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Nuevo Orden, la recensione: non andrà tutto bene. La distopia da incubo di Michel Franco

Cinema

Giuseppe Pastore

Il film messicano immagina un colpo di stato militare che sovverte l'ordine pre-costituito: un'apocalisse sociale girata con equilibrio e lucidità, ma senza sconti

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Uno scroscio di acqua verde dai rubinetti anticipa il colpo di stato militare che rovescia l'ordine precostituito a Città del Messico: centinaia di esecuzioni e di arresti a danno delle classi più abbienti, coprifuoco, rapimenti, richieste di riscatto, caos. (LO SPECIALE FESTIVAL DI VENEZIA - I VIDEO).

Il 41enne messicano Michel Franco, affacciatosi spesso a Cannes e premiato con il Leone d'Oro a Venezia 2017 come produttore del venezuelano Desde Allà, decide di guardare lontano e immagina scene e sceneggiature che a caldissimo ci sembrano familiari, anche al cinema: le abbiamo viste per esempio nei film di Marco Bechis o di Pablo Larraìn che raccontavano con toni ugualmente cupi le dittature militari di Argentina e Cile. Ma poi ci sovviene che, se quelle erano tremende testimonianze di storie già accadute, questa è un'altra partita, un nuovo gioco di società che si consuma nel segno del verde, il colore scelto per la rivoluzione che è anche quello dell'amatissima Nazionale messicana. Un populismo anti-borghese appoggiato dalle forze militari che degenera rapidamente nell'anarchia più nera e feroce, fino a non capire nemmeno quali siano precisamente le parti in tragedia e a che gioco giochino gli stessi militari, in nome dell'annullamento di qualsiasi senso non solo politico, ma anche sociale e umano. 

 

In altri tempi si sarebbe parlato di Nuevo Orden come di un "cazzotto allo stomaco" e bisogna fare uno sforzo di ottimismo per tenere lontano il pensiero che il progetto di apocalisse sociale disegnato da Michel Franco possa essere riprodotto su larga scala, con la complicità della peggiore politica che soffia sul fuoco della rabbia collettiva. Nuevo Orden è a lungo un film eccellente, specialmente nella prima parte della festa di matrimonio: si apprezza soprattutto lo sguardo equilibrato, attento a non dipingere mostri ma personaggi veri e verosimili, sia ricchi che poveri, come se il progressivo abbrutimento della situazione fosse una conseguenza inevitabile da cui nessuno può realmente dirsi al riparo. "Solo i morti hanno visto la fine della guerra", si legge in una citazione finale: il cinema mondiale sta provando a dircelo in tutte le salse che l'andrà tutto bene con cui ci siamo riempiti la bocca per mesi (in questo film ricorre ben due volte, e alla fine non va tutto bene), se non è seguito da atti e comportamenti a tono, non ci salverà dall'incubo.

 

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