Olimpiadi 2026, la candidatura e la vittoria dell'Italia: tutto quello che c'è da sapere

Politica

Ambra Orengo

Una foto scattata durante le Olimpiadi invernali del 2006, a Torino (Getty Images)

Il percorso verso la proposta italiana ai Giochi invernali è stato segnato da dubbi e polemiche. Milano, Torino e Cortina, si sono presentate da sole, poi unite e infine solo il tandem lombardo-veneto. Fino alla sfida definitiva contro Stoccolma e la vittoria. Le tappe

Dal loro esordio, l’Italia ha ospitato due edizioni delle Olimpiadi invernali, nel 1956 a Cortina e nel 2006 a Torino (nel 1944 era stata scelta Cortina ma la competizione non venne disputata a causa della Seconda guerra mondiale). Ora l’Italia si è candidata e ha vinto l'assegnazione della sede dell’edizione dei Giochi 2026, vent’anni dopo l’ultima volta. I numerosi dubbi, le polemiche, le divisioni tra le tre città protagoniste - Milano, Torino e Cortina - e i ripensamenti hanno reso il percorso verso la candidatura molto tortuoso, fino alla definitiva scelta caduta sul tandem Milano-Cortina. Un tandem risultato vincente, tanto da battere la sfidante Stoccolma-Aare e aggiudicarsi la gara. Ecco le principali tappe del percorso che ha portato l'Italia alla vittoria.

Le prime manifestazioni di interesse

Già a settembre 2017, un anno prima della presentazione ufficiale delle candidature, Milano – una delle tre città italiane attorno a cui ruota tutta la vicenda – ha cominciato a parlare di un proprio possibile interessamento. Una disponibilità dimostrata qualche mese dopo, a marzo 2018, anche dalla sindaca pentastellata di Torino, Chiara Appendino. Una decisione che all’epoca è stata appoggiata anche dal fondatore del Movimento, Beppe Grillo, in controtendenza rispetto al secco “no” dato nel 2016 alla possibile candidatura di Roma per il 2024. Alle due manifestazioni di interesse è poi seguita una lettera ufficiale del Coni, in cui veniva indicata l’intenzione di candidare Milano-Torino e la volontà di far decidere al Cio quale città fosse più indicata. Intanto, anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha annunciato la candidatura, con Cortina capofila, del complesso Dolomiti - Unesco. Si è completata così la lista delle protagoniste della vicenda italiana, in lizza contro altri sei Paesi.

La spaccatura a Torino e il no a Milano

Nei mesi successivi alle manifestazioni di interesse, si sono evidenziate le prime spaccature. In particolare, all’interno della giunta del capoluogo piemontese, la maggioranza pentastellata non ha trovato un accordo. Fin dalle prime battute, la questione ha diviso infatti i consiglieri grillini. Tra marzo e giugno, è continuata l’opposizione dell’ala più intransigente del M5S con riunioni fino a notte fonda e i tentativi della sindaca Appendino di convincere i propri consiglieri della bontà della proposta (basata su un modello “sostenibile” e a zero debito) e di spingere il governo a esprimersi sulla questione (Luigi Di Maio interverrà, poi, riuscendo a mediare). Sul tavolo però, c’era anche la questione del tandem con l’altra candidata, Milano. Fin dall’inizio, la posizione di Appendino è stata chiara: “La Città di Torino non ha mai pensato a una candidatura con Milano”, contrariamente a quanto indicato dal Coni.

L’iniziale sfida a tre

Anche per questo motivo, all’inizio le tre candidate si sono presentate da sole. Dopo l’accordo raggiunto tra le diverse parti del M5S, il 19 luglio 2018 il Consiglio comunale di Torino ha approvato – non all’unanimità – la decisione di candidare la città. Lo stesso giorno, anche Milano ha deliberato la propria candidatura e poco dopo è arrivata quella di Cortina d’Ampezzo, con il presidente Zaia in prima fila per la città. Le tre sfidanti hanno dunque iniziato la loro corsa verso l’assegnazione in solitaria, tanto che, a fine luglio 2018, la sindaca Appendino ha ribadito il suo “no” all’unione con Milano.

