Guerra in Siria, Damasco ai jihadisti. Biden: non consentiremo che torni l'Isis

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Damasco è in mano ai ribelli a guida islamica che annunciano l'inizio di una "nuova era" in Siria dopo 50 anni di governo del partito Baath. Il leader degli insorti Al-Jolani si inginocchia e bacia la terra: "Il futuro è nostro". Poi in serata l'incontro con l'ex premier per la transizione. Il rais è fuggito a Mosca con i familiari e la Russia ha concesso loro asilo politico. Biden avverte sulla formazione di uno Stato Islamico. I ribelli concedono l'amnistia ai militari siriani

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Damasco è in mano ai ribelli a guida islamica che annunciano l'inizio di una "nuova era" in Siria dopo 50 anni di governo del partito Baath. Il leader degli insorti Al-Jolani si inginocchia e bacia la terra: "Il futuro è nostro, il dittatore è caduto, e questa è una vittoria per tutta la nazione islamica". I ribelli siriani concedono l'amnistia a tutto il personale militare arruolato durante il regime del deposto presidente Bashar al-Assad.

Il regime di Assad è finito. Il rais è fuggito a Mosca con i familiari e la Russia ha concesso loro asilo politico. Biden: "Assad deve essere portato davanti alla giustizia e punito". Il leader dei ribelli siriani jihadisti Abu Mohammed al-Jolani ha incontrato il primo ministro siriano uscente Mohammed al-Jalali e ha discusso il "trasferimento del potere", hanno dichiarato i ribelli jihadisti il giorno dopo aver rovesciato il presidente Bashar al-Assad. 

Le forze di terra israeliane sono entrate in Siria per la prima volta dalla guerra dello Yom Kippur dell'Ottobre 1973 per stabilizzare il controllo dell'area di confine. Blitz dei miliziani nelle ambasciate, anche in quella italiana. "Cercavano uomini del regime". Tajani: "L'ambasciatore e il personale sono al sicuro". Il governo lavora per la sicurezza degli italiani. Libano e Giordania chiudono i confini. Crosetto: "Possibili arrivi dalla rotta balcanica".


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Siria in mano ai ribelli jihadisti, Assad in fuga. La notizia sui siti internazionali

La stampa di tutto il mondo apre, nella versione online, con la caduta del regime di Bashar dopo un quarto di secolo. "Le forze sunnite affermano che il presidente ha lasciato il Paese e che la capitale Damasco è stata liberata", titolano i quotidiani di ogni Paese. La tedesca Bild: "Assad è fuggito in aereo". Le Figaro: "Scene di giubilo e invocazioni religiose in strada". Il New York Times: "Non si sa dove sia il presidente". LEGGI

Abu Muhammad al-Jolani, il ritratto del leader dei ribelli jihadisti in Siria

Una marcia clamorosa e inaspettata, cominciata 10 giorni fa dalla remota regione nord-occidentale di Idlib al confine con la Turchia, che ha travolto roccaforti governative, russe e iraniane come Aleppo e Hama. Fino alla conquista di Damasco e la "fuga" di Bashar al-Assad, il presidente della Siria da un quarto di secolo al potere dopo averlo ereditato dal padre Hafez per 30 ai vertici del regime. La Siria è ora nelle mani dei ribelli a guida islamica che esultano, parlando dell'inizio di una "nuova era” dopo la caduta del regime dopo 50 anni di governo del partito Baath. Il capo delle milizie Hayat Tahrir al-Sham - Abu Muhammad al-Jolani - ha ordinato alle sue forze di non avvicinarsi alle istituzioni pubbliche della capitale, "che rimarranno sotto la supervisione dell'ex primo ministro fino a quando non saranno ufficialmente consegnate”. Ma chi è il capo del gruppo armato Hts? CHI È

Siria, cosa rischia Israele con la caduta di Assad? Gli scenari

Al termine di una rapida avanzata, i ribelli jihadisti in Siria hanno preso il controllo della capitale Damasco e hanno annunciato la fine del regime di Bashar al-Assad. La situazione è in continua evoluzione ma gli analisti si interrogano ora sui possibili riflessi nello scenario mediorientale. E in molti si chiedono quali potrebbero essere le conseguenze per Israele. I POSSIBILI SCENARI

Siria, cosa può succedere adesso che è caduto il regime di Bashar al-Assad? Gli scenari

