Nel Dna una variante genetica che può aumentare il rischio Covid

Scienze

L’ha individuata una ricerca condotta da esperti della Rete trapianti del Servizio sanitario nazionale. I ricercatori hanno incrociato dati sui pazienti positivi con quelli del profilo genetico di 56.304 pazienti, sia trapiantati sia in attesa di trapianto. I risultati ottenuti hanno evidenziato che la presenza della variante HLA-DRB1*08, maggiormente diffusa nel nord Italia, è con più frequenza associata sia ai casi di positività, sia ai decessi per Covid-19

Non solo obesità o altre patologie preesistenti. Oltre ai fattori di rischio legati al Covid-19 già emersi in questi mesi, da quando cioè il coronavirus si è diffuso in tutto il mondo, esistono anche altri fattori sostanzialmente “nascosti” all’interno nel Dna. Uno di questi è stato appena portato alla luce da una ricerca tutta italiana, condotta dalla Rete trapianti del Servizio sanitario nazionale e pubblicata dalla rivista "Transplantation". Si tratta di una particolare variante genetica, maggiormente diffusa nel nord del Paese, che raddoppia la probabilità di contrarre l'infezione.

Un dottore processa i tamponi test Covid-19 effettuati sui pazienti, nel laboratorio del Policlinico S.Martino. Genova, 26 Maggio 2020 ANSA/LUCA ZENNARO
©Ansa

L’incrocio dei dati

I ricercatori, nel condurre il lavoro di ricerca, hanno acquisito i dati sui pazienti positivi dal registro di sorveglianza dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) e li hanno incrociati con i dati del Sistema informativo trapianti sul profilo genetico di 56.304 pazienti. Si tratta di quasi 48mila persone che sono state sottoposte a un trapianto d'organo funzionante, realizzato in Italia dal 2002 a oggi, e di oltre 8mila persone in lista d'attesa per un trapianto d’organo. Il risultato di questo complesso intreccio di dati ha permesso di isolare, all'interno dell'intera popolazione italiana dei trapiantati e dei pazienti da trapiantare, 256 casi Covid-positivi e di scoprire in particolare il possibile ruolo giocato nell'infezione da alcune caratteristiche del sistema immunitario, tra i quali gli antigeni HLA e il gruppo sanguigno.

La variante genetica, il gruppo sanguigno e il rischio per i trapiantati

I risultati ottenuti dallo studio hanno permesso di evidenziare per la prima volta in assoluto che la presenza della variante HLA-DRB1*08 nei soggetti analizzati è con più frequenza associata sia ai casi di positività, con un'incidenza quasi pari al doppio, sia ai decessi per Covid-19, con una probabilità valutata in tre volte maggiore. "Lo studio suggerisce come questa particolare variazione genetica, presente nel 6% della popolazione italiana e maggiormente frequente nelle regioni del Nord Italia (9%) rispetto a quelle del Sud (3%), svolgerebbe meno bene di altre varianti HLA il ruolo di attivazione del sistema immunitario nel riconoscimento del coronavirus", hanno spiegato i ricercatori. Ma non è tutto perché da questa stessa ricerca è emersa anche un'ulteriore conferma: i soggetti con gruppo sanguigno A presentano un rischio di infezione lievemente maggiore rispetto alle persone con gruppo 0. Quindi, come altro dato emerso, quello per cui nei pazienti trapiantati e immunosoppressi e in quelli in attesa di trapianto per grave insufficienza d'organo, il rischio di infezione da coronavirus è circa 4 volte superiore rispetto al resto della popolazione.

L’importanza della ricerca

L’importanza di questo studio è stata descritta da Antonio Amoroso, medico genetista dell'Università di Torino, coordinatore regionale per i trapianti del Piemonte e primo autore del lavoro. "Questa ricerca può avere importanti implicazioni nell'identificazione di soggetti a maggior rischio di complicanze, perché geneticamente sono in possesso di armi immunologiche meno efficaci per difendersi dal virus”, ha spiegato. “Le indicazioni possono essere utili sia per il controllo della diffusione della malattia e la gestione della sua prognosi, sia per le strategie di pianificazione delle vaccinazioni, quando queste saranno disponibili", ha poi concluso l’esperto.

dati coronavirus 11 novembre

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