Pregliasco a Sky TG24: “Maggiore sicurezza con Green pass trasversale”

Salute e Benessere

Lo ha sottolineato il virologo dell’Università Statale di Milano, ospite di “Timeline”. “Penso che a questo punto un intervento legato ad un Green pass trasversale ci metta più in maggiore sicurezza, perché temo un altro colpetto di coda, il prossimo inverno, del virus e quindi solo con una vaccinazione veramente allargata si può convivere meglio col Covid”, ha sottolineato

“Penso che a questo punto un intervento legato ad un Green pass trasversale ci metta più in maggiore sicurezza, perché temo un altro colpetto di coda, il prossimo inverno, del virus e quindi solo con una vaccinazione veramente allargata si può convivere meglio col Covid”. Sono le parole di Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano, ospite di “Timeline”, in onda su Sky Tg24.

I possibili rischi per l’inverno

Tra i rischi temuti per l’inverno e che potrebbero favorire nuovi casi, ha sottolineato ancora Pregliasco, “sicuramente ci sono le varianti” con “la variante Delta molto più contagiosa”, oltre alle “condizioni metereologiche favorenti, basti vedere le influenze e gli altri virus che in inverno, con gli sbalzi termici, hanno un vantaggio” e considerando anche che “si riprende il lavoro di presenza rispetto alla quantità di smart working del passato”. Va aggiunta poi la “riapertura delle scuole, e già alcune di queste in altri nazioni come Austria e Francia sono state chiuse”. Insomma, si tratta di una condizione, quella in arrivo, “con cui dovremo far fronte, ma l’aspetto soprattutto dell’efficacia rispetto ai casi più gravi, dimostrata in modo eclatante dai vaccini contro il Covid, quali che siano, dimostra la possibilità di gestire al meglio la situazione nelle strutture sanitarie e anche da parte dei medici di famiglia, quindi, per tutta quella filiera di servizi di assistenza che oggi riusciamo a dare ai pazienti”, ha riferito ancora il virologo. “Vedo bene un intervento lineare sul Green pass, esteso a tutte le attività lavorative, perché altrimenti si andavano ad alimentare quelle incongruenze delle prime applicazioni del Green pass stesso”, ha continuato.

Health workers wearing overalls and protective masks in the intensive care unit of the San Filippo Neri hospital during the Covid-19 Coronavirus pandemic, in Rome, Italy, March 22, 2021. ANSA/GIUSEPPE LAMI

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La pandemia dei “non vaccinati” e l’organizzazione italiana

Il rischio che, ad oggi, il Covid diventi la pandemia dei non vaccinati, come sottolineato dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, “è effettivamente ciò che si vede nel mondo dove la vaccinazione non è così facilmente attuabile, ma lo vediamo anche da noi: quindi c’è un doppio binario rispetto agli effetti di questa pandemia”, ha argomentato Pregliasco. “Noi siamo messi più che bene anche rispetto all’Europa e l’organizzazione è stata ed è delle migliori. Siamo partiti come diesel, ma ci stava perché un’organizzazione così complessa necessitava un’oliatura. Ora si vedono dati concreti, di sicurezza, e questo è un elemento che miliardi di dosi oggi ci permettono di consolidare meglio anche rispetto sempre alle questioni di eventi avversi, come trombosi ed altri effetti più pesanti, che in una prima parte della campagna vaccinale, e della conseguente informazione, avevano anche abbassato la qualità e il valore di alcuni di questi”, ha sottolineato l’esperto.

I casi che riguardano i più giovani

Estendere la possibilità del vaccino anche ai pazienti più piccoli è una buona soluzione, secondo il virologo. Questo anche in virtù del fatto che “la variante Delta, di fatto, ha caratteristiche di virus diverse: è molto più contagiosa. L’R0 dell’originale era 2.5, mentre l’R0, quindi il numero di casi medi da un caso indice, è 7 per questa variante, e purtroppo abbiamo ben visto di una maggiore cattiveria del virus rispetto alla sintomatologia e in particolare un migliore adattamento ai recettori dei bimbi che non erano così coinvolti nella possibilità di infettarsi come sulla variante originale”, ha detto. “Quindi i giovani stanno diventando più protagonisti rispetto al passato della diffusione, e lo vediamo anche dai dati. Per fortuna, dal punto di vista di una vaccinazione per i 12enni, anche l’Inghilterra finalmente ha sdoganato quella che era una scelta, a mio avviso, di eccessiva attenzione nel dare la vaccinazione nei più piccoli: anche loro hanno ben cominciato, e spero che questo possa servire a consolidare una maggiore tranquillità nei genitori che avevano dubbi sentendo questi rumors di Paesi che avevano scelto di non vaccinare”, ha spiegato ancora.

L’estensione del vaccino per i più piccoli

Sul tema, ha concluso, “ci sono studi già in corso e, dal mio punto di vista, spero che ci possa essere una estensione e un abbassamento dell’età proprio per un possibile coinvolgimento dei più giovani, ma rimane l’esigenza dell’uso dei tamponi, che non vedo come soluzione”, ha detto. “Il tampone deve essere a pagamento, salvo quelle situazioni di persone che non possono essere vaccinate. Serve un grande utilizzo del tracciamento visto a campione, quindi con una strategia per individuare focolai e per riuscire a tamponare la diffusione, perché quanto prima lo si fa e tanto più l’intervento preventivo o di contenimento diventa più chirurgico, sartoriale”, ha segnalato Pregliasco, alla fine del suo intervento.

ROME, ITALY - JUNE 03: Young people receive a dose of the AstraZeneca (Vaxzevria) COVID-19 vaccine at the Vaccine Hub Auditorium della Tecnica in the Confindustria headquarters, as part of an open week for vaccinations with no age limit, on June 3, 2021 in Rome, Italy. According the Italian government, just over 20 percent of Italians are fully vaccinated, with 37 percent having received a first dose, on par with the European average. (Photo by Antonio Masiello/Getty Images)

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