Il primario dell'ospedale Sacco di Milano: "Questa è un'epidemia che ha una scala maggiore di quello che si poteva, pensare, prevedere, prevenire". E chiede personale addestrato
“Ci troviamo di fronte a una situazione che non ha precedenti in questa dimensione e con queste caratteristiche. Dobbiamo avere la capacità di trovare soluzioni nuove per tutta una serie di problemi che si pongono, sempre cercando di rispettare il limite della sicurezza per il personale e la sicurezza generale della gestione”. E' quanto ha detto a Sky TG24 Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano a proposito della diffusione in Italia del Coronavirus (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE). “Alcuni ospedali lombardi – ha spiegato - sono sotto uno stress ancora più pesante di quello che può avere l’ospedale Sacco, che si addestra da anni a fronteggiare certe emergenze. Eravamo noi, assieme all’ospedale Spallanzani di Roma, che avremmo dovuto fronteggiare questo genere di epidemie. Solo che questa è un’epidemia che ha una scala maggiore di tutto quello che si poteva pensare, prevedere, prevenire”.
"Sostegno alla ricerca"
“Ritengo ci voglia più chiarezza nella comunicazione e definizione di casi - prosegue Galli - questa cosa è molto migliorata negli ultimi giorni, non dobbiamo dare in nessun modo adito all’estero di far pensare che nascondiamo i casi o ritagliamo la loro definizione. È evidente che abbiamo una condizione di epidemia che interessa soprattutto una parte del Paese ma minaccia di interessarne anche altre, sulla questione dei casi dobbiamo essere chiari. Dobbiamo poi avere sicuramente più risorse dedicate. Anche se sembra che si voglia fare la questua quando c’è un’emergenza, non è così” (LA MAPPA DEL CONTAGIO - LE FAQ DEL MINISTERO).
“Credo – ha proseguito Galli - che soprattutto in Lombardia serva poter avere più personale addestrato, bisognerà avere una serie di iniziative per poter addestrare il personale, e credo che si debba arrivare ad avere delle strutture che possano ospitare persone con una infezione lieve, che non va avanti come progressione di malattia, ma che non possono con sicurezza essere messe in quarantena a casa loro. Questa è anche un’occasione per trarre informazioni e fare ricerca, i programmi di ricerca vanno sostenuti. Dobbiamo pensare anche a questo, perché la ricerca, sia sul versante della terapia, di un vaccino, sia sul versante di poter capire di più sulle dinamiche di questo virus. Tutto questo è decisamente importante e merita un supporto”.