La candidatura unitaria: “Italia 2026”

Una situazione poi completamente ribaltata dal Coni. Il presidente, Giovanni Malagò, dopo la presentazione dei tre dossier, ha iniziato a prospettare una possibile “candidatura unitaria” delle città, senza alcuna capofila (l’ipotesi era quella di “Italia 2026”). “Aspettiamo di sapere se c'è la disponibilità di Torino", ha spiegato Malagò. La sindaca Appendino ha quindi risposto al presidente del Coni dicendo che la decisione avrebbe dovuto essere presa dal governo. I malumori della città piemontese, che non voleva essere “stampella” delle altre, erano condivisi anche dal sindaco di Milano Giuseppe Sala che, in una lettera a Malagò, ha annunciato di volersi sfilare dalla governance dell'evento ed essere disponibile soltanto a ospitare gare ed eventi, senza contributi all’organizzazione. Una decisione dettata, soprattutto, dall’assenza di una città capofila nel progetto del Coni. Il Comitato però ha poi approvato la candidatura a tre e il governo l’ha sostenuta, “a condizione che Torino, Milano e Cortina non facciano passi indietro e rinuncino a parte delle loro ambizioni”, ha sottolineato il sottosegretario con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti. Una decisione sostenuta anche dal Cio.

Le richieste di Sala

Ma le polemiche non sono terminate lì. Tra agosto e settembre, Beppe Sala è tornato all’attacco, dichiarando che “Milano dovrebbe essere il nome prioritario”. Il sindaco ha infatti ribadito che la sede principale dei Giochi dovrebbe essere il capoluogo lombardo e che questo debba essere messo in evidenza anche nella sigla, escludendo dunque l’utilizzo del generico “Italia 2026”. Se da una parte il sindaco di Milano ha posto il marchio e le capacità organizzative della città come necessarie capofila della candidatura, dall’altra la sindaca di Torino ha sempre ribadito che la parità delle tre città fosse una condizione imprescindibile. Uno scontro che si è poi allargato anche al governo: il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Simone Valente (M5s) ha definito “una pretesa insostenibile” la richiesta di maggiore visibilità per Milano nella candidatura congiunta a tre.

La fine della candidatura a tre

La svolta è arrivata il 18 settembre 2018, un giorno prima della presentazione ufficiale delle bozze di progetto a Losanna. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti, ha annunciato la fine della candidatura a tre. "La proposta non ha il sostegno del governo ed è quindi morta qui", ha detto l’esponente leghista, lasciando intendere che nella decisione hanno pesato le riserve del sindaco di Milano e della sindaca di Torino. Se però Lombardia e Veneto "vogliono andare insieme, se ne faranno carico loro anche in termini di oneri", ha precisato il sottosegretario. In pista si è fatta largo l'ipotesi del tandem Milano-Cortina, sostenuto dal Coni e dal vicepremier Matteo Salvini. Contrario invece il ministro Di Maio che ha accusato il Coni di non aver preso una decisione chiara. Il giorno dopo l’annuncio della fine del tridente, il presidente Malagò e i governatori Zaia e Sergio Chiamparino hanno fatto appello a Chiara Appendino per un ripensamento. “Con una candidatura a due è sicuro che l'Italia ha meno possibilità di vincere, non avendo le garanzie del governo'', ha spiegato Malagò. Garanzie che, infatti, l’esecutivo sarebbe pronto a dare solo nel caso di una candidatura unitaria a tre. Le divisioni però restano, con Appendino che parla di un “pasticcio” e sfila Torino perché “in Piemonte senza il pieno sostegno e l'impegno economico del governo non ci sono le condizioni per organizzare i Giochi", e Sala che appezza il ticket a due con Cortina e rilancia sull’importanza del nome e dell’immagine di Milano per le Olimpiadi.

L'ufficializzazione della candidatura Milano-Cortina

Il 1 ottobre 2018 i governatori di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, hanno annunciato che "il presidente del Coni Malagó ha comunicato formalmente che il Coni ha presentato la candidatura di Milano-Cortina e ha firmato l'atto". Immediata la replica di Chiara Appendino, sindaca di Torino, città rimasta quindi esclusa. “Scelta per noi incomprensibile. Chi si assume questa responsabilità dovrà spiegarla al Paese”, ha detto la prima cittadina piemontese chiedendo che "il Coni porti in votazione i dossier, la candidatura di Torino è ancora in campo".

