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Chi è Jair Bolsonaro, il primo presidente del Brasile che non ha centrato la rielezione

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Nato nel 1955, di origini italiane, si è insediato il primo gennaio 2019. Un passato da ex militare di estrema destra, è apertamente omofobo. Nell'agosto 2019 è stato protagonista di accuse internazionali per gli incendi in Amazzonia. Negli ultimi anni ha ricevuto numerose critiche per la sua gestione della pandemia di Covid. Nelle elezioni del 2022 è stato sconfitto al ballottaggio da Lula

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Jair Bolsonaro è diventato presidente del Brasile l'1 gennaio 2019, ma alle elezioni del 2022 non è riuscito a farsi rieleggere ed è stato sconfitto nel ballottaggio da Lula. Bolsonaro, 67 anni, un passato da ex militare di estrema destra, è apertamente omofobo ed è un forte sostenitore delle politiche nazionaliste, di estrema destra e populiste. Durante il suo mandato, fuori e dentro il Paese, è stato amato e odiato con la stessa intensità per le sue tesi e parole sempre sopra le righe. Nell’agosto 2019 è stato accusato dall’opinione pubblica mondiale in seguito a un’ondata di incendi che ha colpito l’Amazzonia. E negli ultimi anni ha ricevuto numerose critiche per la sua gestione della pandemia di Covid nel Paese. È il primo presidente che non è riuscito a farsi rieleggere. Considerato un populista, le sue opinioni hanno spaccato i brasiliani, suscitando feroci critiche, soprattutto a sinistra, ma anche lodi sperticate da parte di molti che lo hanno ribattezzato "Mito" e "Capitano del popolo" per la dichiarata posizione anti-sistema e la capacità di radunare folle immense di sostenitori in cortei con i colori della bandiera nazionale.

La carriera militare e politica

Jair Messias Bolsonaro è nato il 21 marzo 1955 a Glicério, un piccolo comune nell'entroterra dello Stato di San Paolo, da una famiglia di origini italiane. Diplomato all'Academia Militar das Agulhas Negras (principale accademia militare del Brasile), ha servito per un breve periodo nelle unità di paracadutismo dell'esercito. I suoi ufficiali superiori lo hanno descritto come “ambizioso e aggressivo”. Nel 1988, dopo una lunga carriera militare, è entrato in politica conquistandosi un seggio da consigliere comunale a Rio de Janeiro. Poi è entrato alla Camera dei deputati nel 1991. È stato deputato federale tra il 1991 e il 2018: durante il suo mandato come parlamentare al Congresso di Brasilia si è fatto notare per le sue posizioni ultraconservatrici e per diverse controversie, tra cui l'opposizione al mondo Lgbt e la difesa della dittatura militare (1964-1985). È membro del Partito social liberale, con cui si è candidato alla guida del Paese per le elezioni del 2018. È appoggiato dalla chiesa evangelica, dall'agrobusiness e dalla destra conservatrice. È stato sposato tre volte e ha 5 figli. La moglie attuale è Michelle de Paula Firmo Reinaldo. Mentre lavorava al Congresso, Bolsonaro l'ha assunta come segretaria e nei successivi due anni la donna ha ricevuto insolite promozioni e il suo stipendio è più che triplicato. Bolsonaro ha dovuto licenziarla dopo che la Corte Suprema Federale ha stabilito che il nepotismo è illegale nella pubblica amministrazione.

La campagna elettorale del 2018

Durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2018, alcune dichiarazioni di Bolsonaro hanno fatto molto discutere. Ad esempio quelle sulla “mano dura” nella lotta contro il crimine. “Se un poliziotto uccide 20 delinquenti non lo metto sotto inchiesta, gli do una medaglia”, ha detto proponendo che siano abolite le norme che puniscono le forze dell'ordine in caso di eccessi nello svolgimento delle loro funzioni. E ancora: “La violenza va combattuta con una violenza più forte”. Polemiche anche per le sue uscite contro le donne (ha chiesto per loro uno stipendio più basso) o i diritti delle minoranze (“Preferisco avere un figlio morto che gay”). Bolsonaro è riuscito a diventare presidente anche grazie al suo attivismo sui social: la Arko Advice lo dava come il candidato più popolare su internet e tra Facebook, Twitter e Instagram ha oltre 50 milioni di sostenitori. Durante le campagne elettorali un suo gesto - pollice e indice della mano destra che simulano una pistola -  è diventato popolare tra i suoi fan. Il 6 settembre 2018 è stato accoltellato durante un comizio in piazza nella città di Juiz de Fora. L'aggressione non ha fermato la sua corsa. Alle elezioni del 7 ottobre 2018 al primo turno ha ottenuto il 46% dei voti ed è andato al ballottaggio con Fernando Haddad, del Partito dei Lavoratori. Al secondo turno, il 28 ottobre, ha ottenuto il 55,13% dei voti validi ed è stato eletto 38esimo presidente della Repubblica Federale del Brasile. È entrato in carica il 1 gennaio 2019.

