“Dante”, arriva in sala il film di Pupi Avati. Trama, cast e location: le cose da sapere
CinemaLa pellicola ripercorre la vita del poeta attraverso il racconto di Giovanni Boccaccio (Sergio Castellitto), che nel 1350 intraprende un viaggio che oggi definiremmo “on the road” per trovare Suor Beatrice, la figlia di Dante. Un percorso che spazia nel tempo, fra presente e passato, e insieme alla profonda umanità dei protagonisti regala allo spettatore una splendida galleria di borghi, castelli, chiese e affreschi dell'Italia centrale. Il regista: “Il genio condivide come noi le angustie che ci riserva la vita”
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“Poter narrare Dante Alighieri per la sua umanità è stato quel dono che attendevo da vent'anni”. Così il regista Pupi Avati parla del suo sogno, a lungo inseguito e ora diventato realtà: realizzare un film su Dante. Un’impresa cinematografica che oggi, 29 settembre, arriva nelle sale italiane con 01.
La trama
Dante è ambientato nel 1350, quando Giovanni Boccaccio riceve l’incarico di portare dieci fiorini d'oro a Suor Beatrice, figlia di Dante Alighieri, monaca a Ravenna nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi. Dante è morto nel 1321, e i suoi ultimi 20 anni sono stati segnati dalla difficoltà e dalla sofferenza di cercare ospitalità dopo una condanna al rogo e alla decapitazione inflitta sia a lui che ai suoi figli maschi, fuggiti a loro volta da Firenze. A questo servono i 10 fiorini, un risarcimento simbolico per la confisca dei beni e l'ingiusta condanna. Contro quella parte del mondo ecclesiale che considera la Commedia opera diabolica, Boccaccio accetta l'incarico di raggiungere Suor Beatrice, anche per poter svolgere un'indagine su Dante che gli permetta di narrarne la vicenda umana e le ingiustizie patite. Nel suo lungo viaggio Boccaccio oltre alla figlia incontrerà chi, negli ultimi anni dell'esilio ravennate, diede riparo e offrì accoglienza al Sommo Poeta e chi, al contrario, lo respinse. Ripercorrendo da Firenze a Ravenna una parte di quello che fu il tragitto di Dante, sostando negli stessi conventi, negli stessi borghi, negli stessi castelli, nello spalancarsi delle stesse biblioteche, nelle domande che pone e nelle risposte che ottiene, Boccaccio ricostruisce la vicenda umana di Dante, fino a poterci narrare la sua intera storia.
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Il cast
Il volto di Giovanni Boccaccio è quello dell’attore Sergio Castellitto, mentre Dante Alighieri è interpretato da Alessandro Sperduti, Suor Beatrice da Valeria d'Obici e la Beatrice oggetto d’amore del giovane Dante è Carlotta Gamba. Nel cast anche Alessandro Haber (Abate di Vallombrosa), Enrico Lo Verso (Donato degli Albanzani), Milena Vukotic (Rigattiera), Gianni Cavina (Piero Giardina), Leopoldo Mastelloni (Bonifacio VIII), Ludovica Pedetta (Gemma Donati), Romano Reggiani (Guido Cavalcanti), Paolo Graziosi (Alighiero di Bellincione), Mariano Rigillo (Meneghino Mezzani), Erika Blanc (Gemma Donati anziana) e Morena Gentile (Donna gozzuta).
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I luoghi del film, fra borghi e castelli italiani
L’avventura di Boccaccio per raggiungere Suor Beatrice è un viaggio “on the road”, avanti e indietro nel tempo, che mostra anche una galleria di borghi, castelli, feudi, chiesette e affreschi dell'Italia centrale, spesso esclusi dai grandi itinerari turistici. Ecco alcune tappe da non perdere, per scoprire come spesso nel cinema posti reali si prestino a "interpretare" celeberrimi luoghi della finzione.
Firenze
L'amata e l'odiata. La città di Dante è il punto di partenza del viaggio di Boccaccio. La si riconosce in alcune inquadrature, ma per la maggior parte della storia la "vera" Firenze del film è altrove. Anche la scena della corte papale di Avignone davanti agli affreschi di Santa Maria Novella è in realtà ricostruita a Cinecittà.
Perugia
Via Maestà delle volte: un carro percorre la strada e si ferma davanti a una casa. Eccola la Firenze del Trecento, con Boccaccio che esce insieme alla domestica Bruna del Ciango, portando con sé le suppellettili necessarie per il lungo viaggio e il bambolotto Gesù Bambino, ideale legame tra la Beatrice amata da Dante e la figlia del poeta del Decameron. Ma il capoluogo umbro "presta" al film anche l'Abbazia di Santa Maria Valdiponte a Montelabate, che con il suo splendido chiostro benedettino diventa S. Stefano degli ulivi a Ravenna dove Boccaccio, di notte, incontrerà finalmente Suor Beatrice.