Il Cio dà l'ok per Milano-Cortina, Stoccolma e Calgary

Pochi giorni dopo, esattamente il 9 ottobre, la sessione del Comitato olimpico internazionale ha approvato le candidature di Milano-Cortina, Calgary e Stoccolma. Il rapporto sulle tre città è stato sottoposto all'assemblea del Cio direttamente da Juan Antonio Samaranch, il vicepresidente, che ha sottolineato come "ci si trovi davanti a tre candidature solide, in città che hanno strutture efficienti, e grande esperienza di organizzazioni di eventi internazionali". "Si tratta di progetti che sono tutti impostati sulla base delle linee guida delineate nell'Agenda 2020" ha aggiunto Samaranch. Nella documentazione c'è anche un sondaggio di opinione pagato dallo stesso Cio riguardante il sentimento della popolazione, e realizzato nelle tre città e, per il caso italiano, anche in Lombardia e Veneto. Da esso è emerso che quello italiano è il popolo più favorevole all'organizzazione dell'evento con l'83% di pareri positivi, mentre Stoccolma e Calgary registrano rispettivamente il 49% e il 54%.

Calgary rinuncia alla candidatura

Il 14 novembre è arrivato un colpo di scena nella corsa alle Olimpiadi del 2026: i cittadini di Calgary hanno detto "no" alla candidatura della loro città per l’evento. Al referendum consultivo sulla possibilità di ospitare la manifestazione hanno vinto i "no" con il 56,4% dei voti (171.750). Cinque giorni dopo, il ritiro diventa ufficiale. "Ho creduto in quello che le Olimpiadi invernali potevano fare per la nostra comunità, per la nostra provincia, per il Canada", ha detto Scott Hutchinson, presidente del comitato organizzatore. "Sono molto deluso", ha invece commentato il sindaco della città, Naheed Nenshi. A poter ospitare le Olimpiadi del 2026 sono dunque rimaste soltanto Milano-Cortina e Stoccolma.

L'Italia presenta logo e candidatura

Il 28 novembre, a Tokyo, dove si svolgeranno le prossime Olimpiadi estive nel 2020, il presidente del Coni Giovanni Malagò ha presentato davanti all'Anoc, che riunisce i Comitati olimpici mondiali, il logo e la candidatura italiana ai Giochi invernali 2026. "Sono sicuro che il sogno di Milano-Cortina 2026 diventerà realtà. La nostra è una candidatura che parte dal territorio, nel pieno rispetto dell'agenda 2020 con la quale il Cio ha dato le linee guida dei Giochi del futuro", dice. (IL VIDEO DELLA PRESENTAZIONE POSTATO SUL PROFILO DI ZAIA)

Il Cio promuove Milano-Cortina, scetticismo su Stoccolma

"Gli elementi chiave per qualsiasi Olimpiade di successo includono un chiara visione allineata agli obiettivi di sviluppo a lungo termine, un solido piano di azione, un sostegno costante da parte di tutti i settori e la migliore esperienza possibile per gli atleti. Milano-Cortina soddisfa tutti questi criteri". Questo è quanto si legge sul report pubblicato il 24 maggio dalla commissione di valutazione del Cio sulla candidatura di Milano-Cortina. Al contrario, qualche problema è emerso per Stoccolma: "Mentre sono state fornite lettere di intenti, sono ancora da presentare le garanzie vincolanti per le nuove strutture: il villaggio olimpico di Stoccolma, l'ovale per il pattinaggio di velocità e le sedi del biathlon e dello sci di fondo", scrive il comitato.

La vittoria del tandem Milano-Cortina

Il 24 giugno 2019 arriva la scelta definitiva che assegna le Olimpiadi invernali del 2026 all'Italia. L'accoppiata Milano-Cortina ha ottenuto l'assegnazione dei Giochi olimpici 2026 con 47 voti contro i 34 di Stoccolma-Aare, con un solo astenuto: la decisone del Cio è stata presa al primo scrutinio, il quorum necessario era di 42 voti. Non appena il presidente del Cio ha letto il verdetto, la delegazione italiana e le piazze delle due città coinvolte sono esplose in festeggiamenti e canti. 

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