L’offensiva dei ribelli jihadisti in Siria ha raggiunto il suo obiettivo. L’8 dicembre il regime di Bashar al-Assad è caduto, dopo 24 anni. L’ormai ex presidente si è dato alla fuga, colto alla sprovvista: nessuno si aspettava che l’insurrezione, lanciata il 27 novembre, riuscisse a essere portata a termine in così poco tempo. Adesso si trova a Mosca, dove gli è stato concesso asilo, mentre la capitale Damasco è in mano ai miliziani di stampo islamico - le forze antigovernative guidate da Hts (Hayat Tahrir al-Sham) con a capo Abu Muhammad al Jolani - che parlano dell’inizio di una "nuova era”. La situazione è però lontana dall’essere definita. Sia per il caos interno alla stessa Siria, divisa tra molte fazioni ribelli, sia per il complicato scenario geopolitico in Medio Oriente in cui si inserisce questo nuovo tassello. Cosa succederà adesso? GLI SCENARI

Biden a re Giordania: "Pieno sostegno alla transizione in Siria"

Joe Biden ha parlato oggi con il re Abdullah II di Giordania e ha "sottolineato il suo pieno sostegno ad un processo di transizione guidato dalla Siria sotto gli auspici delle Nazioni Unite, come delineato nella risoluzione 2254 del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite". Lo si legge in una nota della Casa Bianca. Ha inoltre discusso "della situazione nella Siria orientale per includere l'impegno degli Stati Uniti nella missione D-ISIS, compreso gli attacchi condotti ieri sera contro una concentrazione di combattenti e leader dell'Isis". Il presidente ha sottolineato "il sostegno degli Stati Uniti alla stabilità della Giordania e il ruolo centrale della Giordania nel mantenere la stabilità e allentare le tensioni in tutta la regione del Medio Oriente". I leader, conclude la nota, hanno inoltre discusso della situazione a Gaza e "dell'urgente necessità di concludere un accordo di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi insieme ad un aumento degli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza". 

Blinken: "Dterminati a non lasciare spazio a Isis in Siria"

Gli Stati Uniti sono "determinati" a non lasciare che l'Isis si ricostituisca o crei santuari in Siria: lo ha detto il segretario di stato americano Antony Blinken, chiedendo che venga fatto tutto il possibile per "evitare la frammentazione" del paese dopo la caduta del potere di Bashar al-Assad. "L'Isis tenterà di approfittare di questo periodo per ristabilire le sue capacità e creare santuari. Come dimostrato dagli attacchi di precisione che abbiamo effettuato questo fine settimana, siamo determinati a impedirlo", ha detto Blinken durante una cerimonia al dipartimento di stato. 

Non solo Assad in Siria: dalle Primavere arabe a oggi, i raìs deposti negli altri Paesi

Bashar al-Assad è solo l’ultimo degli autocrati che ha perso il potere negli ultimi 13 anni tra Africa e Medio Oriente: il primo fu il tunisino Zine el-Abdine Ben Ali, la cui caduta nel 2011 diede inizio alle Primavere Arabe. A seguire ci furono anche il libico Gheddafi, l’egiziano Mubarak, lo yemenita Saleh e il sudanese al-Bashir. LEGGI QUI

Salvini: "Bene chiudere a siriani, io chiuderei Schengen"

"E' giusto presidiare le entrate e quindi bene bloccare le entrate dalla Siria anche perchè questi non sono dei frati francescani sono terroristi islamici. Io sarei anche per sospendere Schengen alle frontiere". Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini al Tg2 post.

Usa: "Incursione di Israele nel Golan deve essere temporanea, è per difesa confini"

L'incursione di Israele in Siria oltre le alture del Golan, dopo il rovesciamento di Bashar al-Assad, deve essere solo "temporanea". A dichiararlo è stato il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller. "Si tratta di un'azione temporanea che hanno intrapreso in risposta alla mossa dell'esercito siriano che si è ritirato da quell'area. Ora, ciò che vogliamo vedere, in ultima analisi, è che l'accordo" (del 1974) "sia pienamente rispettato, e vigileremo affinché Israele lo faccia", ha dichiarato ai giornalisti. 

"Israele ha dichiarato che queste azioni sono temporanee per fatte per difendere i propri confini. Non si tratta di azioni permanenti e quindi, in ultima analisi, ciò che vogliamo vedere è un rapporto di stabilità duratura tra Israele e Siria, e ciò significa che sosteniamo tutte le parti a rispettare l'accordo di disimpegno del 1974", ha dichiarato Miller.