Montecalvello (Viterbo)
La Firenze trecentesca di Pupi Avati è poi nel silenzio della Valle del Tevere. Qui il Castello Balthus diventa Casa Alighieri, con la camera da letto dove Dante bambino assiste alla morte della madre, episodio cruciale di tutta la sua vita. Nel Borgo sono state ricostruite anche le case di Gano del Forese, dei Bardi e la sala dove i Priori votano per l'esilio dei rivoltosi.
Foligno (Perugia)
Con i bellissimi affreschi di Gentile da Fabriano, il trecentesco Palazzo Trinci - oggi sede della Pinacoteca Civica e del Museo archeologico - ospita alcune scene clou. Nella cappella è stato battuto il primo ciak del film, con Gemma Donati che in camera da letto fa resistenza alle nozze con Dante. Ma c'è anche la lite con Manetto Donati che, alla richiesta di un prestito da parte di Dante per concorrere al priorato, risponde invece accusandolo di non aver fatto felice sua figlia. E ancora, sulla scalinata, l'arrivo del Poeta per andare a trovare l'amico Guido Cavalcanti, che lui stesso condanna all'esilio.
Bevagna (Perugia)
Tra i borghi medioevali più suggestivi e meglio conservati di tutta l'Umbria, nel percorso tra Piazza San Filippo, Gaita S. Pietro e la Chiesa di San Francesco, Bevagna ha visto "rinascere" il Castello di Romena, dove Dante venne ospitato e protetto dai Conti Guidi, citato nel Canto XXX dell'Inferno dal falsificatore di monete Maestro Adamo.
Valli di Comacchio
Sito naturalistico unico e spettacolare a sud del Delta del Po, nel film le valli accolgono il viaggio in carro di Dante anziano insieme all'amico Menghino Mezzani verso Sant'Apollinare.
Ravenna
È l'ultima tappa di Dante e poi di Boccaccio. Qui Alighieri venne accolto e ospitato con grande ammirazione dall'amico Guido Novello da Polenta e poi sepolto con grandi onori nella Chiesa di San Francesco (un tempo San Pier Maggiore). Nel film ne riconosciamo alcuni scorci: Dante sul carro che attraversa la Pineta di Classe ("la divina foresta spessa e viva" del XXVIII del Purgatorio) e poi via Fossatone con Boccaccio trent'anni dopo. Ma soprattutto la Basilica di S. Apollinare, che con la magnificenza dei suoi mosaici bizantini folgorò il Poeta ispirando tante immagini della Divina Commedia. Come le anime del XIV Canto del Paradiso raccolte intorno a un Cristo rilucente, proprio come le 99 stelle del cielo dell'abside della Basilica a brillare intorno alla grande croce gemmata.
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Pupi Avati: “Ho sempre pensato che il Divin Poeta andasse risarcito”
“Nei miei tanti film ho raccontato quanto possa essere eccezionale, addirittura eroica, la normalità degli esseri umani. Ora invece ho cercato di dire che, per quanto sublime, il genio condivide, come farebbe ognuno di noi, le angustie che ci riserva la vita”, ha detto Pupi Avati parlando del film. Poi ha spiegato: “È sempre stato celebrato un Dante militante e poco affettuoso e così a scuola lo abbiamo odiato, hanno fatto di tutto per allontanarcelo e invece bisogna avvicinarlo a noi. Ho sempre pensato che il Divin Poeta andasse risarcito”. Paralleli con Dante? "Sì l'adolescenza - ha detto Avati - Quando avevo quindici anni sono andato dietro per tre anni a una certa Paola Zuccotti senza sentire mai la sua voce. Mi riconoscevo insomma pienamente nella storia d'amore che Dante racconta nella Vita Nova".
Sergio Castellitto: “Dante era uno di noi”
“'Nel mezzo del cammin di nostra vita' è un pezzo un po' psichiatrico - ha detto Sergio Castellitto - Nessuno ha mai osato raccontare la sua vita e tantomeno la Divina Commedia, di Dante è rimasta solo parola e quella non può essere rappresentata. Ce l'hanno fatto studiare per forza, ma nessuno ci ha mai raccontato che era stato cacciato, era un soldato ed era anche stato povero. Insomma che era uno di noi. Ma Dante era anche un poeta, uno capace di entrare in un buco nero e tirar fuori una pepita d'oro”. “Questo è un film che puzza - ha concluso l'attore - Boccaccio, se si pensa bene, ha fatto un viaggio lungo e faticosissimo, ha la scabbia, ha fame. E queste imperfezioni dell'uomo si vedono tutte”.