Dieci anni dopo il naufragio della nave da crociera, siamo tornati sull'Isola del Giglio con Luca Falcone, comandante del nucleo Carabinieri subacquei. Ai tempi coordinò il team dell'Arma nelle operazioni di recupero del materiale rimasto a bordo, tra cui la campana della nave che fu successivamente rubata
"Era il simbolo della nave, piccolina, mica come quelle delle chiese. Suonava ogni volta che la nave giungeva in porto. Stava a prua e con i rintocchi misurava la lunghezza della catena dell'ancora mentre scendeva in acqua". Se la ricorda bene, la campana della Costa Concordia, Giovanni Rossi, ex assessore al porto dell'Isola del Giglio nonchè uno dei soccorritori più attivi quella maledetta notte di venerdì 13 gennaio 2012.
La campana trafugata
Anche Luca Falcone, attuale comandante del nucleo Carabinieri subacquei, ha in mente la campana. Dieci anni fa coordinò il team che da subito si mise all'opera - su ordine della magistratura - per recuperare materiale utile alle indagini. La ricorda luccicare nelle acque del mare toscano nei primi video girati dalla sua squadra sulla nave sommersa.
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Ritorno sull'Isola
Siamo andati al Giglio con il tenente colonnello Falcone. Una delle prime cose di cui parliamo è proprio la campana. Ci spiega che, tornato ad immergersi qualche mese dopo le prime operazioni, scoprì che quell'oggetto non c'era più. Bastò confrontare i video girati nei momenti appena successivi il disastro con quelli di qualche mese dopo. Nei video più recenti la campana era scomparsa. Dov'era finita? Chi può dirlo.
Per l'ex assessore Giovanni Rossi, a prenderla potrebbe essere stato qualcuno che lavorava sulla nave. Prove però non ce ne sono. La procura di Grosseto, sotto la guida dell'ex procuratore capo Francesco Verusio, valutò inizialmente se aprire un fascicolo sulla scomparsa della campana e sulle denunce di alcuni sub sciacalli. Ma non fu avviata alcuna indagine.
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I tesori della nave
Così come sulla nave c'era la campana, c'erano anche valori per milioni di euro. La Concordia era un vero e proprio museo d'arte contemporarea galleggiante, con quadri, statue, opere d'arte, per non citare il casinò, le profumerie e le gioiellerie visitate ogni giorno da migliaia di passeggeri. E poi c'erano i valori abbandonati dalle persone, prese dal panico nella confusione dei momenti successivi all'impatto con lo scoglio delle Scole. Al buio, dopo il blackout sulla nave, non c'era certo il tempo per tornare in cabina, aprire la cassaforte e prendere i valori (a parte che una cassaforte senza energia elettrica probabilmente non poteva nemmeno essere aperta). "Su navi del genere non c'era mica roba da mercatini", ci tiene a dire Rossi. "Nella cambusa c'erano seimila bottiglie di Champagne".
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La cassaforte di Schettino
Il principale compito dei Carabinieri subacquei coordinati dal comandante Falcone fu quello di recuperare materiale probatorio per la magistratura. "La nostra attività primaria - afferma Falcone - fu quella di cristallizzare il luogo del reato, nello specifico l'interno della nave". Affidandosi alla guida del filo di Arianna, un cavo che veniva legato e sciolto a vari appigli per addentrarsi in sicurezza e non rimanere intrappolati nei corridoi e nei meandri della nave sommersa. Falcone e i suoi uomini hanno recuperato - chiusa, piena e intatta - la cassaforte di Francesco Schettino. E poi la sua uniforme, il passaporto e altri oggetti personali. Hanno avuto l'ordine di verificare se le altre cassaforti, tra cui quella dell'ufficio amministrativo dove erano conservati gli stipendi, fossero aperte o chiuse, piene o vuote.
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Meglio dimenticare
Sindaco ed ex vicesindaco dell'Isola del Giglio ricordano membri dell'equipaggio sbarcare con borse e sacchi contenenti denaro o altri beni di valore. Sacchi che furono portati e custoditi in locali individuati appositamente.
Costa Concordia - fa sapere - ha rimborsato i passeggeri dei beni perduti. Ma la campana di una nave, la cui fiancata fu squarciata per oltre 70 metri dallo scoglio delle Scole a causa di una bravata del suo capitano, non è mai stata ricostruita. Qualcuno - dicono - si era anche offerto di realizzarne una nuova, simile a quella trafugata.
Meglio dimenticare, avranno pensato. A rubare la campana non sono stati fantasmi o sirene. Ma i fantasmi della Concordia, di cui la campana è il simbolo, forse è meglio lasciarli svanire per sempre. Campana compresa.