
Covid, dalla contagiosità all'efficacia dei vaccini: cosa sappiamo sulla variante Omicron
B.1.1.529 è stata isolata per la prima volta in Sudafrica. L'Oms l'ha classificata come "preoccupante", diversi casi sono stati individuati in tutto il mondo. È presto per avere un quadro preciso delle caratteristiche di questa variante. Dalle mutazioni alla sua pericolosità, ecco cosa hanno rivelato le analisi e le ricerche finora

La variante B.1.1.529 del Sars-CoV-2 è stata isolata per la prima volta in Sudafrica il 23 novembre e segnalata il giorno successivo dall'Oms, che poi il 26 l’ha ribattezzata Omicron
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L'Oms ha avvertito come dai test preliminari presenti "un rischio accresciuto di reinfezione". Le mutazioni si sarebbero sviluppate in un paziente immunodepresso malato di Aids. L'Organizzazione ha specificato che “non è ancora chiaro se sia più trasmissibile rispetto ad altre varianti, inclusa Delta", e "se l'infezione da Omicron causi una malattia più grave rispetto alle infezioni con altre varianti, inclusa Delta". “La comprensione del livello di gravità della variante Omicron - spiega l’Oms - richiederà da giorni a diverse settimane"
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I CONTAGI - La variante si è poi diffusa con un significativo aumento dei contagi nella provincia sudafricana del Guateng, di cui fanno parte Pretoria e Johannesburg. Il primo campione, però, sarebbe quello raccolto l'11 novembre nel Botswana
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LA DIFFUSIONE - In questi giorni numerosi casi sono stati identificati in varie parti del mondo. E tanti Paesi stanno ricorrendo a misure per tentare di arginare il diffondersi della variante
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LE MUTAZIONI - La variante presenta 32 mutazioni nella proteina Spike con un profilo genetico sfavorevole, più del doppio di quelle della variante Delta. Il sistema immunitario potrebbe quindi non riconoscere la proteina Spike modificata da Omicron, "bucando" così l'azione protettiva degli anticorpi sollecitati dal vaccino, ma per gli scienziati è presto per dirlo
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CONTAGIOSITÀ - Non è ancora chiaro se si tratti di una variante più facilmente trasmissibile ma i primi dati sembrano indicarlo: in Sudafrica si è passati dai 273 casi giornalieri del 16 novembre agli oltre 6mila del 27 novembre, oltre l’80% dei quali nella provincia di Gauteng dove l'indice Rt e all’1,93
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PERICOLOSITÀ - Non è chiaro ad oggi se questo ceppo avrà maggior capacità di provocare una malattia grave. Siamo di fronte a una mutazione a più rapida diffusione e, anche se non fosse più letale, moltiplicando i contagi provocherebbe un aumento dei casi gravi e dei decessi

I SINTOMI - "La nuova variante Omicron provoca una malattia leggera senza sintomi importanti", ha dichiarato Angelique Coetzee, presidente dell'Associazione dei medici del Sudafrica, precisando che le persone anziane e affette da malattie sono comunque a rischio. "Alcuni colleghi mi stanno dicendo che questo soggetti sono in prevalenza paucisintomatici, che non hanno sintomi come la mancanza di olfatto, hanno mal di testa, cefalea e qualche rialzo febbrile, staremo a vedere", ha detto il presidente dell'Aifa Giorgio Palù, confermando le informazioni africane

I VACCINI - La presenza di mutazioni nelle regioni della proteina Spike riconosciuta dagli anticorpi o dalle cellule T linfocitarie potrebbe ridurre parzialmente l'efficacia dei vaccini, ma serviranno ulteriori studi. Sarà comunque possibile aggiornare i vaccini sfruttando la maggiore versatilità di quelli nuovi, costruiti a partire da virus inattivati (Salk) o attenuati (Sabin). Un aggiornamento richiede circa sei mesi

LE CURE CONTRO IL COVID - Gli scienziati ritengono che gli antivirali recentemente approvati, come la pillola Merck, saranno efficaci anche contro la nuova variante perché non prendono di mira la proteina Spike ma impediscono al virus di replicarsi. Maggiori rischi per gli anticorpi monoclonali come la cura Regeneron, che prendono di mira parti del virus che potrebbero essere mutate