Miller ha espresso comprensione per le azioni di Israele, affermando che l'esercito siriano ha "abbandonato le sue posizioni nell'area intorno alla zona cuscinetto israelo-siriana", lasciando un possibile vuoto. "Ogni Paese ha il diritto di agire contro le organizzazioni terroristiche e ogni Paese, credo, sarebbe preoccupato di un possibile vuoto che potrebbe essere riempito da organizzazioni terroristiche sul proprio confine", ha detto Miller.

Il Brasile evacua il personale diplomatico

Il Brasile ha evacuato il suo ambasciatore in Siria e il resto del suo personale diplomatico a causa dei timori per la sicurezza in seguito alla caduta del presidente Bashar al-Assad, ha dichiarato una fonte governativa. Dopo l'evacuazione di questa mattina, l'ambasciatore Andre' Luiz Azevedo dos Santos e "un piccolo gruppo" di funzionari brasiliani "sono attualmente in Libano", ha dichiarato la fonte all'AFP a condizione di anonimato. L'ambasciatore rimarrà lì "finché non saranno ristabilite le condizioni minime di sicurezza", ha aggiunto. Il governo del presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha preso questa decisione dopo aver appreso di invasioni e danni a edifici pubblici e "ad alcune ambasciate", secondo la fonte governativa, che ha aggiunto che la rappresentanza brasiliana non è stata colpita. Dopo che i movimenti ribelli hanno preso il controllo della capitale siriana, un "gruppo armato" ha fatto irruzione nel giardino della residenza dell'ambasciatore italiano a Damasco e ha rubato tre auto, ha dichiarato ieri il governo italiano. A Brasilia, oggi non sventolava alcuna bandiera sull'ambasciata siriana, né quella ufficiale né quella con le tre stelle rosse che identificano l'opposizione siriana.

Colloquio tra re Abdullah di Giordania e Biden sulla Siria

Re Abdullah II di Giordania e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden hanno discusso oggi nel corso di un colloquio telefonico degli ultimi sviluppi regionali, in particolare dell'attuale situazione in Siria. Lo riferisce l'agenzia ufficiale giordana Petra citando una dichiarazione della corte reale, secondo cui il re ha ribadito la necessità di salvaguardare la sicurezza della Siria e dei suoi cittadini e di agire rapidamente per garantirne la stabilità.  Nel corso del colloquio re Abdullah ha inoltre chiesto di intensificare gli sforzi internazionali per fermare la guerra a Gaza e garantire la consegna di aiuti alla locale popolazione palestinese, e ha sottolineato l'importanza di lavorare per garantire il successo del cessate il fuoco in Libano.  Allo stesso tempo, conclude la Petra, il re ha messo in guardia dai pericoli della violenza dei coloni estremisti contro i palestinesi in Cisgiordania, nonché dalle violazioni dei luoghi santi musulmani e cristiani a Gerusalemme. 

Iniziate all'Onu le consultazioni a porte chiuse sulla Siria

Sono iniziate al Palazzo di Vetro dell'Onu le consultazioni a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza sulla situazione in Siria. 

Blinken: "Usa determinati a non lasciare che l'Is si ricostituisca nel paese"

Gli Stati Uniti sono "determinati" a non lasciare che il gruppo dello Stato Islamico si ricostituisca o crei dei santuari in Siria. A dichiararlo è stato oggi il Segretario di Stato americano Antony Blinken, chiedendo di fare tutto il possibile per "evitare la frammentazione" del Paese dopo la caduta del governo di Bashar al-Assad.

"Lo Stato Islamico cercherà di approfittare di questo periodo per ristabilire le proprie capacità e creare santuari. Come dimostrano i nostri attacchi di precisione di questo fine settimana, siamo determinati a impedirlo", ha affermato Blinken durante una cerimonia al Dipartimento di Stato.

Gli Stati Uniti - ha aggiunto - hanno "chiari interessi" in Siria, ha poi sottolineato, con riferimento implicito ai commenti del presidente eletto Donald Trump secondo cui gli Stati Uniti non dovrebbero "immischiarsi" nella situazione siriana.

"Abbiamo un chiaro interesse a fare il possibile per evitare la frammentazione della Siria, la migrazione di massa dalla Siria e, naturalmente, l'esportazione del terrorismo e dell'estremismo", ha dichiarato il capo della diplomazia statunitense.

