Coronavirus, Galli: “Molti costretti a pagare in privato per test. Debacle per la sanità"

Salute e Benessere

Lo ha detto il direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, durante il corso di un'intervista televisiva, toccando anche altri temi, dalla scuola alla misurazione della febbre nei centri commerciali

"Il problema importante sono le persone ancora in circolazione con infezione ma il vero paradosso è che molte sono costrette a prendere appuntamento in privato per fare il test che non sono riusciti a fare con il Servizio Sanitario Nazionale. Questo è una debacle per la sanità, a fronte di un'epidemia come questa". Sono le parole di Massimo Galli, direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, pronunciate nel corso della trasmissione Agorà, andata in onda su Rai Tre. "Ci sono moltissime persone che chiedono di conoscere il proprio stato e preferirebbero non doverlo fare a pagamento", ha proseguito Galli. "Il pubblico ti dice di andare a pagare 60 euro per fare un test sierologico come se fosse una scelta voluttuaria sapere o meno di essere infetti, quando invece sapere chi è infetto e chi no è molto più importante del distanziamento al ristorante. Vanno separate le persone infettate dal totale della popolazione: questo è il modo per contrastare l'epidemia", ha poi aggiunto l’infettivologo che solo alcuni giorni fa, era l'8 maggio, nel corso di un'intervista a SkyTg24 (VIDEO) aveva definito "carente" la situazione  in Italia. "Qualcosa in più sul sapere come sono messe le persone che escono da casa e magari anche qualcosa in più sul sapere come stanno, almeno le persone che rientrano al lavoro, in situazioni di comunità lavorative vaste, ecco, tutto questo è ancora molto carente oggettivamente".

Le classi a scuola

Galli si è poi espresso su altre tematiche, come quella legata alla riapertura delle scuole. "Cinque ore di stazionamento in classe da parte di bambini, con un distanziamento virtuale inesistente, rappresentano un incubatore perfetto per il virus”, ha commentato. "Da sempre per le malattie a trasmissione aeree, le classi a scuola rappresentano un incubatore perfetto per il contagio, come dimostra l'influenza stagionale. Siamo un Paese in cui non ci si vaccina e le classi sono ogni anno gli incubatori dell'influenza, che viene poi passata agli adulti", ha quindi sottolineato ancora Galli, presidente della Società Italiana di malattie infettive e tropicali (Simit).

La misurazione della febbre

Un suggerimento poi, Galli lo ha voluto dare alla gestione di alcuni aspetti durante l’attuale fase 2. "Non ha senso misurare la febbre all'ingresso dei grandi centri commerciali: la febbre va misurata all'inizio della coda. Perché la fila che ti costringe a una convivenza per ore con le 4 persone davanti e le 4 dietro, e non sempre il metro minimo di distanza è rispettato". Per organizzarsi al meglio, ha concluso l’infettivologo, “la fila va distanziata con dei segnali che non dovrebbero esser varcati. Perché quello è un momento in cui si sta in coda anche per un periodo lungo, peggio che mai se si sta al chiuso", ha concluso.

ROME, ITALY - MAY 18: A man wearing protective mask rides a bike near Colosseo (Colosseum) area after two months of closure, during Italy's phase two coronavirus (Covid-19) lockdown exit plan, on May 18, 2020 in Rome, Italy. Churches, restaurants, bars, cafes, hairdressers and other shops have reopened, subject to social distancing measures, after more than two months of a nationwide lockdown meant to curb the spread of Covid-19. (Photo by Antonio Masiello/Getty Images)

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