Direttiva europea Case Green, quali sono i lavori da fare e quanto costeranno
Saranno necessari interventi esterni come la coibentazione dell’edificio e la sostituzione della caldaia, con la possibilità di installare pannelli fotovoltaici. All’interno delle abitazioni, per quelle in classi energetiche inferiori, servono interventi come la sostituzione di infissi e finestre e la potenziale sostituzione degli impianti a gas con soluzioni meno inquinanti
- Nel corso della sessione plenaria del Parlamento prevista dall’11 al 14 marzo sarà approvato il testo che darà il via alla direttiva europea Case Green (nota anche come Energy Performance of Buildings Directive, EPBD)
- Secondo quanto stabilito dall’articolo 9, l’Italia è tenuta a ridurre il consumo medio di energia del suo patrimonio residenziale a partire dal 2020, anno in cui inizia il conteggio, fino al 2050: in questa data si punta a raggiungere emissioni zero nel settore abitativo
- Inoltre, entro il 2030, l’Italia dovrà ridurre il consumo energetico medio del 16%, mentre entro il 2035 il target sarà del 20-22%. Per rispettare questi obiettivi, il governo dovrà lavorare a una progressiva riduzione dei consumi energetici
- Da sottolineare, inoltre, che i Paesi membri dovranno garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo di energia primaria sia conseguito tramite il rinnovamento degli edifici più energivori. Questi edifici, secondo le definizioni della EPBD, rappresentano il 43% degli immobili meno efficienti e dovranno essere oggetto di riqualificazione
- Secondo i dati Istat in Italia ci sono circa 12 milioni di edifici residenziali: sarà prioritario intervenire sui circa 5 milioni con le prestazioni più scadenti, ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari
- Non sarà facile, perché al momento solo una piccola percentuale di abitazioni ha una certificazione energetica: la legge ne richiede infatti l’elaborazione solo in determinati casi (come la vendita, la nuova locazione, la ristrutturazione integrale, la nuova costruzione, ecc.) e stabilisce che scada dopo dieci anni
- Il database dell’Enea conta 5 milioni di certificati relativi ad altrettante unità immobiliari. Il 51,8% di queste ricade nelle due classi energetiche peggiori, ovvero F e G. Probabilmente i lavori di riqualificazione imposti dalla EPBD partiranno proprio da qui
- Tuttavia, se si considerano solo le certificazioni rilasciate nel 2022 in occasione del trasferimento di un immobile, il dato delle classi F e G sale al 63,6%. Questa percentuale scende appena al 58,1% per via delle nuove locazioni
- Il miglioramento di almeno due classi energetiche si ottiene tramite interventi esterni come la coibentazione dell’edificio e la sostituzione della caldaia, con la possibilità di installare pannelli fotovoltaici. All’interno delle abitazioni, per quelle in classi energetiche inferiori, sono necessari anche interventi come la sostituzione di infissi e finestre e la potenziale sostituzione degli impianti a gas con soluzioni meno inquinanti
- Il team di "Scenari Immobiliari", per Il Sole 24 Ore, ha cercato di quantificare l’impatto finanziario sulle famiglie per raggiungere gli obiettivi entro il 2033: dipenderà naturalmente dalle caratteristiche degli immobili e si stima tra i 20.000 e i 55.000 euro circa