Proteste in Iran, arresti e pestaggi. Cosa sta succedendo

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Dal 16 settembre la morte della 22enne di minoranza curda Masha Amini, che ha perso la vita a Teheran mentre era agli arresti per aver indossato il velo in modo non conforme alla legge, ha dato ulteriore impulso al vento di proteste nel Paese. Ecco cosa sta succedendo in Iran, secondo esperti ed analisti

Un nuovo, duro, clima di proteste sta travolgendo dal 16 settembre l’Iran, dopo la morte di Mahsa Amini, ventiduenne di minoranza curda che ha perso la vita a Teheran, mentre era agli arresti, per aver indossato il velo in modo non conforme alla legge. Situazione, tra l’altro, esplosa in un momento di forti tensioni tra società civile e establishment dopo che il 15 agosto il presidente Ebrahim Raisi aveva firmato un decreto volto ad intervenire sul codice di abbigliamento femminile, con una lunga lista di prescrizioni. 

Il pretesto per un malcontento a più ampio raggio

La morte di Masha sembrerebbe rappresentare un pretesto per un malessere più diffuso con le proteste, che hanno portato a vittime, pestaggi ed arresti tra i manifestanti in tutto il Paese, che potrebbero aver virato verso una rivolta direttamente orientata contro il regime teocratico che governa l'Iran. Tanto che, come riporta "Il Post", tra gli slogan dei giovani impegnati in questi giorni nelle proteste di piazza, uno dei più frequenti è "morte al dittatore!", in riferimento ad Ali Khamenei, figura politica e religiosa più importante dell’Iran. Il regime sta rispondendo con la forza, ma il malcontento sta serpeggiando sempre di più nel Paese. In quest'ottica molti esperti e analisti hanno provato ad indagare la vera natura di questo vento di protesta. Opinione diffusa è che il regime teocratico iraniano possa aver perso parte della legittimazione popolare, con l'ipotesi di un cambiamento per il Paese anche se non a stretto giro di posta.

Il clima teso nel Paese

Che l'Iran sia attraversato da moti di rivolta popolare non è una novità. Negli ultimi anni il malcontento sfociato in proteste represse con la violenza era scoppiato contro la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad, a cui nel 2009 parteciparono centinaia di migliaia di persone. Nel 2019, poi, si ricordano le manifestazioni contro il deciso aumento del prezzo del carburante. Ogni volta il regime, utilizzando la risposta armata della polizia, era riuscito a far fronte all'attacco contro la propria autorità. Ma, secondo gli analisti, dopo ogni situazione simile, la rabbia della popolazione è montata, anche in virtù del fatto che il clima non è migliorato, tra corruzione diffusa ed una situazione economica sempre più insostenibile per la popolazione.

epa09746892 A handout photo made available by the Iranian Presidential Office shows Iran's President Ebrahim Raisi attending a ceremony marking the 43rd anniversary of the 1979 Islamic Revolution, at Mosallah Mosque in Tehran, Iran, 11 February 2022. The event marks the 43rd anniversary of the Islamic revolution, which came ten days after Ayatollah Ruhollah Khomeini's return from his exile in Paris to Iran, toppling the monarchy system and forming the Islamic Republic.  EPA/IRANIAN PRESIDENTIAL OFFICE HANDOUT  HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

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Alcuni aspetti inediti delle rivolte

Gli esperti, comunque, ritengono che il moto di rivolta scaturito dal caso Amini non rappresenti un pericolo immediato per il regime iraniano. Questo perché i manifestanti non hanno costituito ancora un fronte comune solido ed il regime, tra l'altro, non ha subìto particolari scricchiolii. Ma sono stati segnalati elementi in qualche modo particolari, rispetto al passato e alle altre rivolte, quasi come a voler intravedere qualche criticità. Dopo la morte di Masha Amini "i manifestanti sono molto più audaci", ha spiegato alla Cnbc Evan Siegel, storico dell’Iran. "Spinti dalla furia causata da decenni di repressione e umiliazione, stanno resistendo nella guerriglia in strada contro gli organi repressivi, soprattutto l’odiata polizia paramilitare", ha aggiunto. E un aspetto non trascurabile e quello rappresentato dal ruolo centrale delle donne nella protesta, che hanno bruciato in piazza il velo e inscenato la protesta del taglio dei capelli. Situazioni inedite in un Paese in cui il dissenso è prontamente represso dal regime. Sebbene non si tratti della prima volta in cui si protesta contro l'uso del velo, la forza delle rivolte e il coinvolgimento delle donne questa volta appare più intenso. "La morte di Mahsa Amini ha scatenato decenni di energia e volontà repressi tra le donne, che ora stanno combattendo", ha riferito Omid Memarian, analista esperto di questioni iraniane.

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Le minoranze curde e i movimenti femministi

Spiegando quello che sta accadendo nel Paese, Giuseppe Acconcia, giornalista e docente di Sociologia politica all'Università di Padova, ha detto che il popolo iraniano "vuole eliminare l'obbligatorietà del velo, alleggerire le imposizioni delle leggi della repubblica islamica e restringere i poteri della guida suprema", come sottolineato a Fanpage.it. "Il popolo iraniano è giovanissimo e vuole un cambiamento radicale nel proprio Paese: le proteste in Iran sono potentissime e possono avere degli effetti significativi sull'establishment politico”, ha detto ancora. Per l'esperto, il nodo significativo riguarda il fatto che siano coinvolti gruppi di minoranze curde e movimenti femministi. Nel primo caso si tratta di "una minoranza maltrattata nonostante siano stati gli attori principali della rivoluzione del 1979".  Sono considerati, riporta ancora il docente, "come cittadini di serie B ed è evidente in questo senso che i primi a subire le imposizioni della repubblica islamica siano proprio i curdi". Così come curda era proprio Mahsa Amini. Nel secondo caso i movimenti femministi vogliono mettere in discussione l'azione della polizia morale, che tutela il rispetto della legge islamica, verificando anche se le donne vestano secondo le regole imposte dalla repubblica islamica. "Evidentemente questo significa che le proteste iraniane sono arrivate alla consapevolezza che le imposizioni che vengono dal regime sono insostenibili, e proprio perché le donne sono sempre state protagoniste delle proteste, questi divieti sono anche aumentati nel tempo", ha proseguito l'esperto.

 

 

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Il possibile scenario futuro

Cosa potrebbe comportare questo clima caldo in Iran? "È molto difficile che ci sia un cambiamento radicale della repubblica islamica e degli assetti di potere dell'Iran, visto che dopo il 1979 gli ayatollah hanno mantenuto stabilmente il proprio potere", ha concluso Acconcia. "Che il regime cambi è difficile, anche se quello che molti auspicano in Iran, quello che però è possibile è che ci sia una riforma che viene dal sistema della repubblica islamica". In quest'ottica si pensa allo stop all'obbligatorietà del velo, all'ammorbidimento delle imposizioni delle leggi e alla restrizione dei poteri della guida suprema. "Il popolo iraniano è giovanissimo e vuole un cambiamento radicale nel proprio Paese", ha ribadito.

 

 

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