"La risposta alla crescita dei contagi non può essere la chiusura delle scuole, che non rappresentano significativi hotspot dei contagi". E il parere di uno dei 16, tra medici e pediatri, che hanno lanciato un appello dopo aver scritto una lettera al Governo e al Cts. L’idea è quella di evitare un lockdown nazionale con una serie di restrizioni nelle province e nei Comuni maggiormente a rischio fino a primavera, ma senza chiudere le scuole
Tentare di evitare un lockdown nazionale, scegliendo la strada di lockdown intermittenti e micro-lockdown nelle province e nei Comuni maggiormente a rischio fino a primavera, con l’imperativo di tenere le scuole aperte. A chiederlo 16 tra i più importanti medici e pediatri italiani, tra cui ad esempio Susanna Esposito, dell'Università di Parma e consulente dell'Oms, Antonella Viola, direttrice dell'Istituto di Ricerca Pediatrica di Padova e Stefano Zona, specialista in Malattie Infettive dell'Ausl di Modena.
Restrizioni mirate
L'appello del team di esperti arriva dopo una lettera, inviata lo scorso 2 novembre, al Governo e ai membri del Comitato Tecnico Scientifico (Cts). I 16 medici suggeriscono così l'applicazione di chiusure e di micro-lockdown su scala regionale, concentrando l’attenzione in particolare su comuni e province dove i contagi sono in forte crescita ed il carico sugli ospedali diventa sempre più insostenibile, ma anche nelle situazioni più difficili delle aree gialle e arancioni, come successo ad esempio lo scorso a marzo a Codogno, Vo' e Medicina, comuni particolarmente colpiti dai contagi.
Spostamenti, smart-working, incontri nelle abitazioni e test
In base a quanto sostenuto dagli esperti, dunque, seguendo una strategia simile nel medio-lungo periodo, grazie a lockdown mirati della durata di una o due settimane e fino alla prossima primavera, si potrebbe contribuire ad una riduzione dei contagi. I medici propongono anche l'interruzione degli spostamenti regionali tra le regioni gialle, l'obbligo allo smart-working per amministrazioni pubbliche e attività private che possono consentirlo, il divieto di incontri in abitazioni private tra non conviventi, ad eccezione dei congiunti, oltre al potenziamento delle capacità di test e tracciamento. Quindi il tema scuole: per i 16 medici vanno tenute aperte. "La risposta alla crescita dei contagi non può essere la chiusura delle scuole, che non rappresentano significativi hotspot dei contagi", ha spiegato Stefano Zona. "In uno studio nazionale effettuato durante il primo lockdown su 2.064 adolescenti tra gli 11 e 19 anni, il 58,5% ha dichiarato una sensazione di tristezza associata a crisi di pianto (31%) e agitazione (48%) per via della chiusura delle scuole, il 52,4% ha riferito disturbi alimentari e il 44,3% disturbi del sonno", ha poi aggiunto Susana Esposito. "La chiusura delle scuole avrebbe conseguenze psicologiche, educative e sociali drammatiche, oltre che economiche", ha concluso poi Zona.