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Processo affidi Bibbiano, Procura Reggio Emilia chiede condanne fino a 15 anni

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I fatti avvennero nella Val d'Enza, tra la provincia di Massa Carrara e l'Emilia Romagna. Per Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali dell'Unione, considerata figura chiave nell'inchiesta dei carabinieri, la richiesta più alta: 11 anni e sei mesi, più tre anni e sei mesi per altri reati non connessi

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La Procura di Reggio Emilia ha chiesto condanne per i 14 imputati nel processo 'Angeli e Demoni' sui presunti affidi illeciti nella Val d'Enza, tra la provincia di Massa Carrara e l'Emilia Romagna. La pm Valentina Salvi ha concluso la requisitoria, durata sette udienze.

Per Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali dell'Unione, considerata figura chiave nell'inchiesta dei carabinieri, la richiesta più alta: 11 anni e sei mesi, più tre anni e sei mesi per altri reati non connessi. Per l'assistente sociale Francesco Monopoli la pm ha chiesto 11 anni, più un anno per altri reati. Per Nadia Bolognini, psicoterapeuta della onlus Hansel & Gretel, otto anni e tre mesi.

L'inchiesta

L'inchiesta dei carabinieri deflagrò nel 2019 con le misure cautelari e le tante polemiche che seguirono e accompagnarono la corsa per le elezioni regionali legate a quello che diventò il 'caso Bibbiano', dal coinvolgimento dell'ex sindaco del Pd del piccolo comune, Andrea Carletti, inizialmente finito ai domiciliari. Dal processo sono nel frattempo usciti prosciolti proprio l'ex sindaco Carletti e altri due, con la formula perché il fatto non è previsto come reato, in seguito all'abrogazione dell'abuso di ufficio. Il dibattimento è stato lungo, è iniziato a giugno 2022, con decine di udienze, e caratterizzato da una contrapposizione aspra tra accusa e difese. Anche oggi gli avvocati di Monopoli, Nicola Canestrini e Giuseppe Sambataro, hanno attaccato, parlando in una nota di un impianto "ideologico" e di una "impostazione dogmatica" da parte della pm Salvi, mentre quelli di Anghinolfi, Oliviero Mazza e Rossella Ognibene, hanno sottolineato "l'abnormità della richiesta di pena, sproporzionata e simbolica", che "non è solo il portato naturale della narrazione del processo mediatico, ma anche la conseguenza di preoccupanti travisamenti ed errori materiali".  Conclusa la requisitoria della Procura, hanno preso la parola le parti civili, poi toccherà alle difese per andare alla sentenza di primo grado presumibilmente il 30 aprile.

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