
Patrick Zaki, dall'arresto in Egitto alla scarcerazione: le tappe della vicenda
Il giovane, che frequentava il master in studi di genere dell'Università di Bologna, fu fermato e portato in custodia il 7 febbraio 2020. Nel dicembre 2021, la terza udienza del processo: viene disposta la scarcerazione ma non l'assoluzione dalle accuse di aver diffuso notizie false. Scarcerato da un commissariato di Mansura l'8 dicembre 2021, il processo è ancora in corso. Il capoluogo emiliano gli ha conferito la cittadinanza onoraria

Patrick Zaki, lo studente egiziano del Master europeo in studi di genere "Gemma" dell'Università di Bologna, è stato incarcerato in Egitto due anni fa, il 7 febbraio 2020, e liberato (ma non assolto), dopo quasi due anni, l'8 dicembre 2021
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Dopo richieste di scarcerazione arrivate da tutto il mondo, il 7 dicembre 2021 si è tenuta la terza udienza del processo, dopo che il Tribunale egiziano ha prolungato ripetutamente la sua detenzione di 45 giorni alla volta per 22 mesi. È stata disposta la scarcerazione di Zaki, ma non l'assoluzione, ed è stata fissata una nuova udienza per l'1 febbraio. Il giorno successivo lo studente è tornato libero
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Le tappe della vicenda di Zaki iniziano il 7 febbraio 2020, quando torna al Cairo per una breve vacanza in famiglia, con l'idea di tornare a Bologna e proseguire gli studi nel master europeo. Il giovane viene fermato in aeroporto e, secondo le denunce di attivisti e legali, viene sottoposto a torture durante un interrogatorio su questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo per i diritti Lgbt
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La formalizzazione dell'arresto in Egitto arriva il giorno dopo, l’8 febbraio, quando il ricercatore compare a Mansoura, sua città natale, in stato di arresto per un mandato di cattura emesso nel 2019. Per lui vengono stabiliti 15 giorni di custodia cautelare, mentre con una petizione su Change.org inizia la mobilitazione internazionale per chiederne la liberazione
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A oggi la petizione, che chiede anche al governo di concedere a Zaki la cittadinanza italiana per "meriti speciali", ha superato le 300mila firme. È una delle più firmate della piattaforma
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Tra le accuse formalizzate allo studente dall’Egitto ci sono: istigazione alla violenza, alle proteste, al terrorismo e gestione di un account social che punta a minare la sicurezza pubblica. Il 9 febbraio 2020, in piazza maggiore a Bologna, viene organizzato il flashmob “Libertà per Patrick” e la Farnesina inizia a monitorare il caso
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Il 12 febbraio, oltre all’Italia si muove anche l'Europa. Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli chiede l’immediato rilascio dell’attivista. Intanto i genitori di Giulio Regeni chiedono che "i governi ne tutelino l’incolumità"

Il 14 febbraio il Parlamento egiziano dichiara che "Zaki ha pieni diritti" e da Sassoli c'è stata "un'inaccettabile ingerenza”. Tre giorni dopo viene organizzato un corteo a Bologna a cui partecipano 5mila persone. Circa due settimane dopo l’arresto, il 22 febbraio, viene comunicato il primo rinnovo di 15 giorni di custodia cautelare. Zaki in aula si difende: "Non ho mai scritto i post”

Il 2 marzo Patrick, dal carcere, afferma di stare bene ma chiede che gli siano restituiti i suoi libri. Il 5 marzo il ragazzo viene trasferito al carcere di Tora al Cairo. Il 23 marzo la famiglia dell’attivista lancia un appello: "Soffre d'asma ed è a rischio per il coronavirus". L’appello resta inascolatto e cominciano anche i rinvii delle udienze, "causa Covid-19". Le visite per la pandemia sono interrotte dal 7 marzo

Il 16 giugno 2020 Patrick trascorre in carcere il suo 29esimo compleanno e, circa un mese dopo, il 13 luglio, il Tribunale egiziano dispone il rinnovo della custodia cautelare, stavolta per 45 giorni. Solo dopo 5 mesi e mezzo, il 29 agosto, Patrick riceve la prima visita in carcere

Il 2 dicembre, nella mobilitazione internazionale, a chiedere la libertà di Zaki è anche l’attrice Scarlett Johansson in un video. Il 21 dicembre Patrick dichiara: "Sono esausto fisicamente e depresso”. Ma l’1 febbraio 2021 arriva l’ennesimo rinvio: altri 45 giorni. L’11 gennaio 2021 la città di Bologna ha conferito a Zaki la cittadinanza onoraria

Di rinvio in rinvio si arriva al settembre 2021. Amnesty international considera la vicenda un conclamato caso di "accanimento giudiziario" nei confronti dello studente egiziano accusato di propaganda sovversiva. Il 23 agosto gli vengono inflitti altri 45 giorni di custodia cautelare in carcere

Dopo 19 mesi di custodia cautelare arriva il rinvio a giudizio. Il processo si apre a Mansura e Amnesty International fa sapere che lo studente egiziano rischia cinque anni di carcere. Cadute le accuse più gravi di incitamento al "rovesciamento del regime", l'accusa ora è di "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" riferita ad alcune frasi scritte sui social in difesa della minoranza copta

Il 14 settembre 2021 si tiene la prima udienza presso il tribunale di Mansura, che si conclude con un nulla di fatto: Zaki resta in carcere e il processo va aggiornato. Due settimane dopo, il 28 settembre, la seconda tappa ha lo stesso esito

Il 7 dicembre 2021 la terza udienza nel corso della quale viene disposta la scarcerazione del ragazzo che, però, non viene assolto. Il giorno successivo Zaki è scarcerato da un commissariato di Mansura. Appena uscito, il ricercatore ha abbracciato la madre. "Tutto bene", sono state le prime parole pronunciate in italiano appena tornato libero. L'udienza successiva viene fissata al 1° febbraio 2022

L'udienza viene però rinviata al 6 aprile 2022, poi al 21 giugno e poi ancora al 27 settembre. "Siamo in un ciclo di rinvii. Non è accettabile, voglio tornare ai miei studi e inizio a sentirmi non libero", ha detto Zaki commentando l'ultimo rinvio. Ancora una volta lo studente ha poi ribadito di voler tornare a Bologna per riprendere gli studi, il lavoro e "tutto il resto"