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La sua squadra

Il suo esecutivo si è caratterizzato, tra gli altri aspetti, per la forte presenza di ministri con un background militare. Bolsonaro ha più volte dichiarato di apprezzare la dittatura militare degli anni Sessanta-Ottanta. Nel suo governo un ruolo di spicco è stato riservato a Sérgio Moro e Paulo Guedes. Il primo, procuratore capo nell'inchiesta giudiziaria Lava Jato che ha fortemente condizionato la politica brasiliana, è stato nominato ministro della Giustizia, mentre il secondo, ideatore dell'agenda economica di Bolsonaro, è entrato in carica come ministro dell’Economia. Moro è stato poi travolto da uno scandalo che ha riguardato proprio l’inchiesta che lo ha reso popolare: è stato accusato di aver interferito nelle indagini e di aver agito come una sorta di coordinatore in diverse fasi, svolgendo una funzione che non è permessa dall'ordinamento giuridico. Il 24 aprile 2020 Moro ha rassegnato le dimissioni da ministro della Giustizia: durante una conferenza stampa, ha denunciato i tentativi definiti inaccettabili di interferenze del presidente nella sua attività giuridica, tra cui alcune inchieste su tre figli di Bolsonaro.

La politica di Bolsonaro, da Battisti all’Amazzonia

Bolsonaro è stato tra i primi a riconoscere Juan Guaidó come capo di Stato venezuelano. Non appena insediato, ha promosso azioni volte a diminuire i diritti delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali. Bolsonaro si è poi impegnato per l’arresto e l’estradizione in Italia di Cesare Battisti. “Finalmente giustizia sarà fatta per l'assassino italiano e compagno di ideali di uno dei governi più corrotti che siano mai esistiti al mondo”, ha detto in occasione della sua cattura. Nell’agosto del 2019 è stato invece protagonista di uno scontro con le organizzazioni ambientaliste e l’opinione pubblica internazionale in merito all’emergenza incendi in l’Amazzonia: Bolsonaro ha duramente attaccato le Ong, definendole i "sospetti principali" come autori dei roghi (L'APPELLO DELLE STAR). Le opposizioni lo hanno accusato di portare avanti una politica anti-ambientalista e contro le popolazioni indigene.

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La gestione della pandemia

Dopo lo scoppio della pandemia di Covid, la linea di Bolsonaro è sempre stata quella di minimizzare e negare la gravità della situazione. All’inizio ha definito il virus “una febricciuola”. Per mesi ha evitato di imporre misure di distanziamento, ottenendo critiche feroci dall’opposizione, andando anche contro molti governatori federali che a livello locale avevano deciso di attuare una linea di contenimento dei contagi. Bolsonaro ha anche destituito il ministro della Salute Mandetta. A luglio 2020 il presidente è risultato positivo al coronavirus. È stato definito "negazionista" anche per la sua personale contrarietà ai vaccini. Nell’ottobre 2021, una Commissione d'inchiesta sulla pandemia di Covid del parlamento brasiliano (Cpi) ha approvato le conclusioni di una indagine in cui raccomanda l'incriminazione del presidente Jair Bolsonaro per nove reati legati alla sua gestione dell'emergenza, tra cui "crimini contro l'umanità".

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La sconfitta alle elezioni del 2022

Bolsonaro si è poi ricandidato per le elezioni presidenziali del 2022. Anti-abortista, contrario all'identità di genere e alla legalizzazione delle droghe, difensore della famiglia “tradizionale” e del possesso di armi da fuoco, l'ex capitano dell'esercito ha condotto la campagna elettorale al motto di “Dio, patria e famiglia”. Il primo turno ha rimandato ogni verdetto al ballottaggio, in cui Bolsonaro ha sfidato il candidato della sinistra Luiz Inacio Lula da Silva. I risultati definitivi hanno sancito la sconfitta del presidente uscente, anche se di poco: Lula ha ottenuto 60.345.999 voti, equivalenti al 50,90% del totale, mentre Bolsonaro ne ha ricevuti 58.206.354 (49,10%). Il quotidiano Folha de Sao Paulo ha sottolineato che la vittoria di Lula rappresenta un evento senza precedenti nella storia delle elezioni presidenziali in Brasile dal ritorno della democrazia: Bolsonaro, infatti, è il primo presidente che non è riuscito a farsi rieleggere. Il giornale, comunque, ha avvertito che, pur sconfitto, "il presidente Bolsonaro esce rafforzato e può essere già automaticamente considerato un precandidato a succedere a Lula nel 2026, visto il consolidarsi del bolsonarismo in tutto il Paese". I dati elettorali mostrano infine che Lula si è imposto in 13 Stati brasiliani, e Bolsonaro in 14.

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