dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Per quelli di proprietà pubblica la scadenza è invece fissata al 2028
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- Per quanto riguarda le ristrutturazioni, almeno il 16% - rispetto al 2020 - degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per le case si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035. Una promozione che richiede interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari. L’obiettivo finale è un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050
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- L'obbligo di installare i pannelli solari riguarderà i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030. Dovranno essere attuate strategie, politiche e misure nazionali per dotare di impianti solari gli edifici residenziali
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- I Paesi avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle caldaie a combustibili fossili, mentre dal 2025 saranno aboliti tutti i sussidi per le caldaie autonome a combustibili fossili. Previsti anche incentivi per incoraggiare il passaggio a sistemi di riscaldamento e raffreddamento alimentati da energie rinnovabili
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- Le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell'obiettivo di efficienza. I governi, inoltre, potranno esentare dai vincoli della nuova direttiva gli edifici storici e agricoli, le chiese e i luoghi di culto, gli immobili a uso militare e quelli utilizzati solo temporaneamente
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- Il via libera definitivo dagli Stati membri chiude l'iter tormentato di una direttiva - proposta dalla Commissione a fine 2021 - che fin da subito ha alimentato un'aspra polemica in Italia, soprattutto per l'assenza di finanziamenti da parte Ue e per gli standard minimi di prestazione energetica. La direttiva sarà ora pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore venti giorni dopo
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- Gli Stati membri dell’Ue avranno due anni di tempo per adeguarsi: un arco di tempo in cui tutte le capitali, compresa Roma, dovranno presentare a Bruxelles un piano nazionale di ristrutturazione, cioè le loro tabelle di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi di efficientamento
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- La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare, cioè 152 miliardi di euro di investimenti all'anno in più rispetto alle risorse attuali. Non sono previsti finanziamenti dedicati, ma i Paesi potranno attingere ai fondi Ue per sostenere la svolta: tra questi, il Fondo sociale per il clima, il Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale
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- Il team di "Scenari Immobiliari", per Il Sole 24 Ore, ha cercato di quantificare l’impatto finanziario sulle famiglie dei lavori che andranno sostenuti sulle case per raggiungere gli obiettivi entro il 2033: dipenderà naturalmente dalle caratteristiche degli immobili, ma si stima tra i 20.000 e i 55.000 euro circa