Introduzione
Il carcere di Evin, situato in Iran a nord della capitale Teheran, è uno dei simboli più noti della repressione politica nel Paese. Nel 2022 vi è stata incarcerata per 45 giorni anche la blogger italiana Alessia Piperno.
Secondo un recente rapporto dell'Istituto francese per le relazioni internazionali (Ifri) firmato dallo studioso Clement Therme, che esamina in particolare "il caso degli europei detenuti a Teheran", l'arresto arbitrario di cittadini stranieri o con doppia nazionalità ha origini lontane in Iran ed è riconducibile alla cosiddetta "diplomazia degli ostaggi" che in passato ha permesso alla Repubblica islamica, in un contesto di sanzioni economiche e isolamento diplomatico, di usare i prigionieri come leva per ottenere favori o la liberazione di iraniani detenuti all'estero. Una pratica che tuttavia, secondo l'Ifri, si sta ritorcendo contro lo stesso Iran, destinato a rimanere "diplomaticamente inaffidabile" davanti a una condotta del genere. "La pratica della presa di ostaggi da parte della Repubblica islamica - si legge nello studio - costituisce uno dei fondamenti della sua politica estera dal 1979. Il 4 novembre di quell'anno diverse centinaia di studenti rivoluzionari penetrarono all'interno dell'ambasciata americana a Teheran prendendo in ostaggio una cinquantina di diplomatici, tenuti poi sotto sequestro per 444 giorni". Una "doppia trasgressione volontaria delle norme del diritto internazionale" e, da allora, "una componente essenziale della strategia asimmetrica iraniana di fronte all'Occidente".
Quello che devi sapere
L’apertura nel 1972
- Il penitenziario di Evin, che si estende su 43 ettari ai piedi delle montagne a nord della capitale iraniana, è stato aperto nel 1972 e già da allora, quando era gestito dalla Savak - la polizia segreta che rispondeva al regime dell'ultimo Shah, Mohammad Reza Pahlavi - era il luogo dove venivano incarcerati oppositori e detenuti politici
Per approfondire: Iran, la giornalista Cecilia Sala arrestata a Teheran: è in isolamento da una settimana
Dall’instaurazione della Repubblica Islamica
- Con la rivoluzione islamica del 1979, guidata dall'ayatollah Ruhollah Khomeini, a Evin vennero rinchiusi filomonarchici e dissidenti. Secondo Human Rights Watch, il periodo più buio nella storia del carcere fu l'estate del 1988, alla fine della guerra con l'Iraq, quando migliaia di detenuti furono giustiziati dopo processi sommari. Con le rivolte antigovernative del 2009, successive alla rielezione alla presidenza di Mahmoud Ahmadinejad, il carcere aprì le sue porte a molti giovani contestatori della cosiddetta Onda Verde
Per approfondire: Cecilia Sala, dalle inchieste in Afghanistan all'arresto in Iran
La sezione 209
- La sezione 209, sospettata di essere gestita dal ministero dell'Interno, è l'ala del carcere dove è più dura la mano del regime. I detenuti che hanno vissuto quest'esperienza hanno raccontato di essere stati bendati e portati in un seminterrato dove si trovano una novantina di celle su più file. La luce rimane accesa 24 su 24 e in ogni cella c'è solo una piccola finestra
La denuncia delle Ong
- Molte Ong, tra cui Amnesty International, hanno denunciato all'interno del carcere di Evin l'uso sistematico della tortura, esecuzioni sommarie e il mancato accesso a cure mediche per i prigionieri. Le testimonianze parlano di celle sovraffollate, aree di isolamento e un controllo ferreo da parte delle autorità
Chi è rinchiuso a Evin