Blinken ha aggiunto che gli Stati Uniti hanno anche "un forte interesse a garantire che le armi di distruzione di massa o i loro componenti che rimangono in Siria non cadano nelle mani sbagliate".

Media: "Esplosioni udite a Damasco"

Esplosioni sono state udite in serata a Damasco, riferisce Al Jazeera online. Secondo un corrispondente dell'emittente tv qatariota, quattro attacchi aerei hanno preso di mira un eliporto ad Aqraba, nella campagna attorno alla città.  Sebbene nessun paese ne abbia rivendicato la responsabilità, questi attacchi  avvengono mentre Israele continua a bombardare aree in tutta la Siria, nota ancora Al Jazeera, mentre la Reuters scrive nel suo sito web che almeno due esplosioni sono state udite nella zona di Barzeh, vicino a Damasco, dove c'è un ufficio del Syrian Scientific Studies and Research Centre, che in passato è stato  sanzionato e anche colpito per i suoi legami con la produzione di armi chimiche. 

Merkel difende la sua decisione di accogliere i rifugiati (2)

Ha sottolineato che all'epoca era consapevole che sarebbe stato "un compito complicato, una grande sfida", ma che era necessario, a suo avviso, applicare i valori europei, che sostengono che "la dignita' di ogni individuo conta". Alla domanda sull'aumento del razzismo e dell'estrema destra, che avrebbe potuto portare a un rallentamento dell'accoglienza dei rifugiati, Angela Merkel ha riconosciuto che queste tendenze erano iniziate durante i suoi precedenti mandati. "Ma l'alternativa sarebbe stata quella di impedire a questi rifugiati, ad esempio con i cannoni ad acqua, di venire in Germania. E questo non mi sarebbe sembrato giusto", ha dichiarato. Tuttavia, ha ritenuto che il problema dell'immigrazione clandestina debba essere "preso sul serio". "E' un problema anche in Francia. Non possiamo lasciarci dettare le regole dai trafficanti", ha sottolineato, aggiungendo che i partiti democratici dovrebbero cooperare su questo tema e lavorare con i Paesi di origine, come ha fatto la Germania con la Turchia. La Germania ospita la più grande diaspora siriana dell'Unione Europea: quasi un milione di persone. Molti siriani vi hanno trovato rifugio durante la grande crisi migratoria del 2015-2016.

Merkel difende la sua decisione di accogliere i rifugiati

L'ex cancelliere tedesco Angela Merkel ha difeso lunedi' la sua decisione di accogliere un gran numero di rifugiati siriani, sottolineando che si trattava di una questione di "dignità" ma chiedendo che il problema dell'immigrazione clandestina fosse affrontato "seriamente". Non appena il presidente siriano Bashar al-Assad e' stato estromesso dal potere, il dibattito sull'accoglienza dei rifugiati è riemerso in Europa, con diversi Paesi, tra cui la Germania, che hanno annunciato il congelamento delle procedure di richiesta di asilo per gli esuli dal Paese. "Credo che la decisione che presi all'epoca di accogliere i rifugiati fosse quella giusta", ha dichiarato Angela Merkel in un'intervista rilasciata all'emittente pubblica francese France 2. "Perche' si trattava di persone bisognose di aiuto, ma non di un'accoglienza di massa". "Perché si trattava di persone bisognose, che avevano pagato dei contrabbandieri, che avevano messo in pericolo la loro vita, che stavano fuggendo da Bashar al-Assad perche' non avevano prospettive per il loro Paese".

La bandiera dei ribelli jihadisti issata sulla ambasciata della Siria a Mosca

Lo hanno confermato diverse fonti internazionali, tra cui la Tass ed il New York Times. Il gesto, altamente simbolico, è stato compiuto proprio all'indomani della conquista del potere da parte dei ribelli jihadisti che hanno rovesciato in poco più di 10 giorni il presidente Bashar al-Assad. LEGGI QUI

Usa a gruppi Siria: serve de-escalation e riconciliazione

Nelle conversazioni che diversi funzionari americani, tra i quali il segretario di Stato americano Antony Blinken, stanno avendo con i gruppi in Siria gli Stati Uniti hanno messo in chiaro due punti: la necessità di una de-escalation e quella di un processo di riconciliazione nazionale. Lo ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller. "Non vogliamo che un singolo gruppo prenda troppo potere", ha detto. 

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