Rastrellamento del ghetto di Roma, La Russa: “Una delle pagine più buie della storia”

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"Quel che accadde all'alba del 16 ottobre del 1943 rappresenta una delle pagine più raccapriccianti della storia del nostro Paese”, ha invece affermato il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana

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"Il rastrellamento del ghetto di Roma rappresenta una delle pagine più buie della nostra storia. Quel giorno, oltre mille persone tra donne, uomini e bambini furono strappate ai loro affetti e deportate al campo di sterminio di Auschwitz. Solo 16 di loro fecero ritorno". Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha commemorato quanto avvenuto il 16 ottobre 1943. “È compito di tutti, a cominciare dalle più alte istituzioni, tramandarne il ricordo affinché in futuro non si ripetano mai più simili tragedie. Alla comunità ebraica, oggi come sempre, la mia sincera vicinanza" ha aggiunto.

Lorenzo Fontana: "Pagina raccapricciante della nostra storia"

"Quel che accadde all'alba del 16 ottobre del 1943 rappresenta una delle pagine più buie, tristi e raccapriccianti della storia del nostro Paese" ha invece commentato il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. “Più di mille ebrei, con oltre 200 bambini, furono vittime della ferocia nazista che strappò via vite facendo irruzione casa per casa – ha proseguito Fontana – Il sabato nero del ghetto di Roma deve rappresentare una memoria indelebile affinché simili orrori non si ripetano mai più. Ed è dovere delle Istituzioni mantenere sempre vivo il ricordo per contrastare qualsiasi forma di razzismo e antisemitismo". 

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Meloni: “Furia nazifascista è memoria di tutti gli italiani”

Sulla ricorrenza è intervenuta anche la leader di FdI Giorgia Meloni. "La vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista: donne, uomini e bambini furono strappati dalla vita, casa per casa è un orrore che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più" ha ricordato, in un nota. "Una memoria - ha aggiunto - che sappiamo essere di tutti gli italiani, una memoria che serve a costruire gli anticorpi contro l'indifferenza e l'odio. Una memoria per continuare a combattere, in ogni sua forma, l'antisemitismo". E ancora: "Il 16 ottobre 1943 è per Roma e per l'Italia una giornata tragica, buia e insanabile. Quella mattina, pochi minuti dopo le 5, la vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista: donne, uomini e bambini furono strappati dalla vita, casa per casa. Più di mille persone furono deportate e di loro solo quindici uomini e una donna fecero ritorno. Nessuno dei bambini. Un orrore che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani, una memoria che serve a costruire gli anticorpi contro l'indifferenza e l'odio. Una memoria per continuare a combattere, in ogni sua forma, l'antisemitismo".

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Nicola Zingaretti: "Non dimenticheremo mai, tenere viva memoria"

"16 ottobre: non dimenticheremo mai. Alle 5.15 del 16 ottobre 1943, soldati nazisti coadiuvati da funzionari fascisti consegnarono agli abitanti di religione ebraica del Ghetto di Roma un biglietto con delle istruzioni precise. Costretti a mettere una vita in valigia senza sapere cosa sarà del futuro. Venti minuti dopo sarebbero dovuti essere pronti. Dei 1024 deportati al campo di sterminio di Auschwitz Birkenau, solo in 16 fecero ritorno a casa. Una pagina buia della nostra storia che non possiamo dimenticare. Mai più", ha scritto sui social anche il presidente del Lazio Nicola Zingaretti.

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Il rastrellamento del ghetto di Roma

Il sabato nero: all'alba del 16 ottobre 1943 i nazisti iniziarono il rastrellamento del Ghetto di Roma. Non furono risparmiati neanche altri quartieri della Capitale, da Trastevere a Testaccio, da Monteverde al Salario. In 1.259 - 689 donne, 363 uomini e 207 bambini - furono costretti ad abbandonare le loro abitazioni, a lasciarsi alle spalle tutte le cose e i ricordi di una vita. Le SS scelsero quella data appositamente: era il giorno del riposo per gli ebrei che celebravano anche la festa del Sukkot. In questo modo, i soldati nazisti erano sicuri di trovarli in casa. Furono portati a forza a Palazzo Salviati, storico palazzo sul lungotevere vicino al Vaticano: i tedeschi distribuirono dei biglietti scritti in italiano con le istruzioni per l'imminente deportazione. Tra loro c'erano anche due donne incinte che partorirono due bambine nel cortile dell'ex collegio militare della capitale. In 227 vennero rilasciati perché provenienti da famiglie 'miste', ma più di mille ebrei romani - la mattina del 18 ottobre 1943 - furono portati dalle SS alla stazione Tiburtina e caricati su un convoglio con 18 carri bestiame diretti nei campi di sterminio. La maggior parte delle persone fu deportata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Per le vittime di quella razzia fu un viaggio senza ritorno: solamente in 16 sopravvissero, 15 uomini e una donna, Settimia Spizzichino, morta nel 2000. Nessun bambino uscì vivo da quell'inferno. A ricordare quella ferita che resta incisa indelebile nella città di Roma c'è una lapide commemorativa al Tempio Maggiore. Ma soprattutto ci sono le voci e i racconti di chi ha vissuto quell'orrore e ha dedicato la vita a tenerne viva la memoria nelle nuove generazioni perché un'aberrazione simile non si ripeta mai più.

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