Olimpiadi 2026, candidatura a 3 è morta. Avanti ipotesi Milano-Cortina

Politica

La candidatura di Milano, Cortina, Torino "è morta qui", dice Giorgetti. Governatori di Lombardia e Veneto, Fontana e Zaia, rilanciano con la coppia Milano-Cortina. Sala: "Si può fare". Malagò: "Speranza rimane". Sottosegretario avverte: "Si facciano carico degli oneri"

La candidatura italiana alle Olimpiadi invernali 2026 rischia seriamente di finire fuori pista, ma il Coni ci crede ancora: il governo ha bocciato la proposta congiunta di tre sedi - Torino, Cortina e Milano - e in extremis Lombardia e Veneto hanno lanciato una proposta per tenere in piedi una candidatura italiana "a due". Mercoledì 19 settembre, come ha confermato dopo un vertice a Palazzo Chigi, il presidente del Coni Giovanni Malagò formalizzerà a Losanna il nuovo progetto per disputare i Giochi a Milano e Cortina, con il coinvolgimento di alcuni impianti in Alto Adige, in un incontro con il presidente del Cio Thomas Bach. Ci saranno anche il vice sindaco di Cortina Luigi Alverà e l'assessore allo Sport di Milano Roberta Guaineri.

Giorgetti: proposta a 3 morta qui

Ad annunciare la fine della candidatura italiana a tre è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti: "La proposta non ha il sostegno del governo ed è quindi morta qui", ha sentenziato con rammarico. "E' anche un fallimento mio personale", ha spiegato l'esponente leghista: "Ho lavorato per arrivare a soluzione condivisa" ma "sono prevalse forme di dubbio piuttosto che sospetto e il governo non ritiene che una candidatura fatta così possa avere ulteriore corso". Pur senza voler "ribaltare responsabilità su alcuno dei sindaci", Giorgetti ha fatto capire che hanno pesato le riserve del sindaco di Milano, Beppe Sala, e della sindaca di Torino, Chiara Appendino. Se però Lombardia e Veneto "vogliono andare insieme, se ne faranno carico loro anche in termini di oneri", ha precisato il sottosegretario.

Zaia e Fontana: avanti Lombardia e Veneto

In pista dovrebbe quindi scendere il tandem Milano-Cortina, sostenuto dal Coni. I due governatori, Attilio Fontana e Luca Zaia, si sono detti disponibili a lavorare a una soluzione "lombardo-veneta" perché "arrivati a questo punto è impensabile gettare tutto alle ortiche. La candidatura va salvata". Per Sala è una proposta che "merita un rapido approfondimento": "La mia posizione é nota, ma questa soluzione può funzionare".

Malagò: "Fiamma della speranza rimane accesa"

Della corsa a due ha parlato anche Giovanni Malagò, uscendo da Palazzo Chigi dopo un incontro con il sottosegretario Giorgetti. "Domani (19 settembre, ndr) saremo a Losanna dal Cio, la fiamma della speranza rimane accesa", ha detto annunciando che il Coni crede ancora alla possibilità della candidatura olimpica italiana per il 2026. "Vediamo cosa succederà, noi siamo spettatori. Non tifiamo per niente e per nessuno. Mi dispiace perché mi sembrava si fosse creata un'opportunità eccezionale, adesso vediamo se se ne può creare un'altra", ha aggiunto. Ma non ha nascosto qualche dubbio: "L'intenzione di Lombardia e Veneto è stata molto forte. Se ci sono le condizioni andremo avanti, non so se loro si sentono di proseguire anche senza le garanzie del governo. Le Olimpiadi senza il governo si possono fare: l'importante è che qualcuno metta le garanzie, ma nel nostro Paese non è mai successo e non so se potrà mai succedere".

Reazioni

Un assist alla corsa Milano-Cortina è arrivato dal vicepremier, Matteo Salvini: "Se i fondi li trovano loro, e se la spesa è limitata, perché no a Olimpiadi organizzate da Veneto e Lombardia? L'importante è che l'Italia torni ad essere protagonista", ha dichiarato il leader leghista. Contrario, invece, il vicepremier Di Maio: "In questa vicenda - scrive su Instagram - abbiamo purtroppo pagato l'atteggiamento del Coni che, nel tentativo di non scontentare nessuno, non ha avuto il coraggio di prendere una decisione chiara sin dall'inizio, creando una situazione insostenibile in cui come al solito si sarebbero sprecati soldi dello Stato. A questo punto chi vorrà concorrere dovrà provvedere con risorse proprie". Esprime rabbia, invece, il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino, che parla di "manovra per tagliare fuori la Regione".

Le richieste di Milano

Era stato invece Sala, ieri, a creare di fatto lo strappo definitivo imponendo l'ultimo diktat: in una lettera inviata a Giorgetti, il sindaco aveva chiesto che la città lombarda fosse indicata come primo nome nel brand e, in caso di “tridente”, la responsabilità amministrativa dell'evento si facesse ricadere in toto sul Governo. Milano si è quindi schierata contro l'ipotesi “Italia 2026”, dando invece l’ok a una candidatura “Milano-Cortina-Torino” purché il suo nome campeggiasse al di sopra delle altre due o in prima posizione in un eventuale “Milano-Torino-Cortina 2026”. Una richiesta che è entrata in contrasto con le velleità di Torino, la cui sindaca Chiara Appendino aveva chiesto "pari dignità per tutte le tre città candidate”. La presa di posizione di Milano ha scatenato polemiche portando alla decisione del governo in vista della deadline di mercoledì 19 settembre, data ultima imposta dal Cio per consegnare la prima bozza.

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