
Covid, 25 domande sulla variante Delta: risponde l'immunologo Abrignani (Cts)
La curva dei contagi da coronavirus continua a crescere anche in Italia, spinta dalla presenza del ceppo più diffusivo dei precedenti. Per combatterlo, continua senza sosta la campagna di vaccinazione. Ma i farmaci disponibili sono efficaci contro la variante Delta? Quali sono i suoi sintomi? E avremo bisogno di una terza dose? Sergio Abrignani, immunologo e membro del Cts, risponde a Sky TG24

Abrignani: "Sì. I vaccini hanno efficacia molto elevata, a seconda delle varianti. Con la Alfa hanno un'efficacia del 95-90%, con la Delta dell'85-90%. Questo vuol dire che rimane una possibilità del 5-10% di potersi ammalare"
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A: "Dipende molto dalla variante. Con la mutazione Alfa, che ormai sta diventano minoritaria, una dose protegge al 60-70% da forme severe del virus, con due dosi al 90-95%. La Delta è più resistente al vaccino. Con due dosi si arriva a una copertura dell’85-88%, con una dose invece scende tanto: si ferma intorno al 20-30%. Diventerà la variante più rappresentata. È fortemente raccomandato di vaccinarsi con due dosi"
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A: "Chi si vaccina può infettarsi e chi si infetta deve essere considerato infettivo, anche se sappiamo che i vaccinati hanno meno virus dei non vaccinati. Buona regola è pensare di essere infettivi: usare le stesse precauzioni dei non vaccinati"
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A: "Sì, ma il rischio è estremamente più basso rispetto ai non vaccinati. I vaccini non eliminano il rischio del tutto, ma lo riducono enormemente. È molto più raro infettarsi, e il rischio di sviluppare una forma severa è molto basso, ma esiste"
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A: "L'Istituto Superiore di Sanità ci fornisce tutti le settimane i dati sugli ingressi in ospedale e sui decessi di vaccinati e non vaccinati. Sono disponibili sul sito e invito ad andarli a vedere. In percentuale i vaccinati, sia quelli che finiscono in terapia intensiva che in ospedale e quelli che muoiono, sono molto pochi"
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A: "Sì, ci proteggono. Come ho detto, però, c'è un sorta di gradiente partendo dal ceppo di Wuhan, fino alla variante Alfa e quella Delta"

A: "Rispetto alla variante dominante, quello che guardiamo è quanto le altre varianti sono più diffusive e quanto sono più letali. La variante Delta è estremamente diffusiva, infatti sta spazzando la Alfa come ha già fatto in Gran Bretagna e in Spagna. Per quanto riguarda la nigeriana, la sudafricana la californiana, sono molto meno diffusive, rimangono su percentuali più basse. Fra le varianti, la più diffusiva è sempre quella che ci preoccupa di più. Quelle che abbassano l’efficacia dei vaccini sono la Beta, la Gamma e la Delta"

A: "Rispetto alla variante Alfa, sappiamo che i vaccini a Rna messaggero hanno un’efficacia intorno al 90%, quelli a vettore virale intorno al 70%. Abbassandola di qualche punto, questo rapporto rimane anche con la Delta. I primi hanno un'efficacia dell'85-88%, i vaccini a base di adenovirus 60-65%"

A: "Sì, il rischio di contrarre il virus non si azzera in nessun caso. Con la Delta il rischio è più alto rispetto alla variante Alfa"

A: "Se guardiamo alle due dosi, la variante Delta buca pochissimo l’efficacia dei vaccini. Con una dose sappiamo invece che scende enormemente. Raccomandiamo di ricevere due dosi il più in fretta possibile"

A: "Dagli studi effettuati in Gran Bretagna sappiamo che ha un inizio più simile a un raffreddore, sia nei vaccinati che nei non vaccinati. Quando si avvia verso una malattia più severa, è indistinguibile dal Covid originario"

A: "È più contagiosa e molto più diffusiva, tanto che spazza tutte le altre varianti. Era stato detto che fosse più letale ma sembra non esserlo. Essendo che infetta di più, è più pericolosa"

A: "Non c’è nessuna evidenza che parli di una maggior pericolosità rispetto a determinate fasce d’età"

A: "Assolutamente"

A: "Andando a tracciare i contatti di chi si è infettato. È un lavoro non facile ma con qualche migliaio di casi al giorno si può ancora fare ed è quello che stiamo facendo"

A: "Innanzitutto vaccinandosi. Poi insistendo con le procedure di sicurezza che conosciamo: mascherina, distanziamento, evitando gli assembramenti. È un coronavirus come gli altri, solo più diffusivo"

A: "Sì, siccome sappiamo che un vaccinato può infettarsi, è buona regola avere un tampone negativo entro 6-7 giorni dal contatto"

A: "Sì, raccomandiamo di fare comunque tampone entro 6-7 giorni dal contatto"

A: "La raccomandazione dice di sì, se guariti da un minimo di tre a un massimo di 12 mesi"

A: "Non c’è nessuna evidenza che dimostri che sarà il caso di sottoporsi a una terza dose. Non è ancora dimostrato. Può darsi che ci arriveremo, ma per ora non c’è evidenza"

A: "Sì, è stato dimostrato in uno studio condotto su una decina di migliaia di persone di età compresa fra i 12 e i 16 anni. Ci sono stati report di forme di miocardite e pericardite, ma parliamo di pochissimi casi che sono stati risolti con cortisone. Anzi, i vaccini sugli under 18 sono più efficaci che negli adulti perché il sistema immunitario è più fresco"

A: "Perché il beneficio è enorme anche per loro, anche se ci sono pochi casi di giovani con Covid in forma severa. Poi per la sanità pubblica, vaccinare più persone per evitare che eventuali asintomatici portino virus a casa e infettino persone fragili, come i nonni. E poi perché il virus si ferma abbassando la platea di infettabili"

A: "Sì, se si infettano sono infettivi"

A: "Vacciazione, mascherina, evitando assembramenti, con la distanza fisica"

A: "Dal punto di vista teorico sì, è possibile che arrivi una variante che sfugge ai vaccini"