Iran, rivolta e fiamme nel carcere di Evin: 4 morti. Farnesina: Alessia Piperno sta bene

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Nella prigione di Teheran sono state rinchiuse centinaia di persone durante le proteste dopo la morte della giovane Mahsa Amin. Nella struttura si trova anche la ragazza italiana arrestata lo scorso 28 settembre. Il rogo sarebbe divampato da un deposito di vestiti a cui alcuni carcerati hanno dato fuoco

 

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Scontri e un incendio sono scoppiati nel famigerato carcere di Evin a Teheran, dove vengono rinchiusi i detenuti i prigionieri politici e dove, secondo quanto si era appreso dopo il fermo il 28 settembre, si troverebbe anche l'italiana Alessia Piperno. La ragazza, come ha reso noto la Farnesina, sta bene. Quattro detenuti sono morti e 61 sono rimasti feriti, ha detto l'autorità giudiziaria iraniana. Centinaia di arrestati erano stati rinchiusi nella struttura, dopo le proteste che hanno infiammato l'Iran a seguito della morte della giovane Mahsa Amin. Secondo le ong per i diritti umani, nella prigione viene anche usata la tortura. "I prigionieri, compresi quelli politici, sono completamente indifesi", ha detto Hadi Ghaemi, direttore del Centro per i diritti umani in Iran (CHRI) con sede a New York.

L'incendio nel carcere di Evin

Secondo diverse fonti, il rogo è scoppiato dopo una rivolta di detenuti che ha interessato la sezione 7 del carcere. I rivoltosi avrebbero dato fuoco a un deposito di vestiti, causando un rogo che è poi stato domato dai vigili del fuoco. Secondo una fonte, i detenuti ammutinati sono stati separati dagli altri, che sono rientrati nelle loro celle. La polizia ha sparato gas lacrimogeni anche contro le famiglie degli attivisti e degli studenti arrestati che si erano radunate intorno alla prigione. La polizia ha inoltre bloccato le strade di accesso al carcere. 

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Alcuni attivisti erano nelle celle dove è scoppiato l'incendio

Intanto emerge anche che alcuni attivisti politici, tra cui il regista Jafar Panahi e il riformista Mostafa Tajzadeh, così come cittadini con doppia nazionalità come l'iraniano-francese Fariba Adelkhah, l'iraniano-americano Siamak Namazi e iraniano-americano Emad Sharghi, erano detenuti nelle stesse celle in cui è scoppiato l'incendio. Namazi e Sharghi hanno informato le loro famiglie delle buone condizioni di salute, secondo quanto riferito dall'autorità giudiziaria iraniana Anche il regista Panahi si sarebbe messo in contatto con i familiari per tranquillizzarli. 

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