Interazioni, Festival di arti contemporanee a Roma: programma e ospiti dell'edizione 2022

Dopo le riflessioni di Me&You: In a Dialogue di Maheshwary (in foto), la seconda giornata di Interazioni ospita Monuments & Flags, una rassegna dedicata alla video arte e alla video performance. Prélude di Isabella Gaffè e Salvo Lombardo ripercorre l’iconografia italiana dall’epoca post-unitaria a oggi, e a seguire Veiled del duo artistico composto da Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi.

In Veiled l’oggetto della bandiera è usato in modo tale da evocare un’antica fratellanza con un altro oggetto tessile: il sudario (in foto). Si prosegue con Fake News dell’artista visivo Daniele Spanò e Ahi, caduti del collettivo Dehors\Audela, fondato da Elisa Turco Liveri e Salvatore Insana. 

“Ahi, caduti” è un frammento di un progetto transmediale (in foto) realizzato nella città di San Donà di Piave per indagare gli elementi di maggior orgoglio identitario: vicino al ponte di Piave, infatti, sorge una copia quasi esatta del monumento al bersagliere eretto nel 1932 a Roma, a Porta Pia.

Con il video Wasn’t built in a day (in foto), Salvo Lombardo e Daniele Spanò indagano la rappresentazione del potere, che affonda le radici nel classicismo, attraverso canoni estetici legati all’identità della cultura italiana. Elena Bellantoni invece intitola Sokratis il suo lavoro sul mondo del calcio a partire dalla maglia del capitano della Nazionale greca Sokratis. 

In Reproduction (of strangeness and hope) il berlinese Carsten Saeger esplora la storia del busto di Patrice Lumumba, figura simbolica del movimento indipendentista dei paesi africani, eretto nel 1961 a Lipsia e poi rubato nel ’97. In foto, un altro frammento di Wasn’t built in a day.

Homo Homini Lupus è l’opera dall’artista visivo Filippo Berta, un’allegoria che rivendica le ragioni dello stato di natura sullo stato di diritto, ribaltando l’assunto del filosofo Thomas Hobbes. Il lavoro di Berta sposa perfettamente l’intento della seconda edizione di Interazioni: fare ricerca di forme e linguaggi veramente contemporanei, in equilibrio tra estetica e politica.

L’ultima proiezione di Monuments & Flags porta la firma di Mohamed Abdelkarim, performer e ricercatore che vive e lavora tra il Cairo e Maastricht. La sua video-opera I Almost Forgot the Roving Body...Let’s Call It the Future (in foto) è un frammento di un viaggio di emigrazione verso nord condotto da un drone. Abdelkarim sarà anche protagonista di Different Bodies, One Tongue and Loose Destiny, performance in prima nazionale basata su una modalità di racconto narrativo che si muove tra poesia, canzone e testo.

Per la terza giornata il Festival Interazioni si sposta al Teatro Palladium dove si svolgeranno tre classi di danza aperte in forma urbana, pensate da Anna Basti: Le classique c’est chic! A seguire, il professor Alessandro Pontremoli dell’Università degli Studi di Torino sarà protagonista alla Villetta Social Lab di un talk dal titolo Ridiscutere i canoni. Ridefinire la danza. In foto, un’altra immagine della video-opera di Mohamed Abdelkarim.

Un’altra prima nazionale è quella del danzatore samoano Aloalii Tapu, che presenta The Goldberg Variations - Dancing Like a White Guy  (in foto) del regista e coreografo berlinese Christoph Winkler, il cui lavoro spazia da temi molto personali a quelli più politici.

Il pezzo che Winkler crea con Tapu (in foto) ne riflette la biografia personale: cresciuto nei sobborghi di Auckland, si è avvicinato, attraverso l’hip hop, alla danza contemporanea nel contesto della sua comunità di appartenenza dove il ballo è considerato appannaggio degli uomini bianchi.

Fabritia D’Intino presenta CANCAN - secondo studio (in foto), performance danzata insieme a Cesare Benedetti e Riccardo Guratti. A partire dall’immaginario festante del ballo del can-can, questo lavoro offre uno scorcio laterale sulla relazione fra intrattenimento, erotismo e virtuosismo.

Martedì 4 ottobre, al Teatro Palladium, Elisabetta Consonni mette in scena Special Handling (in foto), in replica anche mercoledì 6, installation-performance: uno spettatore alla volta entra all’interno di una tenda che diviene luogo e tempo di ascolto e di circolazione del sapere non convenzionale. 