- A Evin sono stati rinchiusi in questi anni tutti i più noti dissidenti nonché i cittadini con doppia nazionalità arrestati nella Repubblica islamica come, tra gli altri, il noto regista Jafar Panahi, che con uno sciopero della fame aveva denunciato le disumane condizioni di detenzione, la cittadina britannico-iraniana Nazanin Zaghari-Ratcliffe, l'attivista e premio Nobel per la Pace, Narges Mohammadi, e l'avvocata per i diritti umani, Nasrin Sotoudeh
Rinchiusa anche Alessia Piperno
- A Evin è stata rinchiusa anche Alessia Piperno, la giovane romana arrestata a Teheran il 28 settembre 2022 e rilasciata il 10 novembre dello stesso anno. Durante il periodo della sua detenzione scoppiò un incendio nel carcere, probabilmente innescato da una rivolta, che causò la morte di diversi detenuti
Le parole di Alessia Piperno
- A questo proposito proprio Alessia Piperno ha raccontato: "Non sappiamo se Cecilia si trova ora nello stesso settore in cui ero io, il 209, che è il peggiore, oppure il 2A. Nel 209 non ci sono letti, si dorme a terra. Il problema principale però non è di tipo fisico: a noi stranieri non torcono un capello, ma mentalmente ti provano molto e te ne dicono di tutti i colori. A me ripetevano che sarei uscita da quel posto solo dieci anni dopo e che mia madre era morta. Al contrario di quanto mi accusavano, non avevo invece mai partecipato alle proteste antigovernative di quel periodo". Ma - spiega Alessia - ad Evin è possibile sopravvivere mantenendo la lucidità: "Non hai alternative, ti aiutano la speranza e il pensiero della famiglia"
Il parallelismo con Kylie Moore-Gilbert
- Come ha ricordato Piperno, il caso Sala più che al suo assomiglia maggiormente a quello dell’australiana Kylie Moore-Gilbert, detenuta ad Evin tra il 2018 e il 2020. La stessa Moore-Gilbert, commentando la detenzione di Alessia, disse nel 2022: "In questi casi non bisogna arrendersi all'estorsione di una falsa confessione. Qualunque sia il verdetto del tribunale iraniano bisogna ricordare che il loro scopo è stabilire un negoziato con l'Italia. Teheran arresta perché spera di aver qualcosa in cambio, ciò significa che a determinate condizioni sono disposti a lasciarti andare". Kylie Moore Gilbert fu rilasciata dopo due anni in cambio della liberazione di tre iraniani detenuti in Thailandia
Zaki: "Il giornalismo non è un crimine"
- "Tutta la solidarietà alla giornalista italiana Cecilia Sala dopo il suo arresto da parte del regime iraniano. Il giornalismo non è un crimine", ha scritto su X l'attivista egiziano Patrick Zaki
Battistini: "Sapere Sala in cella in Iran preoccupa moltissimo"
- "Cecilia Sala è coraggiosa, studiosissima e piena di rispetto per gli altri. Saperla in cella in isolamento in Iran, un paese che conosce e racconta da tempo, preoccupa moltissimo. Fatico anche solo a scrivere e a immaginarla lì, facciamo il possibile perché torni in Italia presto", ha postato sempre su X Stefania Battistini, la giornalista Rai destinataria di un mandato di arresto delle autorità russe "per attraversamento illegale del confine ucraino"
Per approfondire: Iran, Ashkan Khatibi a Sky TG24: “Rivolta fatta da piccoli gesti”
Leggi anche
Mondo
Donald Trump, quando l'insediamento come presidente Usa? Le tappe
Mondo
Uk, scatta l’Eta per andare a Londra: cos’è e come funziona
Mondo
Canada, chi sono i possibili successori dopo le dimissioni di Trudeau
Mondo
Meloni-Trump, incontro a Mar-a-Lago durato circa 4 ore: cosa sappiamo
Mondo
Russia, il piano di attacco in caso di guerra con Giappone e Sud Corea
- L’apertura nel 1972
- Dall’instaurazione della Repubblica Islamica
- La sezione 209
- La denuncia delle Ong
- Chi è rinchiuso a Evin
- Rinchiusa anche Alessia Piperno
- Le parole di Alessia Piperno
- Il parallelismo con Kylie Moore-Gilbert
- Zaki: "Il giornalismo non è un crimine"
- Battistini: "Sapere Sala in cella in Iran preoccupa moltissimo"
- Leggi anche