Medio Oriente, Netanyahu: "Risultati straordinari da vertice con Trump"

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Il premier israeliano ha dichiarato che il presidente degli Stati Uniti è "determinato" a realizzare il suo piano per Gaza, definendolo "rivoluzionario". E che nella sua recente visita a Washington e nei colloqui avuti lì col presidente  Trump, ha ottenuto "risultati straordinari che possono garantire la sicurezza di Israele per generazioni". Intanto l'esercito israeliano si è ritirato dalle posizioni che ancora occupava nel corridoio di Netzarim, nel centro di Gaza, come parte dell'accordo con Hamas

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Benyamin Netanyahu ha dichiarato che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è "determinato" a realizzare il suo piano per Gaza, definendolo "rivoluzionario". Il primo ministro israeliano, rientrato in Israele da Washington, ha affermato di aver ottenuto "risultati straordinari" nei colloqui con Trump.

L'esercito israeliano ha completato il ritiro dal corridoio di Netzarim come parte dell'accordo di cessate il fuoco in corso, ha dichiarato un funzionario di Hamas. Il corridoio, largo circa 6 km, divide trasversalmente in due la Striscia ed è stato creato durante il conflitto contro Hamas. 

"Le forze israeliane hanno smantellato le loro posizioni e postazioni militari e hanno completamente ritirato i loro carri armati dal corridoio di Netzarim sulla strada di Salaheddin, permettendo ai veicoli di passare liberamente in entrambe le direzioni", ha dichiarato il funzionario del ministero degli Interni gestito da Hamas. 

L'Idf ha anche annunciato di aver esteso la sua offensiva nel nord della Cisgiordania occupata, con un'operazione al campo di Nur Shams, nel governatorato di Tulkarem. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di trasferire i palestinesi da Gaza 'molto buono, la prima idea nuova da anni".

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Accordo Israele-Hamas, in migliaia hanno festeggiato la tregua per le strade di Gaza. FOTO

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L'Idf conferma il raid in tunnel del Libano: "Usato da Hezbollah per contrabbando armi in Siria"

L'Idf ha confermato i raid da parte dei jet da combattimento israeliani, che hanno colpito diverse aree del Libano tra cui un tunnel tra il Libano e la Siria che, secondo l'esercito, sarebbe stato utilizzato da Hezbollah per il contrabbando di armi. Lo riporta il Times of Israel. 

L'Idf ha affermato che il tunnel, nella valle della Beqaa, era stato già colpito in passato. “L'Idf è determinato a impedire il ripristino e l'uso di questo tunnel”, si legge in un comunicato. Inoltre, l'esercito afferma di aver preso di mira diversi siti di Hezbollah che includevano armi e lanciarazzi che “rappresentavano una minaccia immediata” per Israele. Secondo l'Idf, i siti presi di mira erano “una violazione degli accordi tra Israele e Libano”.

 I media libanesi hanno riferito di una serie di attacchi nell'area di Nabatieh, a circa 20 chilometri dal confine con Israele, e nell'area di Baalbek, nella valle della Beqaa, a quasi 100 chilometri da Israele.

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Le sconvolgenti immagini della Moschea di Al-Hassan e della Grande Moschea di Gaza, a Gaza city, prima e dopo la guerra. GUARDA IL VIDEO

Erdogan: "Nessuno può rimuovere il popolo di Gaza dalla sua eterna patria"

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto che nessuno ha il potere di rimuovere i residenti di Gaza dalla loro patria devastata dalla guerra, respingendo il piano di Donald Trump di rimuovere i palestinesi e lasciare che gli Stati Uniti prendano il controllo dell'enclave. 

“Nessuno ha il potere di rimuovere il popolo di Gaza dalla sua eterna patria, che esiste da migliaia di anni - ha dichiarato in una conferenza stampa notturna - Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme Est appartengono ai palestinesi”.

Scholz: "Uno scandalo Trump su Gaza". Merz: "Forse retorica"

"Uno scandalo. Ed è inoltre un concetto spaventoso". Lo ha detto il cancelliere tedesco  Olaf Scholz, rispondendo a una domanda sul piano di Trump su Gaza. Scholz ha affermato che il "reinsediamento in Egitto è contro il diritto internazionale" ed è "inaccettabile". Merz ha affermato di ritenere questi giudizi condivisibili. "Ma bisogna aspettare per vedere cosa succederà - ha aggiunto - forse c'è molta retorica in quello che dice". 

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Sono state rilasciate di recente quattro soldatesse israeliane in ostaggio a Gaza. Come confermato dalle Brigate Al Qassam, l'ala armata di Hamas, il rilascio è parte dell'accordo di cessate il fuoco nell'enclave. Si tratta di Liri Albag, 19 anni, Karina Ariev, Daniella Gilboa e Naama Levy, tutte 20enni. La quinta, Agam Berger, rimasta nella Striscia di Gaza, non verrà rilasciata per il momento. Ecco chi sono le soldatesse. CHI SONO

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Una devastazione senza precedenti. Oggi, più della metà della Striscia di Gaza è completamente rasa al suolo. Secondo gli esperti, non si è mai registrato un simile livello di distruzione in un'area così piccola e densamente popolata. Le stime per la ricostruzione di Gaza, che potrà essere avviata solo dopo il completamento delle tre fasi dell'accordo di tregua tra Israele e Hamas, sono esorbitanti. Ecco le ultime stime su quanto costerà ricostruire Gaza dopo la devastazione causata dal conflitto tra Hamas e Israele e sulla conta dei danni. I DETTAGLI

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Hamas: "Israele blocca aiuti umanitari per salvare vite del nostro popolo"

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Il gruppo militante palestinese ha invitato i mediatori a fare pressione su Israele “per obbligarlo ad applicare rigorosamente l'accordo di cessate il fuoco, compreso l'ingresso di forniture mediche e di soccorso urgenti per salvare le vite del nostro popolo”.

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Hamas condanna la proposta di Stato palestinese in Arabia Saudita

Le dichiarazioni del premier israeliano Benyamin Netanyahu sulla creazione di uno stato palestinese in Arabia Saudita sono "ostili nei confronti" del Regno "e del nostro popolo". Lo ha dichiarato Hamas, citato da Al Jazeera. "Apprezziamo la posizione saudita che respinge queste dichiarazioni irresponsabili. Affermiamo il nostro apprezzamento per la posizione dell'Arabia Saudita contro i piani di sfollare il nostro popolo e il continuo sostegno alla sua causa", si legge in una dichiarazione del gruppo palestinese, che chiede "una posizione araba unitaria per affrontare queste dichiarazioni coloniali". 

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