Alla Villetta Social LAB, invece, c’è il talk di Maria Paola Zedda ed Elisabetta Consonni dal titolo Le alleanze dei corpi: poetiche e politiche della cura. La sera al Teatro Palladium la danzatrice Irene Russolillo è protagonista di Dov’è più profondo, uno spettacolo fatto di corporeità, suono e immagini in cui convivono narrazioni sovrapposte. In foto, Special Handling di Elisabetta Consonni.

Mercoledì 5 ottobre si replica Special Handling di Elisabetta Consonni (in foto) e a seguire l’artista scozzese Claire Cunningham, negli spazi all’aperto della Villetta Social LAB, dialoga con Diana Anselmo e Flavia Dalila D’Amico di Al.Di.Qua Artists, la prima associazione italiana di categoria di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo portatrici di disabilità.

Sempre Claire Cunnigham è sul palco del Teatro Palladium con la lecture performance in prima nazionale 4 Legs Good (in foto), un lavoro in cui l’artista multidisciplinare esplora i nessi tra uso e abuso, studio e distorsione nell’utilizzo delle stampelle.

L’ultimo appuntamento della giornata è con la scrittrice, regista e direttrice della fotografia Valeria Testagrossa, che con il suo cinema esplora la connessione tra piccole storie intime e contesto sociale. Il documentario Irrawaddy Mon Amour segue da vicino i preparativi di un matrimonio gay, organizzato in segreto in Birmania tra i giovani Soe Ko e Saing KoI.

Giovedì 6 ottobre il workshop Chi ben comincia è a metà dell’opera è al Teatro Palladium: protagoniste l’autrice Marta Olivieri e la cantante portoghese Juliana Azevedo, laureata al Conservatorium di Amsterdam. In foto, Irrawaddy Mon Amour di Valeria Testagrossa.

Sempre al Teatro Palladium ci sono la danzatrice Daria Greco e il fotografo Jacopo Ruben Dell'Abate con il loro [parentesi] (in foto). A cavallo fra una durational performance e un’installazione, [parentesi] è una successione che sottolinea il carattere irreprensibile dell’eccitazione e la permeabilità della tregua.

La sera è il momento della danzatrice Laura Pante (in foto), che interpreta l’opera green del coreografo francese Jérôme Bel, un esperimento sul senso politico che il teatro può avere.

Beercock (in foto), performer anglo-italiano, cantante, musicista, poeta e attore di teatro, porta al festival Human Rites, performance musicale che prende il nome dal suo secondo disco, ritenuto dalla critica uno degli album più d’impatto del 2020. I body-beats campionati dal vivo tramite la loop-station, sono un ponte ideale tra le influenze urbane della musica elettronica e la musica afro-americana e sub-sahariana a cui si ispira.

Al festival Interazioni c’è spazio anche per la silent disco, presso gli spazi della Villetta Social Lab, un momento che accompagnerà gli avventori verso l’ultima giornata di appuntamenti. Il gran finale è riservato a Ricreazione, l’evento presso l’Ostudio organizzato dagli artisti del progetto di coabitazione Roma Torpignattara.

Gli spettacoli sono tutti a ingresso libero con prenotazione consigliata, tranne quelli al Teatro Palladium che sono a pagamento. Per le informazioni è possibile consultare anche la pagina Facebook ufficiale dell’evento. In foto, Araldica di Enrico Ticconi.

“Il panorama di approcci, linguaggi artistici e posizionamenti del tutto peculiari proposti - spiega il direttore artistico Salvo Lombardo - è la risultante di un complesso campo di forze orientato ad amplificare domande, interrogativi, critiche e problemi del nostro tempo, che dalla sfera del linguaggio irrompono in quella del pensiero e dell’azione politica”. In foto, Laura Pante durante il suo spettacolo di danza.

Concerti, proiezioni filmiche, workshop, progetti divulgativi e momenti di convivialità. L’edizione 2022 di Interazioni conferma la sua vocazione internazionale, accogliendo artisti e artiste delle arti performative provenienti da tutto il mondo: Italia, Germania, Nuova Zelanda, India, Egitto, Olanda, Portogallo, Francia e Regno Unito. In foto, Irene Russolillo nel suo spettacolo Dov’è più profondo.