Guerra in Ucraina, morto in battaglia il ballerino dell’opera di Kiev Oleksandr Shapoval

Spettacolo
Foto tratta dal profilo Instagram di Ekaterina Kukhar
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Il danzatore solista è morto lunedì 12 settembre nella battaglia di Majorsk, nella regione ucraina di Donetsk. Il coreografo russo di fama internazionale Alexei Ratmansky ha manifestato sui social dolore e indignazione per la scomparsa dell'artista

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Sul palco di un teatro, un uomo indossa una calzamaglia bianca ornata di brocardo argento, i muscoli tesi in una posa aggraziata, i lunghi capelli biondi ben acconciati. In un bosco, lo stesso uomo indossa una divisa militare logora, i pesanti fucili sorretti al collo e tra le mani, la barba grigia trascurata. Sono i due volti di Oleksandr Shapoval, il ballerino solista dell’Opera di Kiev ucciso il 12 settembre nella battaglia di Majorsk, nella regione di Donetsk, in Ucraina, mostrati in un tweet dal Kyiv Independent. Nei giorni della controffensiva dell’esercito di Kiev, che secondo il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky (VAI ALLA DIRETTA) ha riconquistato circa seimila chilometri del territorio occupato dai russi, l’artista che dopo l’invasione si era unito alle Forze Armate ucraine è morto per difendere la sua patria.

IL CORDOGLIO SOCIAL DEL COREOGRAFO ALEXEI RATMANSKY

“Oggi, mentre lo United Ukrainian Ballet si stava preparando per la prima messa in scena della première di Giselle di domani al London Coliseum, abbiamo appreso della morte di Oleksandr Shapoval, ballerino dell’Opera Nazionale dell’Ucraina, che era anche un insegnante della Kyiv State Ballet School. Molti dei nostri ballerini erano suoi amici, hanno lavorato o studiato con lui. Ricordo molto bene Sasha, ha danzato nei miei primi balletti a Kiev. È morto difendendo la sua terra con le armi tra le mani. Eterna memoria e gratitudine all’Eroe! Maledetta guerra, maledetta aggressione russa che causa morte e distruzione!! Riposa in pace Sasha, continueremo a ballare in tua memoria”. Alexei Ratmansky, ex ballerino e coreografo russo di fama internazionale, ha postato su Facebook un messaggio per ricordare il collega ucciso in guerra. Nato a San Pietroburgo, cresciuto a Kiev e formatosi a Mosca, Ratmansky ha danzato nell’Ukrainian National Ballet, è stato direttore artistico del Balletto del Bolshoi ed è attualmente coreografo residente dell’American Ballet Theatre. Lo scorso febbraio, al momento dell’invasione russa, Ratmansky ha interrotto le prove dello spettacolo in preparazione con la compagnia del Bolshoi e ha abbandonato Mosca per tornare negli Stati Uniti. Il coreografo, che ha condannato con fermezza la guerra, ha coordinato l’United Ukrainian Ballet nell’opera Giselle per la prima attesa il 13 settembre al teatro London Coliseum. La compagnia, formata da ballerini ucraini fuggiti dalla guerra e ora rifugiati a L’Aia, risiede nell’ex conservatorio della città olandese (che ha convertito uffici e classi in camere da letto) e ha organizzato lo spettacolo per raccogliere fondi a sostegno dell’emergenza umanitaria e culturale in Ucraina. “La mia identità è davvero distrutta” ha dichiarato Ratmansky al Guardian in una recente intervista “e ho bisogno di trovare il modo di rimettere tutti i pezzi insieme”.

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Lo scorso marzo, Ratmansky aveva postato su Facebook l’addio ad un altro artista ucraino, il primo ballerino dell’Opera di Kiev Artyom Datsishin, vittima dei bombardamenti nella capitale. “Artyom Datsishin, il primo ballerino della National Opera House of Ukraine, è morto oggi nell’ospedale di Kiev a causa delle ferite ricevute il 26 febbraio, quando è finito sotto il fuoco dell’artiglieria russa. Era un ballerino eccezionale, amato dai suoi colleghi. Dolore insopportabile”.

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DALLA SBARRA ALLE ARMI

Non solo Shapoval e Datsishin, ma anche molti altri ballerini e ballerine hanno imbracciato le armi per difendere l’Ucraina. Lesya Vorotnyk, 30 anni, ballerina della National Opera of Ukraine, ha lasciato palco e punte per trincee e scarponi. Oleksii Potiomkin, primo ballerino dell’Opera Ucraina, 33 anni, ha sostituito alle melodie classiche il rumore degli spari. L’esistenza di chi, invece, non vive ma immagina il campo di battaglia, è sospesa. Veronica Rakitina, ballerina dello United Ukrainian Ballet rifugiata a L’Aia, ha raccontato al Guardian: “Mi sveglio con la notizia che una bomba è caduta su questa o su quella città. Ogni volta, è come una doccia di acqua fredda”. Ekaterina Kukhar, prima ballerina dell’Opera di Kiev, esprime la stessa sensazione di incredulità nel post Instagram per la scomparsa di Shapoval: “Il cuore si rifiuta di crederci…oggi il nemico ha tolto la vita di Oleksandr Mykolayovych Shapoval, Onorato Artista dell’Ucraina, insegnante di duetto alla KSBC. Era un artista eccezionale, ogni spettacolo che facevamo era riempito da così tanta vita...perché è uno dei pochi che vivevano sul palco...e ora la sua danza è diventata eterna...fa male...è difficile...eterna e splendente memoria, Sash...Per sempre nel cuore, nella memoria, nell’anima”. I tempi spensierati della danza sono lontani. Nell’intervista al Guardian, Ratmansky ricorda l’avventura del Bolshoi e si rammarica: “Le persone con le quali amavo così tanto lavorare hanno tradito l’umanità della nostra arte”.

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